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Autore: _Camelia    12/06/2014    4 recensioni
-Non dire stupidaggini Ash-
Lo ammonii. Sapevo che aveva una ragazza, ma davvero mi risultava impossibile non flirtare un po’ con lui. Impossibilissimo.
Mi mise una mano sul fianco, attirandomi a se sorridendo quasi imbarazzato
-Sai è tutta sera che mi chiedo una cosa.-
Chinai il capo, curiosa di sapere cosa si stesse chiedendo dall’inizio della serata. Probabilmente che taglia di reggiseno portassi, o cose simili, che mi avrebbero fatto vedere quanto coglione fosse quel ragazzo.
Sorrise, passando a fatica una mano fra i capelli bagnati
-Chissà com’è baciarla? Davvero, hai baciato Calum, Michael, persino Luke che è sempre schivo. Me no. Mi è dispiaciuto…-
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Questa è la mia prima FF sui 5sos. Spero possa piacere. Love you all
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non pensarci”
Ripetei fra me e me
“Non ci pensare. Insomma, non sarà nemmeno vero quello che ha detto Skye. Figurati se suo cugino, fidanzato, va a pensare certe cose su me”
Mi torturai i capelli, stringendoli nel ferro per arricciarli quel tanto da dargli una forma non monotona e liscia come mio solito. La parrucchiera me li aveva ritati appena con la spazzola, dopo averli spuntati giusto un poco e averli lavati per bene. Non avevo bisogno di un taglio nuovo, non avevo nemmeno capito perché Skye avesse insistito tanto per portarmi li. Forse per farmi conoscere la chiacchierona Meg. Era una delle tirocinanti, una bella ragazza dalla parlantina sciolta, dalla pelle estremamente chiara per essere Australiana e dagli occhi incredibilmente scuri. Era simpatica, non aveva fatto altro che parlare e parlare; le due erano compagne alle scuole superiori, si conoscevano da più di cinque anni e si vedeva, parlavano di tutto, avevo persino faticato a seguirle e il mio livello d’ Inglese era parecchio alto.
Distratta dai miei stessi pensieri, non mi resi conto di esser particolarmente vicina alla parte calda del ferro, con la mano e, causa conseguente, mi scottai le dita che reggevano il pezzo caldo. Strinsi i denti, per non cacciare un urlo e far accorrere mio fratello o l’intero vicinato, lasciando cadere il ferro per terra, sul pavimento in legno. Mi abbassai a riprenderlo, prima che fosse troppo tardi e incendiassi così la casa; lo sistemai sul lavandino in marmo del bagno e poi, sospirando, scesi in cucina per prendere dell’uovo: il tuorlo faceva bene alle scottature, l’aveva sempre detto nonna e io, mio malgrado, l’avevo spesso sperimentato sulla mia stessa pelle. Si, ero molto maldestra, più che altro avevo le mani fatte di pane, mi cadeva di tutto, sul serio, una volta avevo perso la grata per i ferri e mi ero ustionata il piede. Il tuorlo aveva evitato si formasse una cicatrice.
Aprii l’uovo sotto lo sguardo di mia madre. Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò ridendo divertita
-Vent’anni di ragazza e ancora ti scotti facendo i boccoli?!-
Misi il broncio lasciando cadere l’uovo sul dito. Era cattivo da dire alla propria bambina, poi era obbligatorio ricordarmi avessi ormai vent’anni?
Erano le 15.40 del 25 di Luglio, ero ormai ventenne da qualcosa come quindici ore e quaranta minuti eppure, si, riuscivo ancora a farmi male come una poppante. Beh, non era di certo colpa mia se mi avevan creata così maldestra! E come diceva Jessica Rubbit, “io non sono maldestra, mi disegnano così!”.
ok, lei non era maldestra, ma insomma il significato è quello, ci siam capiti no!?
