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Autore: _Heartland_    11/06/2014    3 recensioni
Sessanta secondi. Se non resti nel cerchio per sessanta secondi, salterai in aria. E’ questa la prima regola degli Hunger Games. I tre figli dei Pezzi Grossi, Percy, Jason, e Nico, però, ne sanno ben poco. Conoscono le basi principali, ma non hanno mai abitato a Panem, che in fondo, è fondata sulle macerie delle loro città. Si trovano catapultati nel futuro, davanti alla Cornucopia, che scintilla sotto i raggi del sole. Venti secondi. Ne restano solo venti, e loro non sanno cosa fare. Ma devono vincere. E’ l’unico modo per sopravvivere! Dieci. Nove. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Benvenuti ai settantaseiesimi Hunger Games!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Trovo una barretta di cioccolato."

{ Percy }
 
La prima cosa che decido di fare è controllare cosa sono riuscito a prendere dalla Cornucopia.
Lo zaino, per fortuna, è di un bel verde militare, abbastanza facile da mimetizzare. Lo apro subito, sciogliendo le cinghie, e la prima cosa che trovo è un contenitore per l’acqua che potrebbe contenere più o meno due litri. Il problema è che è vuoto, ovviamente.
 
-Sarebbe stato troppo semplice, eh?-
 
Dico, rivolgendomi a una qualche telecamera che è sicuramente lì intorno.
Poi trovo un po’ di carne essiccata, un sacco a pelo, un paio di calzini, e poi degli occhiali da sole.
Dato la temperatura battente, provo a metterli. La vista però comincia ad offuscarsi, e tutto prende un colore strano, quindi decido di toglierli. Non hanno senso, tanto vale la pena buttarli. Li scaravento da qualche parte nelle fronde.
 
-Vediamo un po’. –
 
Continuo poi, mentre rovisto fra le ultime cose nello zaino. C’è anche un piccolo sacchetto di cuoio e… cioccolata. C’è una barretta di cioccolata. La prendo delicatamente fra le mani.
 
-Cos’è, uno scherzo?-
 
Domando ancora, rivolgendomi alle telecamere. So che non mi possono rispondere. Anzi, so che forse ci sto andando un po’ troppo pesantemente. Gli Strateghi si stanno arrabbiando, e non è quello che voglio. Finchè posso, voglio evitarli. Perché, se qualcuno deve scatenare l’inferno, allora non saranno loro. Sarò io.
C’è ancora una cosa sul fondo dello zaino. Una corda. Ottima, per rimanere sugli alberi durante la notte. Non ti può vedere nessuno e sei al rifugio da quasi tutto. Ma è un vantaggio fin quando la usi nel modo giusto.
Prendo ancora la barretta di cioccolato fra le mani. Mangiarla sarebbe una cosa troppo stupida, deve avere un altro valore, ma quale?
Oh, c’è anche qualcos’altro. Una piuma d’uccello, bianca con striature scure. E’ morbida al tocco, molto bella. Una di quelle che si intingono nell’inchiostro. Ma non capisco a cosa possa servire, anche se so che ha un qualcosa di misterioso e speciale.
Poi, improvvisamente, sento dei passi, seguiti da un fruscio. Sono immobile. I miei muscoli sono tesi al massimo, lo sguardo in basso. Il movimento sembra farsi più vicino. Arriva sempre più nitido alle mie orecchie. Poi lo vedo. E’ il ragazzo del distretto 1, Michael Jow. Non riconoscerei quasi nessun tributo, ma il suo nome, non so per quale motivo, è rimasto impresso nella mia mente.
Il ragazzo, alto e robusto, dai capelli castani e gli occhi azzurri, attraversa in fretta la radura dove si trova il mio albero. Non sembra affatto perso, ma pare avere una meta precisa. Anche lui sta puntando verso il basso, ma verso sud-est. Io invece sento che il fiume scorre nella parte a nord-ovest della foresta, per poi deviare direttamente a ovest. Sta andando dalla parte sbagliata, e io certamente non lo fermerò.
Lascio passare un po’ di tempo senza fare un minimo rumore, finchè non decido che forse dovrei mettermi in cammino anch’io. Non devo perdere tempo. Innanzitutto, la mia meta è il fiume. Probabilmente non riuscirò ad arrivarci prima di domani a mezzogiorno, quindi la notte mi dovrò fermare su qualche albero, ma se parto adesso e mi muovo in fretta, dovrei arrivare verso quell’ora. Sempre che io non incontri ostacoli...
Rimetto tutto nello zaino con cura ma velocemente, e lo chiudo. Poi mi lascio cadere giù, sprofondando nell’erba umida di rugiada.
E’ in quel momento che me ne ricordo.
Gli occhiali da sole.
Sono ancora lì. In fondo, anche loro potrebbero avere un qualche valore segreto, una qualche cosa. E anche se non fosse così, potrebbero sempre rivelarsi utili. Li metto da qualche parte in una tasca posteriore dello zaino, aggiungendo anche la mappa che devo ancora studiare. Anaklusmos è come sempre nella mia tasca, mentre il coltello saldatamente attaccato alla mia cintura. Sono pronto per andare, si può dire.
 
