Salve, popolo di
EFP!
Inizio con il
dire che questo è un esperimento. Non mi sono mai addentrata nello strano mondo
delle originali (o meglio, ho una piccolo storiella scritta all’alba dei tempi,
che fa pietà pietà ma tanta pietà e che è ancora su efp perché era la mia prima
storia in assoluto e mi ci ero affezionata) e questo… Beh, è il mio primo
tentativo di entrare nel mondo del fantasy, genere che ho sempre amato.
Non è una storia
pretenziosa e, sebbene in un certo senso cercherò di inserire degli elementi
particolari, ci saranno dei temi che sono già stati affrontati nell’universo
fantasy. Voglio dire, è un po’ impossibile non rifarsi a determinate cose, no?
^^” Ma, a mio favore, devo dire che la maggior parte delle cose da cui ho preso
spunto non sono conosciute da tutti (e quindi, ad esempio, non troverete
draghi o creature magiche nel mio racconto).
Bene, detto
questo… Non so quanto saranno frequenti gli aggiornamenti; non so quanto durerà
la storia (ho un’idea generale sulla trama che ancora non è definita nel
dettaglio); non so se sarò in grado di scrivere davvero una storia dalle basi;
non so se sarò capace di trasmettere ciò che vorrei… Insomma, ci provo e basta
^^”
Se mi fate
sapere qualcosa attraverso una recensione o un messaggio, sarebbe di grande
aiuto :) Come dicevo, questo è un mondo nuovo per me :)
E se volete
conoscermi meglio o capire chi sono, sul mio profilo ci sono tutta una serie di
bottoncini utili e link per rintracciarmi :)
Buona lettura!
Prologo
La
notizia le era giunta con ben un giorno di ritardo, motivo per cui la donna ora
era così furiosa.
Tigris,
la sua preziosa Prima Rosa, era sembrata molto mortificata per l’accaduto, ma
questo non le avrebbe risparmiato una punizione, poi.
La
Cospirazione non poteva permettersi errori, soprattutto non errori di quel
genere, che erano al limite dell’idiozia. Ecco perché diceva sempre ai suoi di
indagare a fondo prima di anche solo iniziare a considerare la proposta di una candidatura; ecco perché il
protocollo era così rigido e formale; ecco perché tutti coloro che aspiravano
ad entrare nella Cospirazione imparavano come prima, assoluta, vitale regola quella di non
prendere iniziative personali. Non se non c’era in ballo qualcosa di grosso
ed urgente e, soprattutto, non se ancora non eri ufficialmente entrato a far
parte dell’organizzazione segreta, che ti avrebbe dato così modo di tutelarti.
Che
la tutela fosse una piccola pastiglia di veleno puro, che ti avrebbe condotto
alla morte in meno di un minuto, beh… Eri tu stesso a decidere se il gioco
valesse la candela, dopotutto.
E
dopotutto quella stolta cameriera avrebbe comunque
pagato con la vita, e la sua vita ancora non sarebbe stata abbastanza per il
danno che aveva creato ai suoi piani e al resto del regno.
Il
giovane principe non era ancora pronto… E lei non avrebbe saputo prevedere le
sue mosse, cosa che in ogni caso era male.
La
donna smise di camminare in cerchio sul piccolo tappeto al centro del salotto e
alzò entrambe le mani. Sentì la furia scorrere dentro di lei, accecante e nera,
e senza alcuno sforzo la diresse fuori, mandando l’onda di energia a
schiantarsi contro una piccola credenza dall’alto lato della sala. Il legno
semplicemente esplose, e schegge
volarono ovunque – sebbene quelle dirette verso di lei si fermassero prima di
colpirla – e poco dopo non rimase altro che un alone nero là dove prima c’era
un mobile.
Non
avrebbe dovuto fare sfoggio della sua potenza in quel modo, sebbene ne avesse
usata solo una minima parte. Ma lei stessa sapeva che non era sicuro; che nonostante quella casa fosse
isolata e ai margini della città, protetta dall’Illusione, nessuna precauzione
era mai abbastanza. E persone con poteri strani non erano altro che una
leggenda, ormai…
La
donna si passò una mano sul viso, cercando di riordinare le emozioni e di
decidere cosa sarebbe stato saggio fare da quel momento in poi.