-Mamma dai non rigirare il dito nella piaga!-
Alzò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente. Mi dispiaceva lasciarla a casa la sera del mio compleanno, ma non avevo scelto io di organizzare una festa in riva al mare. No, non ero stata io, erano stati quegli idioti degli amici di mio fratello, a volerla dire tutta, assieme a quella gran stronzetta della mia nuova amica. Dannato il giorno in cui la incontrai all’esame.
Sorrise, passando una fetta di torta nel piatto che poi lasciò sul tavolo
-La mangi? E’ la tua preferita!-
Sorrisi. Era rituale che mamma facesse una torta al mio compleanno. Crescendo avevo imparato a farle io, ma il tiramisù usciva bene solo a lei, quindi quello sarebbe stato il mio regalo, o parte di esso, da parte sua. Non volevo altro, a dire il vero, e non avevo chiesto nulla di particolare; anzi, per non disturbarla non avevo nemmeno pensato di chiederle di pagarmi la festa, anche se dubitavo l’avesse fatto Claudio al posto mio.
Mi misi seduta, tirando poi a sedia sotto al tavolo, per mangiare di fretta la mia fetta di torta, mentre mamma puliva distratta la cucina. Mi alzai, sorrisi e buttai giu un bicchiere d’acqua
-Ottima come sempre. Devi dirmi il segreto sai, a me non esce così!-
Scossi la testa, mentre mamma rideva divertita dalla cosa. Non mi avrebbe mai e poi mai rivelato il segreto della sua torta perfetta; avrei dovuto sempre chiedere a lei, così si assicurava di certo che non me ne andassi quanto prima possibile. Furba.
Alzai gli occhi al cielo e, ripulitomi il dito ustionato, salii in bagno per finire di farmi i capelli. Li intrecciai sul capo a mo di cerchietto, lasciandoli sciolti sulla schiena, liberi di andarsene dove più gli pareva. Presi dalla trousse il necessario per truccarmi, un ombretto marrone chiaro e una matita, sempre marrone, più scura per poter fare uno smokey eye leggero e naturale. Finito quello, passai il rossetto rosa sulle labbra, guardai il risultato finale e annuii soddisfatta dell’opera. Mancava solo il vestiario ora.
Ero tentata di cambiare vestiti e prendere qualcosa di solito dal mio armadio, ma Skye mi mandava messaggi minatori qualcosa come una volta ogni venti minuti, dicendomi di attenermi al piano per la serata e basta.
Il piano era semplice.
Mi sarei dovuta preparare, truccare per bene e vestire come se avessi dovuto competere con qualcuno poi, una volta pronta, avrei dovuto chiamare Ash e chiedere di venirmi a prendere. Non capivo perché dovessi chiamare lui contando che, accanto a me, Luke se ne stava spalmato sul divano, da come sentivo urlare dalla madre.
Una volta ripescata da Ash, saremmo andati a prendere la torta e le candele, pronti a dare gli ultimi ritocchi alla spiaggia scelta. Non avevan voluto dirmi dove saremmo andati, come se effettivamente le cose potessero cambiare insomma…non sapevo un singolo nome li a Sidney, che non fosse Sidney stesso. Avevo l’orientamento di una talpina, dovevo ammetterlo.
Entrai in camera, presi i vestiti scelti e li infilai; mi osservai allo specchio decidendo se mettere o meno una cintura in vita. Vinse la prima ipotesi, avevo una vita stretta e la cintura sarebbe stata decisamente bene li.
Guardai l’orologio e sussultai, si era fatto più tardi di quello che pensavo. Insomma, dovevo chiamare Ash quando ero pronta, si, ma non dovevo metterci anni a prepararmi!
Presi il telefono, composi il numero e aspettai che rispondesse; sentendo la sua voce sorrisi lisciandomi una ciocca di capelli fra le dita. Mi schiarii la voce, ritenendo non fosse il caso di fare la stupida al telefono
-Hem ciao… Sono pronta se vuoi passare…-
lo sentii ridacchiare, con quella sua solita risata che avrebbe fatto impazzire chiunque, compresa me
-Arrivo piccola…hem…Iris.-
Arrossii, mi schiarii ancora la voce, poi decisi di lasciar perdere il fatto che mi avesse chiamata così.
