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Autore: Kurokame    11/08/2008    1 recensioni
Nella seconda era della pirateria, c'è un ristorante che naviga per la Rotta Maggiore e per i quattro ari. Conosciuto come Sagatie, famoso per i cuochi di prima classe che vi lavorano. Per un uomo, è anche il simbolo di un sogno divenuto realtà. Ma quando un uomo raggiunge infine il suo obbiettivo, che altro deve aspettarsi dalla vita?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il mare orientale era ancora perfettamente liscio quando il sole lentamente si mosse attraverso il cielo per nascondersi all'orizzonte. Anche quando il cielo cambiò colore da un azzurro chiaro ad un rosso fuoco, un particolare posto nell'oceano era occupato come se la notte non fosse vicina ad arrivare. Navi e barche di tutte le dimensioni avevano invaso il Sagatie, il ristorante del mare a forma di carpa, fin dall'arrivo dell'alba, e solo poche sembravano intenzionate a lasciarla prima del tramonto.

Improvvisamente un forte colpo disturbò la calma usuale della zona, risuonando sul mare, come se il ristorante stesse tremando violentemente. Seguirono colpi più leggeri e battiti, accompagnati da incitamenti ed applausi prima che le larghe porte a doppio battente si splancassero mentre un uomo volava fuori dal ristorante sul ponte della terrazza esterna dov'erano ancorate molte delle navi.

L'uomo rotolò sul ponte fermandosi all'incirca nel mezzo. Si lamentò leggermente mentre lentamente si rimetteva in piedi fissando indietro il ristorante. Una mano si mosse sul viso ferito e sanguinante a togliere qualche ribelle ciocca rossa dagli occhi, l'altra cercava lungo il gilé per un'arma che non c'era. Prese un profondo, tremante respiro mentre fissava il responsabile delle ingiurie. Akatani Kaji era un solitario pirata ben conosciuto di appena diciotto anni, già con una taglia di cinquanta milioni di Berry sulla testa. Era impossibile che un cuoco dalla vita noiosa lo facesse apparire un idiota così facilmente.

Sulla soglia del ristorante stava un uomo di mezza età con capelli verde menta e una barba grigio acciaio, le braccia muscolose e tatuate incrociate sul petto. L'aspetto già terribile dell'uomo non migliorò quando il suo viso cambiò in un'espressione in parte annoiata.

"E sta' fuori!" disse con un ghigno, agitando un pugno delle dimensioni di una palla di cannone verso il giovane pirata.

"Pati..."

La voce calma fece alzare lo sguardo sia a Kaji che all'uomo verso il secondo piano della nave, dove un uomo biondo e smilzo vestito in completo nero stava appoggiato alla balaustra con la schiena rivolta verso di loro, una sigaretta appena tenuta all'angolo della bocca.

"Non stai picchiando di nuovo un cliente affamato, vero, Pati?" domandò il biondo, soffiando annoiato un anello di fumo, quasi come se non fosse realmente interessato alla conversazione. "Stai diventando veramente noioso."

"Questo non è un cliente, e di sicuro non è affamato," ruggì l'uomo dai capelli verdi detto Pati, agitando l'indice verso il giovane pirata sulla terrazza. "Non ha i soldi per pagare tutto il cibo che ha appena mangiato."

All'inizio l'uomo al secondo piano non sembrò aver sentito l'accusa rivolta a Kaji, perché non replicò né si voltò. Poi tolse la cenere dalla sigaretta e spense le ultime scintille premendola sul corrimano prima di voltarsi a guardare gli uomini al di sotto. Pose la mano nella tasca alta della sua giacca elengate ed estrasse un piccolo sacchetto di pelle nera in cui depositò ciò che era rimasto della sigaretta. Facendolo scivolare di nuovo nella giacca, mise le mani nelle tasche dei pantaloni e fece un salto oltre la balaustra giù sul ponte inferiore. Atterrò silenziosamente e dolcemente come un gatto nel ponte vicino a Pati, volgendosi per guardare Kaji mentre lentamente iniziava a camminare nel ponte esterno.

