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Autore: Eleanor S MacNeil    11/06/2014    7 recensioni
Charlotte ha un segreto.
STOP!
Sto' scherzando! Non è quel tipo di storia strappalacrime o melensa che porta il lettore a strapparsi i capelli ogni volta che i due si avvicinano per baciarsi.
Charlotte è una donna come tante, nulla di strano, niente che possa essere degno di nota, ma se guardiamo bene, se osserviamo da vicino la vita di Charlotte possiamo notare la mancanza di qualcosa: un uomo.
Charlotte gestisce un programma radiofonico chiamato: “Tutta colpa di Cenerentola” dove parla dell'amore che non esiste, del vero significato di innamorarsi, o almeno, il significato che lei vi attribuisce, e di come le giovani ragazze di New Orleans si lascino influenzare dalle favole e dalle illusioni di un amore perfetto e duraturo.
E poi arriva il Cliché...perché lo sappiamo, nelle storie d'amore ci deve essere almeno un cliché!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1

New Orleans

Stevie Nicks – New Orleans






«A cosa serve l'amore romantico? A farci sentire complete? Io non credo. Per sentirsi completa una donna dovrebbe, prima di tutto, sentirsi realizzata.»

Era sempre la sua voce. Non accoglieva telefonate. Semplicemente parlava, faceva il suo monologo, a volte lasciava che qualche ospite le facesse delle domande, che cercasse di metterla in difficoltà, ma Charlotte era sempre da sola.

Parlava, parlava, parlava e le donne l'ascoltavano. Naturalmente c'erano quelle che non erano d'accordo con lei, ma alla ventisettenne non interessava, a lei bastava esporre la sua opinione e sfogarsi perché, alla fine, la radio era la sua valvola di sfogo.

Era figlia di divorziati, viveva nel suo piccolo appartamento in centro a New Orleans; era una come tante, ma una delle poche a credere che le favole fossero solo favole e che l'amore romantico non fosse degno di nota. E così Charlotte, chiamata da molti Charlie, figlia di una psicologa e di un Capitano della polizia con la passione per il pugilato, si dilettava tra la composizione dei suoi monologhi e le uscite con le amiche.

«Come fai a mangiare tutta quella roba e non ingrassare?»

Charlotte alzò un sopracciglio, scuotendo il capo. «Perché faccio una cosa chiamata attività fisica, ti suona famigliare?»

Era sempre sarcastica. Charlotte e le sue battute al vetriolo a volte risultavano divertenti, altre la facevano sembrare presuntuosa e superba, ma questo non disturbava Karen, la quale alzò gli occhi scuri al cielo, tornando a concentrarsi sulla sua insalata, disgustata dalla vista dell'amica che addentava il suo doppio cheeseburger.

«Vado a correre ogni sera perché la mattina adoro dormire, mi faccio un'ora di palestra serale due volte la settimana e così brucio queste calorie» specificò Charlotte, portandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.

«Non ti preoccupa il colesterolo?»

«E a te non preoccupa l'effetto serra?» sempre sarcastica, sempre con una risposta pronta. A volte Karen si domandava dove le andasse a prendere.

Si conoscevano dalla culla, le loro madri si erano incontrate nel reparto maternità del Ochsner Hospital di New Orleans. Charlotte era nata alle ventitré del 15 febbraio, mentre Karen aveva visto la luce alle due del mattino del 16 febbraio. Poche ore le avevano separate e, dopo ventisette anni, quasi ventotto, erano ancora insieme. Vicine di culla appena nate, vicine di banco a scuola, compagne di stanza al college e vicine di casa nel presente. Presto sarebbero perfino diventate cognate.

«Come vanno i preparativi?» domandò Charlotte, cambiando discorso e concentrandosi sul matrimonio tra l'amica e James, suo fratello.

«Abbiamo finalmente una data!»

«Sentiamo.»

«Ci sposeremo il 7 giugno!» esclamò Karen, battendo le mani allegramente. Mancavano sette mesi al grande evento, per alcuni molti, per altri pochi.

Charlotte sorrise, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. La prospettiva di presenziare al matrimonio di suo fratello con la sua migliore amica era esaltante, ma c'era un piccolo particolare che la disturbava. «Spero vivamente di non vedere Robert al matrimonio.»

«Sarà il testimone di James, quindi le tue speranze volano fuori dalla finestra.»

Gli occhi verdi di Charlotte si rivolsero al soffitto mentre la consapevolezza di dover sopportare il don Giovanni della situazione la esasperava.


***


«Io non capisco.» l'agente di polizia si girava tra le dita la partecipazione, osservando con i suoi occhi azzurri l'amico.

«Cosa non capisci, Robert?» seduto alla scrivania di fronte a quella di Robert, James sbuffò, alzando lo sguardo dal verbale che stava compilando.