Certo, la botta di adrenalina e confusione arrivò una volta riagganciato al telefono. Mi sentii arrossire, il cuore battere e le mani sudare. Era una cosa stupida, insomma lui era fidanzato!
Maledissi me stessa, buttai il telefono in borsa, cercai di calmare il rossore e poi, borsa in spalla e scarpe in mano, scesi in cucina. Mia mamma teneva in mano una scatola di scarpe, tutta soddisfatta; su questa, in oro su nero, stava un marchio che pensavo non avrei mai visto in vita mia: una Y intersecata a una S e a una L.
Mia madre mi aveva comprato delle decolletè di Yves Saint Laurent, quelle che le chiedevo da due anni all’incirca. Aprii la bocca, presi le scarpe dalla scatola e le guardai: sarebbero state da dio con quello che avevo scelto di mettere, certo forse era un po’ troppo per una serata in spiaggia, ma perché non sfruttarle almeno fino all’arrivo alla spiaggia.
-Tu sei pazza mamma! Completamente fuori!-
le lasciai a  terra, infilandoci poi un piede per volta, guardando se mi stessero giuste e se mi facessero una bella gamba. Annuii soddisfatta, chiedendo a mamma un parere. Mi guardò con fare critico, poi annuì
-Queste sono in comune!-
Mi stavano bene e le piacevano. Ero sicura che me le avrebbe chieste in prestito, odiavo il fatto che avesse il mio stesso numero, ma sapevo e speravo che non le saltasse in mente di infilare un tacco 15. Io ero bassa, potevo, lei non troppo.
Uscii sentendo il clacson suonare dal vialetto, salutai mia mamma lasciandole un frettoloso bacio sulla guancia, mi spruzzai il mio profumo preferito e poi mi chiusi la porta alle spalle. Controllai di avere tutto nella borsa e andai a salutare Ash che, non vedendomi arrivare, era sceso dall’auto ancora accesa.
Sorrise, passò lo sguardo su tutto il corpo e poi, in imbarazzo, si passò la mano fra i capelli
-Wow, Sei bellissima!-
Non mi aspettavo commentasse così, ad esser sincera. Era un ragazzo davvero strano, un tenerello che metteva in imbarazzo, in senso buono, sia me che lui stesso. Alzai le spalle, mi sistemai una ciocca di capelli e sorrisi timidamente
-Grazie!-
Si avvicinò a me, allungando le braccia per avvolgermi in un abbraccio, proprio nello stesso momento in cui uscì mia madre di casa, con in mano un mazzo di chiavi, urlante. Si interruppe subito, sorridendo sorniona, probabilmente pensava mi fossi finalmente trovata un altro ragazzo e avessi dimenticato definitivamente Edoardo.
Alzai gli occhi al cielo e feci un passo indietro, voltando le spalle al ragazzo che, nel mentre, salì nuovamente in auto. Guardai con fare critico mia mamma e la salutai ancora, infilando in borsa le chiavi
-Scusa. Possiamo andare ora!-
Cercai di sorridere con fare più convinto, stare da sola con lui mi scombussolava sempre.
La macchina sapeva di fresco, un profumo che riuscivo ad associare al ragazzo accanto a me con tanta facilità, da rimanerne quasi sorpresa.
Mi sistemai sul sedile, coprendo le gambe con la borsa grande
-Puoi lasciarla sul sedile se vuoi-
Si voltò appena, prendendo una sua felpa per spostarla sul sedile dietro al suo e fare spazio su quello dietro al mio. Annuii, sempre sorridendo, e mi voltai a mia volta per lasciar cadere la borsa sul sedile, scontrando la mia mano con la sua, in maniera assolutamente casuale.