-***-
 
 Sono in cammino da varie ore, ormai.
Fortunatamente, la temperatura sta calando, e la sera si sta mostrando. Sono sceso molto più in basso, sento l’acqua più vicina, i muscoli fremere a ogni passo, sia per la stanchezza che per la vicinanza con l’acqua che aumenta sempre di più. Ma ora è sera, e dovrei mettermi su qualche albero, al riparo.
Girovago ancora un po’, mentre le prime stelle cominciano a spuntare, illuminando la volta celeste di un nero scuro come la pece. Poi, finalmente, lo trovo.
Un albero piuttosto alto, con moltissimi rami spessi e resistenti, e con molte biforcazioni. Ci giro un po’ intorno per accertarmi che non ci sia nulla, poi comincio ad arrampicarmi. E’ un po’ più difficoltoso con lo zaino che sembra diventare più pesante a ogni minuto che passa, ma alla fine ci riesco. Prendo la corda e mi lego al tronco come prima cosa, e poi caccio fuori il sacco a pelo. Dovrebbe essere uno di quelli che trattiene il calore.
“Perfetto.”
 Penso. Mi ci raggomitolo dentro.
Dato che, però, la Luna fornisce ancora molta luce, decido di studiare un po’ la mappa. La estrapolo dal fondo dello zaino e la apro. E’ a forma di pergamena, e pare antica. Ma non c’è nulla! E’ completamente vuota. La carta liscia e pulita si mostra davanti ai miei occhi, senza nemmeno un segno. Maledizione. Potrei usarla come foglio e scriverci qualcosa, ma… Primo, non c’è nulla da scrivere. Secondo, dove lo trovo l’inchiostro? Qualcosa, però, mi suggerisce che non è un caso il fatto che io abbia sia la mappa che la piuma. Ma sono troppo stanco, ora, per rimurginarci sopra. Non è tempo di filosofia e indovinelli . Domani mattina mi dovrò svegliare presto.
Innanzitutto, dovrò arrivare al fiume. Dopo, dovrò trovare Jason e Nico e parlare loro dell’alleanza. E’ l’unica soluzione.
Rimetto ancora tutto dentro, poi mi ranicchio nel sacco a pelo e mi addormento, scosso dai soliti incubi notturni.
 
-***-
 
{ Nico }
 
E’ sera, ormai. Sto ancora strascicando i piedi fra gli alti ciuffi d’erba, senza una meta precisa. Devo trovare un rifugio per la notte, se non voglio morire congelato.
 Certo che per me morire sarebbe strano. In fondo, sono figlio del dio dei morti!
Scuoto la testa. Un leggero vento si è alzato, e immagino che i miei pensieri prendano il volo, sparendo con esso.
Sono messo piuttosto male. Prima, alla Cornucopia, non sono riuscito a prendere granchè, apparte quello che si potrebbe definire un “grazioso cestino da picnic”. Mi ci sento inutile, me ne vergogno.
Io, Nico Di Angelo, che vado in giro per gli Hunger Games con un cestino da picnic.
Mi sembra di poter sentire le telecamere puntate su di me, che mi seguono ad ogni passo. Quasi mi pare di sentir ridere tutti gli abitanti di Capitol City.
 
-Beh? Non ho trovato nulla di meglio da acciuffare. –
 
Sbotto, con tono piuttosto irritante. Probabilmente il mio comportamento non mi aiuterà a ricavare sponsor. Da una parte, morire non sarebbe male. Tornerei da Bianca. No, sarei tornato, perché lei ha scelto la reincarnazione. Per un secondo, mi passa per la mente l’orribile pensiero che la sua anima si possa trovare nel corpo di qualche tributo. No, impossibile.
Ogni molecola del mio corpo pare scossa da un fremito, al pensiero di Bianca. La mia Bianca. Certo, ho Hazel, l’altra mia sorella. E le voglio molto, molto bene. Ma con Bianca… era diverso. Lei era anche la mia sorella di sangue. Lei era la mia unica famiglia, la mia casa, la mia protettrice. Lei era… Bianca. E lo sarà per sempre.
 
 
{ Spazio Autrice }  
 
Prima di tutto, ho deciso di aggiornare presto, per farvi seguire bene la storia. Ora, dovrei ringraziare quattro persone, per poi passare alla riflessione sul capitolo.
 
KokoroChuu: Soprannome particolare, ma interessante. Ti ringrazio per la precedente recensione, sperando che anche questo capitolo ti piaccia.
 
Greece_Lee: Continuerò a tenervi sulle spine fino all’ultima parola! :’3 Comunque, ringrazio anche te, sperando che il capitolo ti piaccia!
 
xGhostQueen: Solo ora mi sono resa conto che forse il tuo soprannome potrebbe essere ispirato a “The Ghost King”, ovvero il soprannome del nostro caro e misterioso Nico! *^* Ringrazio anche te per la rencesione!
 
Liza_Waters4: Ringrazio anche te per la recensione. Ho dato un’occhiata alla tua ff, e la trovo molto bella! Aspetto con ansia il quarto capitolo!
 
Adesso, penso di aver ringraziato tutti. Spero che recensiate anche questo capitolo! Il POV di Nico era relativamente corto, ma finire il capitolo in quel modo, con quella frase… mi ispirava troppo, e spero che abbia catturato anche voi. Ho dato un nome piuttosto divertente al capitolo, dal modo di fare dei libri di Percy Jackson. Vi informo già che nel prossimo capitolo ci saranno i POV di Nico e Jason, e forse ancora quello di Percy. Ma non posso aggiungere altro.
 
Si incontreranno nel prossimo capitolo? Lo scoprirete solo leggendo . . .
  
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