Il Signore Oscuro
trascorse quella tempestosa nottata senza chiudere occhio.
Filò per la
maggior parte del tempo, e, all'alba del mattino seguente, si era
formato un alto cumulo di fili dorati, ammassati in disordine ai
piedi dell'arcolaio. Di solito era Belle che, ogni giorno, si
occupava di sistemarli e ricomporli in matasse ordinate e lucenti.
Il folletto aveva
pensato molto alla sua domestica durante quelle ore, mentre la
vecchia ruota di legno compiva placidamente il suo giro come se nulla
fosse, totalmente indifferente al turbolento stato d'animo di colui
che la dirigeva.
Si era ormai
definitivamente convinto del fatto che la ragazza non avesse la
minima idea del potere del pugnale, ma ciò non rendeva meno
pericolosa la situazione che si era venuta a creare, inoltre la sua
furiosa reazione doveva averle fatto intuire quanto esso fosse
importante per lui.
Rumpelstiltskin
gettò un'occhiata al coltello, che si era assicurato alla cintura,
in modo da non perderlo mai di vista fino a quando non avesse trovato
un nuovo posto dove custodirlo.
Quell'oggetto era
antico quanto il primo Signore Oscuro, generato con esso dalle
tenebre più fitte, dall'oscurità più impenetrabile. Alle sue
spalle vantava una lunga storia scritta con il sangue di molti e
pregna di dolore e sofferenza.
Chiunque fosse
entrato in contatto, anche solo superficialmente, con quell'arma
maledetta, aveva patito un triste destino.
Il folletto pensò
ai molti nemici che, durante i suoi duecento anni di vita, si era
fatto un po' in tutti i reami, ai potenti che aveva contrariato o
ingannato.
Naturalmente
nessuno avrebbe mai osato sfidarlo nel pieno dei suoi poteri, ma se
qualcuno fosse venuto a conoscenza del segreto del pugnale e della
possibilità di rendere inoffensivo il terribile Signore Oscuro e
addirittura di poterlo assoggettare al proprio volere, allora egli
avrebbe potuto trovarsi in una posizione alquanto sgradevole.
Questo era il
motivo per il quale l'unica persona che sapesse dell'arma era suo
figlio Baelfire. L'unica persona di cui Rumpelstiltskin si fidasse a
tal punto.
Di nuovo, l'Oscuro
provò un forte moto d'odio verso quel pugnale che aveva causato
tante pene a lui e a suo figlio, e al quale, tuttavia, il suo destino
era ineluttabilmente vincolato, come le fosche lettere del suo nome
impresse sulla lama non mancavano mai di rammentargli.
Non poteva
permettere che altri venissero a sapere del suo segreto per usarlo
contro di lui e intralciare, così facendo, i suoi piani per
ritrovare Bae; non poteva permettere che una tale eventualità si
concretizzasse.
Ciononostante, non
aveva intenzione di arrecare alcun danno a Belle, così, dopo quella
lunga notte passata a meditare all'arcolaio, era giunto ad una
soluzione che, tra tutte le numerose possibilità che il suo cervello
aveva vagliato in quelle ore, gli era parsa la più sicura e sensata:
avrebbe trovato un nuovo nascondiglio per il coltello, l'avrebbe
munito di ogni sorta di protezione magica, e avrebbe fatto bere alla
sua domestica una rara pozione; un particolare filtro della memoria
per cancellare in lei il ricordo di quanto aveva visto nella stanza
segreta e dei fatti che ne erano conseguiti.
Modificare la
memoria non era cosa semplice o da prendere alla leggera. I ricordi
rendono le persone ciò che sono, e cancellarli o apportarvi dei
cambiamenti avrebbe potuto avere delle conseguenze considerevoli, ma
Rumpelstiltskin era il mago più potente di tutti i reami, nonché il
più grande esperto e praticante di arti magiche che si fosse mai
visto nella Foresta Incantata, inoltre il ricordo da rimuovere
copriva un lasso di tempo di poche ore. Non ci sarebbero stati rischi
per Belle e il suo segreto sarebbe stato nuovamente al sicuro.
