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Cair
Paravel, immersa nell’abbacinante Sole dell’estate
più rigogliosa che Narnia avesse
conosciuto durante gli ultimi secoli, era un castello estremamente
affollato,
in cui trovare un poco di riservatezza era pressoché
impossibile.
Vivere
in quel luogo senza tempo, in cui gli splendori del glorioso passato
dell’Età
d’Oro si mischiava alla bellezza, forse persino
più calda e gioiosa, della
Nuova Era, significava però rinunciare
all’intimità e alla libertà che vivere
alla Tana di Aslan aveva concesso ai propri abitanti durante i lunghi
mesi di
guerriglia.
Era
sicuramente più riposante, per molti, poter abitare un
castello sempre inondato
dalla luce del Sole, cullati dal profumo del mare che sciabordava
ritmicamente
contro il promontorio su cui la reggia sorgeva; altri, tuttavia,
avevano presto
incontrato non poche difficoltà nell’abituarsi ad
un luogo diametralmente
opposto a ciò che avevano conosciuto per tutta una vita.
-Lady
Siria?-
Siria,
ben conscia di quelle scomode verità, sospirò.
Ordinare
a servi ed ancelle di lasciarla alla propria agognata solitudine era
stato clamorosamente
inutile, evidentemente… non riusciva a godersi un giorno di
meritata
tranquillità da mesi, ormai – anzi, le sembrava di
aver completamente
dimenticato che cosa significasse poter passare anche soltanto qualche
ora
senza essere continuamente osservata, interpellata, richiesta o
chissà
cos’altro.
Essere
la Strega Rossa, la prediletta
di Aslan, era un ruolo più scomodo di quanto si potesse
immaginare.
-Sì?-
rispose, abbandonando la fresca carezza delle lenzuola ed infilandosi
bruscamente la sottoveste che durante il pomeriggio, non sapeva bene
quando o come,
era finita appallottolata nell’angolo più lontano
di quell’enorme stanza. I
lunghi capelli ondulati, rossi e vividi quanto le rose amorevolmente
coltivate
dai fauni nel giardino, ricaddero lungo il suo corpo, solleticandole la
pelle
nuda delle gambe.
-La
coorte
proveniente da Haimrich è quasi giunta a corte, milady.-
perseverò stoicamente
il servitore giunto ad avvertirla e, con un gemito, Siria
provò un’istantanea
compassione nei confronti dei poveracci che avrebbero dovuto accogliere
quella
stramba gente: la delegazione appena giunta era composta da tutta una
serie di
bizzarri, chiassosi individui dal turpiloquio quasi incomprensibile e
fermamente convinti che arrivare con diversi giorni
d’anticipo fosse un segnale
di benevolenza e gentilezza nei confronti degli sventurati ospiti di
turno.
“E i ragazzi dovevano decidere di andarsene
giusto ora, ovviamente”, maledisse mentalmente lei
mentre, passandosi
nervosamente le dita fra le ciocche disordinate che si stavano
slealmente
ribellando ai suoi ordini, cercava di pensare a qualcosa che avrebbe
reso la
permanenza dei dignitari di Ettins il meno disastrosa possibile
– per i suoi
nervi, soprattutto.
-Accoglieteli
al meglio, Jona. Arrivo.- ordinò, agitando nervosamente una
mano per spalancare
bruscamente i tendaggi del letto a baldacchino, svelando un
impressionante
groviglio di lenzuola, abiti stropicciati e tonica, bronzea pelle su
cui lei,
con uno sforzo titanico che richiese ogni particella del suo
autocontrollo,
riuscì a non soffermarsi.
-Certamente,
milady.- rispose Jona, forse capendo di aver disturbato il riposo della Strega Rossa che, come tutti
in quel castello avevano
ormai imparato, rischiava di diventare estremamente irritabile se
disturbata,
specialmente quando nemmeno uno dei Pevensie si trovava in zona per
chetare un
poco il suo animo turbolento.
E
soprattutto l’Alto Re,
sussurravano le serve più maliziose, sapeva
essere straordinariamente persuasivo nel ridurre a più miti
consigli la prediletta di Aslan.
-Da
quando è permesso ad una strega di dispensare ordini nel mio
castello?-
Siria
rovesciò gli occhi verso il soffitto istoriato, frenando
appena in tempo la propria
linguaccia: mandare all’inferno il proprio Re, le avevano
detto, non era
esattamente considerato un atteggiamento
“amichevole”… come se lei si fosse mai
fatta dei problemi nel dire a Peter tutto quello che le passava per la
testa – specialmente gli insulti.