Il giovane pirata inarcò la schiena quanto poté senza cambiare espressione per il dolore delle costole ferite, guardando attentamente l'uomo in completo. Trovava irritanti la sua calma e la sua faccia pulita. Com'era possibile che un uomo con quel tipo di aura attorno fosse imbarcato con bruti del tipo Pati? Però, in una parte della sua mente, Kaji sapeva di aver già visto quell'uomo.

I capelli biondi che incorniciavano un viso appuntito coprendo per la maggior parte il lato sinistro; lo sguardo attento nell'occhio socchiuso; la barba sottile che cresceva lungo la linea del mento e lo strano, arrotolato sopracciglio condussero i pensieri di Kaji ad un avviso di taglia che aveva visto quand'era bambino. Ma quell'uomo non poteva essere assolutamente quello della foto - perché mai la marina avrebbe dovuto mettere una taglia di 697 milioni su un uomo così apparentemente innocuo?

Improvvisamente, Kaji venne lanciato sul ponte, un dolore lancinante alle costole si sparse nel resto del corpo. Il mondo girò davanti ai suoi occhi prima di frenare sul ponte, alzando con prudenza la testa per vedere cosa fosse successo. Davanti a lui stava l'uomo in completo, una gamba ancora alzata dal ponte dopo aver indirizzato verso il corpo di Kaji un calcio spacca ossa. Il suo viso portava la stessa calma quasi più annoiata di prima, ma lo sguardo nell'unico occhio visibile sembrava capace di trapassare l'acciaio.

"Non pensare che non sappia chi sei o quanti vali, piccola testa di cazzo," disse il biondo con una voce pericolosamente calma. "Ma nemmeno il Re dei Pirati potrebbe mangiare gratis nel mio ristorante. Ora vattene al diavolo se non vuoi che ti prenda a calci per tutta la strada verso la piccola isola da dove provieni."

Fissando l'uomo alto con occhi spalancati, Kaji si diresse lentamente verso la sua barca, le costole rotte che scricchiolavano dolorosamente per ogni movimento che faceva. Lasciandosi alle spalle quei cuochi mostruosi, si appuntò mentalmente di non visitare mai più un ristorante senza pagare.

Riappoggiando il piede sul ponte, l'uomo in completo guardò il giovane pirata prepararsi a salpare per andarsene il più velocemente possibile. Sospirò, aggiungendo ancora un'altra mangiata ad ufo alla crescente lista di quella settimana. Quello che lo seccava non era tanto che il ristorante perdesse denaro tutte le volte che accadeva, c'erano sempre abbastanza soldi. Ma l'ingratitudine che sembrava caratterizzare la nuova era della pirateria lo intristiva sempre di più. Voltandosi per ritornare nel ristorante, fissò l'uomo più anziano.

"Non lasciare attendere i clienti, Pati," disse nella stessa calma che aveva usato prima. "Si sta facendo tardi, e ci sono pirati nel Mare Orientale."

"Sì, padrone, Sanji," replicò Pati e annuì.

Il biondo sorrise leggermente al suo stesso titolo prima di entrare nel ristorante, dove un basso ometto con la faccia grugnante stava sistemando le porte rotte. Accennando, Sanji sorrise avvicinandosi al carpentiere prima di superarlo.

"Yo, Minamoto. Grazie per aver sistemato le porte, puoi lasciare il conto ad uno dei camerieri. Diecimila Berry per il lavoro come sempre?"

"Falli diventare quindici e riparerò altrettanto bene anche i buchi nelle assi," disse l'ometto accennando verso il pavimento del ristorante dove rimanevano ancora le tracce della battaglia. Senza staccarsi dal suo lavoro, spostò poi la testa verso Sanji. "Come pensi di non farlo affondare quando non sarò più nelle vicinanze?"

Sanji rise e lasciò la soglia, le sue mani in tasca.

"Un pacchetto di chewing-gum ed un bel po' di spago. Ascolta, vecchio, te ne darò venti se darai un'occhiata anche alla chiglia."