Era ormai l'alba.
La tempesta della
notte aveva esaurito la sua potenza, e, nonostante il cielo plumbeo e
la pioggia battente che non accennava ad arrestarsi, il vento si era
placato, i lampi erano scomparsi e il sommesso brontolio dei tuoni
taceva già da qualche ora.
Il Signore Oscuro
decise che era giunto il momento di recarsi al piano di sotto a
liberare la giovane e di chiarire con lei l'accaduto.
Non sapeva cosa
aspettarsi mentre scendeva lentamente le scale che conducevano alle
segrete. Era consapevole di aver mostrato a Belle il suo lato
peggiore e di averla brutalmente aggredita, in parte ingiustamente.
Che reazione
avrebbe mai potuto avere la ragazza di fronte al mostro che le si era
scagliato contro con tanta ferocia e poi l'aveva rinchiusa laggiù
per l'intera notte, sola e preda del freddo e dell'oscurità?
I suoi piedi lo
condussero automaticamente alla porta della cella, di fronte alla
quale il folletto prese un profondo respiro prima di far scattare il
chiavistello con la magia.
Quando varcò la
soglia, nella penombra, intravide subito la giovane seduta in un
angolo, con la testa fra le ginocchia.
Inizialmente,
Rumpelstiltskin pensò che stesse dormendo, ma quando Belle si
accorse della sua presenza scattò in piedi, spaventata e colta di
sorpresa.
Per la prima volta,
il Signore Oscuro vide i suoi occhi celesti venarsi di timore, misto
a diffidenza.
Aveva paura di lui.
Questo pensiero gli
fece male; un male che non avrebbe mai creduto possibile.
Buffo. Quella
situazione recava in sé un'amara ironia, perché a lungo
Rumpelstiltskin si era chiesto per quale ignoto motivo la sua
inquietante ed eccentrica presenza, i suoi modi sgarbati, le sue
battute sarcastiche di pessimo gusto e il suo aspetto mostruoso non
suscitassero in quella stramba ragazzetta le consuete reazioni di
orrore, spavento e disgusto alle quali era ormai avvezzo.
L'Oscuro andava
fiero della sua capacità di far tremare anche il più forte e
valoroso dei guerrieri, di far vacillare l'onore e la fierezza del
sovrano più integerrimo, eppure il viso di porcellana e lo sguardo
di cielo di quella giovane gli dicevano che non sarebbe mai riuscito
ad intimidirla.
Più volte
Rumpelstiltskin si era indispettito e aveva provato una certa
irritazione nel constatare che tutti i suoi tentativi di intimorirla
e impressionarla non andavano a buon fine e fallivano miseramente,
ma, al contempo, non poteva fare a meno di nutrire anche una certa
ammirazione per la sua domestica che, evidentemente, doveva essere o
molto coraggiosa o molto stupida per non temere il mago più potente
e malvagio di tutti i regni.
Ed ecco l'infelice
ironia del caso: proprio ora, che quel tanto anelato velo di timore
era calato su quelle iridi limpide come acqua di sorgente, il
folletto avrebbe desiderato non dover mai assistere a tale visione.
- Belle... - Mosse
qualche passo incerto verso di lei, ma la giovane arretrò e si
appiattì contro la parete, guardinga. Il Signore Oscuro si bloccò
immediatamente dinanzi alla sua reazione: l'ultima cosa che voleva
era peggiorare le cose.
Si concesse un
momento per osservare più attentamente il volto tirato e pallido
della sua domestica: evidentemente neanche lei aveva dormito quella
notte. Gli occhi erano gonfi e arrossati, contornati da ombre scure,
e sulle guance aveva ancora i segni delle lacrime. I capelli le
ricadevano scarmigliati e in disordine ai lati del viso cinereo e il
vestito azzurro era impolverato e strappato in più punti. Sulle sue
braccia spiccavano dei lividi violacei e gonfi.
