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Autore: Asleep_1991    11/06/2014    0 recensioni
loro non sono amici, perché gli amici dormono in letti separati, e non si comportano tra loro in 'quel modo'. nelle loro iridi chiare, nei loro sguardi, nei gesti, e nelle parole da loro pronunciate, si cela un segreto.conosciutisi in un bagno, ai provini di x- factor, coltivano col tempo un amore immisurabile con la valenza delle parole, che persiste nonostante tutto ciò che potrebbe allontanarli.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che non sia bello ciò che è bello, ma che sia bello ciò che piace. Ma ci sono persone, che da sempre mi hanno fatto credere - che in realtà - piace ciò che a tutti piace, deve piacere ciò che a tutti piace. Perché, in questo modo,  è facile non essere giudicati. Non ti si dà la possibilità di essere te stesso, perché se ti comporti da pazzo, la gente penserà che sei pazzo, e forse avranno ragione loro, oppure avrai ragione tu: prima di giudicare la mia vita, le mie azioni, dovreste conoscere la mia storia, percorrere i passi che ho percorso io, e solo allora, ammesso che ne troviate il coraggio, di me potrete giudicare anche il mio modo di respirare. Non vi piacciono le cose atipiche, contro-natura, che so io,  quelle che rientrano nelle categorie di ‘strambe barra  insolite’  e ‘semplicemente inaccettabili’.
Quand’ero bambino  -avevo nove anni, circa – Georgia, mia sorella, convinse i miei a comprar due pesciolini rossi, per noi due. Avanzò poi il numero di pretese, affermando di volerne due differenti. Sapeva che i nostri genitori avrebbero comprato una sola vaschetta, e lei non voleva in alcun modo che i pesci potessero fra di loro confondersi. – Io ho il mio, Louis il suo. Se non capisco qual è il mio ogni volta, che ci facciamo poi?- Ricordo ancora il broncio che mise, nel pronunciar parole simili alle soprascritte. A me parevano semplici e sciocchi capricci; non potevo sapere che per me sarebbe diventata importante, come cosa.  Quello di Georgia era un tipico pesciolino rosso. Lo chiamò Lory. Il mio, uno strambo pesce dal corpo di un blu insolito. Lo chiamai Eddie; fu il primo nome che mi venne in mente. I miei continuavano a chiedersi - ed io li ascoltavo, più volte, a loro insaputa- se i due compagni di vasca si sarebbero mai  mangiati a vicenda.  (Quello blu - Eddie - era in effetti di un pò più grande rispetto all’altro.) Sarebbe stato orribile, dicevano, ed invero, lo sarebbe stato. Ma ciò non accade. I due parevano in perfetta armonia, benché diversi. Chi è solito guardar le cose con sguardo superficiale li avrebbe definiti semplicemente ‘diversi’, e null’altro. Ma per me non era solo questo. E capii, poi, a mie spese, che per l’amore valeva lo stesso concetto. Non perché gli opposti s’attraggono o assurdità simili, no. Perchè se due persone talmente diverse - sopraffatte dalle circostanze, e dai limiti- possono amarsi - nonostante qualsiasi cosa - allora il vero amore esiste, punto.  Posso ben dirlo. Era un giorno a dir poco perfetto - soleggiato, ed io dovevo sentir parecchio caldo, perché, bé, ricordo che all’apparenza ero febbricitante, e dovevo apparir entusiasta, tuttalpiù. Sentii l’urgenza d’un condizionatore funzionabile, e d’un bagno. M’indicarono la via per raggiungere quest’ultimo  - dal backstage nel quale mi trovavo - ( perché, se non l’ho ancora accennato ero ai provini di X-Factor ) e nel veder  - infine  - la scritta ‘ Toilets’ al di sopra di due porte bianche, emisi un gemito di sollievo, quasi mi sentissi realizzato. Ma, in quel momento, e non potevo saperlo ,  più che aver trovato il bagno,  stavo per trovare l’amore. Entrai con disinvoltura, e ,senza badarci troppo, aprii lo sportello  della prima toilette che vi era in quel bagno. Pareva non vi fosse nessuno, invece...
Un ragazzo alto, dai capelli castani e ricci era impegnato nel rialzarsi la zip dei jeans scuri, e nel mentre faceva ciò, si voltò a fissarmi, meditabondo.  -Ops?- Pronunciai alquanto imbarazzato, come a voler in qualche modo scusarmi. Avrei voluto puntualizzare,  dire qualcosa come  - Ops? Ho sbagliato. Scusa. – Ma le parole non volevano venir fuori, nel mentre il ragazzo dinanzi a me – una volta aggiustatosi i jeans – si voltò del tutto, e lì potei scrutare un ampio sorriso, che mi rivolse accompagnando un semplice  - Ciao  -  sussurato appena fra i denti, e per un pò non disse null’altro. Aveva un’ aria simpatica, e questa fu la mia prima impressione sul suo conto, oltre al fatto ch’era dolce, nei comportamenti, per il tono di voce, per quello sguardo ch’aveva un che di innocente e che al contempo riusciva a mettere a proprio agio, una persona. Ricambiai un sorriso timido. -Ciao -  Feci di rimando.  -Anche tu qui per le audizioni?- Annuì, con un gesto del capo, così che un ricciolo gli ricadesse graziosamente sulla fronte. Era stata, la mia, una domanda stupida, inutile, palese fosse lì per la mia stessa ragione, ma egli perseverò il proprio sorriso. -Sono Harry. Harry Styles. - Mi porse una mano.  - Louis Tomlinson. - Gliela strinsi.
