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Autore: _Hale_    12/06/2014    7 recensioni
Il desiderio che avevo di lei era opprimente. La voglia di averla vicino e sentire il suo odore annientava i miei sensi. La forza che traevo nell'osservarla e nel percepirla era talmente intensa da spingermi a tentare l'impossibile.
Lei era radiosa, solare e felice. Bella. Esattamente tutto ciò che mai avrei potuto avere.
Molti la paragonavano al sole... io, personalmente, odiavo porla in relazione con ciò che più odiavo e che non mi permetteva di vivere. La luna, invece, era un paragone decisamente più azzeccato, qualcosa senza il quale non sarei riuscito ad andare avanti.
La mia esistenza era stata lunga, tortuosa e ricca di talmente tante sfaccettature da non ricordarle neppure nella loro totalità. In verità, tutto quel che esisteva prima di lei scomparve nel momento stesso in cui la vidi, incapace di riflettere sul perchè il suo profumo fosse divenuto la mia unica ragione di vita.
Impossibile dimenticare il momento in cui, per la prima volta, i miei occhi scorsero i suoi, in una giornata di fine estate, quando il mio primo anno all'Istituto di Joskow ebbe finalmente inizio.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Triangolo | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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Era trascorsa ben oltre una settimana da quando Anne aveva messo piede nell'istituto, eppure era ancora lì che si trovava. I suoi genitori le avevano telefonato più e più volte per ribadirle il concetto che, se non si stesse trovando bene, non avrebbe dovuto fare altro che dirlo e sarebbe tornata a casa all'istante. Anne si scoprì a sorridere alle parole di sua madre, dall'altro capo della cornetta, poiché evidentemente la mancanza della loro unica figlia si era fatta sentire in tutto quel tempo, in fondo erano trascorsi quasi tre mesi.
Ma erano cambiate tante di quelle cose da allora. Inizialmente non era affatto contenta di quella situazione, non aveva alcuna voglia di rinchiudersi in un istituto alla mercé di dodici vampiri affamati e pronti a saltarle alla gola ma, diciamocelo, fino a quel momento li aveva conosciuti quasi tutti e nessuno di loro le era parso alla stregua di un animale.
Certo, beh, forse Brittany non si annoverava tra le sue simpatie, ma neppure lei aveva cercato di farle fisicamente del male.
In pratica era in grado di pensare. Non tanto velocemente quanto lo era nel levarsi le mutande in presenza di Gabriel, ma quanto meno alle cose ci arrivava, con un po' di impegno.
Tragedie scolastiche a parte, era finalmente arrivato il giorno tanto atteso dalla maggior parte degli studenti: l'incontro con i genitori.
Era su di giri, la dolce Anne, questo non poteva negarlo. Inizialmente aveva tenuto il muso ai suoi per averla mandata in quel posto sperduto ma, a dirla tutta, era proprio a loro che doveva quello che le stava accadendo.
E poi le erano mancati, erano pur sempre i suoi genitori.
A quanto si era capito dall'annuncio del giorno prima del direttore, le famiglie dei vampiri e degli umani si sarebbero incontrate ad un orario comodo per entrambe le razze; in fondo, se i loro figli erano in grado di socializzare, non lo sarebbero stati anche i genitori?
Fu così stabilito che le famiglie degli umani giungessero nei pressi dell'istituto nel tardo pomeriggio, mentre quelle dei vampiri poco prima dell'ora di cena. Tutti loro, infine, avrebbero cenato insieme agli abitanti della villa e si sarebbero fermati, eventualmente, a riposare.
<< E lui che ne pensa? >>
La voce di Rebecca riportò Anne nel mondo reale, impegnata com'era ad asciugare i capelli per il grande evento.
Guardò l'orologio: mancavano meno di due ore e avrebbe riabbracciato suo padre e sua madre.
<< E' stato lui a proporlo, a dire il vero. Dice che vorrebbe davvero conoscere mia madre e i miei fratelli. >>
Anne riportò l'attenzione su Daphne che, con faccia sconsolata, guardava fuori dalla finestra. Il sole brillava ancora alto nel cielo e i vampiri stavano riposando.
<< Beh, è magnifico! Oh, Daphne, sapessi quanto sono felice per te! >>
E lo era davvero, la piccola Rebecca. Lo erano entrambe per quanto Daphne aveva raccontato loro dopo l'incontro del sabato precedente con Elessar.
Anne le sorrise e, dopo aver spento l'asciugacapelli, andò a sedersi sul letto di Daphne, accanto a Rebecca.
<< Cos'hai? Non vorrai mica rovinare tutto con quel musetto, vero? >>
Le domandò senza smettere di sorridere.
Strano come avesse stretto un legame profondo con due ragazze che conosceva da appena tre mesi e tanto diverse da lei. In un passato non troppo lontano avrebbe mal sopportato l'idea di avere vicino una come Rebecca, a causa della dolcezza che emanava in ogni suo gesto o parola. E in quanto a Daphne, beh, probabilmente non le avrebbe rivolto la parola se non in caso di estrema necessità.
E invece, ancora una volta, doveva qualcosa ai suoi genitori e a quell'istituto: per la prima volta sentiva di aver trovato qualcuno con cui chiacchierare, e confidarsi non le sembrava più una cosa tanto frivola.
<< Certo che no, è solo... andiamo, cosa c'è di sbagliato in me? Fino a poco tempo fa odiavo i vampiri e adesso invece faccio fatica ad aspettare il momento in cui ne rivedrò uno. >>
Daphne, che si era allontanata dalla finestra per iniziare a camminare avanti e indietro nella stanza, aveva dato inizio a uno sproloquio che fece sghignazzare le due amiche senza ritegno. Cosa di cui lei si accorse interrompendosi all'istante, rossa in viso.
<< Ditemi che non ho detto realmente quello che penso di aver detto. >>
<< Lo hai detto. >>
Esclamarono le altre all'unisono.
<< Vi odio. >>
La bruna abbassò appena le palpebre e riservò alle due uno sguardo gelido.
Poi le arrivò un cuscino in piena faccia e non poté fare a meno di unirsi alle risate di Anne e Daphne quando la battaglia di cuscini ebbe inizio.
Sembravano così spensierate, così felici, come qualsiasi diciottenne dovrebbe essere; nessuna di loro poteva prevedere quello che sarebbe accaduto da lì a pochi giorni.
 
<< Non dirmelo: sono ridicolo. >>
Quando Gabriel era andato a bussare alla porta del dormitorio degli umani, fu Anne ad accoglierlo. Comprensibile, tutti gli altri erano scesi a dare il benvenuto alle proprie famiglie, mentre lei era rimasta ad aspettare nel salotto comune che il bel tenebroso si svegliasse un'ora prima del previsto.
D'altro canto a Gabriel piacevano le entrate ad effetto, e quella in cui arrivava mano nella mano con un'umana di certo rientrava in tale categoria.
<< Sei molto elegante, invece. Solo... non sei più tu. >>
Anne lo osservò con attenzione. Persino con una giacca elegante e la cravatta quel vampiro, generalmente amante delle maglie aderenti e le camice scure, le faceva battere il cuore.
