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Autore: Marra Superwholocked    11/06/2014    3 recensioni
Le persone continuano a scomparire, ma di loro rimane comunque una traccia. Lynn Moore, whovian in ogni cellula del suo corpo, è l'unica ad accorgersene. Un giorno, il più bello della sua vita, uno strano "Uomo con gli anfibi" che si fa chiamare Dottore entra nella sua vita.. uscendo dal suo armadio! Dal XXI secolo atterrano nel 1984 dove incontreranno John, un simpatico ragazzino di 13 anni, che li aiuterà nella loro missione: salvare la Terra!
Ma John non è un ragazzino qualsiasi...
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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John

 


Il bambino tremava ancora, mentre lì intorno nessuno sembrava essersi accorto dell'arrivo di una strana cabina blu, forse creduta un'attrazione turistica o un rimasuglio del passato.
«Come ti chiami, tesoro?» chiese Lynn.
«John. Mi chiamo John.»
«Bene, John. Ritroveremo tua madre.»
«Come fai ad esserne sicura? Anche la polizia ha detto che avrebbe risolto tutto in pochi giorni!»
«Sai chi è quest'uomo?» Lynn si alzò in piedi e indicò il Dottore, seduto dall'altra parte della panchina. «Questo è l'uomo più intelligente che conosca. Ha mille risorse, non si arrende mai e sa sempre cosa bisogna fare per risolvere la situazione.»
«Ben detto, Lynn! Ti ringrazio» disse l'alieno alzandosi anch'egli. «Fidati di me, sono il Dottore» aggiunse rivolto al ragazzo.
I due viaggiatori nel Tempo continuarono a guardare fisso il piccolo John, le cui lentiggini invadevano aggressive tutta la superficie disponibile del viso. I suoi occhioni grandi velati di lacrime si alzarono sulla coppia e li squadrò attentamente, ignorando la mini presentazione dell'uomo dagli occhi lucenti come acqua cristallina che, in base alla luce, sembravano cambiare colore. «Tre notti fa, l'ho vista passare in corridoio, ma poi mi sono addormentato e... Quando mi sono svegliato, lei non c'era più.»
«John,» intervenne Lynn, «sappi che non è colpa tua.»
Il Dottore ascoltò il vento e chiuse gli occhi per concentrarsi sulle sue parole, ma non ebbe alcuna notizia eclatante da esso. «John, so che probabilmente ti sembrerà strano e ti avranno sicuramente ripetuto fino alla nausea di non fidarti degli estranei, ma per capire dove sia andata tua madre... abbiamo bisogno di cominciare da casa tua.»
«Sì, certo. Certo, ma posso farvi una domanda?» Al cenno di assenso dei due “investigatori”, John proseguì: «Siete degli attori?»
«Scusa, cosa?» chiesero i due all'unisono.
«Siete apparsi dal nulla con quella grossa cabina blu. È un oggetto di scena? Come avete fatto?»
«Oggetto di scena? Davvero tu credi che quella cabina laggiù sia un oggetto di scena? Qualcosa di...finto? Ah, questi ragazzini d'oggi!» disse Lynn con fin troppo entusiasmo nella voce da sembrare Effie Trinket. «John, dimmi: tu sai chi è il Dottore, vero?»
John mosse la testa su e giù, un po' confuso. Certo che sapeva chi era. Guardava ancora quella serie tv: aveva cominciato dal Quarto a soli tre anni e non era stato più in grado di togliersi dalla testa la sigla ipnotizzante. In quell'anno, il 1984, era appena terminata la ventunesima stagione: il Dottore col sedano nel taschino gli stava molto simpatico e, già ancor prima di vederlo in azione, aveva cominciato ad amare anche il Sesto. Ma non capiva: se erano attori, perché gli dicevano che avrebbero ritrovato sua madre? Poi un lampo attraversò la mente di John e le sue lentiggini si illuminarono.
«Ci è arrivato» disse frettolosamente il Dottore notando l'euforia che viaggiava sul volto del ragazzo. «Ma mi raccomando: qui, la maggior parte della gente mi conosce, penso... Perciò non gridare troppo il mio nome, ok?» Gli si avvicinò di più e vide le iridi dorate brillare di una gioia senza precedenti. John bisbigliò una promessa e sperò di diventare come il suo eroe, un giorno.
«John, ora è il momento di portarci a casa tua» disse Lynn interrompendo la magia.


