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Autore: Marra Superwholocked    14/06/2014    3 recensioni
Le persone continuano a scomparire, ma di loro rimane comunque una traccia. Lynn Moore, whovian in ogni cellula del suo corpo, è l'unica ad accorgersene. Un giorno, il più bello della sua vita, uno strano "Uomo con gli anfibi" che si fa chiamare Dottore entra nella sua vita.. uscendo dal suo armadio! Dal XXI secolo atterrano nel 1984 dove incontreranno John, un simpatico ragazzino di 13 anni, che li aiuterà nella loro missione: salvare la Terra!
Ma John non è un ragazzino qualsiasi...
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Destino

 


«Dottore, sono ore che camminiamo! Possiamo fermarci per riposare?» Avevano attraversato tutta Londra e ora il ragazzo non si sentiva più i piedi. «Dottore...» lo supplicò ancora.
«John, è inutile, dovresti saperlo. Quando si mette in testa una cosa, diventa più testardo di un Dalek!» Lynn intravide con la coda dell'occhio John che rabbrividiva al solo pensiero di quelle saliere giganti e ringraziare silenziosamente il cielo che, in quel caso, non si trattasse di loro.
«Smettetela di lamentarvi e continuate a mantenere un passo regolare. Siamo quasi arrivati. E poi io non sono uno stupido polipone nascosto in una saliera!» intervenne il Dottore senza distogliere lo sguardo dagli alberi intorno a loro. Si stavano avvicinando: le onde 57B3 si facevano sempre più forti. Scostò da davanti a sé il ramo di un pino dagli aghi giovani e morbidi ed ecco la radura. «I Junsay hanno modificato lo scorrere del tempo: ne percepite il doppio di quanto ne passi in realtà. Guardate il cielo: è solo all'inizio del crepuscolo e, che ci crediate o meno, è passata solo un'ora e mezza, non tre.»
John guardò il suo piccolo orologio da polso: erano partiti da casa alle diciassette; ora le braccia muscolose di Hulk segnavano le diciotto e trenta.
«Il loro piano,» continuò il Dottore, «è quello di farvi estinguere nel minor tempo possibile, se non ho intuito male.» In quel momento, chiunque sano di mente avrebbe bisbigliato; ma, poiché il Dottore ha sempre voglia di mettersi nei guai, parlò con un tono di voce del tutto normale.
«Ho capito metà di quel che hai detto, ma mi fido di te.» Lynn si fece strada tra i rami e sbucò anch'essa nella radura. Si aspettava un'astronave o qualcosa del genere, ma i suoi occhi non vedevano altro che un prato rischiarato dalla dolce luce del tramonto. «Mi sa tanto che le onde ti hanno ingannato, Dottore» disse amareggiata.
«No, è la loro tecnologia ad offuscare le menti. Come per ogni cosa, Lynn, devi aver ben chiaro l'obiettivo: solo allora vedrai
Lynn e John elaborarono le parole sagge dell'alieno. Poi, mentre la prima continuava a vedere solo un'ampia distesa di fili d'erba e margherite, il ragazzo rimase senza fiato.
«Ah, le giovani menti sono spettacolari. Non trovi anche tu, Lynn?» Il Dottore non era affatto meravigliato dell'accaduto: le menti più sensibili, più plasmabili, sono proprio quelle della prima gioventù; esse sono capaci di spazzare via anche la nebbia più fitta, che pone le sue forti fondamenta ai primi segni di crescita. Era dunque quello il segreto del Dottore: non crescere mai per continuare ad imparare.
«È bellissima!» John fissava l'astronave di gherzo[1], il metallo preferito dai Junsay per le loro costruzioni di cui andavano sempre molto fieri.
