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Autore: Simozbalala94    15/06/2014    4 recensioni
Sabrina ha diciassette anni e vive con i suoi genitori in una piccola cittadina della Florida.
Amante del mare da sempre, sogna di come sarebbe bello vivere in un mondo apparentemente diverso dal suo, ma, purtroppo, al solo pensiero il tormento del suo disperato passato si fà vivo dentro di lei.
Sabrina ritornando a casa riceve una notizia alquanto scioccante:
ovvero, per via del licenziamento di suo padre, è costretta a trasferirsi alle Hawaii.
Ed è proprio lì, che ricomincerà una nuova vita piena di emozioni.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1 || L'inizio di una nuova vita








Il mare. 
Che cosa meravigliosa. 
Vorrei poterci vivere una volta.
Solo una volta.

 

Il mare.
Il paradiso marino ricoperto di tutte le sfumature di azzurro e blu, pieno di colori, pesci, e che nasconde tesori meravigliosi.

 

«Che spettacolo.», dico guardando una cartolina con raffigurato l'oceano.

«Cosa guardi, Sabrina?» mi domanda incuriosita Liz, la mia migliore amica.
«Questa cartolina marina.» le rispondo con entusiasmo, stampandole la cartolina in faccia.

«Wow, hai ragione! E' davvero meravigliosa.» prendendola in mano per scrutarla meglio.

«Già.», annuendo entusiasta come una bambina che ha appena ricevuto il suo regalo di Natale.

«Però, forse, è meglio andare a casa. Sta diventando tardi.», dice Liz guardandosi intorno, rimettendo a posto la cartolina nel suo apposito espositore.

«Già. Meglio andare.»


Vorrei tanto ritornare a guardare il mare.
Pensare, che sono già passati otto anni da quella volta.

 


Ricordo benissimo quel giorno.

 

 

 

Flashback

 

 

«Sa..!!»

 

Ogni minimo dettaglio.

 

«Bina...!!»

 

La sua espressione.

 

«Ina..!!»

 

Le sue lacrime di disperazione.

 

«Sa..!!»

 

Potevo salvarla e non ci sono riuscita!

 

«Sabrina, aiutami! Ti prego!»

«Sabrina!»

 

 

 

 

E' stata tutta colpa mia.

Solo mia!

 

 

 

Mi tappo le orecchie e cado nella disperazione.

«Sabrina!»
«Sabrina!»

«Aiutami!!»

 

 

 

 

Perdonami...

 

 

 

Fine Flashback

 

 

 

 

 

«Sabrina!»
«Sabrina!»
«Sabrinaaa!»

Sento la presenza di una mano che mi sfiora il braccio.

«Noooo!», urlo piangendo.

«Sabrina! Apri gli occhi.»

Tremando e con le lacrime agli occhi, pian pian mi tranquillizzo.

«Ti senti bene?», chiede Liz preoccupata.

Apro gli occhi e le rispondo terrorizzata:
«Oh, Liz.»

Mi butto tra le sue braccia, piangendo nuovamente.

Liz rimane scioccata per la mia reazione.

«Sù, sù Sabrina», dandomi una pacca sulla spalla, per farmi calmare.

«Pensi sempre a quel fatto?»

Annuisco senza esitazione.

Mi abbraccia forte e dopo di ché mi dice:
«Non è stata colpa tua. Hai fatto tutto il necessario per salvarla. Non sentirti colpevole di questo, per favore. Tu sei una bravissima ragazza, sappilo.E lo sarai sempre.»

Rimango colpita talmente tanto dalle sue parole, che la stringo più forte a me.

«Grazie. Grazie mille, Liz. Sei davvero un'amica splendida.»

«Di niente. E poi, le amiche a che cosa servono?»

«Già. Hai ragione.»


Ridiamo assieme.

 

 

 

 

 

Grazie davvero, Liz. Senza di te la mia vita non sarebbe la stessa. 
Ti voglio bene, amica mia.

 

 

 

 

 

Ci alziamo da terra e proseguiamo verso casa.

«Hai fatto la ricerca per domani?», mi chiede Liz.
«Quale ricerca?»

«La ricerca di scienze che ci ha assegnato il signor Kingsley.»

Urlo come un'ossessa.

«Oddio, Sabrina. Che succede?», chiede Liz spaventata.

«Me ne sono completamente dimenticata.» le rispondo disperata.

«Allora, sbrigati a farla. Lo sai che il Signor Kingsley è molto fiscale in questo.»

«Sì, lo so.», le rispondo rassegnata.


Guardo l'orologio e vedo che segna le 18.3O.

«Oddio. Com'è tardi! Forse è meglio che vada a casa a preparare la ricerca. Ci vediamo domani, Liz», le dico, correndo e scuotendo la mano per salutarla.

