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Autore: nisa95_    12/06/2014    3 recensioni
Artemisia Illian è una ragazza forte cresciuta con sua sorella Lyla fra le strade della sua città. La scuola sta per finire e presto dovrà decidere cosa fare del suo futuro; ovviamente il ragazzo freddo e distaccato dai capelli fiammeggianti Rush Pendragon non che suo peggior nemico e ricco di famiglia, sarà costretto da un prof molto bizzarro a lavorare con lei ad un progetto scolastico... I due conoscendosi meglio capiranno che in fondo, non sono poi così diversi...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Nel tempo libero che mi restava, dormivo. Sognavo quegli occhi di mercurio liquido screziati d’argento di un ragazzino viziato dai folti boccoli rosso vermiglio e quella pelle di panna che ti veniva voglia di assaggiare, per sapere se davvero avesse avuto un sapore cremoso. Per non parlare di quelle lentiggini color pesca da baciare una ad una e quelle labbra, da mordere e stuzzicare senza mai smettere. Ogni volta sognavo il suo volto d’angelo, mi mancava il respiro perché era lui che mi mancava. Ricordai tutto di Rush nei miei sogni, ma lui non venne mai a trovarmi e questo faceva più che male, era atroce e credule. Sentivo il cuore sanguinare ed ogni volta che pensavo a lui, il groppo in gola aumentava, destabilizzandomi. Facendomi sentire l’unico calcolo sbagliato in una verifica di matematica perfetta. Quando venni dimessa, l’infermiera raccomandò calorosamente – quasi insistentemente – a mia sorella, di farmi rimanere al sicuro in casa per almeno due giorni; senza uscire coi miei amici o andare tutte le mattine a scuola… Così rimanevo sola a casa e in fondo forse era meglio non vedere nessuno. Accesi la radio nell’esatto momento in cui partiva una delle mie canzoni preferite: Locket out of Heaven di Bruno Mars, bellissima. Cominciai a volteggiare per le stanza senza mai fermarmi. Volevo muovermi dopo tanto tempo imprigionata in un letto di clinica. E fu allora che il campanello del mio appartamento suonò. Chi poteva essere? Lyla non si era dimenticata le chiavi… Con voce esile e ancora anestetizzata dai farmaci, chiesi: “Chi è?” Ci fu solo silenzio e più convita, forzai il tono: “Chi è?!” A quel punto, una voce familiare che conoscevo fin troppo bene, rispose: “Sono io… Voglio dire, sono Rush… Ehm io… Ecco…” Tergiversava con le parole ed io sopirai dalla frustrazione, dicendo improvvisamente seria: “Entra!” Gli aprii il portone e andai in cucina a mettere su la macchinetta del caffè. Perché è così che si accoglievano gli ospiti ben voluti… Giusto? Ascoltai la porta chiudersi lieve e Rush comparì sulla soglia dell’ingresso. Indossava solo dei semplici jeans strappati e una felpa bianca quanto la sua pelle, ma cazzo quanto stava bene! Notai con occhio più attento che non dormiva da giorni e che continuava a fissarmi il capo rasato: “Ti… Ti stanno crescendo di nuovo i capelli, ma sei bella anche così…” E il suo sguardo di tempesta, tornò a fissare il pavimento. Mi avvicinai a lui con le lacrime agli occhi: “Ricordo tutto ora Rush. E dopo tutto quello che è accaduto, tu ti preoccupi dei miei capelli?!” Lui mi fissò con quello sguardo mortificato che avevo visto in ospedale, cercando di parlare: “Mi dispiace… Io ho visto l’auto, il tuo sangue sull’asfalto… L’ambulanza che non arrivava e tu non respiravi più! Poi quando ti sei ripresa… Non ricordavi nulla… Ed io sono morto nel preciso istante in cui tu hai urlato a tutti di andare via…” Rush Pendragon stava piangendo. Per la prima volta vedevo quel suo bel faccino, deturpato dalle lacrime e fu commovente, talmente tanto che gli buttai le braccia al collo e tra una lacrima ed un dolce