Lo vidi spostare lo sguardo, per pochi secondi, verso di me, per poi tornare velocemente a concentrarsi sulla strada. Guardai anche io quest’ultima, chiedendomi dove diavolo stessimo andando: dovevo davvero avere un pessimo orientamento, contando il fatto che poco dopo uscimmo in centro. Come avevo fatto a non riconoscere la strada?!
Ash parcheggiò, scese dall’auto e aspettò che facessi lo stesso. Tenendomi la grossa mano sul polso, per non perdermi in mezzo alla folla, si incamminò verso la pasticceria alla quale avevamo dato l’ordine di fare una grossa torta. Non avevano voluto dirmi com’era fatta, ma Claude mi aveva accennato al fatto che mi sarebbe piaciuta e che, forse, avrei apprezzato il regalo degli altri. Per altri, ero sicura, intendeva Elife  e Gab. Mio fratello, da solo, non sarebbe mai riuscito a trovare la mia torta da pasticceria preferita, no; per quello sarebbero serviti i miei migliori amici.
Feci per entrare in pasticceria, ma il ragazzo mi bloccò sorridendo, fermandosi improvvisamente e facendomi sbattere la testa quasi contro la sua nuca. Nonostante fossi di parecchio più bassa di lui, con quei tacchi, quella sera gli arrivavo appena sotto al mento. Ero davvero piccolina.
Arretrai di un passo, distogliendo gli occhi dai suoi per non arrossire
-Aspetta qua, la prendo io non voglio tu la veda prima del tempo.-
Allungò una mano per sistemarmi una ciocca dietro l’orecchio, poi entrò dalle porte scorrevoli per uscirne qualche minuto dopo, con un grosso scatolone color carta da zucchero in mano. Sorrisi e scossi la testa, era grande o pareva solo am e
-E chi si mangerà una torta tanto grande scusa?-
Lo sentii ridere da dietro il grosso scatolone poi, dicendomi di non preoccuparmi per quello, si incamminò verso la macchina voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi lo stessi seguendo.
Il tragitto dalla pasticceria alla spiaggia fu silenzioso: mi limitai ad ascoltare i cd di Ashton, la musica che ascoltava mi piaceva parecchio, mentre lui guidava tamburellando le dita a ritmo sul volante. Una volta arrivati, scese per aprirmi la portiera, senza che me ne accorgessi contando il fatto che stavo ripescando la borsa dal retro dell’auto.
Una volta con i piedi a terra, mi trovai a pochi centimetri dal ragazzo; gli arrivavo con la fronte al mento, ma potevo vederlo chiaramente sorridere. Sentii le sue mani avvolgermi i fianchi, mi spinse leggermente contro la portiera dell’auto per potermi guardare in viso
-Sei proprio piccolina-
Disse ridendo, per poi appoggiare la fronte alla mia, abbassandosi di poco per potermi guardare negli occhi. Il tutto mi lasciò decisamente, e piacevolmente direi, confusa. Non sapevo che ribattere se non qualche frase sconnessa e balbettata. Rise ancora, attirandomi a se e facendomi appoggiare il volto al petto.
Sentivo il suo cuore battere più veloce, o forse era solo il mio ad essere impazzito  e a fare tanto rumore
-Non ti avevo ancora fatto gli auguri-
Si giustificò, appoggiando il mento sulla mia testa; si abbassò ancora, allontanandosi di poco, poi mi lasciò un bacio sulla guancia, spostandosi impercettibilmente sempre più vicino all’angolo della bocca. Trattenni il fiato, tenendo chiusi gli occhi, per poi sobbalzare sentendo qualcuno, dietro di noi, schiarirsi la voce.
Lui si staccò guardandomi per qualche secondo, sembrava confuso e in contempo risoluto. Si allontanò e andò ad aprire il baule, mentre la cugina zampettava verso di noi, muovendosi sicura sui tacchi a spillo. Per fortuna non ero stata l’unica a optare per quelle trappole infernali.
