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Autore: Steffa    12/08/2008    2 recensioni
Una vita di allenamenti, sacrifici, dolore... E' questo che ha forgiato l'uomo che ora fa parte della temibile associazione chiamata Akatsuki, ma qualcuno si è mai chiesto se fosse stato veramente un suo desiderio tutto quello?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Altri
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti!!
Dunque, mi rendo conto di dover continuare la long-fic, ma il mio problema è che non ho il computer disponibile, in un primo momento era fuori uso completamente, mentre ora non ho proprio tempo per usarlo, dovendo lavorare...
Quindi non potendo andare avanti con la storia, ho pensato di farmi perdonare inserendo questa fic, che ha partecipato al 1° concorso sull'Akatsuki, indetto da Akuro e classificata come quarta in giudizio.
Mi sono resa conto dell'enorme errore, non avendo inserito nelle avvertenze che si trattava di una What if...
T.T Me misera, l'ho proprio lasciata indietro, infatti i fatti riportati non corrispondono perfettamente alla trama dell'anime e del manga, ma in parte sono inventati da me medesima, così come la linea temporale presenta variazioni rispetto all'originale.
Per completare le avvertenze, al contrario alcune parte sono esattamente identiche all'anime ed al manga, vedrete alcune affermazioni, che quindi non mi appartengono in quanto non sono di mia invenzione.
Beh, con questo è tutto, spero di potermi far perdonare ancora, buona lettura!




Crescere per la fine del Clan



Doveva allenarsi, era stanco, ma doveva continuare assolutamente, sotto lo sguardo attento e severo del padre.
Un colpo, una finta, un salto, una schivata.
Crollò a terra stremato, il fiato corto che lo faceva respirare a stento, fece per alzarsi sulle gambe stanche, ma il padre gli voltò le spalle.
" Può bastare. Domani mattina entrerai in accademia."
Lo guardò senza osare pronunciare alcuna parola mentre si allontanava per entrare in casa.
Si sentì orgoglioso di se stesso, gli piaceva essere un ninja ed era felice che il padre dedicasse il suo tempo ad allenarlo iscrivendolo infine all'accademia del villaggio.
Un soffio di vento fresco gli scompigliò i capelli scuri, facendogli accapponare la pelle ancora accaldata.
Venne distratto da un fruscio alle sue spalle, si voltò con uno scatto scutando tra le ombre che già da tempo avevano oscurato il giardino.
Scorse infine un bimbo con i capelli scuri e gli occhi come due pozzi neri, di qualche anno più piccolo di lui.
Sospirò quando gli si avvicinò mentre era ancora seduto a terra.
" Sasuke-chan, che cosa ci fai ancora in piedi? E' tardi, dovresti già essere a letto, se nostro padre ti scopre si arrabbierà."
Il più piccolo si lasciò sfuggire una risatina, sorridendo al fratello.
" Itachi-chan, è vero che andrai all'accademia per studiare come fanno i veri ninja?"
L'altro si alzò, scompigliandogli i capelli con un buffetto affettuoso.
" Sì, è così! Diventerò il miglior ninja di Konoha."
Detto ciò si allontanò, seguendo il padre in casa.
Qualche minuto dopo, quando finalmente fu nel proprio letto, tra morbide coperte, potè sentire i muscoli stanchi rilassarsi poco per volta.
Nonostante la spossatezza, non riusciva a prendere sonno, l'idea di poter diventare un vero ninja lo elettrizzava, era sempre stato il suo sogno entrare nell'accademia.
Suo padre gli rammentava sempre che sarebbe dovuto diventare il migliore perchè lui faceva parte del Clan Uchiha, perchè era la famiglia più potente, perchè era il suo primogenito.
Non voleva deludere suo padre, non voleva sfigurare davanti a nessuno, sarebbe divenuto il migliore a tutti i costi.

Si concentrò chiudendo gli occhi, sentì il chakra scorrere nel suo corpo ed in un attimo ecco una sua perfetta copia ricambiare lo sguardo dei sensei davanti a loro.
" Veramente bravo, Itachi. Sei promosso a pieni voti!"
Un lieve sorriso soddisfatto gli comparve sul viso, mentre la sua copia spariva in una nuvola di fumo.
Poco dopo si ritrovò in prima fila, davanti a tutti i sensei, all'Hokage ed ai genitori di tutti i bambini.
" ... ed è per questi motivi che Itachi Uchiha verrà promosso come primo della classe."