Liz ride per la mia sbadataggine e risponde:
«Tranquilla. A domani. Ciao.»

 

«Devo correre. Correre.Correre», dico preoccupata.




Vorrei ritornare al mare.
Solo una volta.
Solo.

 


«Sono arrivata a casa!», urlo, chiudendo la porta.

Nessuno risponde.

«Sicuramente, non sarà ancora arrivata la mamma.»

Mi levo le scarpe e metto le ciabatte per rilassarmi di più.

«Meglio. Così, posso scrivere la ricerca in santa pace.»

Salgo le scale per andare in cameretta, quando Prithy, la mia gatta, si aggrappa alla mia gamba.

«Oh, ciao Prithy», dico accarezzandola.

Si struscia sulla mia gamba per altre carezze.

«Mi dispiace piccola, ma devo andare a fare la ricerca.» sollevando il gatto da terra, e dandole un bacino sul musetto.


Arrivata in camera mia, poso sul tappeto la cartella.

«Aaah, sono distrutta», dico buttandomi sul letto.

«E devo ancora scrivere la ricerca», dico seccata.

Mi metto le mani nei capelli e mi giro a destra e sinistra dal nervoso.

Mi riprendo e guardo per un attimo il soffitto.

 

 

 

 

 

 

Quanto sarebbe bello essere un pesce e vivere sott'acqua.

 

 

 

 

 

 

Chiudo gli occhi per un secondo, quando di colpo, mi alzo dal letto e dico:
«La ricerca. La ricerca. La ricercaaa!! Non posso rilassarmi ora!»


Prendo tutto il necessario dalla cartella e mi dirigo alla scrivania.

«Ora, niente e nessuno mi distrarrà nel scrivere la ricerca.»

Mi alzo le maniche della maglietta e mi metto all'opera.

 

 

 

 

 

Mi stiro la schiena dalla stanchezza e il mio sguardo va alla sveglia posata sulla mia scrivania.

«Accipicchia! Sono già le 19.3O. Chissà, se la mamma sarà ritornata a casa.»

Poso la penna sul quaderno. Mi alzo e vado al piano di sotto.

«Mamma! Sei in casa?», urlo, scendendo le scale.

«Sì, sono in cucina.», risponde lei.

Mi dirigo verso la cucina, fermandomi sull'uscio della porta.

«Ummm. Che buon profumino. Che cosa cucini di buono?»

«Una torta.»

«Una torta? E perché?», chiedo, incuriosita.

«Ho sentito prima tuo padre, e mi ha detto che ha ricevuto una promozione al lavoro.»

«Bene-», mi limito a dire.

 

 

 


Chissà di cosa si tratterà?

 

 

 


Arrivata l'ora di cena, ci ritroviamo tutti a tavola.
Parlavamo sempre degli stessi argomenti ogni sera.
E, ogni tanto, a mio padre uscivano delle barzellette a dir poco squallide.
Nonostante tutto, mi piace stare a tavola con loro. Anche perché, è l'unico momento in cui possiamo stare assieme come una vera famiglia.

Finito di mangiare, ritorno in camera per concludere la mia ricerca.

«Bene, iniziamo.» dico mettendomi alla scrivania.

Inizio a scrivere, quando sento bussare alla porta.

«Avanti!»

La porta si apre e vedo mia mamma che mi dice:
«Scusami Sabrina se ti disturbo, ma io e tuo padre vorremmo parlarti.»

«Va bene.», le rispondo, annuendo.

«Ti aspettiamo giù in salotto.», chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

 

Chissà che cosa devono dirmi.

 

 

 

 

 

Riprendo a scrivere, o meglio, a finire la frase che volevo scrivere.

«Se non scendo giù, non saprò mai. Sú, forza!»

Poso la penna sul quaderno, indietreggio con la sedia e vado al piano di sotto.

Pian, piano mi dirigo in sala, quando mi ritrovo all'uscio della stanza.

«Vieni, Sabrina.», dice mio padre, facendomi segno.

Agitata, mi avvicino pian piano al divano.

«Ecco, cara io e tua madre volevamo parlarti di una cosa.», proferisce mio padre.

«Sì?», rispondo, sedendomi.

Noto che mio padre inizia ad agitarsi.

Preoccupata, la mamma gli prende le mani, come per incoraggiarlo. E gli sussurra:
«Dai, caro.»

Papà fa un bel respiro, e dopo di ché, riprende a parlare.

«E' successa una cosa al lavoro oggi.»

Una lunga pausa ci fa rimanere in silenzio per diversi minuti.


«In ufficio ci è stato detto che la nostra azienda sta avendo sempre meno richieste e che se a distanza di qualche settimana non ci saranno dei rialzi saremo propensi a chiudere i battenti per fallimento.»

