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Autore: ranyare    13/06/2014    1 recensioni
Caspian non è mai esistito, Peter è tornato ad essere l'Alto Re della Narnia rinata.
Al suo fianco ha lei, Siria, un tassello che si è rivelato fondamentale per riunire le genti di Narnia, da lungo tempo divise: la guerriera ha combattuto al fianco dei Pevensie e, per loro, ha sconfitto demoni ben più pericolosi della cupidigia del Re di Telmar.
Ma è soltanto questo che lei significa per Peter? Una compagna d'armi, un'amica, un condottiero al suo pari... oppure, in qualche modo, l'Alto Re di Narnia è riuscito a scorgere la donna selvaggia e sensuale che si cela al di là dell'armatura?
---Questa one-shot fa parte della sottoserie "Narnia's Madness", una raccolta di crack!ship nate dalla serie madre "Narnia's ~R~".---
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: AU, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
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Cair Paravel, immersa nell’abbacinante Sole dell’estate più rigogliosa che Narnia avesse conosciuto durante gli ultimi secoli, era un castello estremamente affollato, in cui trovare un poco di riservatezza era pressoché impossibile.

Vivere in quel luogo senza tempo, in cui gli splendori del glorioso passato dell’Età d’Oro si mischiava alla bellezza, forse persino più calda e gioiosa, della Nuova Era, significava però rinunciare all’intimità e alla libertà che vivere alla Tana di Aslan aveva concesso ai propri abitanti durante i lunghi mesi di guerriglia.

Era sicuramente più riposante, per molti, poter abitare un castello sempre inondato dalla luce del Sole, cullati dal profumo del mare che sciabordava ritmicamente contro il promontorio su cui la reggia sorgeva; altri, tuttavia, avevano presto incontrato non poche difficoltà nell’abituarsi ad un luogo diametralmente opposto a ciò che avevano conosciuto per tutta una vita.

-Lady Siria?-

Siria, ben conscia di quelle scomode verità, sospirò.

Ordinare a servi ed ancelle di lasciarla alla propria agognata solitudine era stato clamorosamente inutile, evidentemente… non riusciva a godersi un giorno di meritata tranquillità da mesi, ormai – anzi, le sembrava di aver completamente dimenticato che cosa significasse poter passare anche soltanto qualche ora senza essere continuamente osservata, interpellata, richiesta o chissà cos’altro.

Essere la Strega Rossa, la prediletta di Aslan, era un ruolo più scomodo di quanto si potesse immaginare.

-Sì?- rispose, abbandonando la fresca carezza delle lenzuola ed infilandosi bruscamente la sottoveste che durante il pomeriggio, non sapeva bene quando o come, era finita appallottolata nell’angolo più lontano di quell’enorme stanza. I lunghi capelli ondulati, rossi e vividi quanto le rose amorevolmente coltivate dai fauni nel giardino, ricaddero lungo il suo corpo, solleticandole la pelle nuda delle gambe.

-La coorte proveniente da Haimrich è quasi giunta a corte, milady.- perseverò stoicamente il servitore giunto ad avvertirla e, con un gemito, Siria provò un’istantanea compassione nei confronti dei poveracci che avrebbero dovuto accogliere quella stramba gente: la delegazione appena giunta era composta da tutta una serie di bizzarri, chiassosi individui dal turpiloquio quasi incomprensibile e fermamente convinti che arrivare con diversi giorni d’anticipo fosse un segnale di benevolenza e gentilezza nei confronti degli sventurati ospiti di turno.

E i ragazzi dovevano decidere di andarsene giusto ora, ovviamente”, maledisse mentalmente lei mentre, passandosi nervosamente le dita fra le ciocche disordinate che si stavano slealmente ribellando ai suoi ordini, cercava di pensare a qualcosa che avrebbe reso la permanenza dei dignitari di Ettins il meno disastrosa possibile – per i suoi nervi, soprattutto.

-Accoglieteli al meglio, Jona. Arrivo.- ordinò, agitando nervosamente una mano per spalancare bruscamente i tendaggi del letto a baldacchino, svelando un impressionante groviglio di lenzuola, abiti stropicciati e tonica, bronzea pelle su cui lei, con uno sforzo titanico che richiese ogni particella del suo autocontrollo, riuscì a non soffermarsi.

