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Autore: Northern Isa    14/06/2014    0 recensioni
Inghilterra, XI secolo. Una terra di cavalieri e stregoni dominata da re Ethelred l'Impreparato, sopravvissuta alle incursioni vichinghe, si appresta ora a vivere un periodo di pace.
Nonostante la tregua, l'equilibrio tra maghi e Babbani è sempre più instabile, non tutti i Fondatori di Hogwarts condividono l'operato del sovrano e c'è chi auspica un dominio dei maghi sull'Inghilterra. Una nuova minaccia è alle porte: Sweyn Barbaforcuta e i suoi Danesi sono ancora temibili, e questa volta hanno un esercito di Creature Magiche dalla loro. Roderick Ravenclaw, nipote della celebre Rowena, farà presto i conti con quella minaccia. Ma scoprirà anche che il pericolo maggiore per lui proviene dal suo passato.
[Questa storia partecipa al contest "Gary Stu, noi ti amiamo" di Santa Vio da Petralcina]
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Godric, Nuovo, personaggio, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 12

L’organizzazione delle lezioni a Hogwarts cambiò, e di molto. I Fondatori avevano fatto in modo di non assentarsi più tutti e quattro, ma gli impegni che avevano preso per conto di re Ethelred facevano sì che, uno o due alla volta, dovessero lasciare il castello anche per diversi giorni. Capitava così che gli studenti si trovassero con giornate fitte di lezioni e altre in cui non dovevano seguirne nessuna e potevano approfittare del tempo libero per studiare e allenarsi. Capitava anche che i Fondatori rimasti al castello tenessero le lezioni di quelli in giro per la Gran Bretagna, e Roderick e i suoi amici scoprirono ben presto che Lord Slytherin era un eccellente pozionista, che Lady Ravenclaw conosceva le Rune alla perfezione, che Lady Hufflepuff era espertissima negli incantesimi e che le lezioni di Storia della Magia di Lord Gryffindor erano avvincenti come poemi epici.
Per studenti come Roderick, ormai al sesto anno di studi, tutte quelle innovazioni furono una ventata d’aria fresca. Nello stesso tempo però non si poteva ignorare che la ragione delle stesse risiedeva nelle nubi temporalesche che si stavano addensando sui campi di guerra.
I doveri di Prefetto del giovane Ravenclaw, così come quelli di Baldric, erano terminati: quell’anno Lord Slytherin aveva assegnato l’incarico a un ragazzo e a una ragazza di un anno più piccoli di loro. Per tutta la durata del suo quinto anno, Roderick aveva odiato il senso di responsabilità che comportava quel ruolo, ma ora sentiva la mancanza delle ronde continue, dei rapporti al suo Capocasa, degli interventi tra i suoi compagni. Si consolava però con il pensiero che l’anno successivo sarebbe probabilmente diventato Caposcuola, cosa che l’avrebbe ulteriormente avvicinato a Lord Slytherin.
Il primo quadrimestre di studi era proseguito senza intoppi; durante le vacanze di Natale, Roderick era stato per una settimana al castello dell’arciduca Bachelor, per poi ritornare a Hogwarts prima del ricominciare delle lezioni. Quel soggiorno dai Bachelor sotto un certo punto di vista era stato migliore dei precedenti: Beauregard non era totalmente un estraneo, sia perché era il marito di sua zia da qualche anno ormai, sia perché ora c’era la piccola Helena a legarli. Roderick era affezionato a sua cugina, che veniva trattata da ogni abitante del castello come se fosse stata una scultura di vetro. Helena non era però giocosa e allegra come si ci sarebbe dovuti aspettare da una bambina della sua età. Troppo piccola per comprendere ciò che accadeva intorno a lei, sembrava vivere in una boccia di cristallo nella quale erano ammessi solo balocchi e nastri per capelli. Le reazioni generate dalle sorti della guerra non entravano in quella boccia, era escluso che l’apatia di Helena fosse dovuta a quell’atmosfera. Forse ciò che le mancava era la presenza di una madre e di un padre, visto che Rowena e Beauregard erano innanzitutto funzionari del regno.
Nonostante le vacanze natalizie fossero trascorse senza problemi, Roderick era stato felice di tornare a Hogwarts. La tensione dovuta a una totale attenzione verso le sorti della guerra, estranea a Helena, era invece ben nota al ragazzo. Tornare a scuola era stato un modo per lasciarsela alle spalle.