Un applauso si alzò dalla folla, mentre il bambino sarebbe semplicemente voluto andare a cercare suo padre per poter leggere l'orgoglio nel suo sguardo.
Quando finalmente la cerimonia si concluse, scappò tra la gente ed i compagni che avrebbero voluto stringergli le mani e congratularsi con lui.
Trovò la sua famiglia senza difficoltà, non appena il piccolo Sasuke lo vide arrivare, gli corse incontro.
" Itachi-chan, sei veramente il migliore!"
Facendo voltare il fratellino con un mezzo sorriso, gli posò le mani sulle spalle, conducendolo con sé da loro padre, fermo nella sua solita posizione rigida.
Il piccolo sorriso di poco prima sparì, lasciando spazio ad un'espressione contenuta e seria, quella che il padre gli aveva insegnato ad assumere in ogni situazione.
L'uomo lo scrutò a lungo, mentre il fratellino spostava lo sguardo tra i due, non capendo cosa stesse succedendo ed il più grande ricambiava lo sguardo sicuro di sé e della sua bravura.
" Sei stato bravo, ma ora dovrai aumentare il carico di allenamenti."
Il ragazzino si sentì cadere un peso sulle spalle, non bastava ancora quello che stava facendo, avrebbe dovuto fare di più, diventare ancora più bravo.
Negli occhi di suo padre non aveva letto ciò che voleva, non c'èra l'orgoglio, solamente le sue iridi scure e serie come al solito.
Lo guardò voltarsi ed allontanarsi, mentre la madre gli si avvicinava bisbigliandogli parole di lodi e consolazioni che lui non udì nemmeno.

Schivò l'ennesimo attacco, l'ennesimo kunai che gli fischiò a pochi millimetri dall'orecchio.
Mentre scivolava a terra tra la polvere, non riuscì a vedere la piccola stella ninja schizzare verso di lui, silenziosa e veloce, tagliente e dolorosa quando gli si conficcò nel braccio.
Si lasciò sfuggire un'esclamazione di dolore e sorpresa, portandosi una mano alla ferita sanguinante.
" E tu saresti il migliore della classe? Non mi pare proprio."
La voce dura del padre lo ferì come la stessa lama.
Tutto quello che faceva non era mai abbastanza, doveva dare sempre di più, tutto se stesso.
Estrasse l'arma con un gesto nervoso, facendo sanguinare ancora di più la ferita; gli pulsava l'intero braccio sinistro, non riusciva più a muoverlo.
Quando alzò nuovamente lo sguardo verso suo padre, lo ritrovò a breve distanza da lui, mentre si preparava a colpirlo.
Si sentì salire in un attimo il sangue al volto, ogni movimento parve essere eseguito al rallentatore, si sentì bruciare gli occhi in modo insostenibile, fu costretto a chiuderli.
Quando li riaprì, impiegò meno di un istante per poter comprendere dove avrebbe colpito il padre.
Con un semplice movimento schivò il pugno diretto allo stomaco, afferrandogli quindi il polso per bloccarlo.
Infine incrociò gli occhi del padre, per la prima volta in tutta la sua vita lo vide tentennare.
Quando fece per tirarsi indietro, lo lasciò fare, portandosi quindi la mano a stringere il braccio ferito.
Perchè il padre lo fissava a quel modo?
Non riusciva a capire che cosa avesse fatto di così sorprendente da fermare l'allenamento.
" Per oggi può bastare. Sei cresciuto..."
Non comprese la parole del padre e rimase immobile mentre l'altro se ne andava.
Rientrò poco dopo in casa, il braccio che gli faceva maledettamente male, entrò nel bagno per togliersi i vestiti sporchi ed insanguinati.
Non appena alzò lo sguardo sullo specchio che rifletteva la sua immagine, vide i suoi stessi occhi vermigli ricambiare l'espressione di sorpresa.
Aveva già sentito parlare di quegli occhi, il padre li aveva chiamati Sharingan, diceva che solo nella loro famiglia, solo gli Uchiha, potevano averli.
Gli aveva promesso che ne avrebbero parlato quando sarebbe giunto il momento.
Dimentico del dolore e della stanchezza andò a cercare il padre: lo trovò mentre beveva da una tazza fumante.
" E' giunto il momento di passare al livello successivo."

Aveva imparato in fretta e bene, passava tutto il tempo libero dalle missioni con il padre a studiare ed allenarsi.
Negli anni passati, anche il piccolo Sasuke era cresciuto, diventando taciturno, non cercava più il fratello, si allenava da solo ed otteneva ottimi risultati all'accademia.