-Certamente, milady.- rispose Jona, forse capendo di aver disturbato il riposo della Strega Rossa che, come tutti in quel castello avevano ormai imparato, rischiava di diventare estremamente irritabile se disturbata, specialmente quando nemmeno uno dei Pevensie si trovava in zona per chetare un poco il suo animo turbolento.

E soprattutto l’Alto Re, sussurravano le serve più maliziose, sapeva essere straordinariamente persuasivo nel ridurre a più miti consigli la prediletta di Aslan.

-Da quando è permesso ad una strega di dispensare ordini nel mio castello?-

Siria rovesciò gli occhi verso il soffitto istoriato, frenando appena in tempo la propria linguaccia: mandare all’inferno il proprio Re, le avevano detto, non era esattamente considerato un atteggiamento “amichevole”… come se lei si fosse mai fatta dei problemi nel dire a Peter tutto quello che le passava per la testa – specialmente gli insulti.

-Da quando il legittimo Re Supremo ha deciso di partire per un viaggio di piacere assieme ai propri fratelli, direi.- replicò, scoccando al giovane sovrano un’occhiata di sottecchi che, suo malgrado, provocò in lei un fremito che – ogni singola volta  – era in grado di scuoterla sin dentro le ossa.

Si sarebbe concessa solamente qualche istante, si ripeté per l’ennesima volta, e poi avrebbe ripreso a canzonarlo e ad ignorare la sensazione che le attorcigliava le viscere quando si trovava nelle sue immediate vicinanze.

Era difficile, tuttavia, non rimanere affascinati dalla figura statuaria dell’Alto Re di Narnia.

Lo osservò, silenziosa come raramente le capitava di essere, mentre lui scuoteva la testa e si sollevava stancamente sulle braccia – rabbrividendo ancora nello scorgere la pelle tonica tendersi sulle spalle ampie, i muscoli della schiena contrarsi mentre Peter si voltava a guardarla.

Si serravano in quel modo anche fra le sue mani ingorde, appassionate, brucianti.

Siria scosse la testa, distogliendo lo sguardo dal corpo dannatamente nudo del Re Supremo di Narnia appena in tempo per evitare l’occhiata cisposa ed incuriosita che il suddetto sovrano le rivolse pochi attimi più tardi.

-Alzati, devo ricreare la tua maschera. Non sarebbe molto carino se la corte capisse che a partire con gli altri è stato solo un fantoccio molto ben cammuffato.- brontolò, dandogli le spalle e sedendosi distrattamente sul bordo del letto.

-Sei dispotica come sempre.- mugugnò Peter, e Siria avvertì il prevedibile fruscio di stoffe alle proprie spalle; fece per alzarsi, accennando un sorrisetto pieno di malizia, ma la fulminea stretta del Re subito salì ad impedirle di scappare.

Peter, prepotente come al solito, la tirò a sé e la costrinse a guardarlo in volto, intrappolandola in quell’abbraccio troppo stretto da cui lei non sarebbe mai stata in grado di scappare.

…come se davvero avesse voluto.

-Tu non vai proprio da nessuna parte.- mormorò lui con voce roca, bassa – la voce trionfante di un predatore incallito, conscio di avere pieno potere sul destino della propria preda.

Siria sospirò, avvertendo la sconfitta pungerle l’animo ed i pensieri; era però una sensazione piacevole, in fondo… la stessa che avvertiva quando, guardandolo in quei dannati occhi celesti, capiva che non avrebbe mai più potuto fare a meno di lui.

Qualunque remora lei cercasse di opporgli non aveva scampo, fra le braccia di Peter.

-Qualcuno dovrà pur gestire il tuo regno, Re Supremo.- replicò, sciogliendo inconsciamente la tensione che l’aveva dominata sino a quell’istante ed alzando una mano per scostare i soffici capelli biondi dalla fronte di Peter che, sospirando beatamente, socchiuse gli occhi per godersi la carezza.

Stringere a sé quel corpo soffice era la più eccitante delle vittorie.

-Può cavarsela ancora un po’ senza di te.- mugugnò, allargando lentamente il palmo della mano sulla schiena di lei e lasciandosi sfuggire un sorriso quando, solleticata dal suo tocco, Siria s’inarcò appena contro di lui.

-Potrei dire lo stesso di te.- fu la risposta sagace che, tuttavia, ottenne in cambio dalla strega – segno che, evidentemente, Siria aveva deciso di rendergli la vita impossibile persino in quel particolare frangente.

