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Autore: YleLarry1D    11/06/2014    1 recensioni
[Continuo della One-Shot "Sorry, I have to forgive Rhetta", leggetela.]
“Rhetta non venne mai più ritrovata. Magari il suo corpo, ma la sua anima mai. Perché nessuno può affermare l’esistenza dell’anima, nessuno.”
L'espressione di Ariel, cambiò letteralmente.
Non plagiate.
Genere: Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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1.


 
Il corpo di Rhetta venne ritrovato senza vita appeso al soffitto con dei lacci di scarpe, poche ore più tardi. La lettera venne consegnata ai genitori del ragazzo, che si svegliò tre anni dopo.
Il corpo di Zayn venne ritrovato senza vita, con tre pallottole nel petto, il tre aprile del 2014.
Lasciò una lettera con solo una frase scritta: ‘Cara mamma e caro papà, devo perdonare Rhetta.’

Ma sarà finita qui?
 





“Ariel, Ariel!” Gridò. “Aspettami!” Ariel si voltò dolcemente, facendo rallentare i passi. L’asfalto caldo che si poggiava sotto i suoi piedi provocava un rumore piacevole.
“Non mi aspetti mai.” Brontolò il ragazzo, prendendo fiato per la piccola corsetta fatta.
“Sei tu che sei troppo lento, Louis.” Ridacchiò, dando una pacca sulla spalla dell’amico al suo fianco.  Era una normale giornata primaverile, con il sole che batteva forte accompagnato dall’odore dei fiori, che si trovavano sparsi per tutta la piccola cittadina.
“Devi per forza andare in biblioteca?” Domandò scocciato Louis, guardando con il naso all’insù il cielo azzurro. Ariel annui semplicemente, tenendo lo sguardo fisso sulle scarpe verdi che indossava.
“Ti ricordo che non vai più a scuola.” Parlò chiaro, con il sorriso sul volto sincero. “Hai venti anni ormai, ed io ventidue.”
“Io rimarrò sempre amante dei libri, e se non ti interessano puoi anche andartene.” Sbottò veloce. “Nessuno ti ha chiesto di seguirmi.” Concluse, questa volta con un po’ di scherzo nella voce.
“Va bene, ti seguo solo per darti una mano nella scelta.”
La biblioteca non era molto lontana dall’appartamento di Ariel, infatti ci si recava almeno tre volta alla settimana, o per restituire i libri o per prenderne di nuovi. In quel giorno così cristallino, sarebbero arrivati dei nuovi libri tutti interessanti secondo la rossa.
Con un solo auricolare nell’orecchio, ascoltava sia la dolce melodia che emanava Rihanna e sia l’acuta voce di Louis. Era sempre stata molto affezionata a lui, erano amici da quando indossavano ancora il pannolino.
C’erano poche macchine che sfrecciavano per il piccolo paese, un paese molto umile e semplice. Formato per la maggior parte da verde, alberi, laghetti e semplici case.

“Buongiorno.”
 Salutarono educatamente in coro i due, mentre si addentrarono all’interno della piccola stanza, ricoperta da grandi scaffali marroni, colmi di libri di tutti i generi. Louis si allontanò, andando verso lo scomparto dei fumetti, ovviamente. Anche avendo ventidue anni tondi, lui leggeva qualsiasi tipo di fumetto gli capitasse fra le mani.
“Letto, letto, letto…” Ripeteva sottovoce Ariel, il suo dito scorreva veloce lungo i dorsi di quegli splendidi libri; si bloccò improvvisamente su uno in particolare, lungo il fondo dello scaffale.
“Che schifo.” Esclamò schifata, vedendo gli strati di polvere e di ragnatele che lo ricoprivano. Con il viso corrugato, lo afferrò e lo poggiò su una scrivania appoggiata alle pareti; era nero, senza alcuna traccia di titolo o di autore. Frugò nella sua piccola borsetta e prese un fazzoletto di carta. Lo aprì ed iniziò a strofinare quel pezzo di carta su tutto il libro, ricoperto di polvere. Una volta pulito del tutto, si accomodò tranquillamente sulla sedia di fronte e aprì la prima pagina.
 
“Capitolo 1. Impara le regole, e giocherai meglio.”
 