Ma Itachi riceveva tutte le attenzioni del padre e di tutto il villaggio, con le sue grandi capacità era riuscito a raggiungere il grado di Jonin ed ad ottenere il comando di una squadra speciale.
In tutto il villaggio si parlava spesso della possibilità di rafforzare i rapporti tra il Clan Uchiha ed il villaggio stesso per la sua genialità.
Il ragazzo dava tutto se stesso, arrivando ad essere ammesso a particolari riunioni con i capi supremi di Konoha, cosa mai successa prima d'allora.
In contrapposizione a tutto ciò, nella sua famiglia tutto era cambiato in peggio: sapeva che il fratello invidiava tutte le attenzioni che il padre gli dedicava, ignorandolo completamente; sua madre si rimetteva invece in silenzio alle decisioni del marito.
Gli altri ragazzini coetanei sapevano tenersi a debita distanza da lui, impauriti dalle sue enormi capacità e dal suo carattere sempre composto e serio, sicuramente strano per la sua giovane età.
Era riuscito a legare solamente con un ragazzo, anch'egli appartenente al Clan Uchiha, Shisui Uchiha, che divenne il suo migliore amico, quasi un fratello maggiore.
Erano insieme quando, per la prima volta nella storia della loro famiglia, osarono non presentarsi ad una riunione del Clan.
Tutto era pronto e calcolato nei minimi particolari, sarebbe parso un suicidio e lui sarebbe riuscito ad ottenere lo Sharingan Ipnotico.
I patti erano stati chiari, ci sarebbe stata una sola via per poterlo ottenere e loro non avevano ammesso repliche.
Sapevano che sarebbe stato pronto a tutto pur di poter ottenere il potere, pur di farsi notare e rendersi finalmente orgoglioso di sé: un piccolo prezzo per grandi risultati.
Quando furono uno di fronte all'altro, giunse infine il momento giusto, lo avevano scelto loro e non avevano voluto ascoltare lamentele.
Fu tutto molto veloce, Shisui si accorse appena degli occhi scarlatti dell'amico, della spinta verso il fiume dietro di lui.
Ci fu una lotta in acqua, qualche colpo per cercare di liberarsi da quella presa troppo forte per un ragazzino di quell'età, con quegli occhi freddi e vuoti di qualsiasi sentimento.
Itachi non provò alcunchè, tutto quello che faceva era meccanico, aveva la mente sgombra.
Non staccò lo sguardo per un momento dal corpo dell'amico, sino a che non vide più i suoi tentativi di liberarsi, sino a che non si dimenò più, gli occhi acquosi e vuoti che sembravano supplicarlo.
Non pianse, gli bruciarono gli occhi, ma sapeva che si trattava della modifica che tanto aspettava, aveva superato la prima prova.
Sistemò il resto delle faccende come prevedeva il piano, scrisse la lettera con la sua stessa grafia, poche parole che avrebbero sviato i sospetti; tornò quindi a casa quando il sole stava già per sorgere.
Non appena varcò la soglia di casa, si scontrò con il padre, fermo in piedi, lo sguardo di ghiaccio.
Gli parve un guradiano insuperabile.
" Dove sei stato?"
Mantenne lo sguardo fermo, un'espressione atona, non diede alcuna risposta.
Venne trascinato dall'Hokage e dai capi supremi, passò la giornata sotto interrogatorio, o per meglio dire, sotto accuse.
" Itachi Uchiha, per l'ennesima volta, cosa hai fatto l'altra sera?"
Ricambiando lo sguardo con strafottenza sbuffò, stanco delle solite parole già ripetute all'infinito.
" L'ho già detto. Mi sarei dovuto incontrare con Shisui, l'ho aspettato tutta la notte, perchè sembra che avesse dei problemi, ma non si è presentato."
" Quindi non hai mai visto questo biglietto?"
L'Hokage gli mise davanti un foglietto di carta, quello che aveva usato lui per lasciare l'ultimo messaggio dell'amico.
Riportava scritte poche semplici parole: "Sono stanco delle missioni. Ora per gli Uchiha non c'è futuro, e neppure per me. Non posso più voltare le spalle alla "via" ".
Il ragazzo scosse il capo, senza mostrare emozioni.
" E' la prima volta che lo vedo, non so cosa significhi."
Suo padre sbattè una mano sul tavolo davanti a lui, lo sguardo furente.
" Basta! Lo hai ucciso tu ed hai simulato un suicidio, scrivendo quel biglietto grazie allo Sharingan!"