E pensare che aveva persino finto di partire pur di passare qualche giorno con lei… bella gratitudine.

Aprì gli occhi, scoccandole un’occhiataccia piccata e profondamente offesa. Lei, per tutta risposta, arricciò il naso pieno di lentiggini e gli rivolse una smorfia, prima di divincolarsi dalla sua stretta per correre a rifugiarsi dietro al suo amato paravento scarlatto.

Il giovane Re sospirò, abbandonandosi stancamente fra le coltri tiepide di quel letto ormai familiare.

-Sei impossibile.- la redarguì, inarcando il collo appena in tempo per vedere la sottoveste di Siria volare oltre la tela pesante che la nascondeva al suo sguardo ingordo.

-E tu egoista e vanesio, Peter. Come sempre.- replicò Siria, tutt’altro che offesa, mentre lui tentava in ogni modo di scorgere qualcosa in più delle sleali ombre che un misericordioso gioco di luce proiettava sulla stoffa.

Che strazio di donna”, si disse, scuotendo la testa.

-Alle donne di solito piace sentirsi possedute, sai?- la punzecchiò, ironico.

Alle donne piaceva sentirsi possedute, ma nessuno sarebbe mai stato così sciocco da credere di poter possedere Siria.

-Infatti io non sono una delle allegre figliole di cui ti circondi di solito, Pete.- fu la risposta che giunse poco dopo, pungente e canzonatoria; Peter, però, si limitò a ridacchiare, scuotendo appena la testa.

Il sorriso del biondo Re si ammorbidì quando, nel proprio respiro, avvertì quella fragranza particolare con cui Siria amava adornarsi per lui – lo stesso profumo che lo cullava quando, troppo spesso, si trovava lontano da quella dannata strega che, nonostante lei giurasse il contrario, doveva aver sicuramente operato una qualche diavoleria per ossessionarlo fino a quel punto.

A volte, infatti, credeva che fosse lei, solo e solamente lei, a possedere qualcuno. Lui.

Chiuse gli occhi, rilassando i muscoli tesi del ventre e del torace e beandosi del senso di piacevole indolenzimento che il suo corpo gli rimandava: senza nemmeno guardare avrebbe potuto tracciare una perfetta mappa dei graffi, dei morsi e dei lividi che ornavano la sua pelle come trofei di quella guerra che aveva visto avvicendarsi solamente vincitori.

Lottare contro di lei, con lei, era sempre stata la sfida più allettante di tutte.

-Oh, stupido corpino!-

Peter sobbalzò, sorpreso dall’esclamazione esasperata di Siria.

-Vieni a darmi una mano!- aggiunse, chiaramente rivolta a lui; Peter inarcò un sopracciglio, perplesso.

-Perdonami, ma ritengo di non essere la persona adatta a cui chiedere per aiutarti ad indossare uno di quegli aggeggi infernali…- commentò – alzandosi, tuttavia, perché sapeva benissimo che Siria gli avrebbe probabilmente rotto qualche osso se non si fosse dato una mossa per aiutarla.

-Sei inutile!-

“Appunto”.

Sospirando, Peter si tirò indietro i capelli, raggiungendo la ragazza dietro il grande paravento che Lucy e Susan le avevano regalato tempo addietro.

“…oh”.

La giovane strega aveva indossato la biancheria e raccolto i lunghi capelli in una coda alta, abbandonata sulla spalla nuda, e stava disperatamente cercando di sistemare i lacci del corsetto che – come richiedeva l’etichetta di corte ed i suoi bizzarri vezzi personali – andava intrecciato sulla schiena e non sul petto.

Ciò che però aveva colpito Peter, lasciandolo immobile e sorpreso a poca distanza da lei, era il colore del corpino. Siria usava vestire di tutte le tonalità possibili di rosso o, quando cavalcava o sapeva di dover combattere, di marrone… raramente le aveva visto indossare un abito blu od azzurro – azzurro come il corsetto che, in quel momento, la fasciava in una maniera totalmente sleale.

-Tira questi dannati lacci!- sbottò lei, ignara dello sguardo attonito di Peter, consegnandogli bruscamente i cordini e scoccandogli un’occhiataccia, intimandogli di darsi una mossa.