Era stato lui.
Lui l'aveva ridotta così. Era solo colpa sua.
Questa
consapevolezza gli provocò le vertigini e la nausea.
- Che cosa volete?
Siete venuto quaggiù per punirmi? - Nonostante la voce resa rauca
dal tanto piangere, dalla stanchezza e dal timore, Belle riuscì ad
infondere una certa fierezza a quelle parole fredde e taglienti,
puntando i propri occhi dritti in quelli del suo padrone e
sostenendone lo sguardo, senza dare alcun segno di cedimento.
Rumpelstiltskin
rispose cercando di imprimere alla propria voce il tono più dolce e
rassicurante possibile. - Non sono qui per farti del male, Belle.
Voglio solo che mi racconti come sono andate le cose. Perché ti sei
recata nell'ala ovest? Perché sei scesa per il passaggio segreto? -
L'espressione di
lei si fece allora meno intimorita, ma la diffidenza non accennò a
scomparire: era ovvio che non sapeva se credere o meno alle sue
parole.
Alla fine parlò
con un filo di voce stanca. - Io stavo aspettando il vostro ritorno.
Non avevo nulla da fare e così ho iniziato a passeggiare per il
castello, finché non mi sono ritrovata in quella torre e ho scoperto
il tunnel dietro l'arazzo. Non volevo fare niente di male, davvero.
Ero solo curiosa di sapere dove quel corridoio mi avrebbe condotta. -
Rumpelstiltskin la
scrutò, assumendo un cipiglio serio e severo. - La curiosità può
essere una pessima consigliera, dearie. Pensavo lo sapessi. Credevo
che i tuoi amati libri te l'avessero insegnato. -
Belle non poté
fare a meno di arrossire. - Mi dispiace. Quando ho visto quel pugnale
sono rimasta molto sorpresa di trovarvi il vostro nome, così l'ho
preso per osservarlo meglio ma vi assicuro che non intendevo
assolutamente rubarlo o usarlo contro di voi. Avrei voluto spiegarvi
tutto questo ieri sera, ma voi non me ne avete dato la possibilità...
- Sottolineò con una lieve nota di rimprovero quell'ultima frase.
Il Signore Oscuro
non rispose alla sua sottile provocazione, ma si limitò a sospirare.
- Ti credo, dearie. Ma resta il fatto che dovresti stare più
attenta. Questo castello nasconde molti segreti oscuri e tu faresti
bene a seguire i miei ordini, per il tuo bene. Le conseguenze di ciò
che hai fatto e che hai visto avrebbero potuto essere molto
pericolose sia per me che per te. -
- Sì, capisco. -
Belle si sentiva una stupida per essersi lasciata trascinare
dall'entusiasmo come una bambina imprudente, senza valutare bene la
situazione.
Sapeva di aver
sbagliato, almeno in quel senso, ma ciò non giustificava
l'aggressività e la violenza con cui il suo padrone l'aveva
aggredita.
Ci fu un istante di
silenzio, poi Rumpelstiltskin tentò di nuovo di avvicinarsi a lei,
con cautela.
Stavolta la ragazza
non si ritrasse.
Lui le mise una
mano sotto il mento e le fece sollevare il viso con delicatezza, in
modo da poterla guardare negli occhi, che ancora non avevano perso
quella vena di timore e indecisione.
- Mi dispiace,
Belle. Non avrei dovuto reagire così. Perdonami. -
Quelle parole
aleggiarono nell'aria tra il folletto e la giovane, come se a
pronunciarle fosse stata una presenza estranea e senza corpo.
Perfino il Signore
Oscuro stentò a riconoscere la propria voce. Non era da lui
ammettere apertamente di aver sbagliato e scusarsi, ma non voleva mai
più rivedere quel manto di paura e sospetto oscurare il serafico
volto della ragazza.
