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Autore: cin75    14/06/2014    11 recensioni
Jared è un attore famoso che vive da anni sotto ricatto. Jensen è il suo assistente personale molto...molto speciale!! Si incontreranno, si conosceranno e naturalmente si innamoreranno.
Ma come dice il saggio: tra il dire e il fare.....
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'incubo: dal sonno al risveglio.'
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“Che cosa vuoi Sebastian?, ho fatto quello che mi hai chiesto!!!” esclamò Jared, scattando in piedi dal divano su cui prima stava sdraiato. Sebastian sembrava più furioso del solito.
“Chi ti ha detto che potevi andartene ieri sera.??!!” Lo rimproverò aspramente puntandogli contro l’indice.
“Cosa vuoi, Sebastian!!??, ho fatto e detto quello che volevi. Io…” ma l’agente lo interruppe severo.
“..e tu cosa!?? Credevi di poter andartene via così, con il tuo nuovo amico del cuore?!” lo riprese sarcastico. “Te l’ho detto già una volta, Jared. Non farmelo ripete ancora: tu fai quello che dico e voglio io se non vuoi che la cara Meggie capisca quanto le sta bene il colore arancione della galera!!”
“Io volevo solo…non….Jensen mi ha solo….” ma oltre quelle mezze frasi non riusciva a mettere insieme altro ogni volta che Rochè minacciava sua sorella.
“Jensen?? Ma cosa si è messo in testa quel tuo assistente??!!” sembrò minacciare. “Non costringermi a sistemare anche lui !!”
“Cosa??!!” esclamò impaurito da quell’uscita così ostile. “Lascia stare Jensen!!” si ritrovò a gridargli contro.
L’agente, sorpreso da quella reazione, capì che il giovane provava qualcosa per il ragazzo, anche se non sapeva se la cosa era ricambiata. Non aveva avuto sentore o minima prova di una tale situazione. Non gli interessava, ma quella replica gli bastò per colpire.
“Ascoltami, ragazzino!!” disse parandosi davanti a lui. “Se non vuoi che spedisca il tuo caro assistente all’altro capo del paese, vedi di rimetterti in riga. Ho degli affari da portare avanti, quindi togliti dalla testa che le cose tra noi siano cambiate o possano cambiare in qualche modo. Chiaro???!!” gli sbraitò contro.
Jared sussultò al grido, ma subito dopo, preso da un improvviso impeto di esasperazione, frustrato oltre ogni limite, gettò le mani al collo dell’uomo e cominciò a stringere.
“Basta!, basta, basta!!” gli ripeteva con rabbia  e mentre continuava a stringere rivedeva davanti agli occhi tutte le angherie che era stato costretto a subire e in quelle immagini trovava la forza e il coraggio di stringere ancora. Ma Sebastian trovò il fiato per sussurrare l’unica cosa che lo avrebbe salvato e che avrebbe fermato l’ira di Jared.
"Megan!!” e a quel nome tutta la furia di Jared sembrò congelarsi.  Le mani si aprirono come una serratura a scatto appena violata.
Lasciò la presa e un attimo dopo un violento pugno lo colpì all’altezza dello zigomo facendolo gemere. Un calore fortissimo gli invase tutto il viso e dopo, il dolore gli esplose nel cervello. Si portò meccanicamente la mano sulla zona colpita e sentì il viscido calore del sangue impregnargli le dita.
“Prova a toccarmi un'altra volta e la tua sorellina finisce in galera. Mi hai capito, stronzetto!?” ringhiò Rochè mentre vedeva Jared scivolare a terra lungo la parete alle sue spalle. Il giovane annuì di nuovo sconfitto da quel maledetto ricatto.
Quanto ancora poteva andare avanti e sopportare?!
Quando sarebbe finita??
Mai! Rispose amareggiato a se stesso.
“Ora stammi a sentire. Un mio amico regista ha bisogno di un nome famoso nel suo cast per far partire il suo film……” L’ennesimo ricatto prendeva pian piano forma davanti agli occhi e nelle orecchie di Jared. Ma questa volta era troppo.  Quella richiesta assurda gli offuscò le idee e lo disgustò tanto che a stento trattenne il violento senso di nausea che lo stava invadendo.
“Ti prego, Sebastian..non…non questo…” cercò di dissuaderlo, non trovando nemmeno la forza di alzare la testa nascosta tra le mani.
“Beh!, vedi di fartelo piacere!!” rispose duramente l’agente mentre si ricomponeva. “Ci sono troppi soldi in ballo su questa cosa!!” e lo lasciò a terra. In ogni senso.

Un quarto d’ora dopo, Jensen chiedeva di Jared ai ragazzi della troupe, visto che il giovane non gli rispondeva al telefono. Gli dissero che lo avevano visto andare al suo camper.
Jensen andò verso il mezzo e vide uscirne Sebastian con aria furiosa, ma anche decisamente soddisfatta. Gli passò accanto, ma mentre per l’agente lui gli fu completamente indifferente, per l’assistente, avesse potuto, lo avrebbe decisamente preso a pugni.
Cavolo!! , se ne aveva voglia!!
Entrò nel camper di Jared. Le luci erano tutte spente. Anche quella sulla piccola scrivania dove di solito Jared ripassava il copione. Lo chiamò.
