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Autore: OkinoLinYu    12/06/2014    3 recensioni
Due figure su una barca, avvolte dalla nebbia.
«Devi consegnarlo a Re Uther. E’ estremamente importante.»una voce di donna, severa, ma amorevole.
«Certo, madre.» l’altra voce, giovane, ma sicura.
«Sii prudente…» la voce di donna si fa preoccupata.

Una ragazza arriva a Camelot con un messaggio per Re Uther, ma la sua missione avrà dei risvolti inaspettati, che condurranno alla scoperta di altri misteri...
[Dal CAP 3: Erano ad un passo di distanza e Brigit sentì uno strano fremito, dapprima cercò di non pensarci ma poi, sentendo che si faceva più insistente ogni passo che il ragazzo faceva nella sua direzione, decise di ascoltarlo. Come guidata da una forza estranea alla sua mente, si avvicinò a Merlino e gli prese le mani; al semplice tocco aveva già capito, e i suoi occhi s’illuminarono.
«Sei un figlio di Avalon!» esclamò gioiosa.]
Salve a tutti, questa è la mia prima ff su Merlin. La storia che ho pensato è un misto di leggende celtiche, miti dell'antica britannia, del ciclo arturiano, con un po' di storia e un pizzico di fantasia.
Mi auguro che vi possa piacere.
OkinoLinYu
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
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Writer's corner: E chi è che spunta dalla tomba come un zombie? Sono io! Sono io! :D Ciao a tutti :) Scusatemi per lo SCANDALOSO anno trascorso tra l'ultimo capitolo e questo ma...ero bloccata T___T si, avevo un calo d'ispirazione, non sapevo come continuare, non avevo idee, testa vuota e mani ferme...ma adesso ho ritrovato l'ispirazione e vi prometto che continuerò questa fic per la giuoia mia e vostra! Vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni! A presto! :*
Okino LinYu




Capitolo 16: Incubo

Buio. Buio totale. L’oscurità l’avvolgeva come una coperta, quasi tangibile, densa e palpabile come l’acqua. Brigit si sentiva immersa in quest’ombra, galleggiava senza forze in un mare nero. Sembrava non esservi alcuna traccia di esseri viventi, i suoni erano annullati, il vuoto era infinito.
“…dove mi trovo…?”
Brigit non capiva se avesse parlato o pensato, se avesse gli occhi aperti o chiusi, se stesse respirando o fosse morta. In quel limbo nulla sembrava poter essere reale, nemmeno i suoi ricordi.
“…Galvano…”
Fu la prima persona che le venne in mente.
Un bagliore improvviso e Brigit si destò come dopo un brutto sogno. Era nella sua stanza, ad Avalon, o almeno così pareva; più si guardava attorno più quel luogo non le dava una sensazione di familiarità, guardò verso la finestra ma non riuscì a capire se fosse giorno o notte.
Tornò a fissare ciò che aveva di fronte e vide che un piccolo bagliore si faceva strada tra le inquietanti ombre di quell’innaturale stanza. Una piccola luce fluttuava nella sua direzione, si stava ingrandendo sempre più, prendendo una forma antropomorfa, si riuscivano a distinguere una fluente chioma e il busto avvolto da una veste leggera.
«M..madre?»
Mentre pronunciava quella semplice e infantile parola la figura di Lady Viviana si materializzò in tutta la sua eterea regalità.
Il labbro di Brigit cominciò a tremare e gli occhi le si riempirono di lacrime, così si lanciò a braccia aperte verso la figura della donna, piena di speranza, ma l’attraversò come fosse fatta di fumo. Ricadde sulle morbide coperte, sconcertata e impaurita; con le guance bagnate e lo sguardo offuscato, cercò di rimettersi a sedere sul letto.
Tremante, provò a rialzarsi, ma le braccia non ressero il peso. Si sentiva come schiacciata da un grosso masso, che però non premeva sulla schiena, ma sul cuore.
La madre poggiò con delicatezza una mano sui suoi capelli scuri, accarezzandoli piano. Brigit quasi sentì quel contatto, fu come il tocco del vento, senti la sua presenza, ma senza poter afferrarlo tra le dita.
«Piccola mia…» La voce di Lady Viviana era lontana, e flebile.
Brigit non riusciva a fermare il suo pianto sommesso. Aveva nascosto il viso tra le braccia e si era rannicchiata in posizione fetale.
«Dove…mi trovo?» riuscì a sussurrare tra un singhiozzo e l’altro.
«Sono qui per avvertirti…» la voce della regina era preoccupata. «…Morgana…»
Sentendo quel nome, Brigit si alzò di scatto. Si guardò attorno e vide di essere tornata nella sua stanza a Camelot. Non vi era alcuna traccia di sua madre.