A quel punto, Belle
avrebbe voluto fargli pesare il modo in cui l'aveva trattata; avrebbe
voluto assumere un atteggiamento freddo e duro, dimostrandogli che
non aveva intenzione di perdonarlo così facilmente, invece sentì
gli occhi inumidirsi e lo strinse forte a sé, nascondendo il viso
nella sua casacca e piangendo silenziosamente, dando sfogo al
sollievo che sentiva esploderle nel cuore.
Era tornato!
Il “suo”
Rumpelstiltskin era di nuovo accanto a lei e del mostro adirato del
giorno prima era rimasto solo un brutto ricordo che sarebbe sbiadito
sempre di più con il passare del tempo.
Il folletto non si
sarebbe mai aspettato una simile reazione da parte della sua
domestica e non ricambiò subito la stretta.
Il suo corpo venne
percorso da un caldo e piacevole formicolio, proprio come quando
Belle gli aveva fugacemente gettato le braccia al collo nella Foresta
di Sherwood, mesi addietro.
Ma, a differenza di
allora, dopo qualche secondo di esitazione e smarrimento,
Rumpelstiltskin avvolse la giovane tra le sue braccia e le accarezzò
piano la testa, come per rassicurarla e farle capire che la Bestia
della sera prima se n'era andata e lei era al sicuro.
In ogni caso, Belle
non avrebbe ricordato nulla di tutto ciò una volta bevuta la
pozione, quindi lui non avrebbe dovuto giustificare quel moto di
umanità e quell'inconsueta dolcezza.
Quando la giovane
si fu un po' ripresa, il Signore Oscuro le passò un mano su una
guancia, asciugandole le ultime lacrime. - Ora vai a darti una
ripulita, poi raggiungimi nella sala dell'arcolaio per la colazione.
Penso io a preparare il tè. -
Belle annuì e
abbozzò un sorriso, lievemente imbarazzata, poi s'incamminò fuori
dal sotterraneo, felice di poter finalmente lasciare la cella dove,
in quella notte di tempesta, ansie e paure erano state le sue uniche
compagne.
Rumpelstiltskin
rimase per un po' immobile davanti allo spoglio muro di pietra,
sfiorando con le dita le macchie umide che le lacrime della ragazza
aveva lasciato sui suoi vestiti, poi si diresse a grandi passi al suo
laboratorio.
Aveva un lavoro da
portare a termine.
Il folletto aprì
l'armadio nero nel quale conservava le pozioni più rare e preziose.
Afferrò una fiala
contenente un liquido incolore, denso e lattescente, poi tornò al
piano di sotto, nella sala dell'arcolaio, e fece apparire il solito
servizio da tè di porcellana decorato con fini ed eleganti motivi
blu.
Versò la bevanda
ambrata e fumante nelle tazze, riservando per sé quella sbeccata,
poi stappò la provetta e lasciò che una singola goccia di quel
potente filtro magico scivolasse in quella destinata a Belle.
Giusto pochi minuti
dopo, la domestica fece il suo ingresso nella stanza: indossava un
abito pulito color pesca, i capelli erano di nuovo in ordine e i
segni delle lacrime erano svaniti. Le lunghe maniche del vestito,
tuttavia, non riuscivano ad occultare del tutto i segni sulle sue
braccia.
Rumpelstiltskin
cercò di non indugiare con lo sguardo su quei lividi che deturpavano
la sua pelle lattea e delicata e invitò gentilmente la giovane a
sedersi, porgendole la tazza.
- Grazie. - La voce
di lei tradiva un leggero disagio, probabilmente a causa degli eventi
del giorno prima, che, nonostante tutto, ancora incombevano tra loro,
e del modo in cui gli si era gettata tra le braccia, piangendo come
una bambina.
Il Signore Oscuro
osservò di sottecchi la giovane mentre sorseggiava con grazia il tè,
attendendo che la pozione facesse il suo effetto.