“Sono qui!” disse la voce stanca proveniente dal piccolo salottino.
Jensen si sporse più all’interno e vide Jared allungato sul divanetto con un braccio piegato sulla faccia, come a coprirsi da una luce che non c’era.
“Jared, che è successo?, ho visto uscire Rochè.” chiese preoccupato. E questa volta lo era davvero e non avrebbe accettato un  “non mi va di parlarne!” come risposta.
“Io ho una sorella, Jensen.” rispose invece, Jared.
“Lo so. Maggie. Le è successo qualcosa?!” chiese più preoccupato.
“Lei è fragile. Troppo fragile. Si lascia facilmente convincere e questa sua debolezza l’ha portata ad essere ingenua. Troppo per la sua giovane età….”
“Jared…”
“Tre anni fa, quando io avevo appena firmato il contratto per questa serie e tutto sembrava dover andare per il verso giusto, paradossalmente è stato l’inizio di questo inferno in cui vivo.” disse quasi soffocando un singhiozzo.
“Che è successo, Jared?, parla con me!!” lo incoraggiò Jensen. Ora più che mai voleva e doveva sapere.
“Detti una festa nella casa di Sebastian per festeggiare il contratto. C’erano i produttori, alcuni degli attori che dovevano far parte dello show e alcuni amici e soci di Sebastian. Io portai Megan. Mi pregò perché la portassi con me. Lei era così entusiasta di vedere delle persone famose ed era così felice quella sera. A fine serata, la persi di vista per pochi minuti. Andai a cercarla ma Sebastian mi trattenne dicendomi che dovevo conoscere un regista molto influente prima che andasse via. Ormai in casa c’ero solo io, lui e un suo amico e poi Megan. Quindi mi lasciai convincere. Dopo che anche quel regista fu andato via, passarono pochi minuti quando sentimmo un tonfo provenire dalle scale del sala grande.” raccontava come se stesse rivivendo tutto. Momento per momento.
“Che cosa era successo!?” chiese Jensen andandosi a sedere vicino al ragazzo che continuava a tenere il braccio sulla faccia.
“L’amico di Sebastian.” rispose. “Era rotolato giù dall’intera scalinata. Il collo era evidentemente spezzato ed era…morto. Ma quando lo vidi qualcosa non mi ritornò. Era senza camicia. I suoi pantaloni erano sbottonati. Fui accecato come da un lampo. Oltrepassai il corpo e iniziai a salire le scale velocemente, ma a metà mi fermai. In cima c’era Megan con il vestito strappato, il trucco sfatto dalle lacrime. Una guancia arrossata sicuramente da uno schiaffo ed era scioccata, terrorizzata. Non faceva altro che ripetere “io non volevo, io non volevo.” Le corsi incontro e l’abbracciai. Che altro potevo fare??!” disse a se stesso o forse chiese a Jensen.
“Mio Dio!, Jared. L’aveva ….”
“No.” gli disse subito. “Non c’era riuscito. Megan l’aveva respinto con tutte le sue forze ma quando era stata raggiunta sulle scale lo aveva spinto malamente facendolo cadere di sotto!”
“Ok! Che è successo dopo che aveva chiamato la polizia?!”
Jared si girò solo un po’ verso di lui, incuriosito da quella domanda. “Come fai a sapere che…”
“Cavolo, Jared!! C’era un morto in casa e una ragazza sottochoc. Che altro potevi fare!!?” si giustificò.
“Evitare l’errore più grande della mia vita. Ecco cosa potevo fare!!”, considerò anche se ormai era tardi. Troppo tardi.
“Non ti seguo.”
“Non so perché, forse per stupidità, forse per paura di perdere Megan, forse la paura che non avrebbero creduto alle mie parole e a alle sue, ma…”
“Che hai fatto, Jared?!” ed era decisamente spaventato dalla risposta che poteva avere.
“Mi feci convincere da Sebastian!”
“Convincere a fare cosa?!” disse mentre gli poggiava una mano sul petto.
 “Prima che arrivasse la polizia, io e Megan, andammo via. Sebastian sistemò gli abiti di quel tizio e quando arrivarono i poliziotti disse che era caduto malamente dalle scale, che aveva provato a rianimarlo ma non c’era riuscito. La telefonata tempestiva al 911 e il fatto che non c’era granchè su cui dubitare, chiuse il fatto come incidente.”, raccontò con tono colpevole.
“Ma non è finita quella sera, vero?!”
“No. Quella sera tutto è iniziato. Il giorno dopo andai nel suo ufficio per chiedere cosa fosse successo. Ci andai perfino per ringraziarlo di ciò che aveva fatto per me e per Megan soprattutto. Ma prima che andassi via, lui si fece avanti.”
“Che cosa significa che si fece avanti!?”
“Mi disse che l’unica cosa che voleva da me erano dei favori a livello lavorativo. Comparsate in alcuni suoi progetti indipendenti, cose così. E a me andava bene. Se quello era il modo per sdebitarmi.”
“Ma ha passato il segno!” sembrò capire da solo.
Jared si sentiva quasi come se fosse stato sotto interrogatorio, anche perché era così ufficiale il tono che stava usando Jensen, ma inspirò profondamente come per trovare il coraggio di andare avanti in quella sua confessione. “Ha cominciato a chiedermi di fare da accompagnatore ad alcune delle sue attrici …in erba. Giusto per pubblicità. Poi, iniziò a costringermi a farmi vedere in atteggiamenti….” e si morse il labbro per il disgusto e per la vergogna. “…affettuosi con…” ma non ci riuscì ad andare oltre.