«Lynn, dato che rischieresti di sbattere il naso contro l'astronave...» Il Dottore non avrebbe più voluto ricorrere a quel suo potere, ma si rivelò quasi ogni volta indispensabile e, certamente, non voleva far avanzare Lynn a tastoni. Le poggiò le mani sulle tempie e le suggerì di chiudere gli occhi, poi lui fece lo stesso. John, nel frattempo, non riusciva a staccare gli occhi dall'astronave dei Junsay, così lucida e splendente sotto i primi raggi della luna piena alle loro spalle.
Il sole calava sempre più velocemente, spalmava sulle nuvole la sua luce rosata, e sotto le palpebre di Lynn vi era un susseguirsi di flash fastidiosi che la fecero sussultare soprattutto quando udì una voce sconosciuta pronunciare una frase in tono quasi irritato: «Quanta scenografia per un semplice Risveglio!» Il risveglio di cui parlava la voce era riferito al famoso Risveglio della Vista, o Sesto Senso come lo chiamano alcuni: la capacità di vedere, o anche solo percepire, oltre la realtà evidente. Lynn, terrorizzata dal pensiero di avere le allucinazioni, spalancò gli occhi ritrovandosi faccia a faccia con un Dottore del tutto sereno e fiero del suo operato. «Voltati» si sentì dire dall'alieno e, come un obbediente soldato, Lynn rispettò il suo ordine. Gli occhi dapprima appannati della ragazza, ora si aprivano sempre di più, bramosi di osservare quanto più potevano e la sua mente sembrò dimenticare la voce sconosciuta.
«Trattieni i ringraziamenti per dopo, Lynn. Ora seguitemi, avanti!» disse il Dottore esortando i due umani. Seguito a ruota da John, il gallifreyano si addentrò per primo nell'astronave grande come una villetta – e la cui forma avrebbe fatto invidia ad un uovo – facendosi luce col suo cacciavite sonico.
Lynn, invece, rimase per un attimo col naso all'insù, ad ammirare le nuvole ingrigite che galleggiavano nel cielo ormai del tutto spento. Fantasticò sui nuovi mondi e le svariate epoche di cui, molto presto, avrebbe assaporato l'aria e chissà cos'altro una volta terminata la loro prima missione insieme. La Francia dell'Ottocento con tutti i suoi intellettuali e filosofi, l'Italia del Duecento che amava la letteratura più di chiunque altri, gli antichi Egizi e poi – chissà? - magari l'avrebbe portata a visitare un pianeta dal cielo rosso fuoco e dal nome impronunciabile.
«Ehilà» esclamò all'improvviso la voce misteriosa.
Lynn si voltò di scatto e udì un leggero fruscio provenire dalla vegetazione che si estendeva oscura e pericolosa davanti a lei. Una civetta aprì pigramente gli occhi, fissando placida un pipistrello che si stava cibando di un gruzzolo di zanzare appena catturate. Urlò un secco «Sciò!» diretta alla civetta per allontanarla dal suo animaletto preferito; incurante della direzione che avesse preso l'uccello, fece qualche passo lento verso il pipistrello e allungò una mano tremante per accarezzarlo, ma un altro fruscio le fece arrestare di colpo. Rimase col braccio a mezz'aria, senza sapere cosa fare e sperò, in cuor suo, che il Dottore fosse tornato indietro per richiamarla. Si mosse poi a rallentatore, cercando di non emettere alcun rumore, ma i rametti secchi sotto i suoi piedi non erano d'accordo. «Maledizione» sussurrò voltandosi ora più in fretta. Le aspettative di Lynn di trovarsi davanti il Dottore erano più che giustificabili. Peccato che, nel girarsi di centottanta gradi, non vide di fronte a sé un uomo in giacca blu e anfibi neri.
«Ohi, mi vedi?» La donna si scostò i capelli dagli occhi con le pallide dita e guardò attentamente Lynn. Dopo aver intercettato il suo sguardo, esplose in un meraviglioso sorriso. «Sì, mi vedi. Il Dottore ha fatto un ottimo lavoro.»