Sorrisi, decisamente imbarazzata e lei, invece, mi sorrise come a volermi dire “vedi!? Io ho ragione carissima!”
Sospirai e mi avvicinai a lei
-Hum…ciao Skye-
Mi abbracciò, per poi allontanarsi e squadrarmi da capo a piede. Alzò i pollici in segno di approvazione, poi aprì a bocca guardando le scarpe
-Hoho! Che bel regalino indossi! Su, adiamo. Ash se la caverà da solo!-
Annuii e la guardai allontanarsi, pronta a seguirla. A fermarmi fu una mano, tanto grande da essere inconfondibile. Trattenni ancora il fiato, voltandomi verso di lui sorridente
-Si?-
Mi porse la sua felpa dicendomi di tenerla in caso fosse venuto freddo a qualcuno. Mi chiese di tenerla in borsa, contando che era enorme non rifiutai. Una volta sistemata la felpa in borsa, gli voltai le spalle
-Comunque ha ragione Skye. Quelle scarpe ti stanno proprio bene e ti sono utili. Mi arrivi al mento con quelle-
Era una constatazione, forse, ma mi fece ripensare a pochi minuti prima e, ovviamente, arrossire come una stupida. Balbettai un grazie e, cercando di non cadere come una pera lessa, raggiunsi Skye. I tavoli e tutto il resto, ovvero una console da dj, alcolici e tutto quello che sarebbe servito a una festa, stavano su una piattaforma in legno, al centro della spiaggia. Poco distante stava un ammasso di legna, avremmo fatto un falò per caso? Quanto pensavano di stare li.
non appena arrivai, mi furono consegnate sei torce da impilare ai lati della piattaforma per tenere lontane gli insettacci che li, di certo, abbondavano. Sistemai le cose e poi feci spazio su un tavolo alla torta; Ashton stava arrivando, i muscoli contratti nello sforzo di tenere quella torta in mano e un sorriso stampato in faccia, seguito da altri ragazzi.
Vennero tutti a farmi gli auguri, nonostante non li conoscessi, e poco dopo si fiondarono chi sul banchetto degli alcolici, chi invece su quello pieno di cibi tipicamente Italiani. C’era anche lo zampino di mamma qua.
-Iris! Vieni a ballare con noi dai!-
Michael e Calum, in pista, si scatenavano creando una cerchia vuota attorno a loro: erano scoordinati e potenzialmente pericolosi, ma sapevo mi sarei divertita da morire con quei due mocciosi.
Li raggiunsi quasi correndo, per poi trovarmi schiacciata fra i due che si divertivano a farmi fare la figura del sandwich. Mi presero entrambi per mano, per poi farmi girare seguendo una loro strana logica, finchè non mi trovai a implorarmi di non farmi più fare la trottola.
-Andiamo a bere allora!-
Michael mi sollevò di peso, caricandomi in spalle manco fossi un piccolo Hobbit portato a Isengard. Se avessi detto quella battuta, solo lui avrebbe capito e io ne ero più che certa!
Mi scaricò accanto al bancone degli alcolici, facendomi perdere l’equilibrio e atterrare addosso ad Ashton. Ne riconoscevo il profumo e, in contempo, mi sentivo una stupida maniaca. Insomma come potevo riconoscere il suo profumo?!
Mi schiarii la voce, sorridendo, per poi voltarmi verso di lui e scusarmi
 - Michael mi ha fatta cadere, scusa-
Sorrise e alzò le spalle, prendendomi per mano per farmi voltare; mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento alla mia spalla
-Che bevete?-
Chiese; mi voltai appena, trovandomi le sue labbra tanto vicino da pensare di volerlo baciare. Sbattè le palpebre aspettando una risposta; schiarii la voce e scossi la testa, indicando Lanterna Verde
-Michael che beviamo?-
Lui si voltò con tre bicchieri in mano, stupito quasi dalla domanda. Alzo le spalle e ci lasciò due bicchieri, preparandone altri per Calum, Claude, Luke e Skye.
