Note
della traduttrice:
Eccoci qua!
Capitolo breve ma fondamentale ai fini della storia, come leggerete fra
poco :D
si tratta di un flashback volto a spiegare
esattamente cos’è successo
fra Sherlock e John, dopodiché non rimarrà che un
ultimo capitolo per il gran
finale.
Grazie
davvero a
quanti hanno letto e/o commentato fin qui, spero che non vogliate
troppo
picchiare Sherlock una volta arrivati a fine pagine XD
Un
abbraccio e alla
settimana prossima con l’ultimo capitolo!
Ellipse
<3
CAPITOLO
3
Quello
di cui John
si ricorda di più è la pioggia.
Spesse,
incessanti
sferzate di pioggia, che si trasformano in grandi lacrime mentre
scivolano
contro le finestre del 221, e il rombo di un tuono che scuote i
paralumi. Di
notte, la pioggia diviene un sussurro, filtrando tra le ombre della
loro
camera da letto – può essere ancora
chiamata la loro camera se Sherlock non
c'è? - un gentile accompagnamento per il rigirarsi
inquieto di John, la
testa sul cuscino di Sherlock, non abituato al silenzio di Baker Street
senza
Sherlock lì dentro.
Come
la maggior
parte delle cose con Sherlock, era iniziata con un messaggio.
Sono
a Cambridge a
trovare un'amica. Ci resterò per un mese. Somministra 20 ml
di iodio alle dita
in congelatore ogni 4 giorni. - SH
Aveva
pensato che
fosse uno scherzo, all'inizio. Sherlock – via per un mese? A
trovare un'amica?
Nel corso della loro relazione, aveva sentito Sherlock menzionare
Cambridge
solo due volte – una volta per ricordarne i laboratori meglio
attrezzati, e
un'altra quando aveva accennato, in modo molto contorto, al fatto che
gli
sarebbe piaciuto portare John in barca sul Cam[1]. Per la scienza,
naturalmente. Per valutare la distribuzione ideale del peso
di due persone e
i tempi di percorrenza fra i tratti in cui si naviga più
facilmente dove il
fiume è meno profondo...smettila di sorridermi, John.
Smettila. Smetti- mi fai
il solletico! John!
Sherlock
non aveva
mai menzionato alcun amico. John non aveva pensato che ne avesse avuti
– cosa per cui si era rimproverato subito e con
vergogna.
Sherlock
non scopre
mai le proprie carte – John lo sa, e lo ama per questo. Non
hanno bisogno di
dirsi delle parole per dimostrare cosa sono l'uno per l'altro. Solo
perché stanno
insieme da più di un anno non significa che John abbia
bisogno di conoscere
ogni aspetto della vita di Sherlock. Sherlock è brillante in
modo eccezionale e
stupefacente, dotato di una genialità che un po'
abbatte John ogni volta che ci
riflette troppo – è così sorprendente
che anche qualcun altro a Cambridge lo
apprezzi?
Dopo
una settimana,
la regolarità dei messaggi di Sherlock diminuisce. Messaggi
ridicoli, come
cifrati, che danno indizi a John sull'incognita che sono i giorni di
Sherlock -
“Ogni travestimento è un autoritratto,
John” … “Ho appena cercato 'La frusta'[2]
su Google. Un affascinante spaccato sulla depravazione umana”
- pian
piano si riducono a otto al giorno, a quattro, a due... a uno solo un
giorno sì
e uno no.
John
cerca di non
prendersela a male. Sherlock si distrae con facilità. Sembra
preso da un
qualche sperimento con la sua amica – o amici?
Più di uno, forse? - e
John è abbastanza sicuro del suo rapporto con lui per non
invidiare il fatto
che Sherlock si stia divertendo. Sembra interessato, impegnato. La cosa
fa sorridere John, accoccolato nella penombra della loro camera da
letto,
mentre pensa alla familiare faccia da Sono nel bel mezzo di
un esperimento,
va' via, John di Sherlock, ascoltando il lieve picchiettio
della pioggia
alla tenue luce dell'alba.