«Perché devi sposarti?»

Giusta domanda. Robert Connor Goodwin odiava i matrimoni, era uno scapolo accanito, da sempre sfuggiva a qualsiasi relazione amorosa, giustificandosi con la classica frase “non esiste una donna che sappia stare zitta e sopportarmi senza problemi”.

James scosse il capo, ormai sconsolato. L'amico di sempre si stava rivelando un osso duro. «Sai, tu e mia sorella potreste andare d'accordo, se foste disposti a sotterrare l'ascia di guerra!»

«Certo, come no!» esclamò Robert, gettando sulla scrivania la busta della partecipazione e alzandosi per andare a versarsi del caffè.

La centrale di polizia era tranquilla, più del solito, e i due detective avevano appena concluso un arresto per furto. Erano assegnati al settimo distretto, una delle aree più colpite dall'uragano Katrina. Nonostante fossero trascorsi ormai tredici anni, c'era ancora molto da fare. Case da ricostruire, vite da rimettere in sesto; Katrina era ancora un ferita aperta per la città.

Robert guardò alcune fotografie scattate durante le missioni di soccorso. La casa dei suoi genitori era andata distrutta e lui si era ritrovato ad occupare un bilocale in centro, troppo distante dalla centrale di polizia, mentre suo padre aveva preso la decisione di trasferirsi a Shreveport. «I tuoi nonni abitano ancora vicino alle paludi?»

James annuì. «Sai come sono fatti, è difficile sradicare le radici profonde. Quella casa è stata costruita negli anni venti, mia nonna è nata e cresciuta lì.»

«La stanno ancora ricostruendo?»

«Già.»

Era strano parlare di quel disastro, di come le vite di tutti loro fossero state prese e gettate in un vortice senza avviso. Avevano visto la morte in faccia, nessuno escluso, ed ora New Orleans era una sopravvissuta.

«Sai, esiste una cosa peggiore di Katrina» cambiò discorso Robert, grattandosi la barba di qualche giorno.

«E sarebbe?» di nuovo James alzò lo sguardo verde sull'amico, aggrottando la fronte.

«Tua sorella Charlotte...dovevano dare il suo nome all'uragano!»

Robert e Charlotte non erano mai andati d'accordo. Di quattro anni più vecchio, da sempre lui non aveva fatto altro che renderle la vita imprevedibile. Da bambini le bruciava i capelli ed ora, da adulti, adorava punzecchiarla e darle il tormento.

«Ah, l'amore!» esclamò James, sorridendo e provocando in Robert un moto di fastidio e rigetto.

«Io non provo nulla per lei, solo ribrezzo» Robert rimase sulla difensiva, avvicinandosi alla scrivania e sedendosi. «Allora, ci sono serial killer e poi c'è Hannibal Lecter, giusto?»*

«Giusto.»

«La stessa cosa avviene per lei: ci sono donne e poi c'è tua sorella.»

James non sapeva più se ridere o piangere. Era cresciuto con due sorelle minori; ormai Allison era sposata e aveva due figli, un chirurgo neonatale in carriera e sempre all'opera, aveva avuto la fortuna d'incontrare Luke, un vigile del fuoco, e trovare in lui l'uomo della sua vita. Per Charlotte era stato tutto diverso. La più piccola della famiglia, la più sovversiva e la più caparbia; da bambina aveva amato le favole, soprattutto Cenerentola, ed ora odiava quello stereotipo di donna sorridente e zuccherosa sempre in attesa del Principe Azzurro. Forse era stato il divorzio dei genitori a cambiare la sua prospettiva, oppure le relazioni fallite dove lei aveva dato anima e cuore e si era vista gettare via come fosse uno straccio usato. Era diventata brusca, dura con il mondo, ma sorrideva nonostante tutto.

Robert, al contrario, aveva scelto di essere menefreghista e donnaiolo. Amava la vita e le donne e nessuno poteva fargli cambiare idea. Niente legami, niente sentimenti, solo sesso e nient'altro.

Se non fossero stati due testoni patentati, potevano essere buoni amici, ma quei due avevano il cervello scollegato e il cuore chiuso a chiave e non c'era verso di farli andare nella stessa direzione.

«Sai, Charlotte sarà la damigella d'onore di Karen e tu il mio testimone, sarete costretti a sedervi allo stesso tavolo, parlare ed anche ballare insieme.» James affondò il dito nella piaga con tale forza che Robert prima fece una faccia sconvolta e poi cominciò a sbattere la fronte contro il piano della scrivania.

Si coprì la testa con entrambe le mani, ormai prossimo ad una crisi di nervi. «Perché?»

«Perché la mia fidanzata è anche la migliore amica di mia sorella? Sembra tanto la trama di una soap.»