sorriso, sussurrai: “Vieni, dimentichiamoci del mondo…” Continuò a baciarmi il viso fino alla camera da letto, in un modo che mi scioglieva il cuore. Ridevo cristallina mentre lui sorrideva felice e le sue mani mi aiutavano a spogliarlo. Ad un tratto, lui si scostò dal mio abbraccio, dicendo in tono basso: “Mi piacerebbe guardarti mentre ti spogli” E accese di nuovo la radio che avevo spento prima. Una melodia che non conoscevo molto bella, uscì fuori dall’ aggeggio e Rush disse con un dolce sorriso: “Adatta per l’occasione, gli Snow Patrol non mi piacciono in particolar modo ma What if this storm ends è una delle mie preferite…” Lentamente ripresi a spogliarmi, togliendomi prima la maglia giallo limone con gesti pigri e calcolati, scoprendo il modesto reggiseno nero. Lui continuava a puntarmi come se fossi l’unica cosa di cui aveva un disperato bisogno e intanto io, giocavo con la cerniera dei suoi pantaloni. Quando entrambi rimanemmo in intimo, fui io a fare un passo indietro per godere meglio del panorama che avevo difronte. Era bellissimo anche senza indumenti, forse meglio; mentre pensavo questo mi morsi il labbro con fare provocatorio e Rush per tutta risposta, disse malizioso: “Fallo di nuovo e te ne pentirai angelo…” Lo fissai con un espressione di finto spavento e poi continuai con i denti a torturarmi la bocca, indietreggiando sempre più veloce mentre lui accelerava. Mi ritrovai a correre per tutta la casa da Rush in intimo, urlando gioiosa: “Non mi prenderai mai!” Ritornai nella mia stanza e cercai di chiudere la porta, ma lui fu più veloce e la spalancò con un solo movimento fluido del braccio tonico, scaraventandomi sul mio letto. Rush mi imprigionò fra le sue braccia divorando la mia pelle di baci e carezze. Era tutto magico. Quando però fu il turno del reggiseno, lui ebbe non poche difficoltà per sfilarmelo, dicendo: “Arte questo arnese mi sta mandando in pappa il cervello! Come cazzo si toglie?!” Gli baciai il naso e me lo sfilai con due semplici gesta, ridendo cristallina: “Sai togliere un paio di mutande da donna, ho devo farlo io?” Eravamo sul mio letto a crogiolarci di coccole, nudi e appagati. Era stata una prima volta per entrambi ed era stato bellissimo, per quanta pazienza ci era voluta… Non facevamo altro che sorridere nonostante fossimo sfiniti; ed i sorrisi erano di quelli stupidi a trentadue denti. Il suo naso continuava a solleticarmi il collo: “Mmm… Hai un buon profumo sai angelo” Mi voltai su un fianco nella sua direzione, beandomi del suo abbraccio caldo che mi faceva anche un certo effetto: “Anche tu hai un buon profumo Malfoi” Lo ascoltai ridere sommessamente, intravedendo il pomo d’Adamo che gorgheggiava su e giù facendomi sorridere. “Ancora così mi chiami?” Lo guardai negli occhi con fare innocuo, domandandogli: “Perché non ti piace?” Rush continuò a sorridermi, rispondendomi: “Se a te fa piacere puoi farlo, ma avrei preferito un altro soprannome…” Corrucciai le sopracciglia, chiedendo curiosa: “Del tipo?” Si spostò il ciuffo con le dita piene di anelli metallici, dicendo un po’ imbarazzato: “Ehm… Tipo… Tipo amore… O che mi ami magari…” Rimasi a fissarlo per qualche minuto, finchè non l’ ho sfidai con un filo di voce: “Fallo tu per prima…” Rush ricambiò il mio sguardo divertito: “No tu. Scommetto che sarai tu a dirmi quelle due paroline fatate” Lo canzonai civettuola, guardandolo con due occhi da cucciolo: “E se invece me lo dirai prima tu, allora voglio che ogni mattina tu me lo dica col cuore…” A quel punto lui con fare provocante, disse: “Ci sto! Ma se me lo dirai prima tu, allora… Dovrai sposarmi…” Rimasi senza parole. Anzi, qualcosa dissi: “… Ti amo…”
  
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