Jensen contrasse la mascella per la rabbia che provava nei confronti di Rochè. Che tipo di persona può fare una cosa del genere??
“Che ti ha chiesto ancora?!” si costrinse a chiedergli.
Jared sembrò vergognarsi profondamente della risposta che doveva dare. Non voleva rispondere.
Che cosa avrebbe pensato Jensen di lui? Lo avrebbe perso. Sicuramente.
“Jared, che ti ha chiesto di fare Rochè?!” chiese ancora più deciso.
“Voleva che ci stessi con un attore che mi aveva notato e disse che se mi fossi rifiutato la polizia avrebbe saputo chi aveva spinto giù il tipo dalle scale e…..” ma di nuovo la voglia di piangere prese il sopravvento su di lui.
“Tranquillo!! Ehi!, tranquillo. Sei qui. Con me.” si ritrovò a sussurrargli mentre gli accarezzava il petto tremante per cercare di dargli conforto. “Che è successo?!”
“Lo feci. Mio Dio!!, lo feci e quando tornai a casa mia, ebbi appena il tempo di correre in bagno. Vomitai la rabbia, il disgusto per quello che avevo fatto, lo schifo di aver avuto il coraggio di accettare.”
Jensen era senza parole, ma non era arrabbiato o deluso di Jared, tutt’altro!! Stava sopportando quella vita e quel ricatto da anni solo per proteggere sua sorella. Cavolo!, se ne aveva di forza e di coraggio.
“Lascia che ti aiuti, Jared. Io posso aiutarti.” gli disse spostandogli finalmente il braccio dal faccia e non appena il viso del ragazzo fu libero e in piena vista, una rabbia furiosa lo invase.
“Figlio di puttana!!” esclamò vedendo  il vistoso rossore appena sotto l’occhio di Jared. “E’ stato lui?” chiese e poi: “Certo! Che è stato lui!!”
Si alzò dal salottino furioso, intento ad uscire dal camper.
“Io lo ammazzo quel bastardo!!” e fece per andarsene, ma Jared gli corse dietro temendo che Jensen potesse fare davvero qualcosa di azzardato.
“Ascoltami!! Ti prego, Jensen. Ascoltami.” supplicò tenendolo per un braccio e mettendosi tra lui e la porta. Gli appoggiò una mano sul petto ansimante di rabbia e pregò con tutte le poche forze che ancora aveva.
“Per favore, se non faccio quello che vuole denuncerà Megan. Finirà in galera fin quando la cosa non sarà risolta ma….ma lei…lei non resisterà…lei è debole…per favore…ti prego…ti supplico…non farlo…no…ti prego…ti…io...” e questa volta diede libero sfogo a quel pianto che da tempo si costringeva a reprimere dentro di lui.
Lasciò il braccio di Jensen, lo liberò dalla presa con cui lo teneva fermo e si inginocchiò davanti a lui, ormai privo di forze, immaginandosi che anche Jensen avrebbe ignorato le sue suppliche.
A Jensen, invece, gli si spezzò il cuore e vederlo così. Comprese che ormai era a terra, era al limite e, terrorizzato, temette che fosse ad un punto tale in cui potesse anche valutare una qualche sciocchezza.
Jared continuava a ripetere “ti prego” e a piangere tenendosi le mani strette sul petto come per contenere un dolore che voleva invece esplodere.
Si accoccolò accanto a lui, gli mise le mani sulle spalle e poi lo abbracciò. Se lo tirò il più vicino possibile al petto e lo abbracciò forte, fin quando non sentì che il pianto cominciava a lenirsi lentamente. Quando lo sentì rilassarsi piano tra le sue braccia, gli baciò la testa ancora nascosta sul suo petto e lo accarezzò ancora. “Che cosa voleva Rochè!?”
Jared non rispose, si limitò a fare cenno di no con la testa senza trovare il coraggio di dire o fare altro.
“Jared, dimmelo. Che cosa vuole ancora da te?, che cosa ti ha chiesto?” insistette. Ci doveva essere stata per forza qualche richiesta, visto lo stato in cui lo aveva trovato. “Jared!?, dimmelo!!”
“Vuole che giri un film per un suo amico regista che vuole farsi un nome e ha bisogno di volti….famosi, per farsi pubblicità!” cercò di spiegare per evitare di…spiegare!
“E questo film che cos’ha di così terribile da farti andare in crisi!!” provò a scherzare, solo per far rilassare il ragazzo.
“E’ un porno, Jensen. Vuole che giri un porno!” lo scioccò.
“Che ….che cosa??” fece prendendolo per le spalle e costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Mi dispiace…mi dispiace davvero ma io devo….non voglio…solo l’idea di…ma devo…io…io….” continuava a balbettare Jared vedendo lo sguardo del compagno.
“No. Non lo farai. Non te lo permetterò. Non ti permetterò di farti questo.” disse deciso tirandosi su e portandosi dietro anche Jared. “Questa è l’ultima volta che quel figlio di puttana di Rochè ti ricatta. Ora ci sono io e non permetterò più che lui l’abbia vinta.” disse con l’aria e il tono di chi sapeva cosa fare.