Io e mamma rimaniamo senza parole. Come se quelle parole ci avessero placato.

 

 

Sapevo che nell'azienda dove lavora papà c'erano dei problemi. 
Ce ne aveva già accennato qualche mese fa.
Ma la situazione si era poi, fortunatamente risolta. 

Ora cosa succederà?

 

 

 

 


Guardo papà con aria disperata.

 

 

 

 

Vorrei poter far qualcosa per lui.

 

 

 

 

 

 

«Oh, caro...», dice mia mamma, abbracciandolo.

«L'altro giorno ho incontrato un mio vecchio amico e mi ha messo in contatto con il capo di un'altra azienda dove abita lui. In questi giorni ho il colloquio e se mi prendono ho un contratto assicurato per almeno cinque anni.», dice mio padre convinto.

«Wow, fantastico! E' una bellissima cosa!», dico entusiasta.

«Cavolo tesoro...non ne sapevo nulla. Sono così felice per te.»
«Sì, lo sono anch'io, credetemi...», rispose mio padre con una punta di tristezza.
«Cosa succede Papà?»
«Ecco...ci sarebbe una cosa che non vi ho detto a riguardo di questo.»


Io e la mamma ci guardiamo perplesse.
«In che senso?»
«Ecco...se mi dovessero assumere, purtroppo ci dovremmo trasferire.»

 «Che...cosa?», esclamo con gli occhi sbarrati, incredula.

«Purtroppo gli unici posti disponibili sono al di fuori della Florida.»

«E...e quando ti...e quando ti daranno la conferma che ti hanno assunto?», dissi con un groppo in gola.

 

 

 

No, non ci posso credere.

 

 

 

«Tesoro, non ci sarà bisogno di aspettare la risposta. Io e tuo padre abbiamo deciso di trasferirci. Non pensi che sia magnifico?», dice mamma entusiasta.

«COOOSAAA??? E tu lo sapevi?», urlo, ancora incredula.

«Certo cara. Sennò che sorpresa sarebbe stata? Che bello!», dice la mamma.

Chino il capo per il nervoso, ma mantenendo sempre la calma.

«Scusate, adesso voglio mettere in chiaro come la penso.
Se volete trasferirvi, io non sono d'accordo.»

Tutt'e due rimangono in silenzio.

«Ormai è troppo tardi, tesoro. Io e tuo padre abbiamo già organizzato tutto.», risponde mamma.

«Cosa? Di già?», rispondo incredula.

«Dopo tutto, vogliamo solo che il tuo bene, Sabrina.», dice papà.

«Ma io non voglio lasciare la casa in cui stiamo ora.»

«Vedrai che col tempo ti ci abituerai. Purtroppo io con il mio lavoro non posso far più nulla e tuo padre è a rischio licenziamento. Noi lo facciamo anche per te. Lo capisci, Sabrina?», dice mamma.

Mi alzo dal divano irritata e rispondo:
«Per me? Ma che cosa state dicendo? Io non voglio lasciare la casa in cui abbiamo vissuto fino ad oggi. Qui ho tanti ricordi e tanti amici.»

«E quindi... Sabrina è l'unica a disapprovare il nostro progetto.», dice mamma guardando in modo pensierosa mio padre.

«Dai, vedrai che ti farai tanti altri amici anche alle Hawaii.», proferisce papà, cercando di farmi cambiare idea.


Rimango sorpresa.

 

 

Non ci credo.

Alle Hawaii?
Ha detto...
Hawaii?

L'idea è allettante e mi piace.
Magari ci potrei star bene.

Aspetta un attimo. 
Ma cosa sto dicendo?

 

 

 

 

Scuoto la testa e ritorno in me stessa.


«Cosa dici adesso? Ci disapprovi?», chiede mio padre deciso.

Mi irrito e sbatto le mani sul tavolino.

«Ma certo che vi disapprovo! Cercate di capirmi.» rispondo.

Tutt'e due rimangono un pò delusi dalla mia reazione.

 

 

 

 


Perché mi guardano così?

 

 

 

 

 


I loro sguardi di disperazione mi invadono.

 

 

 

E adesso che faccio? 
Stanno aspettando una mia risposta.
Dannazione!

 

 

 

Appoggio le mani sul tavolino e in tono rassegnato dico:

«E va bene.»


«Evvivaaaa!!!!» urlano all'unisono i miei genitori.

 

 

 


Povera me.

 

 

 

Alzo il capo e cerco di sollevarmi di morale.

 

 

 

Non ho mai visto i miei genitori così felici.

Forse, dopo tutto, mi ci troverò bene.

Ora è meglio andare in cameretta a finire la ricerca.

Oggi è stata una giornata abbastanza dura.

Spero che domani sia meglio.

   
 
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