La camera era avvolta nell’oscurità, le candele erano spente e la fioca luce lunare non riusciva a vincere quelle ombre inquietanti. La principessa non udiva alcun suono, nessuno tra i costanti rumori che animavano sempre il castello. Si asciugò le lacrime con la manica del vestito e mise i piedi sul freddo pavimento. Per fortuna riuscì a reggersi in piedi e, seppur tremolante, si diresse verso la porta. Uscita dalla stanza, il silenzio l’avvolse come una coperta, quasi riusciva a sentire il sangue scorrerle nelle vene. Camminò fino la sala del trono, senza incontrare anima viva, ma anche li non trovò nessuno. Iniziò a sudare freddo, le mani le tremavano e sentiva che le ginocchia stavano per cederle. Si reggeva al muro, muovendo piccoli passi in direzione del cortile, aveva il fiato corto e il cuore che le pulsava nelle orecchie.
Una volta varcata l’ultima soglia e visto lo scenario che aveva davanti, le gambe non ressero più, cadde a terra con il viso contatto in una smorfia di  dolore. Avrebbe voluto urlare, ma il grido di terrore le si bloccò in gola. Era sconvolta. Il cuore batteva così forte che temette potesse uscirle dal petto, gli occhi erano spalancati e talmente secchi da non riuscire a versare nemmeno una lacrima.
Nel mezzo del cortile vi era un’enorme montagna, comparsa li dal nulla, formata da migliaia di cadaveri.
Nessun animale si era avvicinato a mangiare la carne esposta delle ferite, nessun uccello stava beccando gli organi fuoriusciti dalle lacerazioni, nemmeno le mosche volteggiavano tra i fumi della decomposizione.
Birigit si trascinò lungo le scale, gemendo per il dolore, adesso quasi fisico, che stava provando in quel momento. Appena mise una mano sul selciato, scivolò finendo con la faccia sulla pietra. Rialzandosi vide che era macchiata da un liquido rosso e viscoso. L’intero cortile era ricoperto dal sangue fuoriuscito da quei corpi. Inorridita da quella visione, con uno scatto isterico si alzò, correndo verso il pozzo. Voleva lavare via quel sangue innocente che le aveva macchiato il volto. A fatica prese un secchio d’acqua, riuscendo a tirarlo su solo dopo molti sforzi. Il liquido contenuto era scuro, fin troppo, ma Brigit non ci badò e immerse entrambe le mani nel catino. Lanciò un grido. Anche l’acqua era rossa, inesorabilmente condannata e maledetta. Si allontanò da quella vista, camminando all’indietro con il terrore negli occhi, finchè non andò a sbattere contro quella montagna. Tremante si voltò, e finalmente gli occhi tornarono umidi e cominciarono a sgorgare infinite lacrime.
Tutti i suoi amici erano lì. Vide il re, Gwen, Sir Leon, Gaius, ma vide anche sua madre, il consigliere Fergus, Midir e tutti i bambini di Avalon. Un grido di disperazione si levò dal profondo della sua gola, rompendo il silenzio innaturale che avvolgeva quel luogo. Quando vide Galvano sentì il un rumore nel suo petto, e poi nulla più. Si lanciò verso di lui, tirandolo fuori da quella massa di cadaveri, usando tutta la forza che le restava in corpo. Si inginocchiò e lo strinse tra le braccia, cullandolo con disperazione, emettendo dei lamenti pieni di dolore. Le lacrime di Brigit stavano bagnando anche il volto del cavaliere.
Rimase così per molto tempo, non sapeva nemmeno lei quanto, in quell’atmosfera innaturale era difficile dire quante ore fossero passate, ma lei non accennava a diminuire i suoi lamenti, e il suo pianto diventava sempre più forte.
Ad un tratto sentì un rantolo, proveniva dalla montagna di morte. Si voltò e vide Merlino. Si schiarì la vista e notò che il mago riusciva ancora a respirare. In una frazione di secondo realizzò che l’amico era vivo e si fiondò su di lui, aiutandolo a liberarsi. Quando furono entrambi con le ginocchia al suolo, tirarono all’unisono un profondo sospiro, guardandosi negli occhi. Merlino provò a sorridere e Brigit riprese a sgorgare lacrime dagli occhi. Si abbracciarono con impeto, non volevano più lasciarsi. La principessa fu la prima a scostarsi e con molta difficoltà riuscì a parlare.
«Cosa succede?»
Merlino aprì la bocca ma non ne fuoriuscì alcun suono. Continuava a parlare, veloce, con vigore e preoccupazione, ma Brigit non riusciva ad udire una singola parola. Si spaventò quando l’amico la prese per le spalle e cominciò a scuoterla violentemente. Lei fissava sconcertata le labbra del mago cercando di capire cosa stesse dicendo. Era qualcosa simile a “Svegliati”. Ma da cosa? Birigit era già in piedi, in mezzo a quell’orribile luogo che sperava tanto fosse un incubo.