«Da dove diavolo sei saltata fuori?» Lynn rimase piuttosto scossa dall'improvvisa apparizione della donna, tanto che non notò la civetta che poco prima aveva tentato di scacciare. O almeno non prima che gliela indicasse quella strana donna dai capelli biondi e arruffati: come in una fotografia tridimensionale, il corpo dell'animale spaventato per la manata che pensava di ricevere da Lynn era sospeso in aria con le ali spalancate e immobili. Sembrava imbalsamato. Anche l'aria attorno a loro aveva un curioso aspetto stagnante.
«Io sono sempre stata qui, accanto a te e al Dottore, ragazza.» La donna sorrise di nuovo e sul suo volto apparirono qua e là delle rughe d'espressione che la rendevano ancor più bella di quanto lo fosse già.
«Ma perché ti vedo solo ora?»
«Perché non avevi ancora ben chiaro l'obiettivo» rispose con disinvoltura guardandosi le unghie e gli stivaletti di pelle che le facevano cuocere i piedi.
«Allora perché solo io?»
«Be', John è affidabile, ma è ancora troppo piccolo. Il Dottore, invece, è meglio che non sappia.»
«Perché?»
«Oh, ma quante domande vane! Pensa piuttosto a quel che ti ho detto subito dopo che mi hai posto la tua prima domanda.» La donna buttò indietro la testa dando così aria alle ciocche ingarbugliate dei suoi capelli.
Dopo un breve ragionamento, Lynn fu sopraggiunta da un pensiero alquanto bizzarro, ma del resto aveva appena scoperto che il Dottore era reale. «C'è solo una persona, se così possiamo chiamarla, che segue passo passo il Dottore per aiutarlo quando è in difficoltà. Ed è il Lupo Cattivo.»
«Sei una ragazza intelligente» disse subito la donna illuminando i suoi occhi di una luce dorata e vorticante. «Non hai idea di quanta fatica ho fatto per trovarti e prepararti.»
«Prepararmi? Per cosa?» Lynn fece qualche passo all'indietro. Non sapeva esattamente se poteva fidarsi oppure no di quella creatura.
«Per tutto questo.» Sorrise di nuovo e si guardò attorno.
«Intendi la vita?»
«Fuochino. La tua vita, Lynn. Pensi che tu abbia conosciuto quella serie tv per puro caso? Oh, no. Ricordi com'è successo? Era notte fonda e ti stavi rigirando nel letto in cerca di una posizione comoda. Poi, senza alcun preavviso, nemmeno uno piccolo piccolo...»
«La tv si accese e sentii il Dottore urlare al Maestro di rigenerarsi. Era la replica del mattino» terminò Lynn.
«Esatto. E chi vuoi che abbia accesso la tv?»
«Tu. Il grande Lupo Cattivo.»
«Esatto» ripeté. Sorrise, nonostante la situazione poco divertente. «Ma non è ancora tutto. Tasso. Ancora non avevi idea di quel che sarebbe successo di lì a pochi giorni e non notavi i piccoli messaggi che speravo servissero in qualche modo. Così, ho deciso che una grossa enciclopedia impolverata non ti sarebbe certamente sfuggita e l'ho fatta cadere accidentalmente sui tuoi piedi» disse soddisfatta con le mani sui fianchi.
«E magari, per essere più sicura che il Dottore mi trovasse, hai collegato il suo Tardis al mio armadio, non è vero?»
«Be', dopo tutto quello che avevo fatto, non potevo rischiare che tu te ne andassi in giro fischiettando un motivetto che hai inventato tu stessa.»
«Che vuoi dire, scusa?»
«Oh, lo capirai a tempo debito.»
«Ma perché? Perché io
«Perché non deve avvenire diversamente. Perché tu sei colei che manterrà impressa nella storia la vita del Dottore, la prova quasi tangibile della sua esistenza. Perché è il tuo compito, sei nata per questo: è il tuo destino.»

 

 

 

 


NOTA
[1] Gherzo: non esiste alcun tipo di metallo con questo nome, si tratta semplicemente di una mia invenzione :)

   
 
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