Le lezioni erano ricominciate da una settimana, e sembrava quasi che il suo auspicio avesse addirittura superato le sue aspettative: un messaggero era infatti giunto ad annunciare che le truppe inglesi stavano respingendo i Danesi. Roderick, che si trovava in Sala Grande quando l’uomo era venuto a riferire la notizia, per un attimo aveva creduto di sognare. Subito dopo, un brivido di eccitazione gli era corso lungo la colonna vertebrale: e se la guerra fosse finita davvero? Avrebbero potuto vincere, erano nelle condizioni di farlo.
Immediatamente un chiacchiericcio esaltato si diffuse nell’ambiente, Roderick non riuscì a impedirsi di guardarsi intorno e di sorridere delle espressioni entusiaste dei suoi compagni.
Dei quattro Fondatori, solo Lady Hufflepuff era stata presente in Sala Grande al momento dell’annuncio. La strega bionda non sorrideva, chiamò a sé il messaggero e lo accompagnò fuori dalla sala. Di sicuro la donna doveva accertarsi della fondatezza della notizia, nonché della sua reale misura. Roderick si sentì uno sciocco per essersi lasciato andare così presto a felici pensieri e allungò il collo nella speranza di seguire con lo sguardo la strega e il messaggero, che erano appena scomparsi dietro la cornice a sesto acuto della porta.
«C’è qualcosa che non va?» mormorò Lamia, seduta al tavolo degli allievi di Lord Slytherin accanto a Roderick.
«No» mormorò questi, tornando a concentrarsi sul cibo nel piatto che aveva davanti.
Lady Hufflepuff non tornò neanche quando la cena fu terminata, ma quel segnale non fu interpretato negativamente dagli studenti. Anche secondo Brayden e i gemelli Uchelgais un’eventuale smentita sarebbe stata fatta subito, invece più passava il tempo, più la notizia sembrava acquistare solidità.
Il buon umore degli altri studenti ai quattro tavoli della Sala Grande aveva raggiunto le volte del soffitto, che simulavano un cielo scuro punteggiato di stelle luminose, ed era diventato così contagioso che Roderick era tornato speranzoso. La voglia di conoscere i dettagli della vicenda però non lo aveva abbandonato; ormai non dubitava più della sua veridicità, ma era comunque curioso.
Terminato il pasto, gli allievi di Lord Slytherin tornarono nei sotterranei. Baldric, Lamia, Brayden e i gemelli presero la via della Sala Comune, ma Roderick non li imitò.
«Andrò da tuo padre per chiedergli qualche notizia in più» spiegò alla sua promessa sposa, trattenendola mentre tutti gli altri studenti superavano il passaggio segreto tra le fredde pietre della parete.
La ragazza lo guardò dubbiosa, mordicchiandosi appena il labbro inferiore.
«Va bene» disse infine. «Se vai tu, non lo disturberai.»
Roderick la baciò sulla fronte e si allontanò rapidamente. Man mano che si inoltrava lungo i corridoi gelidi dei sotterranei, le chiacchiere e le risate che provenivano dai ragazzi che stavano rientrando in Sala Comune andarono smorzandosi. Giunto davanti alla porta dell’alloggio di Lord Slytherin bussò ripetutamente, ma nessuno venne ad aprirgli. Probabilmente il suo Capocasa aveva lasciato il castello, ormai i Fondatori andavano e venivano senza neanche annunciarlo. Nonostante questo però, il ragazzo non si arrese. La notizia portata dal messaggero aveva acceso qualcosa in lui che non si sarebbe consumata bruciando. Doveva sapere quanto dura fosse stata la reazione degli Inglesi, se i maghi e i cavalieri avevano combattuto insieme, fin dove fossero stati spinti i Danesi insieme alle loro Creature Magiche. Non si arrischiava a immaginarli di nuovo sulle loro navi, diretti verso le loro terre gelide, ma magari le loro perdite erano state sufficientemente ingenti da condurli a pensare a una più o meno prossima ritirata.
Se Lord Slytherin non avesse potuto rispondere a quelle domande, avrebbe chiesto a sua zia Rowena. Nella speranza che si trovasse al castello, Roderick seguì il percorso dei sotterranei a ritroso e si apprestò a salire nella torre ovest.
Dopo un interminabile numero di scale in movimento e corridoi smisurati, il ragazzo giunse finalmente davanti alla porta degli alloggi di sua zia. Spinse via la superficie di legno con facilità e si ritrovò nella familiare sala circolare, immersa nella penombra. Seduta su uno dei divanetti foderati in raso blu però non c’era Lady Rowena, ma Abigail Preshy. Nel momento stesso in cui la ragazza fu consapevole della presenza di un’altra persona nella sala, sussultò.