L'abitazione di Essdale, la madre di John, era molto sobria con i tre locali arredati in stile anni '60, quando lei e i suoi tre figli – Karen, Blair e John – lasciarono la vecchia casa di campagna in Scozia. Essdale aveva insegnato ai figli vari dialetti inglesi e solo John si era dimostrato bravissimo sotto questo punto di vista, ma lo aveva pregato di non dimenticare mai la sua patria, così ricca di storia e di paesaggi mozzafiato.
Lynn oltrepassò un vecchio televisore impolverato e si precipitò all'altro lato della sala, dove un grosso computer occupava più della metà di una scrivania del dopo guerra. «John, che lavoro fa tua madre?» Passò un dito sulla tastiera grigia e una scarica elettrica le attraversò la mano, che Lynn ritrasse istintivamente.
«Fa la segretaria» rispose John guardando malinconico una foto di famiglia. Blair e Karen si erano l'uno trasferito, l'altra allontanata dalla madre in seguito ad una lite di tre anni prima e non avevano più avuto sue notizie da allora. Probabilmente, era ricaduta nel mondo della droga...
«Dottore...» lo chiamò Lynn sussurrando. «Dottore, hai sentito? Fa la segretaria.»
«Sì, e allora?» Lui era più impegnato a puntare il cacciavite in ogni direzione e non era affatto interessato alla vita privata di nessuno.
«Anche Angela lo era, prima di venire a lavorare in biblioteca. E sai cosa?»
«Cosa?» chiese spazientito.
«Forse ho trovato ciò che lega tutte le donne scomparse!»
«E che aspetti a dirlo?!» Il Dottore spense il cacciavite e lo ripose al suo posto; richiamò John, che accorse immediatamente dalla sua cameretta e si unirono tutti per ascoltare la ragazza.
«John, tua madre rimane tutto il giorno al computer e a volte si porta il lavoro a casa, giusto?»
«Sì, Lynn.»
«Bene. Sono scomparse anche una mia amica e la mia vicina di casa, Angela e Dorothy, e anche loro erano segretarie» disse rivolta al Dottore. Questi la guardava con tanto d'occhi. «Ora: qual è l'elemento che unisce loro tre?»
Il Dottore non esitò nemmeno un secondo a rispondere: «Il computer!»
«Esatto» confermò Lynn.
«Scusate, ma io avrei detto il lavoro» intervenne poi John.
Il Dottore lo guardò con pazienza e gli spiegò la situazione: «John, tua madre è una segretaria. Angela e Dorothy lo erano. Ma continuano ad avere in casa in computer, dico bene, Lynn?» le chiese alzando lo sguardo. Lei annuì e lui poté proseguire. «Lei viene dal futuro, John» disse indicando Lynn mentre il tredicenne già sognava di vedere l'universo. «Nel tempo, la tecnologia che aziona un computer non è cambiata di molto, anzi, e hanno mantenuto in vita un'idea senza la quale non ci sarebbe alcun computer: le onde 57B3, che il cervello umano assorbe con fin troppa facilità. Queste onde, rilevabili con alcun tipo di strumento, creano una specie di connessione con l'utente, chiamiamolo così, portandolo in uno stato di trance.»
«Quindi, si tratta di tecnologia aliena?» chiese John in estasi.
«Be', in un certo senso.. sì.»
«Aspetta un momento.» Lynn era caduta sul divano, perplessa. «Anche io ho un computer a casa, come la maggior parte della gente di Londra. Eppure, secondo una stima, sia in quest'anno che nel 2015 sono state prese di mira solo un terzo della popolazione femminile londinese. E quel terzo corrisponde a donne e ragazze che hanno un computer a casa. Perché non sono con loro?»