-Non lo so ho messo di tutto!-
Alzai gli occhi al cielo, ma non lo sapeva che fare miscugli poi ti faceva star male?! Consegnò i bicchieri agli altri quattro poi, una volta tutti con i bicchieri in mano, li alzò proponendo un brindisi in onore del mio compleanno.
Sbattemmo i bicchieri assieme e poi portai alle labbra il mio; ne assaggiai un sorso e, non trovandolo male e essendo parecchio assetata, lo buttai giù d’un fiato.
Skye mi prese per mano e mi portò davanti alla torta, aprendola finalmente per farmi vedere come fosse: era bianca, decorata da nastrini e roselline color rosa Chanel e azzurro Tiffany, i colori che preferivo. Al centro, sul secondo piano del fondente bianco, stava una mia foto con Elife, Gab e Claude. Sotto questa, invece, una foto con Skye e i ragazzi. Erano stati tenerissimi, tanto da farmi quasi piangere e l’avrei fatto, se ne fossi stata capace. Mi girai a ringraziare uno per uno i ragazzi, baciandoli sulle guance, ma quando arrivai a Calumsp, l’ultimo, lui mi portò la mano dietro il collo e mi spiaccicò la faccia nella torta, mandando a quel paese tutto il primo strato, quello più piccolo.
Restai ferma per assimilare l’accaduto, fra le risate e gli applausi generali. Mi rialzai togliendomi la torta dal viso, per poi guardare il Kiwi con fare minaccioso.
-Sei spacciato!-
Barcollando sui tacchi lo rincorsi e, una volta preso, gli spalmai la torta che tenevo in mano in faccia, ridendo divertita dalla cosa.
Era stato tutto un complotto,mi disse, quindi non dovevo prendermela solo con lui. Ma il fatto era che solo lui aveva avuto il coraggio di accettare il compito e guadagnarsi una mia vendetta fresca fresca!
Mi ripulii il viso togliendo la panna bianca, poi presi una fetta di torta, come gli altri invitati, per assaggiarla.
Il caldo, la torta e la corsa stavano iniziando a far metabolizzare al mio organismo l’alcool, tanto che sentii la testa leggera e un sorrisetto stupido dipingersi in volto. Barcollai leggermente e delle mani mi tolsero il piattino dalle mie, per poi sorreggermi stingendo appena il gomito.
-Forse dovresti togliere i tacchi, non vorrei ti facessi male-
Ashton si preoccupava sempre troppo; scossi la testa sorridendo, per poi andare a ballare con alcuni invitati.
Passai la serata così, ballando con questo e quello, bevendo di tanto in tanto e divertendomi con i ragazzi e persino con mio fratello. Una vota calato il sole, alcuni se ne andarono e altri si aggiunsero per ballare ancora e ancora.
Verso le quattro, finita l’energia per alimentare luci e musica, la gente se ne andò storta e stanca: restammo solo noi ragazzi, con poca voglia di sistemare il casino creato sulla spiaggia.
-Stiamo qua a dormire. Accendiamo il falò ora!-
Annuii alle parole di Calum che, ripreso dalla sbornia in poche ore, si alzò con gli altri per accendere il fuoco. Tolsi i tacchi e affondai i piedi nella sabbia, incamminandomi verso non so bene dove, camminando sulla sabbia fresca.
Mi voltai solo quando sentii Ash chiamarmi da lontano; gli sorrisi e feci cenno di raggiungermi, li si stava bene: l’acqua rientrava in una piccola grotta che lasciava metà sabbia asciutta. Giungeva giusto per bagnare i piedi a chi vi si fosse seduto dentro.