 
***
Nulla accade per caso, nelle mie concezioni. Noi due non solo  eravamo destinati ad incontrarci, quanto più eravamo destinati a percorrere insieme, uno stesso sogno, il quale ci rendeva un pò meno diversi di quel ch’eravamo. Diventammo quasi inseparabili. Ed assieme ad altri tre ragazzi, ci riuscimmo. Il nostro sogno stava prendendo forma, divenne un qualcosa che andava oltre le nostre aspettative, nel mentre vedevo crescere quel viso innocente, quei ricci, e quegl’occhi  di un verde  intenso,  caratterizzati da sguardi timidi, modesti. Siamo uniti come mai lo eravamo stati, siamo gli One Direction, e sono felice di poter condividere ciascuna  esperienza con questi fantastici ragazzi, e con lui, in particolare: Harry Edward Styles. Il mio Haz.
 ***
«I know you’ve  never loved the sound of your voice, on tape, you never want to know how much you weigh, you still have to squeeze into your jeans,
But,you’re perfect to me» A questo punto,  Harry si volta verso di me,accenna un sorriso,ed io non posso che fare altrettanto, dopodiché –scomparso quell’attimo di mera felicità- Niall riattacca il ritornello, e la sua voce amplificata mi riporta alla realtà, quando avrei solo voluto che attimi come quello durassero per sempre: il suo volto, i suoi folti e seducenti ricci,spostarsi quasi al ritmo della base musicale, i suoi occhi posarsi su di me,per pochi secondi, per poi allontanare lo sguardo,posarlo sul pavimento del palco sul quale proviamo, ancora perseverando il medesimo sorriso... - quei denti bianchissimi,quelle labbra perfette. -
«Oh it’s you,they add up to. I’m in love with you» Il mio sguardo si posa nuovamente su Haz. Ricambia,e mi sento appena avvampare,e al contempo sono felice,perché,di lì a poche ore,lo riavrei avuto più vicino di allora. O meglio – lo spero – con tutto mé stesso.  
~‎  ~‎  
C’é una sorta di  mini – intervista , e lui è seduto accanto a me (poiché per fortuna abbiamo preceduto la Modest. Bé, insieme riusciamo anche in questo) : a momenti i suoi capelli sfiorano il mio viso tanto che siamo ravvicinati, ed io posso sentire il suo profumo anche da lì. Ogni tanto mi rivolge un sorrisetto, ed io non faccio a meno di osservare le sue fossette rosee, e cercare con lo sguardo quelle iridi verdi che mi provocano stupore ogni qual volta le mie azzurre ci vengono a contatto. Tutto ciò nel mentre Zayn parla. La sua voce ai miei orecchi arriva solo come un sottofondo. Son preso da altro, al momento. Sento Niall ridacchiare – e chissà cos’é che gli suscita quelle risa– ma non ci faccio troppo caso, nè m’importa particolarmente. Ora Haz pare più concentrato sull’intervista e persiste nel fissare Liam – il quale ha la parola, al momento – e quasi m’invita ad imitarlo, carezzandomi lievemente il braccio sinistro. Scruto un’ultima volta il castano dei suoi capelli, e seguo quel consiglio, dato non dalle parole ma da un semplice gesto. Poiché invero le parole –in taluni casi – assumono una valenza superficiale. E a noi basta un gesto, uno sguardo per interderci, e questo, col passare del tempo, mi faceva pensare che in realtà tanto diversi non siamo. Supponendo che lo fossimo? Resta il fatto che insieme formiamo la coppia vincente, la combinazione perfetta, come due pezzi d’ un puzzle che aderiscono perfettamente l’uno all’altro. Noi eravamo, e siamo così: in perfetta armonia, quando siamo insieme, ed alquanto persi, da divisi. Ma c’é dell’altro.  più concentrato sull’intervista e persiste nel fissare Liam – il quale ha la parola, al momento – e quasi m’invita ad imitarlo, carezzandomi lievemente il braccio sinistro. Scruto un’ultima volta il castano dei suoi capelli, e seguo quel consiglio, dato non dalle parole ma da un semplice gesto. Poiché invero le parole –in taluni casi – assumono una valenza superficiale. E a noi basta un gesto, uno sguardo per interderci, e questo, col passare del tempo, mi faceva pensare che in realtà tanto diversi non siamo. Supponendo che lo fossimo? Resta il fatto che insieme formiamo la coppia vincente, la combinazione perfetta, come due pezzi d’ un puzzle che aderiscono perfettamente l’uno all’altro. Noi eravamo, e siamo così: in perfetta armonia, quando siamo insieme, ed alquanto persi, da divisi. Ma c’é dell’altro.  