«Abby?» domandò Roderick.
Scorse con lo sguardo le pareti nel tentativo di identificare con l’ausilio del solo chiarore lunare le sagome delle torce appese ai sostegni di ferro battuto, dopodiché punto la sua bacchetta contro di esse e mormorò “Incendio”. Alla luce crepitante delle fiaccole, il ragazzo notò che gli occhi di Abigail erano arrossati dal pianto.
«Mia zia dov’è?» mormorò, teso.
«Non lo so» rispose la ragazza, torcendo il tessuto della gonna con le mani. «La stavo cercando anche io, credo che abbia lasciato il castello. Mi trovo qui perché mi ha detto che posso restare… quando ho bisogno…» Abigail esplose in un singulto isolato e Roderick prese posto accanto a lei, sentendosi impacciato e in ansia. Avrebbe dovuto chiederle cosa era successo? Eppure non riusciva a proferir parola, non perché si fosse posto il problema di conoscere i suoi fatti personali, ma perché aveva paura di quello che sarebbe potuto uscire dalla sua bocca. E dire che solo pochi minuti prima si era esaltato per i successi dei militari inglesi. Se la strega era così sconvolta, doveva essere accaduto qualcosa terribile. L’unica cosa che sapeva – e di cui era profondamente grato – era che non riguardava sua zia Rowena.
Una parte di lui avrebbe voluto lasciare la torre ovest per scappare il più velocemente possibile da qualsiasi verità Abigail stesse custodendo. Un’altra parte invece non si sarebbe mostrata così insensibile da lasciarla sola nello stato pietoso in cui si trovava.
Prima che potesse decidere di fare qualsiasi cosa, Abigail lo sorprese prendendo la parola.
«Devo sembrarti un mostro in questo stato.»
«Ma no, sei solo un po’…» tentò Roderick, poi improvvisamente ricordò di avere un fazzoletto piuttosto pulito in una tasca del suo farsetto marrone e glielo porse. Abigail lo afferrò con mano tremante e si asciugò gli angoli degli occhi. Poi lo spiegò sulle gambe davanti a sé e parve che il ricamo del tessuto assorbisse tutta la sua attenzione. Dopo un po’, la ragazza parlò, ma la sua voce non aveva niente di simile a quella che Roderick conosceva.
«Mio padre è stato trovato ucciso, così come mio fratello maggiore. I loro corpi sono stati trovati inchiodati alla porta di casa nostra. Di mia madre, delle mie sorelle e del mio fratellino più piccolo non so nulla.»
Il ragazzo ascoltò ogni parola, impietrito. Abigail sollevò lo sguardo arrossato su di lui e Roderick desiderò che non lo avesse mai fatto: la sua espressione non riusciva a palesare lo sgomento che la ragazza avrebbe meritato di vedere. Questa però parve interpretare correttamente la sua confusione.
«I Danesi sono stati respinti da alcuni territori della Northumbria, nel ritirarsi hanno incendiato tutte le fattorie attraverso le quali sono passati, compresa casa mia.»
Roderick immediatamente si figurò dei campi e un edificio di legno in fiamme e si sentì gelare. Se la madre di Abigail, le sue sorelle e il fratello minore non erano stati ritrovati, molto probabilmente avevano subito un destino peggiore della morte. Al castello dell’arciduca Bachelor, aveva udito cosa i popoli del nord facevano ai prigionieri. Li portavano via, abusavano delle donne, li costringevano alla fame e a volte li giustiziavano.
«Io… vorrei solo sapere dove sono, cosa gli è successo» sospirò Abigail.
Roderick promise a se stesso che sarebbe rimasto in quella torre, insieme a lei, fino a che sua zia non fosse tornata o fino a che lei non fosse stata pronta a tornare della sua Sala Comune.
Non le rivelò ciò che pensava fosse veramente accaduto alla sua famiglia, ritenendo che una lunga notte silenziosa sarebbe stata la risposta migliore alle domande di lei.
La vittoria inglese sugli invasori era stata conseguita a un caro prezzo e non era stata neanche duratura. Più determinati e implacabili di prima, i Danesi erano andati al contrattacco e i cavalieri di re Ethelred avevano subito ingenti perdite. Le settimane successive erano trascorse portando con sé le vicende alterne dello scontro che ormai logorava la fibra persino del guerriero più robusto. Altri studenti dopo di Abigail piansero la scomparsa dei loro cari.