“Jensen…se mi rifiuto…lui denuncerà Meggie…lui…”
“No. Tu non ti rifiuterai.” lo sorprese. “Andrai all’incontro pronto per fare quello che ti chiedono, ma ti giuro che non farai in tempo a sbottonarti un solo bottone. Te lo giuro!!! Quel bastardo avrà finalmente quello che si merita!!” gli giurò sul serio.
“Jensen che cosa vuoi fare!!??...cosa ….”, chiedeva mentre vedeva il ragazzo prendere le sue cose e prepararsi per andarsene. “Dove vai?!”
“Tu va a casa e domani vai agli studio di Rochè. Ci vediamo lì.” sembrò quasi ordinargli.
“Jensen ?!” lo richiamò stranito da un tale comportamento. Il maggiore si girò verso di lui. Gli sorrise fiducioso, gli si avvicinò e lo baciò piano sulle labbra ancora visibilmente tristi. “Ci vediamo domani. Cerca di dormire. Almeno un po’!!”
“Che vuoi fare, Jensen!?” chiese ancora intimorito dal non sapere nulla.
“Domani. Domani saprai tutto!!” e uscì dal camper, ma prima di andare via, chiamò Clif che era poco distante dal mezzo. “Fammi un favore!!, portalo a casa!” e andò via, sapendo di lasciare Jared in buone mani.

La notte fu lunga, molto lunga per Jared. non riuscì a chiudere occhio sia al pensiero di quello che Rochè voleva da lui, sia perché non sapeva che cosa aveva in mente Jensen. Ma quando la mattina impietosa arrivò, Jared si costrinse a vestirsi e ad andare all’appuntamento. Quando arrivò nelle sale che erano già pronte per le varie scene hard, ebbe quasi un senso di nausea. Non ce l’avrebbe fatta. Non ce la poteva fare a girare un film del genere.
Ma come, cosa fare per evitarlo!!??
Mentre si guardava intorno, vide arrivare Sebastian con il regista e delle ragazze già vestite o meglio “svestite”.
Mio Dio!!, pensò, guardandole. Avranno si  e no, 15 anni!!
“Siamo puntuali!!” esclamò soddisfatto Rochè e poi senza preamboli indicò a Jared dove poteva prepararsi. “I tuoi abiti di scena sono in questa stanza!!” gli disse. In un certo senso, Jared, fu sollevato: una camicia e un pantalone. Si chiuse la porta alle spalle e si cambiò ma mentre lo faceva non faceva altro che pensare: Dove sei Jensen!!,  se lo ripeteva ossessivamente. Era quasi un mantra nella sua mente. 
Quando uscì dal camerino, il regista gli fece strada e lo accompagnò su per una struttura che aveva la forma di un balcone che dava su un giardino. Una piccola balaustra abbelliva tutta la scenografia. Anche se poi era una struttura larga solo un paio di metri e alta circa tre. Tutto intorno solo luci, riflettori e impalcature varie.
Jared si perse in quei dettagli, mentre l’uomo al suo fianco continuava a spiegargli quello che doveva fare, a chi doveva farlo e come farlo. E su quei particolari una parte della sua mente cominciò a gridargli di scappare, di correre via da quel posto mentre l’altra gli ricordava solo un nome: Megan.
Il suo cuore, invece, protetto da tutto e da tutti chiedeva solo di Jensen.
Al piano di sotto, tra i vari tecnici, Rochè lo osservava e gli fece cenno di assecondare le richieste del regista. Jared molto impercettibilmente gli fece cenno di no con la testa, come ultimo tentativo di clemenza. Ma in contraccambio vide solo l’agente che mise la mano nella giacca e tirò fuori il cellulare.
Jared capì la sottile allusione e annuì, vinto. Ancora.
Il regista lo lasciò solo con la coppia di giovani, un ragazzo e una ragazza, che avrebbero dovuto girare la scena con lui, ma un attimo prima che dalla sua sedia riuscisse a dare il “Ciak, si gira!!”, le porte del magazzino dove stavano girando si spalancarono rumorosamente e decine di poliziotti fecero irruzione bloccando e arrestando chiunque cercasse o provasse solo a scappare.
Sebastian cercò di darsela a gambe, ma quando alzando lo sguardo vide il volto sollevato di Jared, fu preso da un improvvisa rabbia vendicativa.
“Figlio di puttana!!” esclamò tra i denti mentre saliva l’impalcatura e raggiungeva il giovane. “Li hai chiamati tu!!” gli gridò contro.
“No! ma avrei dovuto farlo tanto tempo fa!!” gli rispose finalmente conscio che quella storia doveva finire. Costi quello che costi.
“Piccolo bastardo irriconoscente!!” lo insultò. “Io ho fatto di te quello che sei adesso!” urlò mentre sotto di loro c’era caos ovunque. “Io ti ho portato fin qui!!”
“Non sai quanto hai ragione, Sebastian. Hai fatto di me un uomo che vive sotto ricatto da anni. Mi hai portato all’esasperazione. E’ vero. È tutto merito tuo. Ma ora basta!! Ora, è tempo che io ti ripaghi con la tua stessa premura!!” replicò sarcastico. Stava per avventarsi su di lui, quando Rochè ormai alle strette, tirò fuori una pistola da sotto la giacca. Jared si bloccò, preso alla sprovvista da una simile reazione.