Minamoto grugnì in risposta prima di alzarsi e sistemare la parte destra della porta sui cardini. Poi continuò a riparare l'altra profondamente concentrato mentre Sanji scompariva nel ristorante, seguito da vicino da Pati, che cortesemente iniziò a chiedere ai clienti paganti di andarsene - o con le parole di Sanji 'andate al diavolo' - non appena entrò nella larga sala da pranzo.

-e-e-

Era passata la mezzanotte da un bel po' prima che Sanji finisse di chiudere il ristorante. Dopo essersi assicurato che il frigo ed il congelatore fossero serrati - un'antica abitudine troppo radicata in lui per essere modificata - passò attraverso la sala da pranzo buia e iniziò a salire le scale per il secondo piano, dov'erano situati gli appartamente dei cuochi. Dopo aver raggiunto la cima delle scale, svoltò a sinistra nel corridoio e lo seguì finché non raggiunse l'ultima porta. Mentre camminava sentiva i suoni provenienti dagli altri quartieri dove i suoi cuochi e camerieri stavano dormendo. Il russare e le voci mormorate che risuonavano leggermente tra i muri di legno quando i cuochi parlavano e discutevano con gli altri nel sonno facevano pungere fastidiosamente gli occhi di Sanji, e lui li strofinò con il dorso della mano prima di entrare nella stanza.

Affondando nella poltrona dietro la sua piccola scrivania di legno, Sanji si appoggiò indietro mentre guardava la lista di provviste dell'ultimo inventario. Erano giunti nel Mare Orientale solo una settinama prima, e avevano già consumato molti ingredienti. A quel punto, dovevano preparare le valigie e tornare nell'All Blue in quattro giorni per fare rifornimento. Gettando i fogli di carta sul tavolo, Sanji sospirò mentre fissava il soffitto.

Come d'abitudine prese il pacchetto di sagarette e la scatola di fiammiferi dalla tasca. Posta una delle sigarette all'angolo della bocca, lasciò di nuovo scivolare il resto del pacchetto dentro e diede fuoco ad uno dei fiammiferi senza prestarvi molta attenzione. Dopo aver accesso la sigaretta ed aver riposto il pacchetto nella tasca, lo scosse per spegnere la fiamma sottile.

Erano passati solo sette mesi da quando il primo cliente aveva visitato il Sagatie, il più grande successo e tesoro di Sanji. Era l'evidenza che aveva raggiunto il suo obbiettivo, trovare l'All Blue, il leggendario oceano, e anche la sua maniera per ricambiare il suo vecchio tutore, Zeff. Dopo tutto, aveva ereditato anche il sogno del vecchiaccio di nutrire tutte le anime affamate del mare.

Allora perché non era felice? Si faceva questa domanda centinaia di volte al giorno, ed ogni volta si dava la stessa risposta: perché aveva raggiunto il suo obbiettivo. Non c'era nient'altro per cui guardare avanti eccetto la prossima volta in cui avrebbe dovuto raggiungere l'oceano che aveva scoperto. Non c'era più eccitazione, non più risa e non più avventura da cercare, solo la stessa vecchia abitudine ogni singolo giorno, non importava in che mare fossero.

Qualche volta si sentiva come se avesse dentro un buco che bruciava più che ogni costola rotta od osso fratturato avuti in tutta la sua intera vita. Un buco nero che minacciava di diventare abbastanza forte da inghiottire un giorno non solo tutta la sua felicità ma anche il suo stesso essere. Certo, aveva incontrato alcuni dei suoi vecchi nakama nei differenti mari e nella Rotta Maggiore, e ciò aveva momentaneamente cancellato il dolore interno.

Kyle e Manti, quei due serfisti scemi che erano diventati i migliori musici e combattenti in tutta la Rotta Maggiore, erano ancora impegnati a raggiungere il loro obbiettivo di vita, comporre la miglior canzone del mondo, e Sanji era stato appena capace di nascondere la sua gelosia quando gli avevano raccontato delle avventure avute dopo lo scioglimento della banda di Cappello di Paglia.

Keira-chan, la piccola clandestina dall'isola dentro la Calm Belt, aveva finalmente raggiunto il Mare Meridionale e l'isola dei Pavoni dove aveva trovato la famiglia perduta da tempo, e Seraly-chan era diventata la migliore arciera nel mondo. Era finita anche sui giornali, si ricordò Sanji.