-Da
quando il legittimo Re Supremo ha deciso di partire per un viaggio di
piacere
assieme ai propri fratelli, direi.- replicò, scoccando al
giovane sovrano
un’occhiata di sottecchi che, suo malgrado,
provocò in lei un fremito che – ogni
singola volta –
era in grado di scuoterla sin dentro le
ossa.
Si
sarebbe concessa solamente qualche istante, si ripeté per
l’ennesima volta, e
poi avrebbe ripreso a canzonarlo e ad ignorare la sensazione che le
attorcigliava le viscere quando si trovava nelle sue immediate
vicinanze.
Era
difficile, tuttavia, non rimanere
affascinati dalla figura statuaria dell’Alto Re di Narnia.
Lo
osservò, silenziosa come raramente le capitava di essere,
mentre lui scuoteva
la testa e si sollevava stancamente sulle braccia –
rabbrividendo ancora nello
scorgere la pelle tonica tendersi sulle spalle ampie, i muscoli della
schiena
contrarsi mentre Peter si voltava a guardarla.
Si
serravano in quel modo anche fra le
sue mani ingorde, appassionate, brucianti.
Siria
scosse la testa, distogliendo lo sguardo dal corpo dannatamente nudo
del Re
Supremo di Narnia appena in tempo per evitare l’occhiata
cisposa ed incuriosita
che il suddetto sovrano le rivolse pochi attimi più tardi.
-Alzati,
devo ricreare la tua maschera. Non sarebbe molto carino se la corte
capisse che
a partire con gli altri è stato solo un fantoccio molto ben
cammuffato.- brontolò,
dandogli le spalle e sedendosi distrattamente sul bordo del letto.
-Sei
dispotica come sempre.- mugugnò Peter, e Siria
avvertì il prevedibile fruscio
di stoffe alle proprie spalle; fece per alzarsi, accennando un
sorrisetto pieno
di malizia, ma la fulminea stretta del Re subito salì ad
impedirle di scappare.
Peter,
prepotente come al solito, la tirò a sé e la
costrinse a guardarlo in volto,
intrappolandola in quell’abbraccio troppo stretto da cui lei
non sarebbe mai
stata in grado di scappare.
…come
se davvero avesse voluto.
-Tu
non vai proprio da nessuna parte.- mormorò lui con voce
roca, bassa – la voce
trionfante di un predatore incallito, conscio di avere pieno potere sul
destino
della propria preda.
Siria
sospirò, avvertendo la sconfitta pungerle l’animo
ed i pensieri; era però una
sensazione piacevole, in fondo… la stessa che avvertiva
quando, guardandolo in
quei dannati occhi celesti, capiva che non avrebbe mai più
potuto fare a meno
di lui.
Qualunque
remora lei cercasse di
opporgli non aveva scampo, fra le braccia di Peter.
-Qualcuno
dovrà pur gestire il tuo regno, Re Supremo.-
replicò, sciogliendo
inconsciamente la tensione che l’aveva dominata sino a
quell’istante ed alzando
una mano per scostare i soffici capelli biondi dalla fronte di Peter
che,
sospirando beatamente, socchiuse gli occhi per godersi la carezza.
Stringere
a sé quel corpo soffice era
la più eccitante delle vittorie.
-Può
cavarsela ancora un po’ senza di te.- mugugnò,
allargando lentamente il palmo della
mano sulla schiena di lei e lasciandosi sfuggire un sorriso quando,
solleticata
dal suo tocco, Siria s’inarcò appena contro di lui.
-Potrei
dire lo stesso di te.- fu la risposta sagace che, tuttavia, ottenne in
cambio
dalla strega – segno che, evidentemente, Siria aveva deciso
di rendergli la
vita impossibile persino in quel
particolare frangente.
E
pensare che aveva persino finto di
partire pur di passare qualche giorno con lei… bella
gratitudine.
Aprì
gli occhi, scoccandole un’occhiataccia piccata e
profondamente offesa. Lei, per
tutta risposta, arricciò il naso pieno di lentiggini e gli
rivolse una smorfia,
prima di divincolarsi dalla sua stretta per correre a rifugiarsi dietro
al suo
amato paravento scarlatto.