Optò, però, per qualche cambiamento.
<< I tuoi sono già arrivati? >>
Le domandò mentre, una volta dentro il salottino, lasciava che Anne gli allentasse il nodo della cravatta e gli sbottonasse il collo della camicia.
<< Sono all'ingresso, mi hanno appena telefonato. >>
<< Quindi abbiamo qualche minuto? >>
Anne allontanò le mani dalla camicia del vampiro e lo guardò di sbieco.
<< Forse un paio. >>
Gabriel a quel punto le sorrise, quel sorriso che lasciava intravedere il canino sinistro e che ad Anne, dopo qualche settimana, procurava brividi ben diversi da quelli dovuti alla paura.
<< Sa', signorina Evans, avranno di ché parlare di sotto, dopo che avremo fatto la nostra entrata. >>
Oh sì, lo sapeva bene.
Gabriel le si avvicinò e la costrinse a poggiarsi contro la parete, mettendo entrambe le mani ai lati della sua testa.
Anne, d'altro canto, non poté fare a meno di ripensare a ciò che avevano passato fino a quel momento. Guardò di nuovo quegli occhi e ci si perse dentro, come aveva fatto molte volte fino ad allora.
<< Sicura di volerlo fare? >>
L'ilarità di Gabriel svanì per un momento, lasciando insinuare nella mente della ragazza il dubbio di quelle parole. Era evidente che lui lo avrebbe fatto, avrebbe fatto di tutto per lei, persino sfidare la propria famiglia. In fondo, non era un segreto che i genitori di Gabriel non fossero simpatizzanti del progetto e avessero acconsentito alla proposta del figlio solo per permettergli di imparare a conoscere bene la razza nemica.
Più volte, da quando ne avevano parlato, Anne si era detta di lasciar perdere. Voleva accontentarlo ma come poteva dichiarare pubblicamente di stare con un vampiro quando i genitori di quest'ultimo erano contrari? Non che non fosse mai accaduto prima che le due razze si mescolassero tra loro, ma era avvenuto nel silenzio e piuttosto di rado, come a voler tenere segreto uno abominio di tale portata.
Ogni volta che si trovava sul punto di dirgli che forse avrebbero fatto meglio ad attendere, però, Anne ricordava il percorso da loro intrapreso: il momento in cui i loro occhi si erano incontrati per la prima volta, il modo in cui Gabriel l'aveva intercettata in biblioteca e spaventata, la punizione che li aveva costretti a stare insieme più di quanto ciascuno di loro volesse e il giorno in cui lui le aveva salvato la vita a sue spese.
Era stato in quel momento che Anne aveva capito di poter correre qualche rischio per provare a stare con lui. Perché insieme, a quanto pareva, avevano qualche possibilità di farcela.
Sorrise e avvolse le braccia attorno alla vita di lui, avvicinandosi al suo corpo e poggiando il capo contro il suo petto. Chiuse gli occhi e inspirò il suo profumo, mentre Gabriel ricambiava la stretta.
<< Non sono mai stata tanto sicura di qualcosa in vita mia. >>
Sentì Gabriel ridacchiare, prima che questo le lasciasse un bacio tra i capelli.
Molti avrebbero avuto da ridire. Altrettanti avrebbero tentato di ostacolarli. Ma erano insieme. Loro due erano insieme e tanto bastava per darsi forza l'un l'altra.
E poi, beh, non erano certo gli unici che avrebbero dato spettacolo: a quanto ne sapevano, anche Daphne ed Elessar si sarebbero presentati alle rispettive famiglie.
Non rimaneva che sperare.
 
*
 
Quando Daphne mise piede nell'atrio dell'istituto, non fece in tempo a fare due passi che i suoi fratelli l'avevano già raggiunta per stringerla tra le braccia fino a toglierle il respiro.
Ah, quanto le erano mancati!
<< E' un po' che non ci si vede, piccola teppista! >>
Il secondo dei figli Moore, Dylan, la scapigliò a dovere prima di stringerla nuovamente tra le braccia, per poi lasciare spazio al maggiore dei fratelli.
<< Simon! >>
Daphne si lasciò baciare e cullare dall'abbraccio più dolce del primogenito, per rivolgersi infine a sua madre.
Non era cambiata di una virgola: quei capelli, così simili ai suoi, erano stati raccolti in un alto chignon e gli occhi azzurri spiccavano luminosi sulla pelle ambrata che la figlia condivideva. 
<< Mamma. >>
La donna, emozionata per l'incontro, non riuscì a trattenere le lacrime. Daphne, che ogni volta che la vedeva piangere la rimproverava bonariamente, scelse di godersi quella reazione in silenzio, stringendo sua madre e rendendosi conto di essersi alzata di almeno un paio di centimetri. Quella donna ormai era più bassa di lei.
<< Femmine, stanno sempre a piagnucolare. >>
Dylan le provocò fino a quando madre e figlia non si separarono e poi, insieme, si aggiornarono sulle ultime novità.
A quanto pareva, Simon era riuscito nel suo intento di ottenere il brevetto da pilota e Dylan aveva fatto il secondo provino per poter entrare in una squadra di calcio locale che gli avrebbe offerto un contratto; la signora Moore ne era entusiasta e così anche Daphne. Certo, però, che ne succedevano di cose in tre mesi.
Lei, d'altro canto, li aggiornò su quanto era accaduto nell'accademia - non proprio su tutto - e indicò in lontananza Rebecca, dicendo che entro la fine della serata l'avrebbe presentata a tutti loro.
Ignorò bellamente il commento ben più che positivo di Dylan sulla sua amica e cercò Anne con lo sguardo. Sapeva che la mora aveva deciso di aspettare Gabriel in dormitorio, ma per nulla al mondo si sarebbe persa la loro entrata in scena. Avrebbero avuto bisogno di tutto l'appoggio possibile. Almeno questo sarebbe stato ciò che avrebbe voluto lei.
<< Sono contenta che tu abbia trovato delle amiche, tesoro, ma... >>
Lo sguardo ceruleo della donna vagò a sondare gli studenti maschi presenti nell'atrio. Erano tutti esseri umani poiché i vampiri erano ancora in procinto di prepararsi.
<< Oh no, ci siamo! >>
Simon rise e Dylan si portò una mano sugli occhi, scuotendo la testa.
<< Cosa? Che c'è? >>
Daphne guardò i fratelli senza capire e i due si piazzarono ai suoi lati, passandole le braccia sulle spalle.
<< Beh, non ci arrivi? >>
Domandò Simon cogliendola di sorpresa. 
<< E' da una settimana che non fa altro che domandarci se, per caso, ci avessi detto che avevi conosciuto qualcuno di interessante qui dentro. >>
Completò Dylan sghignazzando.
Daphne, d'altro canto, si sfilò dall'abbraccio dei fratelli e lì guardò senza capire. Certo che aveva conosciuto qualcuno di interessante, in effetti voleva presentare alla sua famiglia sia Rebecca che Anne e... oh.