Il sesto anno di studi a Hogwarts di Roderick e dei suoi amici si era terminato in un’atmosfera surreale. Mai come quell’estate il castello era stato così pieno: diversi ragazzi non erano ritornati dalle loro famiglie, alcuni perché non avevano potuto, altri perché così i loro genitori avevano deciso, ritenendo Hogwarts il luogo più sicuro dell’intera Gran Bretagna. Roderick aveva dovuto abituarsi a quello stato delle cose, uso com’era al silenzio dei corridoi di pietra e al parco percorso soltanto dal vento caldo e dalla luce solare, ma tutto sommato la presenza dei suoi compagni gli aveva fatto piacere. Il giovane sapeva però che, a fronte di quell’inusuale concentrazione di studenti nei mesi estivi, il successivo anno scolastico sarebbe stato meno frequentato rispetto ai precedenti. Più volte aveva ascoltato i discorsi dei suoi compagni di Casa o degli allievi degli altri Fondatori: alcuni dei ragazzi che sarebbero tornati a casa, l’avrebbero fatto per rimanere con le loro famiglie.
Su quelle considerazioni stava riflettendo Roderick mentre vagava per i corridoi del terzo piano senza alcuna meta in particolare. Veniva dalla guferia, nella quale aveva ricevuto il messaggio di Lamia, che gli scriveva di essere al sicuro insieme a suo padre. Leggere le parole della ragazza lo aveva tranquillizzato; aveva avuto notizie anche degli altri suoi amici e si sentiva decisamente più leggero. Abbastanza da dedicarsi a qualche allenamento con la bacchetta senza avere la testa altrove.
Io che mi esercito durante le vacanze?, disse a se stesso. La guerra aveva cambiato davvero molte cose.
D’un tratto, uno scalpiccio di piedi alle sue spalle attirò la sua attenzione. Sì voltò e si trovò faccia a faccia con Abigail. Non avendo più nessuna famiglia alla quale tornare, la strega era rimasta a Hogwarts per i mesi estivi. Il suo aspetto era cambiato: gli occhi sembravano perennemente gonfi e arrossati e il colorito si era fatto più spento. Non che prima l’allieva di sua zia fosse stata una beltà, ma adesso il suo volto era lo specchio della sofferenza che la scomparsa dei suoi familiari le aveva procurato.
«Roderick, ti cercavo» esordì, fermandosi davanti a lui. «Tua zia vorrebbe vederti. Ti aspetta nell’aula di Pozioni.»
Il ragazzo annuì brevemente, dopodiché si lasciò condurre al cospetto di Lady Ravenclaw. La strega si trovava effettivamente dove aveva dichiarato Abigail, ed era intenta a consultare una pergamena stesa tra le sue dita. Non appena si accorse della presenza del nipote e della sua allieva, la donna la ripiegò e rivolse loro un’espressione tirata.
«Devo portare alcune scorte di pozioni a Helga» esordì, indicando le ampolle e i recipienti imballati alle sue spalle, «e voi due mi aiuterete.»
Roderick si sentì spiazzato da quella richiesta. Fino a quel momento, era sembrato che i Fondatori volessero tenere i ragazzi il più possibile al sicuro tra le protettive mura del castello, e ora Rowena voleva portarli fuori. La sorpresa per quell’ordine inusuale fece sì che il ragazzo impiegasse qualche istante prima di comprendere e apprezzare gli intenti della zia. Più volte si era confidato con Baldric, lamentandosi per la loro inattività mentre tanti maghi e streghe combattevano per difendere il regno; era finalmente arrivato per loro il momento di fare qualcosa.
«Certo, zia» rispose con decisione, abbassando il capo nella sua direzione. Abigail annuì nervosamente; ricevuto quell’ulteriore assenso, Rowena tornò a concentrarsi sui contenitori delle pozioni richieste da Lady Hufflepuff.
«Controllo le ultime cose, intanto voi inseritele qui.» La strega estrasse dalle maniche svasate dell’abito leggero che indossava due piccole sacche delle dimensioni di un pugno, ordinando ai ragazzi di legarle al collo una volta terminata l’operazione.