Poi
– un giorno,
John riceve un messaggio da un numero sconosciuto.
Allora.
Tu sei
John.
Chi
sei? JW
Il
'ragazzo' di
Sherlock. Che cosa adorabile.
John
stringe le
dita a pugno. Attorno a sé, può sentire i
familiari rumori dell'atrio che si
svuota, ma si sente come gelato sul posto.
Sei
tu la persona
che Sherlock è andato a trovare a Cambridge? JW
A
trovare. È così
che si dice a giorno d'oggi?
John
sa di avere un
caratteraccio. Come il perclorato di sodio, il suo temperamento
irascibile
divampa all'improvviso, in maniera esplosiva – una
conflagrazione che muore
rapidamente, lasciandolo di solito con una lieve nausea. Gli fa venire
in mente suo
padre.
Chi
sei? JW
Tornando
al menù
dei messaggi, John scrive un nuovo sms.
Sherlock,
stai
bene? Scrivimi quando ricevi questo messaggio.
Il
suo telefono
vibra. John guarda il numero sconosciuto sullo schermo, lo stomaco che
gli si
attorciglia.
Scommetto
che il
tuo 'ragazzo' scopa in maniera incredibile. Non riesco a farlo stare
zitto.
John,
in maniera
confusa, si accorge che Mike gli sta dicendo qualcosa –
devono andare alla
prossima lezione, il professor Kwan è piuttosto severo per
quanto riguarda i
ritardi – ma ogni cosa sembra svanire di fronte al battito
incessante del suo
cuore.
Ha
una costrizione
al petto. Per un assurdo momento, John si chiede se nella stanza si sia
materializzato un elefante che si sia seduto su di lui.
Il
suo cellulare
vibra di nuovo. È Sherlock.
Smettila
di
seccarmi, John. Sono occupato. - SH
All'improvviso
John
sente di non riuscire a respirare.
::
Cambridge
è più
verde di quanto John si aspetti. La città è
immersa nella luce rossastra del tramonto,
coi grandi prati e i cortili attraversati dalle ombre allungate di olmi
secolari e di ciliegi.
John
non riesce a
ricordare una singola cosa del viaggio in treno da Londra. Non riesce
neppure a
ricordare cos'ha detto a Mike e Billy – qualcosa su Sherlock,
e Ho bisogno
di vederlo, probabilmente. Si chiede che aspetto debba aver
avuto – Sarah
continuava a chiedergli se si sentiva bene.
I
suoi due messaggi
successivi a Sherlock sono stati privi di risposta.
Sa
dove alloggia
Sherlock – Sherlock si è fatto inviare un pacco
che è arrivato a Baker Street
la settimana scorsa. L'indirizzo lo porta a uno dei college lungo il
fiume.
John ferma alcuni studenti, chiedendo la direzione per Cripps Court.
Non
riesce ad
arrivarvci – qualcosa, un qualche istinto interiore, gli fa
alzare lo sguardo
dalla sua conversazione con un nervoso studente del primo anno, e
intravede una
mano grande e dall'ossatura sottile, avvolta intorno alla guancia di
qualcun
altro. Una testa ricciuta dolorosamente familiare, fronte a fronte con
qualcuno
dai capelli altrettanto scuri, in un angolo di un cortile illuminato
dagli
ultimi raggi del tramonto.
John
serra gli
occhi.
Per
un attimo, il
mondo rimane lo stesso – è ancora un mondo che
conosce.
Quando
riapre gli
occhi, Sherlock – il suo Sherlock
– è abbracciato a una ragazza, il
corpo intrecciato al suo, e stanno ridendo, le teste piegate l'una
verso
l'altra. John non ha mai sentito Sherlock fare quel particolare tipo di
risata
– è bassa, seducente, quasi predatoria;
l'equivalente uditivo della mano di
Sherlock, che sta giocando con il bordo della gonna della ragazza,
accarezzandole la coscia con piccoli movimenti circolari.
“Sherlock.”
La
parola gli esce di bocca, quasi senza suono. In un qualche modo,
è a meno di
cinque metri di distanza, vicino quanto basta per vedere dei riflessi
ramati
sulle ciocche della nuca di Sherlock.