Sua madre voleva sapere se si stesse vedendo con qualcuno.
E lei avrebbe dovuto rispondere di sì, in fondo si trattava solo di un vampiro.
Fu sul punto di rispondere, con palpitazione crescente, quando vide sua madre allungare una mano verso l'alto e salutare animatamente qualcuno.
<< Mamma, cosa stai... >>
<< Amber, santo cielo, ciao! >>
Amber era sua madre. E la donna che le si era avvicinata era una vecchia amica di famiglia, trasferitasi in un altro Stato subito dopo la morte del padre di Daphne.
E cosa diavolo ci faceva in quell'istituto?
<< Myriam, non posso crederci! >>
Le due donne si strinsero in un abbraccio sincero e non smisero di parlare fino a quando non si accorsero di Daphne e dei suoi fratelli, tutti e tre con un'espressione confusa in volto.
<< Ragazzi, ricordate Myriam? Veniva spesso a casa nostra prima che... >>
<< Prima dell'incidente. Certo. Come sta, signora? >>
Simon, il più diplomatico ed educato dei tre figli, prese la parola e strinse la mano alla donna che, con espressione raggiante, ricambiò il saluto.
Daphne e Dylan, invece, se ne stavano dietro di lui, accennando un saluto ai nuovi arrivati.
Daphne era impegnata a pensare che definire "incidente" quanto era capitato a suo padre fosse un eufemismo, ma era anche a conoscenza del fatto che la sua famiglia non incolpasse i vampiri più di quanto non avrebbero incolpato un essere umano, a differenza di quello che aveva fatto lei fino a pochi giorni prima.
<< Tu devi essere Daphne. Santo cielo, quanto sei cresciuta! >>
Senza alcun preavviso la donna la strinse in un abbraccio e Daphne, con occhi sgranati e braccia rigide, si sforzò di essere gentile. Quanto meno a parole.
<< Ehm... grazie. E' bello rivederla. >>
La donna si staccò da lei in fretta e furia e i saluti passarono a suo marito, sua figlia e... Michael.
<< Non posso crederci. >>
La ragazza sussurrò quelle parole con lo sguardo rivolto al giovane, apparentemente non sorpreso quanto lei.
<< E così vi conoscete, magnifico! >>
<< Che splendida coincidenza: mia figlia e tuo figlio insieme in questo progetto. >>
<< Coincidenza? No, mia cara, questo deve essere destino! >>
Le due donne ridacchiarono tra loro e lanciarono ai due diretti interessati sguardi eloquenti.
Fantastico. Daphne era certa che quelle due stessero telepaticamente organizzando il matrimonio del secolo.
Fu allora che entrambe si allontanarono per parlare dei vecchi tempi e la ragazza rimase in compagnia dei due fratelli e di Michael, che parlò spezzando la tensione.
<< Quanto credi ci vorrà prima che mia madre mi costringa a chiederti di sposarmi? >>
Daphne cercò di ridere a quella battuta ma non ne fu in grado; al contrario, si irrigidì ulteriormente.
<< Ehi, stavo solo scherzando. >>
Michael fece per avvicinarsi a lei ma Daphne fece un passo indietro, costringendo il ragazzo a fermarsi e guardarla con la fronte aggrottata.
Le parole di Michael erano ancora fresche nella sua memoria e la sua presenza la metteva a disagio, non poteva negarlo.
E a peggiorare la situazione... 
<< Daphne, tutto bene? >>
Per un momento quella voce fu come un'ancora di salvezza per lei; si riscoprì pronta ad abbandonare quell'incontro e rifugiarsi insieme ad Elessar in qualche posto in cui stare da soli, bearsi del suo profumo e della sua presenza, delle sue carezze... e invece no.
<< Ehi >>
Daphne gli riservò un sorriso sincero, cosa che lo portò a non rimanere sulla difensiva. Elessar le si avvicinò e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, soffermando la mano sul suo collo.
<< Scusa il ritardo, ma Gabriel aveva monopolizzato il bagno. >>
La ragazza ridacchiò a quelle parole, poi rimase in silenzio a guardarlo.
Dylan e Simon, che osservavano la scena con una certa curiosità, rimasero in silenzio, a differenza di Michael che, invece, si fece avanti, allungando una mano verso il vampiro.
<< Tu devi essere Elessar, se non erro. Mi chiamo Michael. >>
Elessar distolse riluttante lo sguardo da Daphne, portando la propria attenzione sul ragazzo che gli aveva appena rivolto la parola. Dopo un attimo di esitazione - in cui Daphne fu certa che il vampiro avesse riconosciuto Michael - gli strinse la mano e sorrise, educatamente.
<< Piacere di conoscerti, Michael. >>
Daphne, a dire il vero, di piacevole vedeva poco o niente in quella circostanza.
<< Sei amico di Daphne? >>
Quella domanda non venne pronunciata da colui che, tra i due, avrebbe avuto il diritto di darle voce, ma da Michael. Daphne fece per rispondere ma Elessar la precedette.
<< No, sono il suo ragazzo. >>
E quello fu lo scoop del secolo. Michael rimase impassibile, ma Simon sgranò gli occhi e Dylan fece uno strano verso di sorpresa. Poi la signora Moore parlò.
<< Come hai detto, prego? >>
Evidentemente doveva essere tornata prima che la ragazza se ne rendesse conto. In ogni caso non c'era cattiveria nel suo tono di voce, solo incredulità.
Elessar, d'altro canto, rimase perfettamente calmo. E, nonostante la frustrazione che Daphne provò nel vedersi spiattellata così come stavano le cose, ammirò la sua tenacia.
<< Mi scusi, temo di non essermi presentato. Mi chiamo Elessar e sono il ragazzo... il vampiro che frequenta sua figlia. >>
Fu evidente il suo tentativo di mettere in chiaro le cose. Daphne avrebbe potuto apprezzarlo ma non lo fece fino in fondo. Sua madre, d'altra parte, assimilò con calma le parole e, dopo qualche attimo, allungò la mano verso quella di Elessar.
<< Oh, io... ti prego di scusare me e i miei figli, ma non abbiamo mai avuto molto a che fare con i vampiri e averne uno qui che... insomma, sì, che esce con mia... >>
<< Capisco perfettamente, non c'è nulla di cui debba scusarsi. >>
La donna rimase piacevolmente colpita dalla compostezza di Elessar e non poté fare a meno di sorridergli raggiante. Daphne sapeva già cosa le avrebbe detto una volta fuori dalla portata d'orecchio del vampiro, e i suoi commenti si sarebbero soffermati sulla bellezza e la raffinatezza del suo ragazzo. Un ragazzo vampiro.
Forse il matrimonio con Michael poteva passare in secondo piano. Forse.
Elessar domandò alla donna il permesso di potersi allontanare con Daphne per un momento, mentre Dylan e Simon non facevano altro che lanciarle occhiate divertite e Michael... beh, Michael era sparito. Daphne non fece in tempo a sentire la risposta di sua madre - che sarebbe stata sicuramente affermativa - che un vociare concitato li avvolse e, non appena la ragazza alzò lo sguardo in direzione della scalinata centrale, ne comprese il motivo: Gabriel ed Anne erano arrivati, mano nella mano, sguardo fiero e determinato.