Re
Coron era un buon sovrano. Aveva sempre avuto una vena pacifica e
compassionevole che lo spingeva a cercare i migliori accordi commerciali con i
territori confinanti e con le terre d’oltremare, ed era dotato di abbastanza
buonsenso da tentare di non scontentare i suoi sudditi e da evitare quindi
rivolte e rivendicazioni. Era obiettivamente l’opzione migliore che lei e la
Cospirazione avessero per crescere senza essere osservati, nell’ombra; per
continuare a tirare le fila silenziosamente del Regno di Aren fino al giorno in
cui lei stessa sarebbe potuta uscire allo scoperto. C’erano ancora molte cose
da fare; molte persone da reclutare e corrompere; molti altri con aure magiche
da trovare e sottomettere e, cosa ancora più importante, un potere ancora da
individuare e padroneggiare… Nonostante l’idea della Cospirazione le fosse
venuta già due secoli prima, e nonostante prima di quello lei stessa avesse già
condotto alcuni esperimenti e perfezionato alcune tecniche, non era ancora
stato fatto abbastanza.
Non
poteva ancora permettersi di rinunciare a questa pace duratura senza sapere a
cosa sarebbe andata incontro. Eppure andava fatto, volente o nolente, perché
una stupida cameriera troppo entusiasta si era inoltrata in luoghi dove non
avrebbe dovuto, sapendo troppo della Cospirazione eppure non abbastanza da
essere stata ammessa fra le sue fila. Ed era stata catturata, ovviamente, perché era stata idiota.
Ed
era nelle mani del Re da ben un giorno. Re Coron, della dinastia Lerastan,
sovrano assoluto di tutta Aren, aveva avuto tutto il tempo di venire a
conoscenza della Cospirazione e di iniziare a preoccuparsene.
Non
che la situazione in sé fosse irrecuperabile. Ma avrebbe chiesto un sacrificio,
un sacrificio alto, perché nessun prezzo che essa era disposta a pagare era
abbastanza alto per soddisfare un Re, e questo l’aveva imparato a proprie spese
circa centovent’anni prima.
La
donna riacquistò la calma lentamente, tornando ad assumere un’espressione
gelida e controllata. Le conclusioni a cui era giunta erano seccanti, ma
indispensabili. Meglio un’incertezza nella situazione politica, che si sarebbe
sempre potuta correggere, che il
resto. Lei davvero non poteva permettersi che iniziassero a circolare voci
sulla Cospirazione.
“Tigris.”
chiamò quindi, camminando lentamente per evitare pezzi di legno e sedendosi su
una poltrona imbottita, che aveva auto-eletto proprio trono da quando aveva
iniziato ad abitare in quella casa, circa tre anni prima.
La
sua Prima Rosa entrò. Aveva cercato di ricomporsi anche lei, ma tracce della
mortificazione erano ancora evidenti sul suo viso.
“Mi
avete chiamato, Madre?”
La
donna si posò tranquillamente un braccio in grembo. Aveva notato che, per un
secondo, lo sguardo di Tigris era saettato là dove una volta c’era stata la
credenza, ma nessuna delle due aveva parlato. C’era un messaggio, in
quell’alone scuro e nelle schegge sul pavimento; un messaggio che Tigris
avrebbe compreso.
“L’errore
deve essere corretto.” rispose la donna “Dovete fare tutto con la massima
discrezione. Nessuno deve sospettare.
Deve essere fatto in fretta, e dovete recuperare anche la cameriera. La voglio
viva.”
Tigris
annuì.
“Sappiamo
dove viene tenuta, Madre.”
“Bene.
Ho intenzione di interrogarla personalmente.”
Un
brivido corse lungo la schiena di Tigris, che cercò in ogni modo di non darlo a
vedere.
“C’è
qualche cosa che dev’essere fatta per… Dopo?” chiese infine, perché non si
azzardava a muoversi finché non fosse stata esplicitamente congedata.
“No.
Non per il momento. Aspettiamo di vedere i nuovi equilibri e, poi, in caso, agiremo.
Vai e sbrigati a fare ciò che ti è stato detto.”
Tigris
abbassò leggermente il capo e uscì dalla stanza.
Per
un momento, la ragazza poté sentire la Rosa Nera stringere le sue spine un po’
più a fondo nel suo cuore, e seppe con ancora maggiore chiarezza che la Madre
non avrebbe perdonato un suo ulteriore fallimento.