Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Segui la storia  |       
Autore: Armstrong_44    15/06/2014    6 recensioni
Prima fanfiction sulle TMNT.
Leo è sempre stato un ragazzo popolare nella sua scuola, circondato da amici che, come lui, facevano parte della squadra di football.
Per mantenere alta la sua reputazione, gli altri spesso gli proibiscono di farsi vedere con persone non veramente importanti o ultimi della piramide sociale.
Peccato, però, che in seguito ad una serie di coincidenze, problemi familiari e voleri del destino, nella sua vita entrano a far parte dei personaggi singolari: il giovane nerd di cui aveva sempre ignorato l'esistenza, il ragazzo non del tutto maturo e bambino nel carattere e ultimo, ma non meno importante, il vicino di casa sgarbato e prepotente ma che, in fondo, tanto cattivo non è.
Human AU.
Pubblicata su DeviantART in inglese, ispirata da 'the science project'.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hey! Eccomi tornata, pronta con il secondo capitolo :D
Sono contenta che la storia, per ora, stia piacendo, e spero di non dEeludervi col prossimo capitolo ;)
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra i preferiti/storie da ricordare/storie seguite, lo apprezzo davvero tantissimo! <3 E grazie molte alle persone che hanno recensito, visto che è dalle recensioni che traggo la voglia di continuare ^^ Queste persone sono:
piwy ; Serytia ; Leader96 e LisaBelle_99
Spero il capitolo vi piaccia!
Godetevelo e, se volete, lasciate una recensione ^^
 

CAPITOLO 2

Aprii il cancello che dava sul mio giardino verde e mi voltai momentaneamente verso Raph. Stranamente, si voltò anche lui. Pensai un attimo a Donnie e a Mikey, e a come mi ero sentito io quando mi avevano salutato. Allo stesso tempo cercai di collegare il suo viso a qualche compagnia. Niente. Non riuscivo a ricordare di averlo visto con qualcuno. Forse era solo quanto me.
Senza accorgermene, alzai la mano in un saluto e gli sorrisi in modo lieve. Mi guardò stupito. Cavolo, ditemi che non ho fatto anch'io quella faccia con gli altri oggi. Non ci credetti nemmeno quando lo vidi: ricambiò il saluto. Non il sorriso, ma il saluto sì.
Aprii la porta di casa mia spingendola lievemente verso l'interno, per poi chiuderla dietro di me.
Buttai lo zaino sulle scale in pietra e andai in cucina, dove mi aspettava un pranzo assolutamente disgustoso, cucinato dalla nuova fidanzata di mio padre. Già, mamma se ne va, papà ne trova un'altra. Odiavo tutto questo.
"Ciao Giulia" la salutai stancamente, per niente contento di vederla. Lei si era sposata con mio padre due anni fa e, assieme al suo "adorato" figlio, Drake, si era trasferita qui da noi. Drake è più grande di me di un anno ma è stato bocciato e, fortunatamente, fa una scuola diversa dalla mia, così non devo vedere continuamente la sua faccia che prenderei volentieri a pugni. Perché? Beh, diciamo che si comporta con me come noi con un'alta reputazione ci comportiamo con quelli con una bassa reputazione.
Comunque, mi accomodai su una delle sedie in legno e aspettai che mi venissero serviti i maccheroni mezzi crudi assieme ad una salsa di pomodoro decisamente bruciata.
"Ciao tesoro!" mi salutò con voce stridula.
Odiavo la sua voce. Mi sentivo un po' cattivo nei suoi confronti perché lei almeno provava a essere gentile, ma non potevo farne a meno. La detestavo e non potevo evitarlo.
"Dov'è mio padre?" le chiesi, un po’ più freddo di quel che volevo essere.
"E' uscito per questioni di lavoro! Sarà a casa questa sera" mi rispose "Ah! Io oggi devo uscire quindi sarete solo tu e Drakeuccio!"
Proprio in quel momento, la porta di casa sbatté forte e Drake entrò in cucina, sedendosi senza nemmeno salutare sua madre e pretendendo di essere servito.
Non potei trattenermi "Ciao Drakeuccio" gli mormorai.
Lui, seduto di fronte a me, alzò la testa coperta di capelli, scuri come i miei, e mi fissò con i suoi occhi nocciola. Fece una smorfia di odio e tornò a mangiare.
Soffocai una risata. Se oggi eravamo in casa da soli, di sicuro me l'avrebbe fatta pagare. Ma sapete cosa? Mi avrebbe dato una lezione anche se non gli avessi detto niente, quindi tanto valeva godersela. Sparecchiai e salii le scale per raggiungere camera mia. Non era niente di speciale. Il letto era ancora disfatto, la mia vecchia scrivania era coperta di disegni e matite, e in un angolo c'erano una batteria e una chitarra. Perché avessi una batteria non me lo so spiegare, nemmeno la sapevo suonare.
Mandai un messaggio a mio padre con scritto del brutto voto. Non pregai per il suo perdono ne dissi frasi da ragazzine. Glielo dissi direttamente. Lui mi rispose che se recuperavo non importava, altrimenti ne avremmo parlato. Ad essere sincero, me l'aspettavo. Lui è sempre stato il tipo che, quando succede qualcosa, aspetta a dare il giudizio finale. Così, passai un'oretta a fare i compiti del giorno dopo, che erano davvero pochissimi, e a scarabocchiare sul libro di matematica distrattamente. Appena terminai, chiusi il quaderno con un tonfo secco, mi buttai sul letto e mi addormentai.