“Vediamo quanto sei coraggioso adesso!!” lo provocò.
“Sei impazzito, Sebastian?!, mettila via. Tutta questa storia è già un casino, non peggiorare la situazione!!” cercò di convincerlo mentre continuava a tenere sotto controllo la pistola. Indietreggiò solo un po’ quando vide Rochè avanzare minaccioso verso di lui.
“Non fare stronzate, Rochè. Ormai è finita!!” fece improvvisamente la voce di Jensen, dietro di loro.
“Jensen!!” fece rincuorato l’attore, mentre la reazione di Sebastian fu completamente diversa e inaspettata. Scattò su Jared e prendendolo da dietro, gli puntò la pistola alla testa. Jared era più alto di lui, quindi lo copriva completamente e lasciava poco margine di errore per chi sarebbe dovuto intervenire drasticamente. Rochè era ormai nel panico, passava dal puntare la pistola alla testa di Jared , a puntarla poi verso Jensen e questo allarmò decisamente Jared.
“Va’ via, Jensen. C’è la polizia, ormai. Ci penseranno loro. Mettiti al sicuro. Va’ via di qua.” cercò di proteggerlo.
“Non senza di te!!” lo rassicurò l’altro. “Rochè, lascialo andare.” gridò, ancora, Jensen da dove si trovava e poi vedendo che Sebastian nemmeno accennava a lasciare andare Jared dalla morsa in cui lo teneva e che continuava a puntargli la pistola alla testa, improvvisamente, tirò fuori la sua di pistola e gliela puntò contro e nel movimento che fece la camicia aprendosi, un leggero bagliore ferì gli occhi di Jared.
Jared sgranò gli occhi, vedendo Jensen impugnare quell’arma e quando stava per dirgli qualcosa, quello che invece disse il giovane di fronte a loro lo scioccò definitivamente.
“Rochè, polizia di Los Angeles. Abbassa la pistola, lascia andare il tuo ostaggio e tutto finirà nel migliore dei modi.  Non costringermi a sparare!!” disse prendendo meglio la mira.
“Tu…tu sei…” balbettò Jared, incredulo, completamente spaesato e sconvolto da quello che aveva appena scoperto. Ecco che cosa era quel luccichio: il distintivo.
“Un poliziotto.” Sembrò finire per lui, Rochè. “Sei un fottutissimo poliziotto!!??” gridò furioso mentre si agitava nervosamente e mentre più nervosamente agitava la pistola vicino alla faccia di Jared.
“Ascoltami, Rochè!!” cercò di richiamarlo per farlo calmare o almeno tentare di calmarlo. “Ormai qui è tutto finito, cerca di non peggiorare la situazione con una azione stupida. Cerca di salvare il salvabile!!” provò a mediare. “Dammi ascolto e lascia andare Jared!!”
“Io non ci vado in galera!!” cominciò a ripetere, decisamente fuori controllo.
“Calmati, Sebastian. Abbassa la pistola e consegnati. Andrà tutto bene!!” provava ancora a rassicurarlo vedendo lo stato emotivo che stava prendendo il sopravvento su di lui.
“Ascoltalo Sebastian!!” cercò di rassicurarlo anche Jared, anche se ancora non era riuscito a metabolizzare la sorpresa di quella rivelazione.
“E’ tutta colpa tua..” cominciò, invece , a dire l’uomo contro Jared che per forza di cose si piegava sotto la sua morsa.
“Sebastian!, no!” fece Jensen che essendo del mestiere sapeva come stava per finire la cosa.
“Lo hai fatto entrare tu nelle nostre vite!” fece ancora più alterato. “Nella mia vita!!” e ancora di più. “Nei miei affari!!” gridò stringendo la presa al collo e facendo gemere il suo ostaggio.
“Sebastian!!” lo richiamò più forte Jensen. “Lascialo andare, non fare stupidaggini o non uscirai vivo di qui!!”
“Tu hai rovinato tutto!!” e in quelle parole trovò la forza di spingere via Jared e puntargli la pistola in pieno petto.
Stava per fare fuoco, ma non fu la sua pistola a sparare ma quella di Jensen. Il fragoroso rumore dello sparo fece sobbalzare la maggior parte di quelli che erano ancora presenti nel magazzino, compreso Jared che squilibrato dalla spinta di Sebastian andò ad impattare contro la piccola balaustra di legno.
Quello che successe in quei secondi sembrò svolgersi a rallentatore.
Jared sentì cedere il legno dietro di lui, sotto la spinta del suo corpo e in un attimo si sentì tirare giù dalla forza di gravità. Il vuoto lo avvolse nel volo che fece fino a schiantarsi violentemente sul pavimento sottostante. Sentì il suo fiato spezzarsi all'improvviso contro il duro del pavimento e poi il dolore che pian piano lo invadeva.
Jensen, invece, un secondo dopo aver sparato a Sebastian, vide Jared cadere all’indietro privo di ogni appoggio. Gridò il suo nome mentre correva verso il posto in cui prima c’era Jared; mentre correva verso il nulla che lo aveva inghiottito, frustrato dall’incapacità di poterlo raggiungere e salvare.