Una scritta di media grandezza era posta al centro del foglio giallastro, lasciando tutto il resto vuoto.
Inarcò un sopracciglio, e voltò lentamente la pagina.
 
“Capitolo 2. Follia: fare e rifare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti.”
 
Sfregò più volte il libro con il palmo della sua mano, era tutto così strano. Girò ancora.
 
Capitolo 3.”
 
Il suo sguardo finì lungo tutto il foglio, in cerca di altre scritte. Non trovò niente, e girò pagina nuovamente.
 
“Capitolo.”
 
Spalancò gli occhi, mentre cercava di capire il senso di tutto ciò che le stava accadendo. Afferrò tra le sue dita la semplice pagina, e la voltò. Si grattò la fronte, in cerca di una risposta. La sua mano destra continuava a girare e girare, senza trovare alcuna scritta al suo interno.
 
“Rhetta non venne mai più ritrovata. Magari il suo corpo, ma la sua anima mai. Perché nessuno può affermare l’esistenza dell’anima, nessuno.
 
Apparve al centro dei due fogli questa frase sottolineata ben due volte, scritta in modo macabro e disordinato. L’espressione di Ariel cambiò, non aveva alcun senso. Era del tutto spaventata, mentre le sue piccole mani tenevano stretto quel libro. Alzò lo guardo di poco solo per controllare Louis, che  frugava ancora negli scaffali. Sospirò socchiudendo gli occhi, voltò la pagina. Le mani tremavano leggermente.
 
“Quella voce era la sua malattia, una malattia che è stata curata solo con il suicidio.”
 
Il cuore della ragazza batteva sempre più forte e più velocemente. Il suo sguardo era fisso su quel rigo nero, in cerca di una soluzione. Non aveva idea di che cosa intendeva dire quel libro, avrebbe dovuto indagare e scoprire qualcosa in più.
 
“E questa malattia passerà. Preferisci entrare nei problemi degli altri?”
 
Chiuse gli occhi, non capendo più nulla. Era soltanto un libro senza senso, per fare qualche stupido scherzo. Ma chi lo avrebbe potuto trovare dietro ad uno scaffale malandato? Si portò una mano alla fronte e si accarezzò leggermente il cranio, sentiva che ben presto le sarebbe arrivato il mal di testa. Con la mano tra i capelli rossi ondulati, voltò più volte le pagine, senza trovare niente. Pagine giallastre.
Era finito, che cosa significava? Perché le stava portando un terribile mal di testa?
“Ariel andiamo? Si è fatto tardi ed ho scelto un fumetto troppo figo.” Esclamò entusiasta Louis, mentre faceva delle strane mosse lungo il corridoio freddo. La ragazza dai capelli rossi chiuse di scatto il libro, con lo sguardo immerso nel vuoto, quasi come se fosse in un’altra dimensione.
Louis, preoccupato, passò più volte le mano davanti al viso della sua amica, pietrificata.
“Stai bene?” Domandò, poggiando una mano sulla sua spalla coperta solo da una leggera felpa bianca. “E che cos’è questo libro? Sembra un libro macabro.” Ridacchiò, prendendolo in mano.
“Quello è un libro macabro.” Affermò Ariel, guardando l’amico con gli occhi spalancati. “Il mal di testa mi sta divorando.” Commentò. La sua mano massaggiava delicatamente la fronte, facendola passare un po’ da per tutto.
“Ma di che cazzo parla?” Esclamò il ragazzo, afferrandolo in mano velocemente. Fissò per qualche secondo la copertina cupa, poi un po’ titubante, lo aprì. Con espressione da intellettuale, leggeva lento le poche righe di quel libro. Ariel capì che aveva quasi finito di leggere, data l’espressione sconvolta di Louis.
“Primo, solo.’ Mi spieghi che significa?” Borbottò, poggiando il libro sopra la scrivania di legno. “Che enorme stronzata.” Rise, mentre di aggiustò il ciuffo, mandandolo all’indietro bruscamente.
“Primo solo!?” Sbottò preoccupata Ariel. Si guardò intorno con gli occhi spalancati.
“Non c’era scritto prima!”.

 




 
Ciao a tutte, ecco con il continuo della One-Shot Sorry, I have to forgive Rhetta. Questo capitolo è corto, ma approfondirò molto nei prossimi. Spero davvero in qualche recensione! ☺
Baci, Yle.♥
  
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