Ed erano bellissimi.
 
*
 
Anne attendeva quel momento da settimane. Erano giorni, in effetti, che non faceva altro che immaginare di riabbracciare i suoi genitori e non potè fare a meno, in quel momento, di cercarli tra la folla.
Alla fine lei e Gabriel si erano decisi a dare inizio allo spettacolo e avevano percorso la scalinata fino a quando - come si erano aspettati - tutti i presenti non avevano smesso di svolgere le rispettive occupazioni per osservare loro.
Un vampiro e un'umana mano nella mano. Insieme. Era un evento più unico che raro.
Nonostante l'ansia che l'aveva assalita in quei lunghi attimi, Anne era rimasta al fianco di Gabriel per tutto il tempo, mentre la stretta di lui attorno alla sua mano si faceva sempre più forte.
Il vociare di poco prima venne sostituito da un silenzio interminabile e, a quel punto, Anne pensò di rifugiarsi in qualche posto sicuro e lontano da quella folla.
<< Ce ne avete messo di tempo. >>
Lo sguardo di Anne venne attirato da Daphne che, insieme a Elessar e Rebecca, si faceva strada fino ad arrivare al suo fianco. Tutti e tre sorridevano ed era esplicita la forza che stavano cercando di infondere in quell'atto di coraggio. Perché, diciamocelo, non poteva essere definito altrimenti.
<< Che volete farci? Anne è dannatamente lenta a prepararsi. >>
Gabriel ridacchiò ma fu evidente quanto si sforzasse di sembrare sereno. Anne lo guardò per un momento, prima di rafforzare a sua volta la stretta delle loro mani.
Attorno a loro la gente continuava a fissarli, incuranti del fatto che alcuni di quegli studenti sostenessero il gesto appena palesato. Era vero che molti di loro credevano nell'integrazione, ma vederla realizzata era tutt'altra faccenda.
<< Ora si prenderanno anche le nostre ragazze. >>
Fu un commento che arrivò alle loro orecchie, e Gabriel si irrigidì.
<< Guardali, che scandalo. >>
Anne si sentì il cuore in gola e neppure i commenti dei tre ragazzi servirono a tranquillizzarla.
Fu in quel momento che le porte dell'accademia si spalancarono, dando l'accesso ad alcune delle famiglie di vampiri giunte per l'occasione.
<< Di bene in meglio. >>
Sussurrò Daphne al fianco di Anne e la mora non poté darle torto.
L'attenzione degli esseri umani si spostò sui nuovi arrivati e molti di loro non riuscirono a evitare di arretrare a quella vista. Quanto ai ragazzi, beh, si persero ad osservare quella ventina di vampiri che attraversava l'atrio e si fermava a metà di esso.
Erano stati in grado di creare un confine immaginario con gli umani persino all'interno di una stanza.
Quando anche l'attenzione dei vampiri fu attirata dalle mani di Gabriel ed Anne, strette in una morsa, una di loro avanzò di qualche passo, abbandonando il gruppo compatto.
Anne non ebbe bisogno di sapere chi fosse, non dopo aver notato la capigliatura corvina e gli occhi di ossidiana, uguali a quelli del vampiro che le stava di fianco.
<< Gabriel. >>
Sua madre. E non sembrava felice di quella assistere a quella presa di posizione.
<< Madre. >>
Il vampiro, tuttavia, non demordette. Rimase al fianco di Annabelle e non accennò ad abbandonare la presa su di lei.
A quel punto, mentre gli esseri umani commentavano sottovoce quella che pareva essere una sfida a entrambe le razze, i vampiri rimasero immobili e in silenzio, lanciando sguardi carichi di disprezzo o curiosità ai due giovani.
Anne, a quel punto, fu certa di non poter reggere quella tensione e fece per tornare nel dormitorio, quando una voce interruppe il borbottio degli umani e attirò l'attenzione dei vampiri.
<< Cielo, gente, rilassatevi. Con quelle facce austere non mi sorprende che gli umani ci considerino dei morti viventi. >>
Devon scese lentamente la scalinata seguito da Zafira, Julian e le vampire; Excess e Lucien lo precedevano.
<< Annabelle, sei davvero incantevole. >>
Lucien pronunciò quelle parole con un tono di voce talmente alto da far sì che tutti potessero sentire e si fermò davanti alla ragazza, esibendosi in un perfetto baciamano mentre le rivolgeva un occhiolino. Anne gli sorrise, grata, e Gabriel gli fece un cenno con la testa.
Un paio di ragazzi, tra le famiglie degli umani, ripresero a parlottare tra di loro e Devon, a quel punto, si rivolse direttamente ai due interessati.
<< Ehi, se aveste qualcosa da ridire sulla qui presente coppia, sappiate che mi trovereste perfettamente d'accordo. >>
Gabriel lanciò uno sguardo di fuoco a Devon e persino Anne non poté fare a meno di guardarlo con rancore. Così come tutti i loro amici.
Poi il vampiro riprese a parlare, sorridendo appena.
<< Ma se osate dire o fare qualcosa che dovesse offendere uno solo dei due, mi assicurerò di avervi per cena. E non intendo come ospiti. >>
A quelle parole gli umani ammutolirono, terrorizzati, mentre i vampiri lanciarono sguardi carichi di incredulità a Devon. I ventiquattro studenti, invece, scoppiarono a ridere.
Gabriel ed Anne si unirono alla risata collettiva e, quando finalmente tornarono a guardarsi, nei loro occhi lessero una consapevolezza reciproca: per la prima volta da quando il progetto aveva avuto inizio, lì, su quella scalinata, umani e vampiri si davano man forte a vicenda... e tutto per sostenere loro due.
 
L'incontro con le rispettive famiglie fu meno duro di quanto entrambi avessero pensato. I genitori di Anne accolsero Gabriel con un abbraccio e sua madre non fece altro che dire quanto fosse bello, attraente e gentile; suo padre fu un tantino più duro ma, alla fine, ammise che doveva trattarsi proprio di un bravo ragazzo, dato che Anne aveva deciso di stare con lui.
Quanto alla famiglia di Gabriel, la situazione non fu esattamente la stessa. Per una serie di circostanze si era presentata unicamente la madre, accompagnata dal fratello di mezzo, Raphael, che in quel momento aveva deciso di prendere una boccata d'aria. Evidentemente, pensò Anne, non aveva alcuna intenzione di incontrarla.
Quel pensiero la rese ancora più ostinata: non capiva perchè quella famiglia facesse tanti problemi a vederla con Gabriel, ma se quest'ultimo voleva stare con lei, allora avrebbe fatto di tutto per far sì che tra loro funzionasse. E si sarebbe presa anche una bella soddisfazione nell'andar contro i desideri di quella vampira.