Il
giovane Re sospirò, abbandonandosi stancamente fra le coltri
tiepide di quel
letto ormai familiare.
-Sei
impossibile.- la redarguì, inarcando il collo appena in
tempo per vedere la
sottoveste di Siria volare oltre la tela pesante che la nascondeva al
suo
sguardo ingordo.
-E
tu egoista e vanesio, Peter. Come sempre.- replicò Siria,
tutt’altro che
offesa, mentre lui tentava in ogni modo di scorgere qualcosa in
più delle
sleali ombre che un misericordioso gioco di luce proiettava sulla
stoffa.
“Che strazio di donna”, si
disse, scuotendo
la testa.
-Alle
donne di solito piace sentirsi possedute, sai?- la
punzecchiò, ironico.
Alle
donne piaceva sentirsi possedute,
ma nessuno sarebbe mai stato così sciocco da credere di
poter possedere Siria.
-Infatti
io non sono una delle allegre figliole di cui ti circondi di solito,
Pete.- fu
la risposta che giunse poco dopo, pungente e canzonatoria; Peter,
però, si
limitò a ridacchiare, scuotendo appena la testa.
Il
sorriso del biondo Re si ammorbidì quando, nel proprio
respiro, avvertì quella
fragranza particolare con cui Siria amava adornarsi per lui –
lo stesso profumo
che lo cullava quando, troppo spesso, si trovava lontano da quella
dannata
strega che, nonostante lei giurasse il contrario, doveva aver
sicuramente
operato una qualche diavoleria per ossessionarlo fino a quel punto.
A
volte, infatti, credeva che fosse lei,
solo e solamente lei, a possedere qualcuno. Lui.
Chiuse
gli occhi, rilassando i muscoli tesi del ventre e del torace e beandosi
del
senso di piacevole indolenzimento che il suo corpo gli rimandava: senza
nemmeno
guardare avrebbe potuto tracciare una perfetta mappa dei graffi, dei
morsi e
dei lividi che ornavano la sua pelle come trofei di quella guerra che
aveva
visto avvicendarsi solamente vincitori.
Lottare
contro di lei, con lei, era
sempre stata la sfida più allettante di tutte.
-Oh,
stupido corpino!-
Peter
sobbalzò, sorpreso dall’esclamazione esasperata di
Siria.
-Vieni
a darmi una mano!- aggiunse, chiaramente rivolta a lui; Peter
inarcò un
sopracciglio, perplesso.
-Perdonami,
ma ritengo di non essere la persona adatta a cui chiedere per aiutarti
ad indossare uno di quegli aggeggi
infernali…- commentò – alzandosi,
tuttavia, perché sapeva benissimo che Siria
gli avrebbe probabilmente rotto qualche osso se non si fosse dato una
mossa per
aiutarla.
-Sei
inutile!-
“Appunto”.
Sospirando,
Peter si tirò indietro i capelli, raggiungendo la ragazza
dietro il grande paravento
che Lucy e Susan le avevano regalato tempo addietro.
“…oh”.
La
giovane strega aveva indossato la biancheria e raccolto i lunghi
capelli in una
coda alta, abbandonata sulla spalla nuda, e stava disperatamente
cercando di
sistemare i lacci del corsetto che – come richiedeva
l’etichetta di corte ed i
suoi bizzarri vezzi personali – andava intrecciato sulla
schiena e non sul
petto.
Ciò
che
però aveva colpito Peter, lasciandolo immobile e sorpreso a
poca distanza da
lei, era il colore del corpino. Siria usava vestire di tutte le
tonalità
possibili di rosso o, quando cavalcava o sapeva di dover combattere, di
marrone…
raramente le aveva visto indossare un abito blu od azzurro –
azzurro come il
corsetto che, in quel momento, la fasciava in una maniera totalmente
sleale.
-Tira
questi dannati lacci!- sbottò lei, ignara dello sguardo
attonito di Peter,
consegnandogli bruscamente i cordini e scoccandogli
un’occhiataccia,
intimandogli di darsi una mossa.
Ed
il sollievo che la travolse quando quell’abbraccio di stoffa
– troppo appassionato, soffocante,
meraviglioso – la ghermì fu secondo
solamente al brivido di delizia che sbocciò
sulla sua pelle nel momento in cui il respiro del suo Re le
sfiorò la gola,
leggero quanto la carezza della pioggia estiva.
