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Autore: IoSonoHope    15/06/2014    0 recensioni
Ci rifugiammo in mezzo ad alberi di pino, e fiori di margherita bianchi. Li stammo tranquilli, nessuna luce blu che lampeggiava, nessun megafono che grida di fermarci. Continuammo a fumare e bere. Ci misimo a ridere di gusto dell’accaduto, ci guardammo tutte le ferite e gli ematomi. E tutto andò per il meglio da li in poi. Ma ve la immaginate voi saltare tre metri e mezzo, una lunga corsa in salita, e non solo, farsi tutto il paese a corsa, per poi andare a scavalcare un enorme cancello? Guarda tu che si deve fare per un po’ di erba e qualche bottiglia d'alcool.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Quel maledetto raggio di luce mi svegliò due ore prima di andare a scuola, mi rigirai cercando di riprendere il sonno, ma il tutto fu inutile. Allora decisi di alzarmi, nonostante fossero le sei e mezza di mattina. Mi misi le ciabatte incrociando il sole che splendeva nei miei occhi, socchiudendoli per l'eccesso di luminosità. Facendo il corridoio vedevo da lontano il cane che si stinnicchiava nel tappeto, quando si accorse di me, venne scodinzolando a darmi il buongiorno, -oh che dolce- continuando fino ad arrivare in cucina, mi presi una mela, e mi sedetti nella sedia più vicina a me a pensare, tenendo lo sguardo fisso fuori la finestra a guardare l'Etna, che il giorno prima eruttò, dando dei piccoli morsi alle mela. Chissà cosa mi aspetta oggi, continuando a fissare l'Etna bianca, sembrava che qualcuno l'abbia coperta con un enorme lenzuolo bianco, coprendo tutte e quattro le bocche del vulcano. Distolgo lo sguardo per un fracasso provenire dietro le mie spalle, era Sonia -mia sorella maggiore- che era inciampata nel passeggino giocattolo di Flavia -mia sorella minore- sentendo le sue bestemmie mi alzai per aiutarla, lasciando la mela mezza morsa sul tavolo e dissi con aria divertita < Mattiniera oggi? >
mi rispose con aria seccata < C'è troppo caldo per stare a letto > aiutandola ad alzarsi pensai alla sua risposta < Ma siamo a Gennaio, come fa ad esserci caldo, se abbiamo il pigiamone in pail? >
< Proprio per questo c'è caldo > continuò lei
< Non lo so neppure io, mi sono svegliata, e non sono riuscita a riprendere sonno >.

Si sentì di sotto fondo mio padre seccato che sbuffa
< Sono le sei passate di mattina, vedete di stare zitte. >
mia sorella rispose in tutta risposta < Tu vedi di dormire, invece. >
Così andammo in cucina a mangiare, entrambe zitte, a fissare la qualsiasi, passammo molto tempo a stare zitte, quando ci accorgemmo che erano le sette e mezza passate, saltai dalla sedia, mentre pensavo che poteva essere uno sport, vincere la medaglia d'oro di saltata dalla sedia, e correvo in stanza per vestirmi. Buttai all'aria i pantaloni e la maglietta del pigiama, mi misi i jeans, freddi, freddissimi, all'impatto con la pelle, mi venne la pelle d'oca, la felpa verde e il cappuccio mi rimase sul capo, per il troppo rumore svegliai Flavia -maledetta non aveva scuola quel giorno- e i miei che si misero a correre all'impazzata per tutta casa per il ritardo a lavoro, e io mi misi le scarpe, andai in bagno e visti che avevo ancora il cappuccio sul capo, ma lo lasciai lì, mi lavai i denti, finalmente, mi tolsi il cappuccio dal capo e mi pettinai i capelli, facendomi male perché avevo pettinato l'unico dread che ho.

Si erano fatte le otto, corsi in salone a prendere lo zaino, tolsi i libri, e ne misi di altri, presi le chiavi e il cellulare, e mandai un messaggio al mio ragazzo per far segno di essere viva,
mi rispose scrivendo < Incontriamoci al solito angolo, sbrigati, non voglio aspettarti come sempre >
< Sissignore > gli risposi, giunti entrambi all'angolo ci demmo un bacio di buongiorno e, mentre ci avviavamo per scuola, al solito, mi rimprovera per le labbra screpolate, < Devi smetterla di rovinartele in quel modo, rende impossibile sia guardartele che baciarti >
con aria divertita risposi < Se non sbaglio mi hai appena baciato >
lui rise < Si ma non è questo il punto.. > che io subito lo interrompi < Il punto è che siamo in ritardo, dai che ci aspetta una brutta e lunga salita >.

Giunti a scuola alle otto e venti-tre, demmo un sospiro di stanchezza e andammo al bar per riposarci, gli tenni compagnia per il suo cornetto alla nutella, e all'orario andammo in classe dividendoci tra la fine del corridoio e l'inizio delle scale.

Diamine, avevo matematica di prima mattina, giusto era lunedì, perfetto, più di così non potrei odiare un giorno. Entrai nella porta, già aperta, grazie a dio, ancora non era venuta quella iena. Buttai lo zaino nel banco scarabocchiato, e mi sedetti sulla sedia, altrettanto scarabocchiata, sentendo il buongiorno dei miei compagni di classe
e mi buttarono un quaderno viola rovinato da schizzi di canzoni senza una base.

