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Autore: Chiara__14    15/06/2014    1 recensioni
Santana e Brittany si conoscono da una vita ma nell'ultimo periodo un motivo improvviso le allontana. Una cosa più pericolosa però le renderà veramente distanti.
Dalla storia:
Era uno scherzo, uno dannato scherzo.. I miei piedi però si mossero prima della mia mente e piano mi tolsi da lei
“San...San dove vai?!?”
La baciai sulla guancia ancora bagnata e calda, il suo sguardo confuso e distrutto mi chiedeva spiegazioni ma io pensavo solo a godermi quegli attimi.
“San!” La abbracciai, ispirai tutta la sua essenza, le sfiorai il collo e le giurai amore eterno proprio in quel momento, nella mia mente. Appena fui in piedi la vidi alzarsi ma non volevo commettere errori così le sorrisi triste un'ultima volta e con uno scatto corsi alla porta.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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“No. No cazzo no.. nononono”

“Oddio!” I suoi occhi azzurrissimi dal pianto mi scrutarono nell'anima, terrorizzati, affranti, disperati. Le sue lacrime cominciarono a uscire ancora più forte e io non ci potevo, non ci volevo credere.

“Brittany Pierce!!”

Era uno scherzo, uno dannato scherzo.. I miei piedi però si mossero prima della mia mente e piano mi tolsi da lei

“San...San dove vai?!?”

La baciai sulla guancia ancora bagnata e calda, il suo sguardo confuso e distrutto mi chiedeva spiegazioni ma io pensavo solo a godermi quegli attimi.

“San!” La abbracciai, ispirai tutta la sua essenza, le sfiorai il collo e le giurai amore eterno proprio in quel momento, nella mia mente. Appena fui in piedi la vidi alzarsi ma non volevo commettere errori così le sorrisi triste un'ultima volta e con uno scatto corsi alla porta.

“SANTANA!!!”

Shuster tentò di fermarmi ma senza risultato, ormai avevo deciso

“Sono io, sono qua”

“SAN! Il suo urlo straziante mi divorò il cuore ma non avevo altra scelta.

“Bene vedo che ragioni finalmente, i tuoi amici per adesso se ne staranno buoni perchè il mio socio ha appena chiuso la porta a chiave. Ti va un bel viaggio signorina?”

“Cosa volete da me?” I colpi alla porta e le urla strazianti dei miei amici mi stavano mandando il cervello in fiamme.

“Semplicemente te” Uno dei due scagnozzi mi prese per un braccio e strattonandomi mi portò fuori dall'edificio. Sentivo tutti gli sguardi su di me e le persone che mi conoscevano mi guardavano terrorizzate. Io ero stranamente tranquilla perchè lei era al sicuro adesso, era al sicuro..

“Sali muoviti!” Il più grosso mi fece cadere nel retro del loro camioncino logoro e mi serrò un calcio violento in mezzo alle costole. Per una buona manciata di minuti non sentii altro che dolore e la mancanza del mio respiro, e ovviamente la perenne mancanza di Brittany. Una lacrima riuscì a uscire veloce dai miei occhi neri e io mi maledii, non volevo piangere, dovevo essere forte. Il dolore si era affievolito ormai quando il camion si fermò, lento, silenzioso. Come le mie fitte. Taglienti.

“Esci! Velocemente!” Io andai subito verso il bordo del camioncino e appena toccai terra il suo pugno mi prese alla sprovvista. Stavo per vomitare, era l'ultima cosa che mi aspettavo.

“Bene adesso mi segui senza fare storie e cominciamo a chiacchierare un po' io e te eh? Ti va?”

Per portarmi nella stanza del loro capanno mi trascinò per i capelli tutto il tragitto e ormai avevo rinunciato a reagire, faceva tutto troppo male.

“Dove sono..”

“Che cosa?” Un brivido mi percorse rapido la schiena, la mia voce era bassa e sembrava quasi inesistente, avevo la gola secca.

“Non giocare con me è chiaro? Sappiamo che i tuoi genitori sono degli ereditieri, e quindi tu di conseguenza.. Dove tengono i soldi mammina e papino?” I suoi occhi erano fessure ormai e la vena del suo collo sembrava scoppiare da un momento all'altro. Le mie gambe tremarono.