Non dovette
aspettare a lungo, perché dopo pochi minuti Belle iniziò ad
avvertire le palpebre farsi pesanti e una specie di torpore
l'avvolse, come una fitta nebbia. I suoi arti sembravano essersi
tramutati in piombo e, all'improvviso, si ritrovò a provare una gran
voglia di dormire.
Presto gli occhi le
si chiusero, incapaci di resistere a quella forza misteriosa, ed ella
perse conoscenza, abbandonandosi completamente contro lo schienale
della sedia.
Rumpelstiltskin
sorrise: il filtro aveva funzionato, ma presto la ragazza si sarebbe
ridestata e lui doveva fare in modo che ogni cosa fosse al suo posto
per quel momento, così da non suscitare in lei alcun sospetto a
proposito di ciò che era accaduto.
Si alzò in piedi e
la sollevò con garbo tra le braccia, dopodiché la portò in
biblioteca e l'adagiò sulla poltrona.
Molto
delicatamente, sfiorò i suoi polsi e gli avambracci tumefatti e
praticò un incantesimo di guarigione.
Le ecchimosi
scomparvero completamente e la sua pelle tornò candida e immacolata.
Infine, l'Oscuro
agitò elegantemente una mano e, al posto del nuovo abito color
pesca, Belle tornò ad indossare il grazioso vestito celeste che
s'intonava alla perfezione con il colore, quasi surreale, dei suoi
occhi, senza la minima traccia del più piccolo granello di polvere
ad intaccare il tessuto.
Il folletto attese
qualche minuto, trepidante, poi finalmente l'espressione di lei prese
a mutare e le sue palpebre si sollevarono piano.
La giovane si portò
una mano alla testa e prese a guardarsi intorno, smarrita e confusa.
Sussultò quando si accorse che il suo padrone era in piedi di fianco
a lei e la studiava intensamente, come in attesa di qualcosa.
- Rumpelstiltskin?
Ma cosa...cos'è successo? Quando siete tornato? - Si sentiva
spaesata e non aveva la minima idea del perché si trovasse sdraiata
sulla poltrona della biblioteca, con il Signore Oscuro che la fissava
in quel modo così strano.
- Qual è l'ultima
cosa che ricordi? - Il tono di lui, mentre, senza preamboli, le
rivolgeva quell'insolita domanda, lasciava trasparire una lieve nota
di urgenza, quasi di apprensione.
Belle corrugò la
fronte, riflettendo, poi rispose. - Stavo aspettando il vostro
ritorno... credo. Ricordo che stavo scegliendo un libro da leggere e
poi... più nulla fino ad ora. -
A quel punto, il
folletto sembrò rilassarsi un poco e sfoderò il solito ghigno
divertito. - Ti sei addormentata, dearie. Quando sono arrivato, ieri
sera, ti ho trovata qui e, per tua fortuna, ero particolarmente di
buon umore così non ho voluto svegliarti. Ero giusto venuto a vedere
se eri ancora nel mondo dei sogni. -
Tuttavia, la
domestica non sembrava del tutto convinta di quella spiegazione. Si
sforzò di ricordare altro ma pareva che nella sua memoria si fosse
formato un insondabile buco nero.
Rumpelstiltskin
notò l'atteggiamento dubbioso della ragazza e tentò subito di
cambiare argomento e di dissuaderla dai suoi pensieri. - Be', direi
che hai poltrito fin troppo, dearie. Sono già le otto e mezza ed è
ora che tu inizi a dedicarti alle tue faccende. La mia collezione non
si spolvererà certo da sola, non credi? -
Ma Belle non diede
segno di aver udito le sue parole. Sembrava tutto perfettamente
normale, eppure il suo istinto le suggeriva che qualcosa non andava.
Si sentiva strana, ma non era in grado di rintracciare la causa di
quella sensazione.