Sol, l'imbattutto Arciere d'Oro oscurato da una sconosciuta pirata.
Era stato il titolo di copertina di tutto il mondo, seguito da un piccolo articolo sulla competizione dove l'apprendista di Usop aveva esibito chiaramente la sua abilità contro il campione.

La sensazione pungente era ben presente negli angoli degli occhi di Sanji e lui li strofinò furioso, chiedendosi improvvisamente perché non fosse ancora andato a letto. Il ristorante si sarebbe aperto alle sei spaccate, che lui fosse andato a letto oppure no. Allora, premette la stecca della sigaretta nel portacenere sul tavolo e si alzò dalla poltrona, guardando attraverso l'oblò il calmo mare mentre si sbottonava la giacca nera e si slacciava la cravatta. Piegando entrambi con cura e sistemandoli in cima ad un piccolo archivio, si tolse le scarpe e le mise in cima ad una credenza da cui estrasse qualcosa che somigliava ad una rete da pesca.

Afferrandola, Sanji legò le estremità della sua amaca ad un paio di agganci nel soffitto e vi salì sopra. Mentre si sistemava e l'amaca smetteva lentamente di dondolare, non poté far altro che sorridere appena. Sapeva che gli altri cuochi si domandavano perché non dormisse in un letto normale come il loro, e sapeva anche che c'erano storie sul fatto che non dormisse affatto ma infestasse la nave. Ma li lasciava parlare. In verità era semplicemente perché aveva scoperto che non poteva dormire bene da nessun'altra parte tranne che nella sua amaca. Immaginava di amare il lento dondolio che faceva quando le onde schioccavano sulla nave ancorata.

Lentamente, ma sicuramente, Sanji si addormentò, rivivendo nei sogni ai suoi giorni di pirata, quando non era affatto il trentenne capocuoco di un famoso ristorante, ma era ritornato il diciannovenne in cerca di qualcosa che nessuno pensava esistesse realmente. Era circondato dai più forti e leali nakama che un uomo potesse mai trovare, tutti guidati da un idiota con grandi occhi in cerca di sorprese che puntava ad un sogno impossibile - ed era felice. Così tanto, tanto felice.

Note del traduttore:

Ho scelto questa storia ben sapendo quanto il personaggio di Sanji non sia molto apprezzato, spesso dall'autore stesso, ma l'idea della storia in sé, una sorta di ripercorso non solo per il protagonista principale, ma anche per tutto gli altri, assieme al particolare insito nel titolo del "Settimo ospite", mi aveva particolarmente intirigato ed ho deciso di tentare comunque, sperando di poter trovare apprezzamenti anche qui in Italia. Inoltre, ho un po' la passione per le storie "dopo la fine di One Piece", perciò eccola qui. E' finita, quindi lentezza di traduzione a parte dovrebbe avere degli aggionamenti più o meno rapidi.

La regola di traduzione è sempre la stessa, ecco perché ho preferito lasciare "ospiti" anziché "clienti" come magari sarebbe stato più giusto aspettarsi. Le parole giapponesi preferisco lasciarle, ecco peché "nakama" al posto di "compagno"; più tardi nella storia dovrebbe comparire anche "aniki" che singifica "capo".

Minamoto, come i lettori del manga ricorderanno, è l'arzillo falegname inventato da Oda nelle SBS per rimediare all'errore di aver disegnato aggiustata una porta che era stata rotta! Per quelli che seguono l'anime, sappia quindi che è un personaggio che ha l'abitudine di riparare tutto ciò che viene rotto. Akatani Kaji, Manti, Kyle, Keira e Seraly sono pesonaggi inventati dall'autore, ma non preoccupatevi, non hanno una grande parte. Vi basta contare il numero di nakama per capirlo. Invece, il nome Sagatie, a detta dell'autore, deriva dall'unione tra Baratie, l'originale ristorante del mare, e sagashi, "cercare" in giapponese.

Sperando che la lettura vi sia piaciuta, alla prossima!

  
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