La donna la guardava dall'alto in basso con sufficienza, senza però essere mai scortese. Al contrario, si rivelò pacata ed educata, a tratti persino gentile, invitandola ad essere indulgente con suo figlio visto il caratteraccio di quest'ultimo. Peccato che, se con le parole intendeva una cosa, il linguaggio del corpo dicesse l'esatto contrario.
Quando arrivò il momento della cena, Anne disse a Gabriel che sarebbe risalita un momento in dormitorio per prendere un coprispalle, in fondo l'aria di Dicembre iniziava a farsi sentire e il suo abito da cerimonia - quel famoso abito da cerimonia che all'inizio dell'anno aveva tanto denigrato - era senza maniche.
<< Vuoi che ti accompagni? >>
Anne gli disse di stare tranquillo e che si sarebbero riuniti dopo cena; il vampiro le lasciò un bacio in fronte ma, prima di lasciarla andare, si sfilò la cravatta e gliela porse.
<< Ti spiace portarmela su? Non riesco più a sopportarla. >>
L'espressione da cucciolo bastonato di Gabriel la fece ridere, ma afferrò la cravatta e si recò verso la scalinata dell'ingresso.
Il preside indirizzò tutti i presenti verso la sala da pranzo e lei, non attirando l'attenzione, salì al piano di sopra. Passò prima dal proprio dormitorio, recuperando un giacchetto, poi si avviò verso quello dei vampiri, con la testa altrove.
Non si aspettava certo che le cose sarebbero state facili, non con la famiglia di Gabriel che, diciamocelo, non amava gli esseri umani, ma almeno avrebbe gradito che la madre del vampiro tentasse di nascondere ciò che nutriva nei suoi confronti: un disgusto alquanto evidente.
Anne non aveva mai sofferto di insicurezza, francamente, ma doveva ammettere che quegli sguardi quasi derisori non l'avevano fatta sentire propriamente a suo agio. 
Tuttavia, si ritrovò a sorridere al pensiero che non a tutti era andata così male: Daphne era stata presentata alla famiglia di Elessar e i genitori del vampiro e i fratelli sembravano adorarla. Era stato così divertente notare l'imbarazzo di Daphne avvolta nell'abbraccio di quell'allegra famigliola. Ed Elessar, santo cielo, era raggiante.
Nel mentre era anche riuscita a conoscere le famiglie delle sue due amiche e, tutto sommato, la serata era ancora lunga, magari avrebbe finito per risultare simpatica anche a...
<< Certo, domani al tramonto. No, sta' tranquillo, ho sistemato tutto. >>
Il pensiero surreale che stava prendendo forma nella sua mente venne interrotto bruscamente da una voce proveniente dall'ufficio del guardiano dei vampiri. La porta era socchiusa. 
Anne non aveva alcuna intenzione di origliare e, quando si rese conto che quella voce apparteneva proprio a Selina, non vide l'ora di andarsene. Non ne conosceva il motivo, eppure quella vampira la metteva in soggezione.
<< Gabriel non ci sarà, te lo assicuro. Santo cielo, è solo un ragazzino e tu ne sei... >>
<< La mamma non ti ha insegnato che non si origliano le discussioni altrui? >>
Una voce calda e profonda la fece sussultare.
In verità sì, glielo aveva insegnato. Ma sentir pronunciare il nome di Gabriel l'aveva fatta fermare sul posto per qualche attimo di troppo. E, a quanto pareva, era stata colta in flagrante.
<< Io non stavo origliando. >>
Scusante un po' debole, senza dubbio.
Quando Anne si voltò verso colui che aveva parlato, scoprì che non era solo la voce di quel tizio ad ammaliarla, ma tutta la sua figura.
La carnagione diafana creava un netto contrasto con i capelli corvini, mossi e lunghi fino alle spalle, un accenno di barba ispida fungeva da contorno a labbra sottili e gli occhi scarlatti - che la fecero sussultare - brillavano alla tenue luce delle torce.
Il ragazzo che aveva davanti - sicuramente un vampiro - incrociò le braccia al petto e la osservò con sguardo apparentemente annoiato.
<< Ah no? E come chiameresti lo stare in piedi di fronte a una porta socchiusa? >>
Anne si sentiva profondamente in imbarazzo, non poteva negarlo. Eppure non demordette. D'altro canto, l'ostilità e la sfrontatezza del tizio non facevano altro che darle maggior forza.
<< Stare in piedi di fronte a una porta socchiusa. >>
Anne si strinse nelle spalle. Il ragazzo inarcò un sopracciglio, per niente convinto. Poi si soffermò a studiarla attentamente, ed Anne si sentì nuda sotto quello sguardo invadente.
<< Non troppo sveglia, a quanto pare. Appena passabile in termini di bellezza e... neppure eccessivamente formosa. Cosa diavolo ci ha trovato in te? >>
Era evidente che parlasse di Gabriel, in fondo la loro entrata non era passata inosservata. Ma il fatto che quello sconosciuto l'avesse giudicata nel giro di un paio di secondi e avesse persino avuto il coraggio di rivolgersi a lei in quella maniera...
<< Fammi indovinare: adesso dovrei chiudermi in camera mia a piangere fino a disidratarmi. E magari tornare a pensare che voi vampiri siate bestie brutte e cattive, dico bene? >>
Il vampiro, quella volta, inarcò entrambe le sopracciglia e dopo lo stupore iniziale sorrise mestamente. Negli occhi uno sguardo furtivo.
Anne deglutì e lui non si era praticamente mosso.
<< Sul "brutti" devo darti torto: siamo belli da mozzare il fiato, soprattutto io. Quanto al "cattivi", beh... >>
Il vampiro fece qualche passo in avanti e costrinse Anne ad arretrare, fino a sbattere contro la porta del dormitorio.
Lo sguardo del ragazzo - che a occhio e croce doveva avere almeno cinque o sei anni più di lei - catturò il suo ed Anne si perse in quelle iridi nere come la pece.
Che strano, eppure avrebbe giurato che fino a poco prima fossero rosse. Evidentemente la luce delle torce giocava brutti scherzi.
<< Non  vorrei farti scoprire quanto tu possa aver ragione a riguardo. >>
Anne deglutì a fatica e si appiattì contro la porta. Quel tipo le metteva i brividi, ma non voleva dargli la soddisfazione di vederla crollare.
Fu così che riprese il controllo di sé e gli rispose a tono.
<< Tu prova a toccarmi e ti assicuro che il fatto che io abbia ragione sarà l'ultimo dei tuoi problemi. >>
E, in quel frangente, non aveva torto: se le avesse fatto del male in quell'istituto, sarebbero stati guai seri per il bell'imbusto.
A quanto pareva Anne aveva fatto breccia nel vampiro che, con espressione delusa, si allontanò da lei, poggiando una mano sulla maniglia della porta dell'ufficio di Selina.
Si voltò a guardarla un'ultima volta ed Anne sentì un fremito correrle lungo la schiena.
<< Gira a largo, ragazzina. >>
E, dopo quell'avvertimento, il vampiro scomparve nell'ufficio della guardiana, sottraendosi alla vista della ragazza.