Quasi, paradossalmente, vittima e carnefice sembrarono toccare il pavimento nello stesso momento. Ma solo uno era quello che meritava di morire.
Jensen, ignorando Sebastian che, colpito alla spalla, ancora rantolava per il dolore della ferita e lasciandolo ai suoi colleghi polizotti, corse da Jared. Gli si accucciò vicino, timoroso di toccarlo, di muoverlo e procurargli altro dolore. Il ragazzo respirava, faticosamente, ma respirava.
“Ti prego…ti prego, respira. Continua a respirare!!” ripeteva Jensen.
Jared voleva respirare, lo voleva con tutte le sue forze, ma il dolore che provava e sentiva in tutto il corpo era troppo forte e glielo impediva. “Tu….tu sei….”
“Sì. Ma non parlare adesso. Risparmia le forze.  I soccorsi stanno arrivando. Tu devi solo respirare, ok!!” ripetè convinto che fosse una richiesta semplice, la sua. Jared tossì e gemette dal dolore e Jensen tremò quando gli vide sputare sangue.
“Dove cazzo sono i soccorsi!!?” gridò ai suoi colleghi e un poliziotto gli rispose che stavano appena entrando nel magazzino.
“Hai sentito. Sono qui. Quindi resisti, Jared. Ti prego, resisti. Non farmi scherzi. Fallo per me.!!” lo supplicò. “Fallo per Maggie!!” lo incoraggiò.
“Io….io…” mormorò Jared e cercando di aggrapparsi alla camicia di Jensen per farselo più vicino e potergli parlare.
“Cosa…cosa c’è?!!” gli domandò avvicinandosi il più possibile alla bocca per sentire cosa volesse dire il ragazzo ormai allo stremo delle forze.
“Io …ti…” cercava ancora di dire mentre una fitta di dolore gli smorzò il fiato. Jensen lo vide costringersi a prendere fiato. Credeva di sapere quello che stava per dire.
“…ti odio!!” e si lasciò andare.
No. Non era quello che si aspettava!!
Decisamente non lo era e nello sguardo del giovane era davvero odio quello che vi lesse il poliziotto.
Un attimo dopo fu allontanato dai paramedici che si affrettarono con ogni mezzo a soccorrere Jared che aveva perso i sensi. Jensen li guardava agire su di lui, li osservava prestargli ogni cura e mentre lo vedeva portare via in ambulanza, nella sua mente continuava a risuonare come un triste rintocco funebre : “io ti odio”
*******
Quando Jared riaprì gli occhi in ospedale, si sentiva completamente intontito dai medicinali. Si guardò intorno e poi posò lo sguardo sulle sue gambe, entrambe bloccate da dei tutori. Strinse gli occhi come per rendersi conto di quello che gli era successo.
“Non temere. Tornerai nuovo in men che non si dica. Ma cadere da tre metri non è la cosa migliore che si possa fare!! Ti sei  fratturato entrambe le gambe e una costola ti ha perforato un polmone.” fece Jensen, che dall’angolo della stanza in cui stava aspettando che il giovane si riprendesse,  ancora non veniva scoperto.
“Che ci fai qui!?”
“Mi assicuro che tu stia bene!”
“Già. Servire e proteggere. E’ così che dite voi poliziotti!!” proferì ironico.
“Jared…”
“Mi hai mentito, Jensen. Mi hai usato come esca per Rochè. Hai usato quello che mi stava succedendo per raggiungere il tuo scopo.” lo accusò ferito e amareggiato.
“Jared, ti prego ascoltami. Io avrei voluto dirtelo. Per la miseria, stavo per dirtelo un infinità di volte …”
“Certo!!” ammise sarcastico. “Potevi dirmelo ogni volta che siamo stati soli. Potevi dirmelo quando ti ho confessato di Meggie, di quello che aveva fatto e di come Sebastian usava queste cose per ricattarmi. NO!!, aspetta. Potevi dirmelo prima di fare l’amore con me. O anche quello faceva parte del piano per arrestare Rochè??!!”
“No. Aspetta!!, quello che è successo tra noi non c’entra niente con Rochè o con il caso che stavo seguendo. Io non….”, ma fu interrotto ancora.
“Dimmi?!!, da chi ho avuto il piacere di farmi scopare??!!” disse con tono di rabbia e risentimento. “Dall’assistente?, dal poliziotto?, da quello che credevo sarebbe diventato il mio compagno?, da….”
“Non dire così, Jared. Non sminuire quello che è successo. Non ho mai pensato a quello che c’è stato tra noi come una scopata. E’ stato molto di più. Lo sai. Non puoi ….” ma ingoiò una fitta di amarezza pensando alle parole del giovane che lo guardava con gli occhi lucidi di dolorosa rabbia. “ Io….”
“Tu cosa?, Jensen.” lo fermò Jared. “Mi hai usato, Jensen. Esattamente come faceva Sebastian. Per i tuoi scopi!”, poi colpì e colpì basso e duramente. “Non sei migliore di lui!!”
“Lascia che ti spieghi!!” sembrò, a quel punto, supplicare Jensen.
“Vattene Jensen. Non ti voglio qui. Non ti voglio più vedere.  Vattene via!!”
“Jared, io….”