«Brigit!»
Si sentì chiamare e si voltò in quella direzione.
Vide Morgana che si ergeva in tutta la sua spaventosa magnificenza.
«Non fare la stupida e dimmi come si arriva ad Avalon!» Gli occhi della maga si illuminarono e Merlino fu scaraventato lontano.
«Merlino!» Brigit non ebbe neanche il tempo di preoccuparsi per l’amico che sentì una stretta alla caviglia. Una forza invisibile l’aveva afferrata e la stava trascinando verso Morgana. La principessa si divincolava in preda al panico, urlava disperata cercando l’aiuto di Merlino. Dal canto suo, il povero ragazzo era di nuovo incastrato tra i cadaveri e svenuto per il colpo ricevuto.
La forza sollevò Brigit all’altezza del viso di Morgana, i loro occhi si fissavano. La strega aveva un’espressione agghiacciante.
«Parla!» le intimò con rabbia.
Brigit non emise un suono, continuava a muoversi nel tentativo di liberarsi.
«Non ho molto tempo! Devi dirmelo ora!»
La giovane maga si bloccò restituendo uno sguardo carico d’odio alla malvagia strega. Trasse un profondo respiro e sputò della saliva sul volto della sua avversaria. Morgana fu colta alla sprovvista e venne colpita in pieno. Si pulì con un lembo del mantello e serrò la mascella, inspirando con odio e risentimento.
«Stupida…» la sua voce era stranamente calma. «Se non parli, questo è quello che succederà a tutti quelli che conosci…»
La strana forza girò Brigit verso la montagna di cadaveri, tenendola sempre per la caviglia e sollevata a mezz’aria. Morgana sollevò un arto in direzione di quell’ammasso e pronunciò il suo incanto. Dalla sua mano fuoriuscì una fiammata che andò ad infrangersi contro quei corpi, provocando un feroce incendio. Gli occhi di Brigit furono illuminati da quel bagliore assassino e solo dopo alcuni attimi realizzò che quei corpi si stavano muovendo, contorcendosi dal dolore. Stavano bruciando vivi.
Un milione di urla si levarono all’unisono e quell’orribile suono investì come un vento la povera ragazza che quasi sentì rompersi i suoi timpani. I corpi si agitavano scompostamente, gridando e supplicando aiuto, man mano che il fuoco aumentava d’intensità.
Brigit sentì un colpo al petto, come se qualcuno l’avesse appena trafitta con un pugnale. Iniziò a divincolarsi con tutta la forza che le restava, piangendo e strepitando, nel tentativo di liberarsi per poter aiutare i suoi amici.
«Avalon»
 La voce glaciale di Morgana le rimbombò in testa.
Brigit fissava i suoi amici che le morivano davanti, cercando inutilmente un modo per aiutarli. La sua magia sembrava non funzionare, ripeteva convulsamente ogni incantesimo che le veniva in mente. Ma nulla. Le urla di quelle persone echeggiava tutt’intorno, provocandole degli spasmi incontrollati.
Vide sua madre tra le fiamme che le tendeva una mano. Disperata, allungò il più possibile le sue, urlando il nome di Viviana e piangendo lacrime di disperazione.
«Avalon»
Questa volta fu lei a pensare alla sua casa, ai suoi verdi paesaggi e alla sua gente sempre gentile e allegra. Si sentiva debole e impotente, non era riuscita a salvare i suoi amici.
«Mi…mi dispiace» disse singhiozzando prima di arrendersi all’inevitabile.
Morgana sorrise compiaciuta. La forza invisibile lasciò la presa su Brigit che d’istinto potrò le mani davanti al viso prima di impattare al suolo.
Buio. Silenzio.
Si trovava di nuovo immersa in quel mare d’ombra, senza suoni e riferimenti. Fluttuava nel nulla. L’unica cosa che riusciva a sentire erano le lacrime che continuavano a scendere copiose dai suoi occhi.
«Svegliati…»
Le sembrava di impazzire.
«Svegliati…»
L’aveva immaginato?
«Svegliati…»
Era impossibile ma le sembrò una voce familiare.
«Svegliati…»
Che potesse essere sua madre?
«Svegliati…»
No, la voce era maschile.
«Svegliati…»
…Merlino?
«Svegliati!»
Brigit aprì di scatto gli occhi. Respirava affannosamente e aveva la fronte imperlata di sudore.
Era a Camelot, nelle sue stanze, ma questa volta erano reali. Si sentì sfiorare una spalla, si voltò e vide Merlino che piangeva, felice.
«Sei tornata…» disse ridendo e piangendo al tempo stesso; poi si sporse verso di lei e l’abbracciò forte.
   
 
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