Uscendo da scuola la giornata iniziava a farsi strana, più di un’altra qualsiasi giornata, e me lo fece notare anche Maria Giusy, -di solito per fretta la chiamiamo Emme Gì, e per pigrizia MG, una fattona, fidanzata con un fattone, la storia d’amore più bella che avrei mai potuto sentire- ma tutto sommato, lasciammo stare.

Oggi è il compleanno di Alfonzino, -non ho mai capito se è il suo vero nome o un soprannome che gli hanno dato gli amici prima che lo conoscessi- come ogni compleanno, mi diranno che ci sarà una sorpresa, e la sorpresa sarà l’alcool, perché l’erba è il pane quotidiano. Mentre stavo a giocare con i miei pensieri, mi arriva un messaggio
< Oggi è il compleanno di Alfonzo, ci sarà tanto alcool e droga, ci vediamo alle 8 agli scalini, e poi andiamo al parco, vedi di non tardare come al solito > era il mio ragazzo, e quando mai mi dice di non ritardare.
Ci ritroviamo tutti agli scalini, c'erano tutti, anche persone che non conoscevo. Storie prese, forza con i grinder. Il silenzio riempito dal fruscio delle cartine dalle urla di passare i filtri, e perché no, qualche brindisi di rum e pera. Chi si sarebbe aspettato che fra pochi minuti sarebbero venuti a farci compagnia i carabinieri. Stavamo rollando le ultime canne, per mettercele in tasca e spaccarle al parco, mentre ridevo per i pensieri detti ad alta voce, si vedeva riflessa sul muro una luce blu che lampeggiava, smisi subito di ridere e mi fermai a fissare il muro, tutti se ne accorsero, con fretta prendemmo l’erba e la posammo tutta nel reggiseno, canne fatte e fiori ancora da rullare compresi, e rimisero le bottiglie nel sacchetto di plastica, non potevamo scendere gli scalini per poi scappare dalla parte opposta, allora a Ivan venne in mente di saltare dalla ringhiera, non ci pensò due volte, e saltò giù, non si fece nulla e urlò < Buttatemi le bottiglie e saltate! SBRIGATEVI! >, saltare tre metri e mezzo quando sono appena guarita da una distorsione della caviglia sinistra? Saltarono tutti, ma io restai lì impalata, per la mia paura del cazzo. Tutti urlano < SALTA HOPE, SALTA, NON TI FARAI NULLA, TI PRENDIAMO NOI, SBRIGATI STANNO ARRIVANDO, HAI L’ERBA ADDOSSO, TI BRUCIANO! SBRIGATI! > e io gli risposi col fiato lento < Avete presente quella voce che ti dice “salta”? Io non la sento. > Tutti gridarono in coro < SALTA HOPE, TI PRENDIAMO. > Cosa dovevo fare? Stare li in attesa che arrivassero i carabinieri per poi fare un sacco di casino coi miei? Oppure saltare, farmi male e il casino succedeva comunque. Che dilemma. Allora mi presi di coraggio e saltai, grazie a non so chi, i miei amici mi presero senza farmi male, ci misimo a correre in una lunga salita, con l’adrenalina che scorreva, e qualcuno che gridava “METTETEVI IL CAPPUCCIO DELLA FELPA, I DREADS DENTRO E ALZATE LA SCIARPA, POSSIBILMENTE NON CI RICONOSCERANNO” facciamo ciò che dice, mentre correndo le persone che ci vedevano ci prendevano per pazzi, chi gridava indicazioni, chi faceva volare qualche cartaccia, chi, per panico cadeva a terra. Chissà perché ci ritroviamo a passare il viale in piena attività, magari, si, qualcuno è caduto a terra perché è stato investito da una macchina di fretta, nonostante tutti siamo caduti, ci siamo alzati per l’amore di non essere presi. Oddio che ansia.
< DOVE ANDIAMO?! >
< GIRIAMO DI QUA! >
< NON HO L'ETA' PER CORRERE! >
< Qualcuno si giri a vedere se ce li abbiamo dietro! > mi offrì io a guardare < No, non ci sono, troviamo un posto per nasconderci > mentre qualcun’altro gridò < Idioti potevamo andare al parco, li non ci troveranno mai >. Fecimo un giro molto ampio per arrivarci, e nonostante la corsa in salita, le macchine chi ci investirono uno per uno, ci stava anche la scavalcata del cancello del parco, diamine, certo, è lunedì, è chiuso di lunedì, che idioti, ebbè che facevamo altrimenti? E scavalcammo.. Ci rifugiammo in mezzo ad alberi di pino, e fiori di margherita bianchi. Li stammo tranquilli, nessuna luce blu che lampeggiava, nessun megafono che grida di fermarci. Continuammo a fumare e bere. Ci misimo a ridere di gusto dell’accaduto, ci guardammo tutte le ferite e gli ematomi. E tutto andò per il meglio da li in poi. Ma ve la immaginate voi saltare tre metri e mezzo, una lunga corsa in salita, e non solo, farsi tutto il paese a corsa, per poi andare a scavalcare un enorme cancello? Guarda tu che si deve fare per un po’ di erba e qualche bottiglia d'alcool.

  
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