più concentrato sull’intervista e persiste nel fissare Liam – il quale ha la parola, al momento – e quasi m’invita ad imitarlo, carezzandomi lievemente il braccio sinistro. Scruto un’ultima volta il castano dei suoi capelli, e seguo quel consiglio, dato non dalle parole ma da un semplice gesto. Poiché invero le parole –in taluni casi – assumono una valenza superficiale. E a noi basta un gesto, uno sguardo per interderci, e questo, col passare del tempo, mi faceva pensare che in realtà tanto diversi non siamo. Supponendo che lo fossimo? Resta il fatto che insieme formiamo la coppia vincente, la combinazione perfetta, come due pezzi d’ un puzzle che aderiscono perfettamente l’uno all’altro. Noi eravamo, e siamo così: in perfetta armonia, quando siamo insieme, ed alquanto persi, da divisi. Ma c’é dell’altro.  Cose molto più complicate, le quali paiono dividerci, - loro vogliono – dividerci, senza riuscirci effettivamente. Ed intanto ci logorano. Ne parliamo quella sera stessa, una sera che non dimenticherò facilmente, suppongo. Finalmente giunti all’ uscio di casa, scrollo le tasche della giacca in cerca delle chiavi. –Dove le avrò messe?- Mi chiedo, aggrottando di poco la fronte. Harry fruga nelle tasche posteriori dei miei jeans, ed una volta trovatele mi dà una sonora pacca sulle chiappe, affermando, appena sorridente : - Ecco fatto – Le avvicina alla serratura, e in men che non si dica siamo dentro. Sbottono la giacca piuttosto in fretta - un certo calore mi pervade -  e lascio che questa finisca sul divano, dopo aver messo di poco piede in salotto. Harry appoggia le chiavi su di un mobiletto in cucina, e mi raggiunge.  Dai suoi occhi traspare una certa stanchezza, ma paiono ugualmente attenti. Mi lascio cadere sul divano – stante al centro della camera -  sopraffatto da un lieve velo di sonno, il quale ricopre la mia mente.  E sono anche certo di sapere da cosa sia ricoperto il mio cuore, al momento. Poiché nutre tutto l’amore che si può dare, alla vista della figura sedutami dinanzi, su di una poltroncina rossastra.                           
– Haz, hai ordinato la pizza? – Sto per sprofondare nella morbidezza dei cuscinetti, quando scopra una morbidezza ancor più piacevole: alla mia domanda, Harry mi si precipita addosso, prendendo a baciarmi il collo. Sento la delicatezza delle sue labbra sulla mia pelle, il suo respiro sul mio volto, ed infine le sue mani sulle mie labbra: con le dita ne traccia i contorni, meditando. Il verde dei suoi occhi è solo per me, ed io sono solo per lui. Un paio d’ore dopo, sono ancora su quel divano, e sorseggio una bibita gassata. Il mio Harold esce dal bagno, ad un tratto, rivestito d’un accappatoio verdastro, e mi si siede accanto, come aveva fatto in precedenza. Mi guarda nel mentre io rigiro la bevanda con un movimento sinuoso che descrivo con la cannuccia. – Lo sapranno, prima o poi. – Farfuglia Harry, i capelli bagnati coprirgli la fronte.              
 – Lo sanno già, Harry. – Puntualizzo. Alzo il mio sguardo verso il suo, e rimango in silenzio, per qualche secondo. – Sai cosa c’é? – Proseguo. – Non m’importa se lo sanno. E sai perché? – Indugio, per un attimo. – Perché ti amo. Cosa c’é di sbagliato? E se si tratta della pubblica opinione e dei media, proverò a guardarti di meno...- Ritorno con lo sguardo basso – mettermi a lavoro, magari di più... – La mano di Haz sulla mia mi blocca il respiro, alzo nuovamente gli occhi su di lui, e noto la sua espressione seria, e tranquillizzante – Lou, togliti dalla testa che non dai il tuo meglio, sul palco, o durante le interviste. Ti ho visto brillare più d’ una volta. Anzi, a dirla tutta – E qui gli si dipinse uno splendido sorriso in viso – sei fantastico, sempre. Le fan ti adorano, ed io anche. – Prende a mordersi il labbro inferiore – Forse io di più. – Ride, ed io faccio altrettanto. Ridiventato serio, mi sussurra – Io ti amo, Lou. Non lascerò che ti allontanino da me. Intesi? – Annuisco.  
 
   
 
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