-Ti
dona più di qualunque altro colore, questo.- le
sussurrò sulla pelle, piano,
sfiorandole la spalla con un bacio leggero e delicato.
Siria
sorrise, ignorando il calore che sentì immediatamente
risalirle il collo ed il
battito forsennato del proprio cuore nel petto.
-Ruffiano,
egocentrico e vanesio. Pessimi accostamenti.- miagolò,
abbandonandosi però
contro il petto nudo del giovane quando lui
l’abbracciò, intrecciando le mani
alle sue sul suo ventre. -Viene da chiedersi chi è stato
tanto fuori di testa
da incoronarti Re.- aggiunse, dispettosa e maliziosa proprio come la
“gattaccia
antipatica” con cui lui spesso la paragonava, inarcando un
poco il collo per
guardarlo negli occhi.
Combatterlo
sembrava molto più semplice di quanto fosse ammettere
l’esistenza di
quell’irresistibile ascendente che Peter sembrava non sapere
di esercitare su
di lei… dopotutto, era esattamente ciò che
facevano da quando si erano
conosciuti: scontrarsi e battibeccare.
Solo
da poco, però, quelle accese
discussioni avevano cambiato campo di battaglia.
Le
labbra di lui si schiusero in un sorriso paziente, ironico, beandosi di
quella
scintilla giocosa ed impertinente che tanto amava scorgere nei grandi
occhi blu
di Siria.
-Prima
o poi riuscirò a farti chiudere questa dannata boccaccia, puledrina.- la redarguì; ma
lei, tutt’altro che domata, si spinse
sulle punte dei piedi per posare un soffice bacio sulle sue labbra
carnose,
aggrappandosi più saldamente alle braccia che la stringevano.
Peter
socchiuse gli occhi, abbassando un poco la testa per approfondire quel
contatto
– Siria però si allontanò di scatto,
strappandogli un grugnito tutt’altro che soddisfatto.
-Continua
a provarci.- gli sussurrò sulle labbra, divertita; Peter,
sorpreso, non fece in
tempo a recepire il senso di quelle parole perché Siria si
divincolò dal suo
abbraccio, defilandosi oltre il paravento con un sorriso davvero sleale
disegnato sul viso – e lui, ridacchiando, non poté
far altro che seguirla,
incapace di resisterle.
Avrebbe
continuato a combatterlo sino
all’ultimo respiro, lo sapevano entrambi: ed era tutto
perfetto così.
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My Space:
E-ehm.
No, non sono andata via di testa
completamente, né il caldo mi ha fatto uscire di senno (del
tutto).
Come avrete notato, questa raccolta
si
chiama “Narnia’s Madness” – e
ci sarà ben un motivo se
si chiama così, no?
Non ho idea di quante saranno, ma
questa
serie di one-shots comprenderà tutte le coppie
“non-canon” della storyline
originale di Narnia’s Rebirth e seguenti e, ve ne sarete
sicuramente accorti
(^^’), la prima coppia su cui ho deciso di soffermarmi
è proprio quella che un’amica
ha amorevolmente chiamato SiPe.
Sì, la
“SIPE” è una bomba a mano che
usavano nella II Guerra Mondiale. È perfetto come acronimo,
che ne dite? xD
Questa raccolta, a differenza delle
altre
storie legate a Rebirth (come Memories, ad esempio) non è
basata su una canzone
particolare ma su prompts miei o di
quelle sante persone che leggono le cose scriteriate che escono dalla
mia
tastiera.
“Azzurro”, in
particolare, mi è stata
suggerita da quella donna favolosa che è Tatiachan,
e che è andata a mescolarsi
con un altro prompt, “Corsetto”, che invece viene
da quella santa di
DreamWanderer.
E niente, spero di non avervi sconvolto troppo ^^’ ovviamente, in questa particolare one-shot Caspian non è nemmeno esistito, mentre ho lasciato volutamente alla vostra fantasia tutto il resto dei dettagli. È ambientata dopo gli avvenimenti di Rebirh e Peter (cosa che non fa, in realtà) ha accettato la magia di Siria... e la usa pure per scopi personali, quell'ipocrita biondo U_U
Credo che questo progetto
sarà l’unico che pubblicherò
quest’estate
su EFP, MA non disperate: Redial is coming!
Un abbraccio a tutti/e e buona
estate!
B.