 
*
 
La serata trascorse nel più piacevole dei modi e ad eccezione di Anne, che a un certo punto si era rivelata più pensierosa del previsto, Daphne non poté lamentarsene. Non considerando l'uscita di Elessar di fronte a sua madre, ovvio.
Ma certo, in fondo perché attendere che fosse lei a dare la notizia ai suoi? La verità, però, era un'altra. E anche se non voleva ammetterlo con chi le stava attorno, avrebbe dovuto almeno avere il coraggio di farlo con se stessa: aveva paura. La privacy c'entrava poco in quel frangente, il fatto che Elessar avesse dato voce a quella che era la realtà dei fatti, invece, era il vero problema di Daphne.
Stava con un vampiro. Lo aveva accettato e doveva imparare a conviverci. E le stava bene, in fondo le piaceva davvero Elessar e aveva provato ad allontanarsi da lui, a rinnegare quel che sentiva quando gli stava vicino o quando non lo vedeva, eppure tutto questo ancora non le bastava.
Quando sua madre e i suoi fratelli la salutarono, Daphne faticò a trattenere le lacrime per quella donna che, invece, non riuscì a mantenere il suo autocontrollo; li seguì con lo sguardo fino a quando non li vide sparire oltre il portone di ingresso, quando questo si chiuse alle loro spalle.
Rebecca ed Anne erano andate via da un pezzo e lei decise di tornare in dormitorio, in fondo Elessar aveva ancora da fare con la propria famiglia.
Santo cielo, pensò mentre saliva le scale e svoltava sulla destra, la famiglia di Elessar le era davvero piaciuta. I suoi componenti non avevano nulla di spaventoso o criptico, come la maggior parte dei vampiri presenti quella sera, al contrario: erano stati gentili con lei ed entusiasti non appena Elessar aveva fatto le presentazioni. Almeno per quella volta il vampiro aveva evitato di definirla la sua ragazza.
Quel flusso di pensieri venne interrotto quando ormai si trovava a pochi passi dalla porta che l'avrebbe condotta in dormitorio, precisamente da una voce che aveva iniziato a riconoscere senza problemi in quegli ultimi tempi.
<< Credevo ti accompagnasse per darti il bacio della buonanotte. >>
Daphne non ebbe bisogno di voltarsi per capire di chi si trattasse, ma lo fece comunque per rivolgersi direttamente all'interessato.
<< Di che stai parlando? >>
La stanchezza era palese nel suo tono di voce e, per quanto Michael potesse starle simpatico, quella sera aveva socializzato abbastanza; in quel momento voleva solo andare a dormire.
Il ragazzo, invece, sorrise di sbieco e si infilò le mani nelle tasche dei jeans, avvicinandosi ulteriormente a lei.
<< Del tuo ragazzo. Si è definito usando questo termine, giusto? >>
D'accordo, la provocazione era piuttosto esplicita e questo portò Daphne a chiudere gli occhi per un momento e sospirare, le mani a massaggiare delicatamente le tempie.
<< Senti, non ho voglia di parlare con te di quanto è successo questa sera, d'accordo? Sono affari che non ti riguardano. >>
E, per quanto potesse essere stata maleducata, non si pentì di aver usato quei toni. Non aveva dimenticato le parole di Michael della settimana precedente e di certo non aveva alcuna intenzione di affrontare con lui i suoi problemi con Elessar.
Che quel ragazzo non avesse speranza con lei - per quanto fosse attraente - era un dato di fatto.
<< Relativamente, Daphne. Relativamente. >>
A quel punto Michael annullò la distanza tra loro ma Daphne non si scompose, non arretrò. Se quel tipo aveva voglia di farle delle avances, beh, aveva trovato pane per i suoi denti.
<< Hai già dimenticato cosa ti ho detto sabato scorso? >>
Daphne lo guardò dritto negli occhi e rispose senza tentennamenti.
<< No. Ma a quanto pare tu hai dimenticato quello che ti ho detto io. >>
Lui sorrise.
<< Affatto. Ma mi piacciono le sfide, e la tua evidentemente lo era. >>
<< Perché voi uomini credete sempre che se una donna vi resiste lo fa solo per spingervi a dare di più? Come disse la cara Elizabeth Bennet, mio caro signore, non ho alcun interesse nel tormentare il vostro animo con falsi rifiuti o vili inganni. >>
Beh, le parole non erano proprio quelle della protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, ma il concetto era stato ben definito.
<< Io credo semplicemente che sarai mia. >>
E, a quel punto, Daphne perse la pazienza.
<< Senti tu, non so chi ti creda di essere, ma ti assicuro che non ho alcuna intenzione di uscire con te, né ora né mai. E per quanto mi riguarda, le nostre madri possono tranquillamente dare... >>
E poi lui si chinò per baciarla, interrompendola improvvisamente.
Daphne non fece in tempo a reagire, non ne ebbe materialmente la possibilità poiché, un attimo dopo l'inizio di quel bacio, Michael fu scaraventato contro la porta del dormitorio.
<< Non provarci mai più. Sono stato chiaro? >>
Elessar si ergeva in tutta la sua potenza a pochi centimetri da Michael, trattenendolo per il collo e impedendogli quasi di respirare.
No, levate il "quasi", Michael faceva fatica a prendere aria. 
<< Elessar! >>
Il grido di Daphne servì a poco, poiché il vampiro non aveva alcuna intenzione di allentare la stretta.
<< Non credo di averti sentito, puoi ripetere? >>
Quella domanda era del tutto superflua, era chiaro. Michael lo intuì e, per quanto la mano di Elessar glielo permise, annuì, stramazzando al suolo quando il vampiro lo lasciò.
Daphne, sconvolta, spostava lo sguardo dall'uno all'altro senza proferir parola, ma non fece in tempo ad avvicinarsi a Michael che, non appena si rimise in piedi, entrò in dormitorio.
Elessar, d'altro canto, non gli tolse lo sguardo di dosso fino a quando non lo vide chiudersi la porta alle spalle. Era livido di rabbia.
<< Cosa diavolo ti è preso, si può sapere? >>
E lei, d'altra parte, era furiosa con lui.
<< Tu che dici? >>
Elessar si voltò verso di lei e le riservò uno sguardo di fuoco. Daphne per poco non ebbe timore. Non lo aveva mai visto così arrabbiato da quando lo conosceva.
<< Non è successo niente, stavamo soltanto... >>
<< Parlando? Beh, la prossima volta potresti almeno cercare di mantenere una distanza di sicurezza, non trovi? >>
<< Non dirmi quello che devo o non devo fare! >>
A quel punto Elessar si portò una mano tra i capelli e sospirò, esausto.
<< Si può sapere qual è il tuo problema? Sei stata fredda per tutta la serata e quando vengo qui per darti la buonanotte ti trovo a baciare quell'idiota! >>
<< Ti ho già detto che non significa niente, è stato lui a baciarmi! In ogni caso è colpa tua, tu... ecco... >>
Daphne si interruppe e abbassò lo sguardo, non sapendo bene cosa dire. Forse non avrebbe dovuto parlarne. Elessar, d'altra parte, inarcò un sopracciglio in attesa che la ragazza continuasse.