Itachi scrollò il capo, la solita espressione che ancora non era mutata da ore, la stessa che gli aveva insegnato il padre.
" Stai blaterando..."
Furono due giorni difficili per lil Clan, ma Itachi riuscì a prepararsi per completare il vero e proprio piano, nonstante fosse rinchiuso in casa e sorvegliato a distanza.
Sapeva che il fratello era uscito per i soliti allenamenti, nella grande residenza era rimasto il resto del Clan ed il momento era giunto.
Li sterminò tutti, una furia dagli occhi scarlatti che colpì senza pietà, senza possibilità di scampo.
Rimase lucido per tutto il tempo, sapeva perettamente cosa e come fare.
Non gli importava di tutto quel sangue, lo stesso sangue che gli correva nelle vene e che andava ad imbrattare i muri, inzuppare i tappeti, che gli inumidiva le mani colorandole con il vermiglio dei suoi occhi maledetti.
Per ultimi lasciò i suoi genitori, nel silenzio sovrannaturale creatosi nella residenza, sapeva dove fossero, dove stessero attendendo la loro fine.
Quando li raggiunse silenzioso e sicuro nei movimenti, venne accolto dal caldo sorriso della madre, nonostante tutte le accuse verso di lui, e dallo sguardo di ghiaccio del padre.
Non perse tempo con parole inutili o con pensieri superflui che avrebbero potuto sviarlo, colpì anche loro con precisione, senza che avessero la possibilità di reagire.
I loro corpi erano ai suoi piedi, senza vita, quando sentì i passi familiari del fratello che si avvicinava.
Vide la sua espressione di angoscia quando vide i corpi e realizzò ciò che era successo, boccheggiò un paio di volte, gli occhi inchiodati sui genitori.
" P-Perchè l'hai fatto...?"
Era preparato a quella domanda, se l'era aspettato.
" Per testare le mia capacità."
Vide il terrore nascere e crescere negli occhi scuri del fratello, lo vide voltarsi e correre fuori dalla stanza, quasi inciampando nei suoi stessi passi.
Attese qualche attimo prima di raggiungerlo nel cortile in un istante, bloccandogli la via senza difficoltà.
" Sasuke-chan, non temere, non vale la pena ucciderti."
Il fratellino ricambiò il suo sguardo, impaurito dal suo stesso sangue, dalla persona che per tutta la vita aveva avuto accanto.
" Sai, fratello, è vero, l'ho ucciso io Shisui. Ho dovuto farlo, era l'unico modo, per poter ottenere lo Sharingan Ipnotico bisogna uccidere il proprio migliore amico."
L'altro non rispose, vide che deglutì, mentre sudore freddo gli scivolava ai lati del viso.
Mancava solamente il tocco finale.
" Sei arrabbiato, fratellino? Provi odio nei miei confronti?"
Ancora nessuna risposta, il più giovane sembrava incantato davanti ai suoi occhi rossi.
" Mi devi odiare! Devi sopravvivere come un miserabile, continuare a scappare, aggrapparti alla vita. E un giorno presentati davanti a me, con i miei stessi occhi."
Occhi rossi in quelli neri, uguali ai suoi di un tempo, innocenti, infantili, di un bambino come tanti.
Nulla a che fare con quei laghi di sangue che si era creato per sé.
Sapeva però che un giorno sarebbero stati uguali, anzi, quelli di Sasuke avrebbero avuto qualche cosa di più: la voglia di vendetta.
Non attese oltre, sparì lasciandosi dietro una nuvola di fumo e degli occhi pieni d'odio.
La missione era stata portata a termine, aveva ucciso il suo migliore amico, sterminato il suo Clan ed i suoi genitori, aizzato suo fratello minore ed infine era fuggito dal villaggio.
Sarebbe stato etichettato come il peggiore dei nukenin, non vi avrebbe più potuto metter piede, braccato dagli Anbu migliori.
Dopotutto loro lo avevano avvisato, non aveva avuto scelta.
L'unica cosa che gli rimaneva da fare, era aspettare di incontrare nuovamente suo fratello nel loro ultimo scontro.
La sua vita si era basata attorno a quel momento: ogni allenamento, ogni goccia di sudore, tutto il sangue, la fatica, ogni singolo respiro.
Il tutto per divenire un nukenin.
Estrasse un kunai dalla tasca, sfilandosi il coprifronte.
Lo ammirò per qualche attimo, quindi lo incise profondamente da parte a parte.
" Cresci fratellino. Sii il vendicatore del nostro Clan."

  
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