“Vattene!!” gridò furioso e tirandogli dietro la prima cosa che riuscì a raggiungere dal comodino affianco al suo letto, ma era ancora talmente debole che il bicchiere di plastica che aveva preso non arrivò nemmeno a metà del tragitto che doveva fare. “Vattene!!” disse ancora, ma questa volta fu solo un sussurro doloroso.
Jensen non voleva andarsene e lasciarlo in quelle condizioni, ma sapeva che restare, in quel momento, non sarebbe servito a lui per dare quelle che erano le sue giustificazioni e non sarebbe servito a Jared, che ancora infuriato e deluso dal suo comportamento di certo non avrebbe accettato nessuna scusa.
Così, a malincuore, uscì dalla stanza e andò via.

Dopo qualche giorno, era mattina presto e Jensen tornò in ospedale e quando entrò nella stanza di Jared, restò stranito. Chiamò un infermiera.
“Perché le cinte ai polsi!” chiese.
“Ieri ha avuto una specie di crisi. Continuava a dire che avremmo dovuto portarlo da sua sorella. Che lei aveva bisogno di lui. Si è strappato via le flebo un paio di volte e ha colpito anche il dottore che cercava di calmarlo. Non potevamo fare altrimenti. Era per il suo bene!!” sembrò giustificarsi vedendo lo sguardo severo di Jensen mentre lei gli dava le spiegazioni del caso.
“Certo!!” fece, poi, il giovane. “Senta! Mi sono ricordato di alcuni impegni importanti. Mi faccia un favore, però. Se si sveglia mi telefoni. Arriverò immediatamente, ok!?”
“Sicuramente!!” e prima di andare, Jensen, si avvicinò al letto di Jared e gli mise a posto una ciocca di capelli che gli ricadeva disordinata sulla fronte. Jared anche in quello stato di incoscienza sembrava turbato, sofferente. Nemmeno l’effetto narcotizzante dei calmanti sembravano dargli una sorta di pace, un meritato riposo. Gli accarezzò leggero, il profilo delicato. Poi, andò via.

Il giorno dopo, Jensen, era di nuovo nella stanza del ragazzo. Si sedette ad una sedia  e attese che Jared aprisse gli occhi. Non dovette aspettare troppo.
Gli occhi di Jared si strinsero un paio di volte prima di aprirsi e mettere fuoco quello che lo circondava. Persone incluse.
“Ben svegliato!” fece Jensen e senza aspettare oltre, si alzò dalla sedia e si andò a sedere accanto a Jared che lo guardò perplesso. Il suo cervello ancora non riusciva ad elaborare tutto.
“Che ci fai qui, Jensen?! Mi sembra di averti detto che non voglio più vederti. Che ti voglio fuori dalla mia vita!” queste cose però erano ancora lucide e presenti tra i suoi pensieri.
Jensen si tenne l’ennesimo attacco del ragazzo, ma non fece una piega. Restò esattamente dov’era. Anzi sembrò quasi sistemarsi meglio.
“Vattene, Jensen!!” fece ancora più presente, Jared.
“Dopo, se vorrai. Ora, ho qualcosa da dirti e purtroppo per te, come incaricato del caso appena concluso, spetta a me avvisarti!” fece serio.
“E questo che cosa vuol dire!?” chiese confuso, Jared.
“Allora, la prima cosa è che il caro Sebastian Rochè è dietro le sbarre e lì ci resterà per parecchio tempo. Accuse come lavoro minorile, sfruttamento alla pornografia e pedofilia, truffa  e ricatto lo terranno fuori dai giochi per molti anni. Naturalmente anche il tentato omicidio fa parte della sua gloriosa collezione di reati!!”
“Davvero?!” chiese quasi titubante.
“Davvero!”, lo rassicurò. “Non credo che la Rochè Production vedrà mai più le luci della ribalta!!”
Jared ne fu sinceramente sollevato, anche se non voleva mostrarlo a Jensen. Era ancora profondamente arrabbiato con lui e non voleva nemmeno dargli la soddisfazioni di sentirsi dire “grazie”, poi, però, un pensiero gli balenò accecante nella mente.
“Meggie!!...Lei è stata…” doveva sapere di sua sorella. Infondo era per lei che tutto era cominciato. Era stato per difendere lei che per anni aveva sopportato il ricatto di Rochè.
“Ho parlato con il procuratore che si occupa del caso. Meggie, fin quando tu sarai qui e in riabilitazione, sarà ospite di una struttura di accoglienza. E’ quasi una resort per ragazzi. Non ci sarà alcuna accusa di omicidio per lei. Ha raccontato come sono andate le cose quella sera, che quel tizio voleva…come dire …aprirle una strada nelle attività di Rochè e il fatto che Sebastian avesse quel suo bel giro, non ha fatto altro che darle credito.”
 “Dove stà. Dove l’hanno portata?!”
“Ho chiesto qualche favore in giro. E poi, il procuratore ha sempre avuto un debole per me. Non so se mi spiego.” disse compiaciuto. “Così sono riuscito a convincerlo a trovare una struttura qui, nelle vicinanze di Vancouver, così che una volta che riuscirai a tenerti di nuovo sulle tue gambe, tu possa andare a trovarla ogni volta che vuoi!!”
“Jensen…..”, non poteva ancora tacere. Questo era davvero troppo. “Grazie!!” sussurrò con un filo di voce.