“Non so davvero di cosa parli!”

 

 

Il sangue, che mi uscì dalla bocca per la forza dello schiaffo, sporcò il colletto della sua camicia sudicia. Volevo sparire, volevo solo tornare dai miei amici.. Non sapevo niente della questione dell'eredità e probabilmente neanche Britt l'avrebbe saputo.
Mi scoppiò il cuore al pensiero che tutte quelle cattiverie sarebbero toccate a lei. Il solo pensiero mi fece reagire finalmente. Mi girai di scatto e cominciai a correre all'impazzata verso la porta del capanno con l'uomo alle spalle.

“Brutta stronza dove pensi di andare! John!”

Il compagno mi aspettava sulla soglia con un sorrido beffardo e le mani pronte a colpire.
A quella vista mi girai, evitai l'altro e corsi verso il lato opposto di quel maledetto capannone. Arrivai alla porta ormai senza fiato. La manglia era bloccata. Proprio come ero io in quel momento.
Non avevo mai avuto così tanta paura in tutta la mia vita, non riuscivo a pensare e la vista mi si offuscò. Scivolai piano contro la porta di metallo rimanendo inerme, ferma, aspettando il colpo.
L'impatto fu più forte del previsto e il mio urlo di dolore sembrava uscito dalla bocca di un'altra persona, ero lontana, staccata dal mio corpo..

“Vuoi fare la furba eh? Finchè non parli starai chiusa qui dentro e quando il calore sarà insopportabile sarai costretta a cantare cara mia!”
Odiai la sua risata con tutte le forze che mi rimanevano, la odiai. Le mie nocche erano ormai bianche, stringevo i pugni da quasi mezz'ora e il male non lo sentivo più.. Sentii il rimbombo della porta di metallo che si sbatteva con violenza e poi più niente.

 

Mi svegliai bagnata, una gocciolina di sudore percorse la mia tempia arrivando fino al collo, facendomi capire all'istante che ciò che aveva detto quel bastardo era vero. Sarei assiderata lì dentro.. Il mio primo pensiero andò subito a lei.. Pensai ai suoi occhi dolci che mi guardavano, a come muoveva i capelli quando ballava, a come rideva alle cose inaspettate. E piansi, piansi forte tutto ciò che mi rimaneva.
Mi alzai a fatica e barcollando andai verso la porta. Era impossibile aprirla. Non c'era modo. A meno che non funzionasse.. No era impossibile. Ormai però non mi rimaneva più niente quindi comincia la disperata ricerca di qualcosa di affilato, di lungo..
Era un capanno vuoto e le cose lì dentro erano davvero poche. Ad un tratto vidi uno scatolone grigio nascosto dietro un tavolo mezzo distrutto. Lo aprii.. Niente. C'erano solo vecchi documenti impolverati, fogli inutili pieni di numeri.. Sentii qualcosa sfregare contro le mie dite e piano alzai la prima pila di carta. Una spilla! C'era una spilla che teneva ferma in malomodo il secondo blocco di fogli! La presi e sentii la speranza riaccendermi il cuore, un entusiasmo infantile mi percorse le vene e mi diede le energie per correre alla porta.
Cominciai a forzare la serratura abbassando la maniglia e girando in modo meticoloso la punta dello strumento dentro il foro buio. Click, clack. Fatto. Avevo aperto il portone. Il panico però mi assalii quasi subito al pensiero di trovare fuori i due omoni e di ricevere altre botte. Non avevo scelta però, in più il caldo stava prosciugando quel poco di vita che ancora mi sentivo ancorata addosso.
Con un silenzio felino cominciai a fare i primi passi fuori dall'edificio. Avevo una paura matta, le ferite cominciavano a bruciare toccate dal sole soffocante e la mia gola era sempre meno funzionante. Veloce, come gli ultimi metri della campestre annuale delle medie, corsi verso la boscaglia, corsi ignorando il male soffocante di tutte le contusioni dovute ai colpi, corsi con il terrore di vederli spuntare dietro ogni albero o di sentire il rumore del loro maledetto camioncino che mi inseguiva. Ma corsi anche con l'amore che avevo per Brittany, con il desiderio di riaverla tra le braccia e di poterle finalmente dire tutto.
Corsi. Corsi. Corsi...

  
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