Aspettare
Aspettare, ecco cosa faceva Feliciano da ormai diverso tempo
Aspettava perché, in fondo, non poteva -non voleva- fare altro.
Si stringeva al petto le gambe, sospirando per rompere quel fastidioso silenzio che era persistente nella sua, no, nella loro casa.
Quando Doitsu era partito per una guerra contro Inghilterra, subito Italia si era proposto come accompagnatore, ma l'altro aveva rifiutato con fermezza.
Troppo pericoloso, e era una faccenda che, apparentemente, non lo riguardava.
Italia attendeva, e mentre i giorni passavano lentamente, la paura aumentava.
Non poteva sopportare di perderlo, lo amava, e in tutto quello che l'altro faceva per lui leggeva gli stessi profondi e forti sentimenti.
Quanti giorni aveva trascorso in solitudine ormai? Aveva perso il conto, ma francamente non gli importava.
Ma Italia era fiducioso, perché Ludwig lo aveva promesso.
Quando sarebbe tornato avrebbero mangiato insieme della buonissima pasta.
Un'altro giorno stava per finire, e Feliciano sospirando chiuse gli occhi.
Avrebbe aspettato ancora, per sempre se fosse stato necessario.
Perché Doitsu lo aveva promesso, e lui gli credeva, non aveva mai mancato a un giuramento fatto a lui.
Chiuse gli occhi, perché non poteva fare altro che aspettare.
Il giorno era arrivato, o forse era ancora piena notte, ma a Italia non importò affatto quando una mano gentile gli accarezzò la guancia con dolcezza, destandolo.
<< Vee~ ? >> mormorò socchiudendo gli occhi.
Rispecchiarsi in due pozze azzurre fu il più bel regalo che gli potessero fare, anche più della pizza, o addirittura della pasta.
<< Sono a casa Italia. >>