«Sembra tanto la mia condanna a morte!»

«Se vuoi posso chiedere a qualcun altro di farmi da testimone» sospirò James,

Di risposta Robert alzò di scatto la testa, guardandolo stranito. «No, assolutamente no. Ti sto organizzando l'addio al celibato da quando mi hai detto che ti saresti sposato!»

«Bene, allora stasera andiamo al pub a bere qualcosa, ci saranno anche Charlie e Karen.»

«Tu mi vuoi vedere morto, vero?»


***


«Il presupposto di poter vivere un amore romantico è solo un miraggio. Certo, qualcuna riesce a trovarlo, a viverlo, a sentirlo, ma poi? Quando il romanticismo finisce che cosa resta? Solo il miraggio di ciò che si ha avuto e la sensazione di vuoto. S'inizia a cercare qualcosa di più per ritrovare quel romanticismo, ma sono le favole quelle che finiscono sempre con un “e vissero per sempre felici e contenti” non la vita reale.»

Karen alzò gli occhi al cielo, osservando Charlotte leggere gli appunti per un nuovo intervento. «Sei una guastafeste!» esclamò, sorseggiando il suo cosmopolitan.

«E tu una rompiscatole, lasciami finire di scrivere.» Charlotte pronunciò quelle parole senza staccare gli occhi dal foglio. La penna scorreva sul quadernino che la donna portava sempre con sé; ogni spunto era buono per scrivere nuove frasi, nuovi interventi, come ogni singola parola di Karen riguardo al matrimonio.

«Io ti parlo di quanto sono elettrizzata all'idea di sposare l'uomo della mia vita e tu ci scrivi un articolo?»

«Sei tu quella che crede nel romanticismo, cara amica mia.» Charlotte alzò finalmente lo sguardo verso l'amica, riponendo tutto nella borsa. «Io vivo nella convinzione che non si può vivere una favola, la si può solo immaginare.»

«Ed io credo che il romanticismo possa durare. Io e tuo fratello ne siamo la prova!»

«Questo perché non vivete insieme. Aspetta di condividere con lui gli stessi spazi ogni giorno e poi mi darai ragione.»

Karen sbuffò, arrendendosi alla testa dura di Charlotte. Ormai aveva perso la speranza di poterle far cambiare idea. Era un causa persa. Si stava quasi per strappare i capelli, quando vide James entrare nel locale accompagnato da Robert. «Dalla padella alla brace, molto bene.» sussurrò, immaginandosi la reazione di Charlotte alla vista dell'odiato “nemico”.

Difatti l'amica s'irrigidì all'istante, stringendo nel pugno la bottiglia di birra che stava bevendo.

«Ecco le mie donne!» esclamò James allargando le braccia, baciando Karen sulle labbra e poi Charlotte sulla fronte. «Sorellina, visto che ti ho portato un amichetto con cui bisticciare?»

«Ho notato» rispose lei a denti stretti, scrollandosi di dosso James. «Robert.»

«Charlotte» la salutò con freddezza Robert, senza però guardarla. Continuava a far vagare lo sguardo intorno a sé, come se non volesse guardarla.

«Ehi, non so te, ma mia madre mi ha insegnato che è buona educazione guardare le persone in faccia mentre si parla con loro.»

James alzò gli occhi al cielo, sua sorella sapeva essere più acida del solito quando si trovava di fronte a Robert. «Vado a prendere da bere.»

Si prospettava una serata piuttosto animata dato che i due non sembravano voler stare tranquilli e provare ad andare d'accordo. Erano sempre pronti a rispondere l'uno all'altra con frecciatine e battute piuttosto allusive. Ogni volta che Robert provava un approccio con una donna, Charlotte lo rimproverava su ogni cosa e, ogni volta che Charlotte faceva una qualche battuta sarcastica, Robert la scherniva per il suo carattere troppo spigoloso.

«Sai, non ti farebbe male fare sesso una volta ogni tanto!» esclamò Robert dopo l'ennesima battuta della donna.

«Uomini, pensate sempre e solo al sesso!»

«Da questa nota acida, deduco che tu non abbia ancora trovato un uomo che ti scopi!»

«Se devo essere sincera, ho un vibratore nel cassetto, quindi non ho bisogno di un uomo e delle sue manie di grandezza» rispose semplicemente Charlotte. «E poi, se devo aggiungere altro, tu sei l'ultimo a potermi fare battute riguardanti il sesso. Ti sei scopato praticamente mezza popolazione femminile di New Orleans ed ora non ti resta altro che l'altra metà, formata da minorenni e donne troppo anziane. Non hai altra possibilità che passare alle donne sposate o dare una seconda botta alle sfortunate che non hanno fatto altro che aspettare una tua telefonata. Se andrai da loro hai due probabilità: se sono talmente stupide e insicure probabilmente te la daranno ancora, altrimenti ti ritroverai con uno schiaffo o un calcio nei coglioni. Scegli tu!»

