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Autore: piero90    13/06/2014    1 recensioni
Eldos, un ragazzino di 13 anni, intraprende insieme al padre un viaggio verso la capitale delle Terre Libere; il continente in cui tutto è possibile. Il loro scopo è quello di rifarsi una vita lontani da Imperia. Daol è un luogo pieno di occasioni; riescono subito a metter su un'attività al mercato centrale anche grazie all'aiuto della zia Tyrenne, la quale però chiede in cambio un favore...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuova vita nelle Terre Libere

 

   Era una delle estati più calde mai viste, solo un po’ di vento rinfrescava i quasi duecento passeggeri della nave che conduceva da Seaspoart a Daol, la capitale delle Terre Libere. Tutti erano indaffarati; si preparavano all'arrivo. Mancava poco ormai.
   Eldos, un ragazzo di tredici anni, era invece tranquillo. Stava appoggiato alla ringhiera laterale del vascello con le braccia conserte su di essa e i biondi capelli a caschetto che ondeggiavano. Guardava in avanti con occhi pieni di speranza, aspettando il momento in cui la città si fosse rivelata. Certo non andava lì per divertirsi, non era una vacanza, tutt’altro. Suo padre era stato cacciato dalla gilda dei mercanti d’Imperia per non aver pagato la quota al mastro della corporazione e quindi decise di partire per trovare fortuna altrove.
   Entrati nel Golfo del Dente, così chiamato per la forma della costa che bagna, dopo qualche minuto la sagoma di Daol si fece viva. I presenti emisero un boato di gioia a quella vista, molti di loro probabilmente venivano da piccoli villaggi limitrofi delle Terre del Re e tutto gli sembrava più bello e più grande.
   Il padre di Eldos stava preparando le merci che dovevano essere poi caricate sul carro che li aspettava al distretto portuale della città. Eldar, questo il suo nome, era un uomo di circa quarant’anni, capelli biondi come il figlio e una barbetta incolta.
   «Eldos, vieni a darmi una mano con questa roba». Urlò da lontano.
   Il ragazzo, perso nelle sue fantasie, non sentì neanche una parola e continuò a fissare verso la costa.
   «Ehi ti hanno tagliato le orecchie?». Si avvicinò e disse ironicamente, mentre con una mano faceva finta di bussare sulla testa del figlio. Eldos sussultò e in un attimo si girò verso il padre.
   «Vieni a darmi una mano o vuoi stare così per tutto il tempo, è da un po’ che ti chiamo». Il ragazzo era lì da mezz’ora e neanche lui stesso sembrava essersene accorto. Non era la prima volta che si perdeva nei suoi pensieri, gli capitava spesso.
   «Ehm… scusa, che devo fare?». Domandò portandosi una mano tra i capelli.
   Eldar con l’indice della mano sinistra indicò i sacchi che erano poggiati a qualche metro di distanza.
   «Dobbiamo trascinare la merce fino al punto di discesa della nave, non possiamo perdere troppo tempo una volta arrivati al molo».
   Eldos guardò verso i sacchi saturi di oggetti vari, erano veramente tanti e alcuni sembravano molto pesanti. I due si avviarono, l’uno dietro l’altro e iniziarono a prendere un sacco alla volta mettendoli sulle spalle; quelli più pesanti invece li trascinavano, se c’era bisogno addirittura in due. Quando tutta la merce fu al suo posto, la nave era ormai entrata nel molo.
   Il capo dei marinai comunicò l’arrivo suonando il corno dalla cima dell’albero maestro. Abbassato il ponte di collegamento, i passeggeri con i loro bagagli si rivoltarono velocemente sulla banchina. Il distretto portuale di Daol era veramente magnifico, tantissime navi arrivavano da ogni luogo, colorate e sgargianti, grandi vele con altrettanto grandi simboli. I moli erano più o meno una decina, ognuno pieno zeppo di persone che attendevano l’arrivo dei loro cari e marinai che lavoravano duramente. La nave su cui viaggiava Eldos era la più ammirata, raramente arrivano vascelli da Seasport; tutti si fermavano a fare qualche commento difronte all’imponenza della sua struttura.
   Padre e figlio attendevano l’arrivo del carro che doveva accompagnarli dalla zia Tyrenne, sorella di Eldar, che li avrebbe ospitati.
   Nell’attesa Eldos, sempre più incuriosito, si mise a squadrare per bene le costruzioni che riusciva a vedere dal porto, la citta presentava altri due livelli oltre alla zona portuale. Lunghe file di edifici bassi formavano il primo livello, ove probabilmente risiedeva gran parte del popolo. Il secondo livello invece era dominato da costruzioni notevolmente più alte e ben fatte, sicuramente destinate ai nobili, si distingueva bene il palazzo reale con tanto di stendardi messi in bella mostra sulle colonne. A occhio e croce Daol poteva essere un quinto di Imperia, ma i suoi colori forti, soprattutto il rosso e il marrone la facevano sembrare molto più grande e imponente di quanto fosse.
   Il carro non si fece attendere molto, giusto un paio di minuti. Zarh, il servo di Tyrenne, teneva le redini del cavallo grigio che trainava il mezzo di trasporto; un ometto bassino, con pochi capelli e un paio di baffi che lo rendevano alquanto buffo, vestito con una maglietta grigiastra con dei lacci all’estremità del collo, un pantalone a mezza gamba e degli stivali marroni. Quando il carro era a pochi metri da Eldar, quest’ultimo alzò la mano agitando la per farsi riconoscere. Eldos fece lo stesso.
   Zarh diede un colpetto al cavallo per farlo andare più veloce. Arrivato difronte ai due, si esibì in uno strattone violento per arrestare la corsa dell’animale.
   «Voi siete il Signor Eldar, il piccolo invece è vostro figlio Eldos, giusto?». Chiese con fare servile, accennando un piccolo inchino. Aveva un accento strano, derivato dal dialetto del posto. A Eldos non andava di essere chiamato “piccolo” ma non ribatté e fece solo una smorfia.
   «Si siamo proprio noi e lei dev’essere il servo della Signora Tyrenne, mia sorella». Disse il mercante porgendo la mano.
   «Esatto, ma mi dia del tu; oggi il mio compito è di accompagnarvi dalla mia signora». Esclamò fiero, mentre a sua volta rispondeva alla stretta di mano.
   «Beh, non so se lo sai, io sono un mercante e dovrei caricare tutta questa merce, non e che può darci una mano?».
   Zarh con uno scatto scese dal cavallo e andò ad aprire la sponda del carro per caricare più agevolmente. Prese un sacco e disse. «Sono qui per aiutare, mi fa piacere darle una mano». Era un tipo simpatico, come prima conoscenza in queste terre non era per niente male.
   I tre collocarono la merce sul carro nel modo più sicuro possibile, applicando una corda che andava da un lato all’altro, per stare più sicuri. Terminata l’operazione Eldos e suo padre si sedettero sull’apposita rialzatura in legno per i passeggeri, mentre il servo si rimise in groppa al cavallo e con una leggera frustata lo fece partire.

   
 
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