Sherlock
non lo
sente, ma la ragazza sì. I suoi occhi blu si spalancano
quando vede John. Le
sue braccia, avvolte mollemente attorno al collo di Sherlock, si
abbassano.
Sherlock
si volta,
le sopracciglia leggermente aggrottate, e poi – in una
frazione di secondo che
spezza il cuore a John – il suo volto si illumina di gioia.
“John!”
C'è
un lieve alone
di rosso intorno alla bocca di Sherlock, dell'esatto colore del
rossetto della
ragazza.
“Perché
te ne sei
andato da Londra? Cosa ci fai qui?” È la prima
volta da un mese che John sente
quella voce, e chiude le mani a pugno per contrastare l'impulso di
crollare in
ginocchio. “Chi – chi è
questa?”
“Oh!
Irene. Abbiamo
lavorato insieme per il mio ultimo progetto prima che io me ne
andassi.” La
felicità svanisce, poco a poco, dal volto di Sherlock. Dopo
un attimo di
silenzio, Sherlock si morde il labbro inferiore, uno dei suoi segnali
di
nervosismo. “È piuttosto brava in
chimica.”
John
sente il
proprio viso torcersi in un sorriso. “Ci scommetto.”
“John
-” Sherlock
sgrana gli occhi, dalle iridi di un chiaro e incredibile blu-verde.
“Perché
sembri-”
John
lo interrompe.
“E cosa ci fai con lei, qui a Cambridge? A cosa ti
serve...” John
respira, la voce che si fa più fievole, più bassa
“un intero mese?”
Irene
fa un passo
avanti. Con l'angolo dell'occhio, John la vede aprire bocca, e sbatte
un pugno
contro il muro di mattoni.
“STA'
ZITTA.”
La
folla attorno a
loro ha smesso di parlare – piccoli gruppi di persone, che
stringono le loro
cartelle coi libri, paralizzate dallo stupore. Si sta facendo buio;
John riesce
a sentire il vento che si alza.
“John-”
La voce di
Sherlock si è ridotta a un sussurro. “Ti sanguina
la mano.”
“Dimmi,
Sherlock.”
John quasi non riesce a sopportare di guardarlo, di guardare il panico
che
fiorisce sul volto di Sherlock. Batte le palpebre, ingoiando il groppo
che ha
in gola. “Avanti.”
“È
solo un
esperimento, John.” La bocca di Sherlock trema, incerta,
prima di distendersi in
uno di quei suoi sorrisi automatici; il lieve, incontenibile
arricciarsi di
labbra che usa quando vuole convincere John a prendere parte a un
qualche piano
avventato e cervellotico. Non essere noioso, John.
John
non riesce a
farne a meno – ride.
“È
tutto un
esperimento per te, non è vero? Maledetto robot.”
“John,
per favore-”
Sherlock fa un passo verso di lui, solleva una mano come per toccarlo,
e
John non può sopportarlo. Non può sopportare
tutto questo. C'è una furia che
sta montando dentro di lui, una furia che si riverserà su
Sherlock se John lo
tocca, e John non riesce a sopportarne il pensiero. Gira su se stesso,
evitando
del tutto Sherlock, e schianta il pugno contro il muro. Sente un suono
scricchiolante, qualcosa che d'istinto riconosce come non
buono, per niente buono. Sbatte le nocche contro il muro
– ancora, e ancora.
“Solo
– vattene.”
John non riconosce la propria voce. È irregolare, interrotta
da respiri
ansanti, come singhiozzi. “Vattene, Sherlock.”
L'ultima
cosa che
ricorda di quel giorno è il volto di Sherlock, e
l'espressione di incredulità sconvolta, perplessa e
angosciata
su di esso, come un cuore completamente spaccato.
::
Note
della traduttrice:
[1] Il Cam è il fiume che collega Cambridge con il Mare del Nord.
[2] Fate la prova e cercate anche voi La frusta, o meglio, The whip hand su Google. A me sono usciti millemila risultati oltre al cortometraggio di MacMackin XD