<< Non avevi il diritto di dire a mia madre che stiamo insieme. >>
E alla fine lo aveva fatto. Lo aveva detto. E il sopracciglio di Elessar raggiunse vette incredibili.
<< Come, scusa? >>
<< Hai capito bene. Non avevi alcun diritto di dire... >>
<< La verità? E' questo che non potevo dire? Non pensavo fosse un segreto, sai? O forse credevi che tutto quel mio discorso di sabato non includesse il fatto che volessi stare seriamente con te? Credevi scherzassi, che mi stessi prendendo gioco di te e ti stessi proponendo una storia di una notte? >>
Daphne rimase in silenzio, consapevole di non poter avere ragione, quella volta.
Poi Elessar riprese a parlare.
<< Che cosa devo fare per farti capire che sto facendo sul serio? Perchè non capisci che per me sei... che io... >>
Daphne sollevò nuovamente lo sguardo e rimase in attesa. Improvvisamente voleva sentirsi dire cosa lei significasse per lui, voleva sapere quali parole avrebbero seguito quell'"io"... ma quelle stesse parole non arrivarono.
Elessar si passò una mano sugli occhi e scosse la testa. E Daphne comprese di avere esagerato. Quanta pazienza poteva avere quel vampiro con una come lei?
<< Sai che ti dico? Non ce la faccio più. Ci ho provato, Daphne, credimi, ci ho provato in tutti i modi ma tu non me lo rendi facile. Non ti fidi di me, hai paura di quello che potrebbe nascere tra noi e io ti ho dato tempo, ti ho dato dei mesi... ma ora basta. Sono stufo. >>
E qualcosa, dentro di lei, si ruppe. Fu così straziante che la costrinse a rimanere in silenzio, a guardarlo mentre la superava e andava via.
<< E' finita. >>
Furono le sue ultime parole, parole che avrebbero impedito a Daphne di chiudere occhio per tutta la notte.
 
*
 
<< Dove mi stai portando? >>
Erano giorni che pensava a come preparare il tutto: il luogo, il momento, le parole che avrebbe usato e il modo in cui l'avrebbe sfiorata. Era da tempo che voleva portarla nel suo rifugio, nel suo piccolo angolo di paradiso scoperto per caso.
<< Attenta al gradino. >>
Il giorno dell'incontro con le famiglie sarebbe stato ideale, in fondo le lezioni erano state annullate per i vampiri così come per gli umani e nessuno avrebbe dato loro retta dovendo accompagnare i genitori fuori dall'istituto.
Le aveva fatto promettere di aspettarlo in cima alle scale, al secondo piano, dove l'aveva raggiunta allo scoccare della mezzanotte.
L'espressione di Anne, quando lo vide arrivare con una pezzo di seta nera, fu impagabile e Gabriel faticò a trattenere le risate. La bendò e la prese per mano, guidandola verso il terzo piano e facendo attenzione che non inciampasse sulla soglia della porta che, settimane prima, aveva forzato.
Erano saliti lungo un'altra rampa di scale, più vecchia e malmessa di quelle che gli studenti percorrevano ogni giorno e ogni notte, ma abbastanza resistente da reggere il peso di entrambi.
Alla fine della rampa, un lucernario conduceva al tetto dell'enorme villa e, dopo essersi assicurato che Anne si issasse senza problemi, la fece sedere al proprio fianco.
<< Fa freddo... ma dove siamo? >>
Gabriel sorrise mentre le disfaceva il nodo della benda, permettendole di dare un'occhiata.
Non si perse neppure un attimo di quella reazione, i suoi occhi rimasero incantati dall'espressione di lei che dalla confusione lasciò spazio alla sorpresa e, infine, alla meraviglia.
<< Non ho mai visto niente di così... santo cielo, è bellissimo. >>
Gabriel non poté essere più d'accordo, seppur l'oggetto del suo interesse fosse lei.
Aveva pianificato tutto fin nei minimi particolari: dopo aver salutato sua madre e suo fratello era corso in dormitorio a prendere un paio di coperte e dei cuscini e, infine, aveva portato tutto sul tetto prima di incontrarsi con Anne. Aveva perfino un thermos di cioccolata calda.
Lì, di fronte ai loro occhi, si estendeva il parco che avvolgeva nel proprio cuore l'istituto, e più in là, oltre la distesa di alberi, le prime luci natalizie che adornavano le case e i locali del paese vicino.
L'atmosfera era magica, non poteva negarlo, ed Anne sembrava apprezzare.
<< Sarebbe carino se dicessi che nessun ragazzo ha mai fatto niente del genere per te. >>
Disse lui attirando la sua attenzione.
Lei, per tutta risposta, lo guardò sorridendo, inarcando un sopracciglio.
Gabriel non poté evitare di pensare che adorava quella sua aria da dura.
<< In effetti nessuno lo ha mai fatto. Erano un tantino più ligi di te alle regole. >>
Gabriel sorrise e si lasciò cadere sui cuscini con le mani dietro la nuca, intento ad osservare il cielo stellato.
<< Come hai fatto a trovare questo posto? >>
Domandò lei guardandolo da sopra la spalla.
<< Tralasciamo il come e passiamo al perché. Ho bisogno, delle volte, di starmene un po' da solo. >>
<< E' il tuo posto speciale, in pratica. >>
<< Già, il mio posto speciale. Ma ora che anche tu lo conosci, dovrò ucciderti. >>
Anne rise e Gabriel la afferrò per un braccio, attirandola a sé.
<< Dico sul serio! Questo posto non è abbastanza grande per tutti e due, uno di noi dovrà morire. >>
Naturalmente la stava prendendo in giro, ma quando la sentì irrigidirsi nel suo abbraccio comprese di aver esagerato, forse.
<< Non scherzare su certe cose. >>
Il tono in cui lo disse convinse Gabriel a smettere di giocare. Il vampiro le sollevò il mento con le dita, mentre con l'altra mano le accarezzava i capelli in gesti lenti e calibrati.
<< Ehi, stavo solo scherzando. Che ti prende? >>
Anne lo guardò per qualche attimo nel più completo silenzio e, quando Gabriel fu sul punto di convincersi che non avrebbe proferito parola, la ragazza parlò.
<< Non è niente di grave, una sciocchezza. Ho avuto un incubo di recente, in cui tu... insomma, ci stavamo baciando e sembrava tutto normale, ma poi... >>
<< Inizia a piacermi. Continua. >>
<< Poi morivi. Smettevi di respirare e io non potevo fare nulla per aiutarti e... alla fine hai smesso di muoverti, gli occhi vitrei e... e io... >>
Stava tremando. Gabriel afferrò una delle coperte e gliela avvolse attorno al corpo, stringendola maggiormente a sé. Eppure era certo che quei brividi non fossero causati dal freddo.
<< Va tutto bene, Anne, sono qui. Non mi succederà niente. >>
Non era mai stato un tipo superstizioso, tanto meno credeva a cose come l'oroscopo o le premonizioni. In qualunque altro momento avrebbe preso in giro Anne per aver pensato che quel sogno potesse voler dire qualcosa, ma vedendola così turbata tentò di tranquillizzarla.