“Non devi ringraziarmi. Dopo quello che ti ho fatto, sistemare le cose in modo che tu possa ritrovare la tua serenità, era il minimo.” gli disse accarezzandogli quasi impercettibilmente la mano vicino alle sue gambe. E fu felice dentro di se, quando si accorse che Jared non si ritraeva.
Forse aveva ancora speranza!
Magari avrebbe dovuto ricominciare daccapo. Guadagnarsi di nuovo la sua fiducia ma sentire che quel contatto anche se così leggero, non veniva spezzato, era già un gran passo avanti per lui.
“Come sapevi…che…”
Jensen capì che il ragazzo voleva sapere come sapeva delle attività di Rochè e perché aveva agito in incognito.
“Era da tempo che la polizia canadese lo teneva sotto controllo. Le voci di una sua attività filmica non proprio da Oscar girava già da tempo tra gli uffici della polizia. Ma infiltrare uno di loro era un rischio, potevano essere riconosciuti. Così hanno mandato me. Un volto nuovo della tv. E quando la tua assistente Cindy è dovuta partire, ho colto la palla al balzo e sono diventato il tuo assistente personale. Il resto è storia.” concluse sperando di aver chiarito tutto.
Poi, però ci tenne a precisare. “Non ti ho mai perso di vista, Jared. Anche se tu non mi vedevi, io vedevo sempre te. E quando sparivo era solo per fare rapporto.  Volevo solo che Rochè pagasse per tutto. Non ti ho mai usato. Credimi!”
Jared sospirò indeciso su come reagire. Doveva credergli? Doveva mandarlo via? Doveva fargli una statua perché aveva finalmente messo fine ad un incubo o doveva gridargli comunque di uscire per sempre dalla sua vita?
Lo guardò confuso e Jensen capì. Comprese lo stato d’animo del giovane.
“Ok!, credo che tu ora debba riposare!!” disse alzandosi lentamente, ma rimase a mezz’aria quando una mano di Jared lo trattenne per la sua.
“Jensen…”
“Sì?!” bisbigliò.
“Puoi restare ancora un po’?!” chiese quasi con vergogna.
“Posso restare tutto il tempo che vuoi!” rispose e promise mentre si rimetteva al fianco del giovane che questa volta, presa la sua decisione,  provava anche a spostarsi per far stare più comodo Jensen.
I loro sguardi si legarono in un dolce silenzio che aspettava di essere infranto dal primo che avesse trovato il coraggio di parlare.
“Non ti sei servito di me solo per lavoro!?” domandò, Jared, ma questo volta Jensen non sentì rabbia nella domanda, ma solo voglia di chiarimento e il ragazzo meritava di avere spiegazioni.
“No, non nel modo in cui pensi tu. Mi serviva solo un motivo per starti accanto e tenerti sotto controllo, per evitare che Rochè passasse il segno. Come infondo poi ha fatto!!”
“Non mi hai mentito riguardo Meggie?!”
“Non potrei mai. Significherebbe perderti definitivamente. E non accettabile  per me!” confessò arrossendo lievemente.
“Non hai fatto l’amore con me solo perché quella sera ti ho fatto pena?!”, domandò, alla fine, decisamente imbarazzato. Imbarazzo che gli fece distogliere lo sguardo dal ragazzo al suo fianco.
Jensen gli mise una mano sotto il mento e lo costrinse a guardarlo di nuovo. Gli sorrise dolcemente. Di una dolcezza che arrivò fin dentro l’anima di Jared che rivide quella stessa dolcezza con cui Jensen lo aveva guardato la sera della loro prima volta.
“Ho fatto l’amore con te quella sera, perché ti volevo. Ti desideravo con tutto me stesso.  Perché dopo averti baciato, il mio cervello aveva come annullato il posto in cui eravamo e il motivo per cui io ero conte. Perché in quel momento c’ero solo io e c’eri solo tu e quello che sentivamo l’uno per l’altro.” confessò mentre gli accarezzava il viso dolcemente arrossato. “Ho fatto l’amore con te perché già sapevo che…”
“Sapevi cosa!?” chiese incuriosito, interrompendolo.
“….che mi ero innamorato di te.” disse finalmente.
Le labbra di Jared si aprirono leggermente per la sorpresa di quella dichiarazione mentre nella sua mente un vivace fuoco d’artificio esplose per festeggiare le parole che aveva appena sentito.
“Tu sei innamorato di…me?!” chiese come per esserne sicuro.
“Credo di esserlo stato da quando ti dissi di alzare il culo dal quel tavolo per andare sul set!!”
Mio Dio!! Il loro primo incontro!!, pensò al colmo della felicità, Jared.
“Dimostramelo!” disse sorprendendo il poliziotto.
“Dimmi come e lo farò!”
“Baciami.” fu la risposta a quella semplice richiesta. “Baciami come mi ha baciato la prima volta!”
 E il bacio arrivò. Dolce, profondo e morbido. Portatore solo di un amore puro che aveva curato un male profondo. Arrivò come risolutore di un incubo che non avrebbe mai più turbato un solo sogno. Arrivò come giuramento di quello che d’ora in avanti sarebbe stato un legame forte e indistruttibile, nato per servire e proteggere l’amore che entrambi provavano l’uno per l’altro.
   
 
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