Roderick e Abigail si scambiarono un’occhiata di intesa, dopodiché colpirono entrambe le sacche con le loro bacchette e mormorarono la formula dell’Incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Sembrava che le piccole bisacce non fossero cambiate dopo quella fattura, ma Roderick seppe di averla eseguita correttamente quando riuscì ad ammassare al suo interno una cinquantina di contenitori senza difficoltà. Infine fu la volta di un altro incantesimo per rendere più leggera la bisaccia e consentire ai ragazzi di appenderla al collo.
«Benissimo» approvò Rowena, congiungendo le mani. «Siamo diretti nel Derby, in un monastero di cerusici babbani istruiti da Lady Hufflepuff in persona e coadiuvati da altrettanti maghi.»
Roderick avvertì un brivido percorrergli la nuca. Forse era eccessivo considerare il compito affidato da Lady Rowena una vera e propria missione, in ogni caso avrebbe fatto la sua parte e tanto sua zia quanto il suo Capocasa lo avrebbero apprezzato. Probabilmente quella sarebbe stata la prima di altre incombenze, che magari si sarebbero potute trasformare in  incarichi sempre più importanti: decisamente ciò a cui lui aspirava.
Insieme ad Abigal, seguì la Fondatrice fino in Sala Grande, per poi uscire nel parco. Giunsero al limitare della Foresta Proibita, dove trovarono Lord Gryffindor ad attenderli. L’uomo indossava un impolverato mantello da viaggio sopra una corazza lucida, legata alla vita scintillava l’impugnatura tempestata di rubini della sua spada. I due studenti lo salutarono ossequiosamente; il mago si ravviò i capelli con un gesto distratto della mano destra, svelando un volto molto stanco. La sinistra stringeva le briglie di due grandi creature, una bruna e una color miele. Roderick identificò nei corpi metà cavallo, metà aquila, degli Ippogrifi.
Rowena si inchinò al loro cospetto, senza distogliere lo sguardo dalle iridi dei due animali, poi questi si inchinarono a sua volta, e la donna si sentì in grado di avvicinarsi. Roderick e Abigail la imitarono, ma dovettero inchinarsi prima davanti a una Creatura, poi davanti all’altra. Il giovane ebbe qualche difficoltà con l’Ippogrifo dal mantello color miele, ma, una volta che questo si fu inchinato a sua volta, tirò un sospiro di sollievo.
«Sei rientrato da poco?» domandò Rowena, avvicinandosi a Godric.
«Sì» rispose questi, annuendo brevemente. Dopodiché fece cenno alla donna di seguirlo e si allontanarono dalle orecchie di Roderick e Abigail. Di sicuro, il Fondatore doveva riferire della missione che aveva seguito per conto di re Ethelred; doveva essersi trattato di qualcosa di molto impegnativo e probabilmente pericoloso, a giudicare dal suo aspetto.
Roderick, al quale erano state affidate le briglie degli Ippogrifi, attese con ansia il loro ritorno. Dal modo in cui le creature si erano inchinate aveva dedotto che non avrebbe avuto problemi con loro, ma la vicinanza con i loro artigli affilati non lo tranquillizzava neanche un po’. Sarebbero dovuti arrivare nel Derby in groppa agli Ippogrifi? Pessima, pessima idea, continuava a ripetersi il giovane, a disagio.
Fortunatamente, Rowena ritornò presto da loro, mentre Godric si diresse al castello. La strega afferrò le briglie dell’Ippogrifo dal mantello bruno e lasciò a Roderick proprio quello più diffidente nei suoi confronti.
«Cavalcate insieme» ordinò la Fondatrice, «e seguitemi.»
Detto ciò, si sollevò con gesto fluido la gonna dell’abito, rivelando di indossare delle braghe molto simili a quelle di Godric, e montò sul suo animale. Abigail fece lo stesso, Roderick tentennò un po’, fissando prima la groppa dell’animale, poi la vita si Abigail che avrebbe dovuto afferrare per non cadere. Non avendo altra scelta, montò a sua volta e si aggrappò alla ragazza. Quando la Creatura Magica si sollevò da terra, chiuse le palpebre, per riaprirle solo dopo essere atterrati. 




NdA: la guerra tra Inglesi e Danesi è durata non poco, ma è stata caratterizzata da periodi di pausa e da fasi alterne. Infatti in questo capitolo finalmente sono gli Inglesi a prevalere, ma, quando le cose sembrano andare bene, devo piazzarci qualche morticino u.u Ed è così che ho sterminato la famiglia di Abigail, PUF. Poverina, ma è la guerra.
La scena di Roderick che porge il fazzoletto alla dama piangente non potevo non inserirla! Fa tanto amor cortese XD

 
   
 
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