Io, mi ci lasciai cadere appoggiando la schiena alla parete fredda di roccia, così come fece poco dopo il ragazzo. Sospirò, facendomi abbassare le gambe per appoggiare la testa su di esse
-Ho bevuto troppo-
Sentenziò. Eppure lo trovavo incredibilmente lucido, forse gli brucava lo stomaco come bruciava a me?!
Sorrisi, giocherellando con le ciocche umide dei suoi capelli; erano morbidi nonostante tutto, mi piaceva infilarci le dita, davvero.
-Forse anche io!-
Concordai con lui, distratta dalla sua mano che, coraggiosamente, mi solleticava la pelle delle gambe. Non mi sentii in imbarazzo, l’alcool mi lasciava sempre più inibita del solito, più audace e coraggiosa.
-Sai…l’altro giorno ti parlavo del fatto che fra me e la mia ragazza non andasse bene. Ora trovo stupido chiamarla ragazza-
Scrollò le spalle. Io aggrottai le sopracciglia confusa, non capivo che volesse dire e perché lo stesse dicendo a me. Si alzò, prendendomi in braccio per farmi coccolare a lui, contro il suo petto
-Le relazioni a distanza sono stupide. Non le interessavo sul serio, forse nemmeno lei-
Scosse ancora la testa. Alzai lo sguardo verso di lui, poggiandogli le dita sulla pelle scoperta, appena sotto al collo; abbassò lo sguardo verso di me, guardandomi intensamente, lasciandomi senza fiato.
Sbattei le ciglia, cercando di trovare aria nei polmoni per parlare
-E chi ti interessa?-
Chiesi a voce strozzata. L’avevo detto, io,che l’alcool mi lasciava più inibita.
Sorrise, passandomi la mano sul viso, fermandosi sul mento per alzarlo abbastanza da far sfiorare le sue labbra con le mie. Trattenni ancora il fiato, chiudendo gli occhi
-Vuoi davvero parlare?-
Chiese sussurrando, come a voler rendere più intima la cosa. Scossi la testa senza pensarci troppo e, ochi secondi dopo, le sue labbra premettero contro le mie.
Seppi solo allora di essere perfettamente lucida e padrona del mio corpo.
Sentivo tutto: il formicolio nei punti in cui passavano le sue mani, il bruciore sulle labbra gonfie per i baci, il suo sapore di menta e panna, il profumo dolce e forte che lo caratterizzava tanto. Tutti i miei sensi erano attivi alla grande, potevo persino sentire il ritmo accelerato del respiro e dei battiti.
Mi staccai per riprendere il fiato, restando con le labbra vicine alle sue per poi stampargli altri piccoli baci, e così continuammo fino a che non sentimmo le voci dei ragazzi chiamarci da fuori la piccola grotticella. Ci staccammo quasi controvoglia, fissandoci sempre intensamente negli occhi
-Dovremmo uscire-
Annuii alzandomi appena, ero piccola e li dentro ci stavo pire in piedi. Uscii dalla piccola rientranza nella roccia, sistemandomi i capelli, per poi aspettare Ash e raggiungere gli altri.
Erano tutti troppo stanchi per chiederci che avessimo fatto, eravamo stanchi anche noi, ma prima di addormentarmi sentii le sue braccia avvolgermi, stringendomi contro lui per augurarmi la buona notte.
La stanchezza mi piombò addosso, facendomi chiudere gli occhi velocemente, sbiascicando qualche parola che voleva sembrare un “buona notte” al ragazzo dietro di me. 

Spazio autore

Yee sono riuscita a aggiornare dopo una settimana, più o meno.
Ringrazio immensamente per le recensioni. So che non sono molte, ma a me fa sempre piacere ricevenre e sapere che pensate di quello che scrivo. Per me è davvero importante, davvero davvero!
Lasciatemi un commentino, ne sarei felice!
Ringrazio anche le lettrici silenziose, siete tutte carucce <3
Se volete seguitemi su Twitter, io ricambio ;)
Alla prossima, Bee <3
   
 
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