Ed il sollievo che la travolse quando quell’abbraccio di stoffa – troppo appassionato, soffocante, meraviglioso – la ghermì fu secondo solamente al brivido di delizia che sbocciò sulla sua pelle nel momento in cui il respiro del suo Re le sfiorò la gola, leggero quanto la carezza della pioggia estiva.

-Ti dona più di qualunque altro colore, questo.- le sussurrò sulla pelle, piano, sfiorandole la spalla con un bacio leggero e delicato.

Siria sorrise, ignorando il calore che sentì immediatamente risalirle il collo ed il battito forsennato del proprio cuore nel petto.

-Ruffiano, egocentrico e vanesio. Pessimi accostamenti.- miagolò, abbandonandosi però contro il petto nudo del giovane quando lui l’abbracciò, intrecciando le mani alle sue sul suo ventre. -Viene da chiedersi chi è stato tanto fuori di testa da incoronarti Re.- aggiunse, dispettosa e maliziosa proprio come la “gattaccia antipatica” con cui lui spesso la paragonava, inarcando un poco il collo per guardarlo negli occhi.

Combatterlo sembrava molto più semplice di quanto fosse ammettere l’esistenza di quell’irresistibile ascendente che Peter sembrava non sapere di esercitare su di lei… dopotutto, era esattamente ciò che facevano da quando si erano conosciuti: scontrarsi e battibeccare.

Solo da poco, però, quelle accese discussioni avevano cambiato campo di battaglia.

Le labbra di lui si schiusero in un sorriso paziente, ironico, beandosi di quella scintilla giocosa ed impertinente che tanto amava scorgere nei grandi occhi blu di Siria.

-Prima o poi riuscirò a farti chiudere questa dannata boccaccia, puledrina.- la redarguì; ma lei, tutt’altro che domata, si spinse sulle punte dei piedi per posare un soffice bacio sulle sue labbra carnose, aggrappandosi più saldamente alle braccia che la stringevano.

Peter socchiuse gli occhi, abbassando un poco la testa per approfondire quel contatto – Siria però si allontanò di scatto, strappandogli un grugnito tutt’altro che soddisfatto.

-Continua a provarci.- gli sussurrò sulle labbra, divertita; Peter, sorpreso, non fece in tempo a recepire il senso di quelle parole perché Siria si divincolò dal suo abbraccio, defilandosi oltre il paravento con un sorriso davvero sleale disegnato sul viso – e lui, ridacchiando, non poté far altro che seguirla, incapace di resisterle.

Avrebbe continuato a combatterlo sino all’ultimo respiro, lo sapevano entrambi: ed era tutto perfetto così.

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My Space:

E-ehm.

No, non sono andata via di testa completamente, né il caldo mi ha fatto uscire di senno (del tutto).

Come avrete notato, questa raccolta si chiama “Narnia’s Madness” – e ci sarà ben un motivo se si chiama così, no?

Non ho idea di quante saranno, ma questa serie di one-shots comprenderà tutte le coppie “non-canon” della storyline originale di Narnia’s Rebirth e seguenti e, ve ne sarete sicuramente accorti (^^’), la prima coppia su cui ho deciso di soffermarmi è proprio quella che un’amica ha amorevolmente chiamato SiPe.

Sì, la “SIPE” è una bomba a mano che usavano nella II Guerra Mondiale. È perfetto come acronimo, che ne dite? xD

Questa raccolta, a differenza delle altre storie legate a Rebirth (come Memories, ad esempio) non è basata su una canzone particolare ma su prompts miei o di quelle sante persone che leggono le cose scriteriate che escono dalla mia tastiera.

“Azzurro”, in particolare, mi è stata suggerita da quella donna favolosa che è Tatiachan, e che è andata a mescolarsi con un altro prompt, “Corsetto”, che invece viene da quella santa di DreamWanderer.

E niente, spero di non avervi sconvolto troppo ^^’ ovviamente, in questa particolare one-shot Caspian non è nemmeno esistito, mentre ho lasciato volutamente alla vostra fantasia tutto il resto dei dettagli. È ambientata dopo gli avvenimenti di Rebirh e Peter (cosa che non fa, in realtà) ha accettato la magia di Siria... e la usa pure per scopi personali, quell'ipocrita biondo U_U

Credo che questo progetto sarà l’unico che pubblicherò quest’estate su EFP, MA non disperate: Redial is coming!

Un abbraccio a tutti/e e buona estate!

B.

   
 
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