Il Signore Oscuro
sapeva che la mente arguta della sua domestica stava lavorando
febbrilmente alla ricerca di quei ricordi che la pozione aveva
cancellato dalla sua memoria. Doveva assolutamente trovare un modo
per distrarla, poi ebbe un'idea.
Senza farsi notare
dalla giovane, schioccò lievemente le dita dietro la schiena e un
istante dopo, dal corridoio, si udì l'inconfondibile suono di un
cagnolino che abbaia allegramente.
- Avete sentito? -
Prima che
Rumpelstiltskin potesse rispondere, nella biblioteca entrò,
trotterellando sulle quattro zampette, un candido cucciolo dal pelo
bianco e morbido. La sua codina saettava freneticamente da destra a
sinistra.
Sul viso di Belle
si aprì un luminoso sorriso stupito. La ragazza s'inginocchiò
immediatamente a terra e prese ad accarezzare il nuovo arrivato e a
parlargli con voce dolce. - Ciao piccolo! E tu chi sei? Come hai
fatto a finire qui? -
Il Signore Oscuro
tirò un sospiro di sollievo: il suo piano aveva funzionato.
- L'ho trovato ieri
sera fuori dal portone del castello. Deve avermi seguito quando sono
entrato. - Improvvisò, sperando che quella debole scusa reggesse; ma
Belle sembrava troppo occupata a vezzeggiare il cagnolino per
prestargli attenzione.
Rumpelstiltskin
venne colto da una lieve fitta di gelosia.
Stupido! È solo un cane!
La ragazza rise
quando il cucciolo prese a leccarle affettuosamente le mani.
Il folletto
sospirò: grazie a quell'espediente era riuscito a distrarre Belle
dal vuoto di memoria, ma ora non sarebbe stato facile liberarsi di
quella palla di pelo scodinzolante. Si era messo proprio in un bel
guaio.
Te la sei cercata, mio caro.
Da Stria93:
Eccomi qui, meraviglie!
Al riparo dal
caldo soffocante di questi giorni, chiusa nella mia camera fresca
(sia benedetto l'inventore dell'aria condizionata!) ho finalmente
portato a termine questa mini-long. :)
Dopo l'angst dei
capitoli precedenti avevo proprio bisogno di aggiungere un po' di
fluff e di tenerezza a questa storia e non potevo negare un lieto
fine ai nostri poveri RumBelle che sono già abbastanza tartassati
nello show.
Ad ogni modo, come
sempre ho cercato di restare fedele ai personaggi e di evitare il
tanto temuto OOC. Questa volta i miei timori riguardano in
particolare il confronto tra Belle e Rumpel nella cella e lo sfogo
finale della ragazza.
Vi prego di non
trattenervi e di dirmi tutto ciò che pensate di questo capitolo,
inclusi ovviamente eventuali critiche e consigli.
In questo periodo
di “studio matto e disperatissimo” e altre mille cose da fare, la
scrittura è una delle attività che più mi aiutano a distrarmi e a
rilassarmi un po'.
Detto questo,
lascio a voi la parola, sperando che la conclusione di questa breve
storia sia stata di vostro gradimento.
Un
ringraziamento grandissimo va alle care claraoswald,
dagaz, Euridice100, gionem, LadyViolet91, padme83, PoisonRain
per aver recensito il capitolo precedente; annachiara27,
Araba Shirel Stark, AthenaKB, Beabizz, claraoswald, dagaz,
Euridice100, gionem, kittyonce, LadyViolet91, La Lady, padme83,
PoisonRain, Rumple_bumple, S05lj, seasonsoflove
per aver inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate; e,
come sempre, anche a tutti
i lettori silenziosi.
:)
Concludo con un enorme “in bocca al lupo” a chi quest'anno
affronterà gli esami di maturità e anche a tutti coloro che, come
me, se la dovranno vedere con la sessione estiva.
A presto! Un bacione a tutti quanti! :*