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Autore: Misaki Ayuzawa    13/06/2014    3 recensioni
Questa è la storia di William Herondale, da quando è arrivato all'Istituto fino a ... beh, fino alla fine. Tenterò di descrivere al meglio gli episodi di cui già siamo a conoscenza sia quelli che invece sono avvolti nel mistero, o meglio: nella mente del personaggio più complesso di TID. Spero passiate a dare un'occhiata! :)
I:"I libri mi fanno credere che c’è chi sta peggio di me, anche se ammetto che consolarmi con le disavventure di personaggi immaginari non è esattamente una cosa da persone normali, non che io mi creda sano di mente, anzi sto valutando, ultimamente, la possibilità di farmi visitare da uno strizzacervelli mondano …"
V:"La cerimonia è conclusa e i Cacciatori, fino ad un momento fa silenziosi, si alzano in piedi e applaudono. Io, in questo momento, ho soltanto un pensiero che mi occupa la mente: non sono più solo."
X:"Mi tocco il viso, contrariato, e fisso il mio sguardo in quello di Jem.
“Questo” e faccio un ampio movimento con il braccio “non deve saperlo nessuno.”
Le persone che stanno passeggiando nel parco hanno preso guardarmi, mentre a grandi falcate mi dirigo verso l’Istituto. Quelle anatre me la pagheranno …"
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlotte Branwell, Henry Branwell, James Carstairs, Jessamine Lovelace, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’Angelo

Cecily. Cecily. Cecily.
Ormai è una donna.
Diverse immagini si sovrappongono nella mia testa.
Cecily che corre intorno alla nostra tenuta. Cecily per la prima volta su un cavallo. E poi questa sconosciuta. Questa donna che, inconsapevole della mia presenza, della presenza di suo fratello, entra in quella che dovrebbe essere stata casa di Mortmain, una volta. Che ci fa lei qui? E se c’è lei, lì dentro, ci sono anche i miei genitori?
Corro verso di lei, poche colline ci separano ma, ad un tratto, qualcuno mi afferra da dietro e mi blocca.
Metto insieme poche frasi. Perché Jem, il mio Jem, il mio parabatai, non capisce quanto sia importante avvertirla?! Perché non mi permette di metterla al sicuro?
Rotoliamo per qualche metro in mezzo all’erba e al fango. Jem non ha intenzione di lasciarmi andare, ma sono io stesso a bloccarmi, nel momento in cui mi fa notare un automa. E’ una trappola? Non lo so, il mio cervello non è in grado di pensare razionalmente. Tutti questi anni a pensare alla mia famiglia, a mia sorella, e ora rivedere quest’ultima … E’ una pugnalata dritta al cuore.
Jem mi lascia andare, e io riprendo a correre, ma dalla parte opposta, in modo da allontanare quell’automa, insieme ad altri, probabilmente, dalla mia famiglia.
Quasi non mi accorgo che Jem mi sta alle calcagna. Per una volta, dopo tanto tempo, non mi sto preoccupando di Jem, non gli do ascolto … ma lui capirebbe, se glielo spiegassi, o forse no? Forse mi sono solo illuso di disporre di una persona tanto buona e tanto salda. Quel demone, tanti anni fa, mi ha privato anche di questo.

Tutto il viaggio di ritorno a Londra è un rimuginare sugli ultimi tempi, e sulla nostalgia di quelli più antichi.
Nel momento stesso in cui il portellone del treno si apre, io sguscio fuori.
C’è solo un posto in cui ho bisogno di andare.
Una sola persona che ho bisogno di vedere.
Magnus Bane.

“Voglio che tu mi mandi laggiù. Nel regno dei demoni. Puoi farlo, no?”
Le mie parole suonano folli alle mie stesse orecchie.
“E’ magia nera. Non proprio negromanzia, ma …”
“Nessuno dovrà saperlo.”
“Certo, come no … Certe cose vengono sempre a galla. E se l’Enclave scoprisse che ho mandato uno dei suoi più promettenti Cacciatori a farsi fare a pezzi dai demoni in un’altra dimensione …”
“L’Enclave non mi ritiene promettente. Non sono promettente. Non sono niente, né lo sarò mai. Non senza il tuo aiuto.” Non voglio commiserazione, non cerco complimenti né rassicurazioni. E’ per questo che mi piace così tanto Magnus, credo. Mi tratta come merito di essere trattato. Le cose me le dice in faccia; la nuda e cruda verità me la sbatte davanti agli occhi. Infondo, a lui che cosa importa di me? E’ un immortale. Ai suoi occhi noi uomini, Cacciatori e Mondani, dobbiamo apparire come formiche, o poco più. Io, più di tutti, gli devo sembrare patetico.
Sono un ammasso di esperienze negative contornate dall’alcol, agli occhi degli altro, e io stesso comincio a credere alle mie stesse bugie. Mi sono perso. A volte, con Jem, mi ritrovo, ma non è abbastanza per vivere. A questo punto, senza Tessa, senza la mia famiglia, senza me stesso … a cosa servo? L’Enclave mi ha fatto ben capire, in svariate occasioni, quello che pensa di me: sangue cattivo. Edmund Herondale è stata una vergogna, e io non sono da meno, anche se per motivi diversi.
Perché Magnus è così riluttante? Perché non mi spedisce direttamente in mezzo ai demoni? Se non altro, si risparmierebbe altre sgradite visite da parte mia. E invece, al posto di iniziare a pronunciare incantesimi, mi pone domande.
Cosa gli importa se amo una donna che non potrò avere, perché mi odia e perché io sono veleno; che gli importa se Jem mi ama, così come io amo lui? Come faccio a spiegargli che mi sono concesso Jem solo … solo perché è in punto di morte? Che razza di mostro penserebbe che sono, se gli confessassi tutto questo?
Non so come, però, mi ritrovo a raccontare tutta la verità a Magnus. Gli racconto di quel giorno in biblioteca, della pyxis, del demone, della maledizione, di Ella, di come sia morta, durante la morte, di come fosse diventato il suo corpo privo di vita, quasi marcio.
Magnus mi congeda con gentilezza. Non mi manderà nella dimensione demoniaca.
Sono così arrabbiato. Perché tutti mi devono dire cosa fare e cosa non fare? Che ne sanno gli altri di me? Diamine, io sono il padrone della mia vita, eppure ho perso anche questo diritto.
La mia mente è confusa. Mi guardo intorno spaesato. Dove devo andare?
Non credo di avere la forza di affrontare tutti … Ovviamente loro non hanno la minima idea di dove io sia stato, ma sono così stanco che mi sarebbe impossibile persino inventare una menzogna.
Devo liberarmi dai pensieri, e così faccio.
Il covo degli ifrit appare davanti ai miei occhi come l’acqua ad un esploratore del deserto: una magnifica promessa di felicità.

  
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