James scoppiò a ridere, ricevendo in cambio un'occhiata raggelante di Robert.

«Quindi, se devo fare una classifica di chi sta peggio, perdonami, ma tu sei al primo posto.»

«Ti sei scordata delle turiste, Charlie» la incalzò Robert, troppo orgoglioso da lasciar perdere il discorso.

Charlotte fece spallucce. «Se ti vanno bene le ragazzine venute ad assistere alle riprese di The Originals, o le donne in viaggio di nozze, fai pure. Ti ricordo che New Orleans non è una meta caraibica dove ci vengono le divorziate per dimenticare gli ex mariti. Ricordati che se ti trovi una turista, quella ti starà incollata per tutta la durata del suo viaggio e, magari, hai talmente culo da scovare una sognatrice che crede ancora nel Principe Azzurro e ti prenderà per l'uomo della sua vita, tanto da scattare foto con te e postarle su facebook e twitter!»

Ormai la donna aveva deciso di iniziare la sua guerra personale contro Robert e non c'era verso di farla stare zitta. Più lui rispondeva, più lei rincarava la dose.

James si portò una mano al volto, per una volta aveva sperato di poter trascorrere una serata tranquilla, ma quei due erano una causa persa. «Ho capito, serata finita!»

«Lo credo anch'io» lo seguì Karen, alzandosi e lasciando che il compagno le circondasse le spalle con il braccio.

Le lotte erano quotidiane e i due nemici si stavano facendo la guerra da troppo tempo e, se qualcuno non interveniva, la cosa poteva finire molto male, soprattutto se Charlotte iniziava a boicottare tutti gli appuntamenti di Robert; l'ultima volta che l'aveva fatto era finita con un setto nasale rotto e una crisi isterica. Un bollettino di guerra niente male.

«Meglio andare a casa» disse Karen sconsolata, cercando le chiavi dell'auto nella borsa.

«Guido io!» Charlotte, all'improvviso, infilò la mancina nella borsa di Karen, afferrando prima di lei le chiavi. Guidare era un'azione che l'aiutava a sfogarsi.

«James, avvisa la stradale, pericolo pubblico in circolazione!»

La battuta di Robert fece ridere James, ma lo sguardo omicida di Charlotte spense quel sorriso, facendolo tornare serio. «Andiamo a casa.»

La serata era finita e l'umore dei partecipanti era al limite dell'esasperazione. Karen e James non sapevano più come comportarsi, se Robert e Charlotte non fossero riusciti ad andare d'accordo, al matrimonio si sarebbero dovuti munire di caschi e protezioni per evitare qualsiasi ferita causata da oggetti volanti.

Avevano sette mesi di tempo per riuscire a convincere due persone completamente discordi a trovare un punto d'incontro e sistemare quelle divergenze che li rendevano insopportabili.

E mentre Charlotte guidava come un'ossessa, schiacciando il pedale dell'acceleratore, Karen prese il cellulare, componendo un messaggio e inviandolo a James: “Che i giochi abbiano inizio!”

La risposta non tardò ad arrivare: “Andiamo in onda!”






*la battuta è tratta dal film “The Wedding Party”


Angolo Autrice:

Ecco il nuovo capitolo, spero sia di vostro gradimento. Come noterete Charlotte e Robert proprio non si sopportano. Abbiamo fatto la conoscenza di Karen, James e il famoso Robert, ma state tranquilla, non è il principe azzurro e questa non è una favola.

Il Cliché al quale mi riferivo nell'intro è proprio il coinvolgimento di due amici, in questo caso James e Karen, che cercano di farli mettere insieme, combinando incontri e tanto altro. Solo che, nella nostra situazione, i due cercheranno solo di farli solo andare d'accordo, non puntano alla relazione tra i due. E, comunque, non sarà quel tipo di storia dove i due amici ci mettono lo zampino e s'innamorano. State certe, quei due sono moooooolto lontani da avere una storia d'amore!

Ho inserito qualche particolare della tragedia di Katrina proprio per renderla più reale, volevo dare un po' di spazio alla sofferenza dei suoi abitanti.

Come detto, la storia inizia nel novembre 2013, quindi a New Orleans sono ancora in corso le riprese della serie tv The Originals, ho voluto nominarla per dare un tocco ancora più reale. Quante ho detto il termine”reale”?

Gli aggiornamento verranno effettuati ogni dieci giorni, quindi ci vediamo sabato 21 giugno!

Vi lascio i link del mio profilo FB e del gruppo dedicato alle mie originali Lettere d'inchiostro, Parole d'amore.

   
 
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