<< Ehi, ricordi quando ci siamo incontrati in biblioteca, all'inizio dell'anno? >>
<< Intendi dire quando ti sei comportato da stronzo? >>
Gabriel fece una smorfia e, seppur non riuscisse a vedere il viso di Anne, la sentì ridere sul suo petto.
<< Vuoi dire quando ero ancora figo. Ammettilo, da quando sto con te mi sono rammollito. >>
Un po' era vero, doveva riconoscerlo. Prima di incontrare Anne non avrebbe mai creduto di poter cambiare tanto per una ragazza, per di più umana, eppure... insomma, le aveva perfino organizzato una scampagnata romantica sul tetto della scuola! Senza contare che stava andando contro i principi morali della propria famiglia per frequentarla. Non che gliene importasse più di tanto, ma in passato non lo avrebbe mai fatto.
<< E ti dispiace? >>
La domanda di Anne lo riportò con i piedi per terra e il vampiro prese ad accarezzarle la schiena.
<< No. Sono solo sorpreso. Tu mi hai cambiato, Anne, hai... frantumato qualcosa in me e lo hai ricostruito a tuo piacimento. >>
La ragazza portò le braccia a incrociarsi sul petto di Gabriel e poggiò il mento su di esse, in modo da poter guardare negli occhi il vampiro.
<< Sono felice che tu abbia cercato di uccidermi quel giorno, in biblioteca. >>
Gabriel non riuscì a trattenere una risata ed Anne gli sorrise di rimando, mentre entrambi ripensavano al giorno in cui tutto aveva avuto inizio.
<< Non avevo alcuna intenzione di farti del male, volevo solo spaventarti. >>
<< E ci sei riuscito. Sai che volevo andarmene da qui? >>
<< Scherzi? >>
La ragazza scosse il capo in segno di diniego.
<< Affatto. Poi però qualcosa è cambiato, e la paura è diventata determinazione. >>
<< Ecco la mia ragazza, ora ti riconosco. >>
<< C'è poco da scherzare, ti ho odiato davvero. >>
<< L'odio e l'amore sono il preludio e l'epilogo di un bacio. Non te l'hanno mai detto? >>
Continuarono a parlare e a ricordare i momenti trascorsi insieme per minuti interminabili e Gabriel non poté fare a meno di riconoscere che amava quella ragazza più di qualsiasi altra cosa al mondo. La sola idea di separarsi da lei gli spezzava il cuore, un cuore che non pensava neppure di possedere fino a pochi mesi prima.
Mentre Anne parlava, Gabriel, distrattamente, le accarezzò il viso, portandola a interrompersi.
La guardò con tale intensità che la ragazza quasi si preoccupò.
<< Va tutto bene? >>
Il vampiro si domandò se, potendo tornare indietro nel tempo, avrebbe mai scelto una strada diversa pur sapendo ciò a cui sarebbe andato incontro. Il vecchio Gabriel non avrebbe mai voluto incontrare Anne, ma lui... lui avrebbe rifatto quella scelta ancora e ancora, senza mai pentirsene.
Quella ragazza era tutto ciò che gli serviva per essere felice. 
Era tutto ciò che gli serviva per vivere.
<< Ti amo. >>
Glielo aveva già detto, ma in quel momento quelle due parole assunsero un significato del tutto nuovo. La prima dichiarazione era stata spinta dalla rabbia e dalla frustrazione - anche se non per questo si era rivelata meno veritiera -, ma quella... ci aveva riflettuto, aveva ponderato l'idea di vivere senza di lei, di lasciarla e dar credito a ciò che pensava sua madre.
E poi era arrivato alla conclusione che il suo unico desiderio fosse restare con lei, per sempre.
Un tantino frettoloso, dite? Probabile, ma la vita è troppo breve per preoccuparsi delle tempistiche, persino quella di un vampiro.
Anne, che la prima volta aveva reagito con stupore, in quella circostanza sorrise, abbassandosi per lasciare un lieve e dolce bacio sulle labbra del vampiro.
<< Ti amo. >>
E fu come se avesse raggiunto la meta più alta a cui un essere vivente avesse mai potuto aspirare. Altro che farfalle nello stomaco, Gabriel non si era mai sentito più vivo in vita sua e una morsa feroce all'addome lo costrinse a sussultare.
<< Dillo ancora. >>
Anne lo ripeté una volta, e un'altra volta ancora. Gabriel era certo che non si sarebbe mai stancato di sentirglielo dire e... beh, sì, stava diventando esageratamente melenso, lo riconosceva anche lui.
A quel punto afferrò Anne e ribaltò le posizioni, portandola sotto di sé e poggiandosi sui gomiti per non pesarle.
La guardò per un tempo che parve infinito; quegli occhi di ghiaccio erano lì, che lo fissavano e non lo avevano più abbandonato da quel lontano giorno di fine estate.
Si abbassò a baciarla, assaporando lentamente quelle labbra che per lui erano puro nettare, per poi staccarsi amaramente da lei e convincersi del fatto che avevano una vita davanti.
<< Promettimi una cosa. >>
Disse lei, nello sguardo ancora un'ombra di inquietudine.
<< Qualunque cosa. >>
Rispose lui.
<< Non lasciarmi mai. >>
Gabriel rimase in silenzio per pochi secondi, reputando impossibile l'eventualità di lasciarla. Sarebbe stato sempre con lei, qualunque cosa fosse accaduta, Anne lo avrebbe avuto al suo fianco per il resto della sua vita se solo avesse voluto.
Perchè lui l'amava.
<< Farò di meglio. >>
Perché lei era il suo mondo.
<< Sarò sempre con te. >>
Perché fino a quando fossero stati insieme, niente avrebbe più avuto importanza.
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Bene, ed eccomi qui con un giorno d'anticipo nella pubblicazione (piano piano sto a farmi perdonare :P).
Allora, che dire? Il prossimo capitolo sarà un BOOM, quindi ci tenevo a evidenziare alcune cose in particolare: il legame profondo che unisce Anne, Daphne e Rebecca (sappiamo che per le prime due è una cosa del tutto nuova e presto sapremo anche cosa ne pensa la rossa); l'unione che si sta creando tra i vampiri e gli umani presenti nell'istituto; la stima che tutti i vampiri nutrono nei confronti di Gabriel e, infine, i cambiamenti d'umore tipici delle ragazze in età adolescenziale (e in tutto il resto della nostra vita, ma sh).
Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e mando un abbraccio speciale e virtuale a chi recensisce; spero di trovare recensioni interessanti come quelle del capitolo precedente: amo quando mi fate domande ma ancor di più quando vi lanciate in supposizioni *-*
Dunque vi abbandono dicendovi che tra una settimana circa pubblicherò il capitolo che segnerà la conclusione della prima parte della storia... se riesco giuro di pubblicarlo anche prima <.<
Al prossimo capitolo!
 
-Fra
   
 
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