«È una cosa a cui avevo già pensato e, credimi, non sono ancora riuscito a venirne a capo. Odio non sapere!» Il Dottore si sentì frustrato e stupido. Si alzò dritto sulla schiena e si lisciò la sua brillante giacca blu. Cominciò poi a passeggiare per la lunghezza della stanza, nel tentativo di rimescolare le carte e poterle ridisporre sul tavolo per una nuova lettura, mentre i suoi adorati anfibi scricchiolavano sul parquet. Uno, due, tre passi verso il divano, poi dietro front; uno, due, tre passi in direzione di Lynn, poi uno sguardo fugace su John. «Perché non sei caduta in trance? John, perché non è caduta in trance?» disse fissandolo accigliato.
I due umani di epoche diverse si guardarono negli occhi. Il Dottore continuava a chiedersi «Perché? Perché..? Perché?!». Seguì successivamente una breve pausa di riflessione silenziosa in cui fu possibile per tutti e tre udire le campane in festa di una chiesa lontana soli dieci isolati da lì. Suonavano senza sosta e sembrava volessero staccarsi dal campanile per portare in giro per il mondo la meravigliosa notizia di un matrimonio.
«Ci sono!» sbottò all'improvviso il Dottore con gli occhi che schizzavano da un angolo all'altro della stanza.
«E sarebbe?» chiese Lynn, sempre più ansiosa.
«Sarebbe... Sarebbe... Lynn, certo che sei una ragazza complicata, eh!» Piegò la schiena per guardarla meglio negli occhi. «Sì, sei una ragazza strana, ma la tua logica e i tuoi pensieri lo sono ancor di più.»
«Che vorresti dire, scusa?»
«Voglio dire... che... Sei brillante ed inquietante al tempo stesso, sappilo. Davvero credi che io sia un dio?!»
Lynn arrossì violentemente. Non sapeva cosa dire per togliersi di dosso gli occhi increduli e meravigliati rispettivamente del Dottore e di John. «Io, be', ecco, sì...» balbettò.
«Sì. Sì? Oh, quale onore.»
«Sì, prego. Ma come fai a sapere...»
«Che mi idolatri?» la interruppe lui. «Per i Junsay.»
«Io so come sei, ma non capisco queste tue spiegazioni a metà.»
«Il fatto è che i Junsay sono atei, non credono in nulla se non nella scienza. E soprattutto: riescono sempre ad evitarmi, ma questa volta li abbiamo fregati!»
John non sapeva se esultare di gioia o correre ai ripari. Certo, il suo desiderio era stato finalmente esaudito, ma a quali condizioni? La vita non regala mai niente e lui lo sapeva bene: cosa avrebbe dovuto sopportare per aver avuto quella possibilità? Un altro addio? Un'altra morte?
«Li abbiamo fregati, buono! Ma non ho ancora capito cosa c'entri io...» La voce di Lynn riportò John alla realtà.
Il Dottore sbuffò; si limitò poi ad incrociare le braccia e a riprendere la spiegazione. «Sbaglio, o credi più al Big Bang che ad una divinità? Ma hai pur sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparti ed ecco che entro in gioco io, il tuo “dio della scienza”.» Detto questo, infilò la mano nella giacca per estrarre il cacciavite sonico. «Io e te siamo in qualche modo legati, Lynn. Non so come, non so perché, ma è così e per il momento mi basta» disse regalandole uno dei suoi rari sorrisi. «C'è sempre qualcosa che siamo tenuti a non sapere, altrimenti vorrebbe dire che siamo arrivati al capolinea!» Il Dottore puntò il cacciavite prima su John, poi sul computer, infine lo allungò in direzione della porta dietro di lui. «Bene, è ora di partire!»
I tre avventurieri si misero in cammino seguendo i residui della scia vitale lasciata da Essdale, quasi correndo tra le vie di una Londra molto meno caotica di quella del presente di Lynn. Il Dottore, in testa al trio, ripensava alla sua teoria: lui stesso sapeva che non poteva in alcun modo reggersi in piedi, ma non poteva deluderli e rimanere in silenzio. Doveva pur dire qualcosa, così decise di mentire.

   
 
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