E, velocemente come mi addormentai, mi svegliai, ricoperto di acqua gelida dalla testa fino ai piedi. Il mio letto zuppo. Il pavimento scivoloso. La risata di Drake, intanto, rimbombava nella mia mente, mentre lui si teneva lo stomaco dal ridere con una mano e con l'altra sosteneva un secchio. Scherzate? Queste sono cose da film! Non lo sa che rischio di prendermi una polmonite così? Che domanda stupida, certo che lo sa. Anzi, probabilmente lo spera.
Mi sono alzato di scatto dal letto, troppo confuso per capire cosa stava succedendo davvero, quando mi sono sentito tirare per il colletto della maglia e scaraventare contro il muro. Caddi a terra, ma non feci in tempo a rialzarmi che Drake mi calciò il fianco ripetutamente. Gemetti per dolore, sebbene stessi facendo del mio meglio per soffocare qualunque suono.
Dovete sapere che lui, nella sua scuola di carnefici, fa parte della squadra di Rugby. Non solo, era anche grande come un armadio.
Già, bella sorpresa, ritrovarselo come fratello.
Mi sollevò nuovamente per il colletto della maglia e mi trascinò per il corridoio. Ribellarsi era inutile, era molto più forte di me, e qualunque cosa io provassi veniva velocemente fermata.
Quasi cascò dalle scale per colpa mia, però.
Purtroppo, quasi.
E in questo modo gli diedi anche una bell'idea per finire il suo lavoro. Senza capire cosa stesse succedendo, mi ritrovai in fondo alla prima rampa di scale, con il petto che doleva ad ogni respiro e la voce del mio fratellastro che risonava in tono divertito. Rimasi immobile per il dolore, che iniziava a farsi sentire anche alla testa.
Una fitta mi colpì il fianco e sentii i passi di Drake allontanarsi fino a camera sua. Passarono circa venti minuti, prima che mi alzassi e camminassi fino al bagno, dove cercai di asciugarmi al meglio i vestiti e i capelli con un phon. Non avevo intenzione di risalire le scale per andare a cambiarmi, perché sapevo che lassù c'era anche lui. E inoltre, sollevare le gambe era già abbastanza faticoso camminando al piano terra, figuriamoci facendo le scale.
L'unico problema sarebbe stato il ritorno di mio padre. Purtroppo, per quanto odiassi Giulia, lui era felice così, con questa nuova vita, e da bravo figlio non gli raccontavo mai cosa succedeva. Essendo appena primavera, però, mi sarei di sicuro ammalato se fossi rimasto bagnato (perché no, il phon non aiutava per niente).
Così mi venne in mente un'idea. Strana, assurda, stupida, impossibile, ma pur sempre un'idea. Meglio che niente.
Aprii lievemente la porta di casa, assicurandomi che nessuno fosse nei paraggi. Uscii timorosamente per poi correre rapido nel cortile di Raph, ignorando le fitte al ginocchio destro.
Non avevo pensato a una cosa:
Se mi apriva suo padre?
Beh, non vedevo la sua macchina nel parcheggio, quindi supposi fosse uscito. Non sapevo molto di Casey Jones, solo che gli era morta la moglie quando Raph era ancora piccolo.
Suonai il campanello, cercando qualche spiegazione da dire e pensando a quanto imbarazzante sarebbe stato se lui avesse deciso di non aiutarmi.
Dopo qualche minuto che sembrò eterno, passato a congelare a causa del vento che mi passava trai vestiti, la porta si aprì, rivelando Raph. Tirai un sospiro di sollievo, ma esitai quando lo vidi squadrarmi strano.
"H-hey!" Balbettai, lievemente imbarazzato.
"...Hey..." lui tossì, schiarendosi la voce "Che cosa vuoi?"
"Emh, beh, ecco, mi chiedevo se.. M-mi chiedevo se.." Presi un respiro rendendomi conto di star facendo una gran figuraccia "Non è che potresti prestarmi qualche vestito? Giusto una felpa e dei jeans? Ti porto tutto lavato e stirato e se vuoi non lo dirò a nessuno."
Okay, il primo passo era fatto.
Continuò a squadrarmi, perplesso, probabilmente chiedendosi se non fosse uno scherzo di cattivo gusto.
"Beh, ecco, potresti decidere in fretta? Fa un po' freddo" chiesi, cercando di non sembrare scortese.
Lui si spostò un po' di lato e mi fece cenno di entrare e seguirlo per le scale. Arrivammo in camera sua, vuota quasi come la mia. Aveva un letto con le coperte rosse, una scrivania su cui sostava un computer e una sacca da box pendeva dal soffitto. In una bacheca lì accanto erano appese alcune foto. Vidi una donna che non riconobbi e supposi fosse sua madre. Lui si avvicinò ad un armadio e tirò fuori le prime cose che trovava.
Una felpa nera e dei jeans blu. Lo ringraziai e mi cambiai velocemente, un po' imbarazzato per non aver chiesto dov'era il bagno ed essermi cambiato davanti a lui. Fortunatamente però lui non diede cenno ad esserne sconvolto, come se nemmeno se ne fosse accorto, continuava semplicemente a fissare i miei vestiti bagnati sul suo pavimento.
"Scusa, ti ho bagnato il pavimento" dissi, ricordandomi di dover ancora trovare una soluzione per asciugare il letto "Se vuoi pulisco"
"Non importa" rispose, lievemente freddo. Mi sentii un po' a disagio, poi notai che la sua espressione divenne leggermente diversa, quasi di compassione. Forse non si aspettava che proprio io chiedessi il suo aiuto. Così come io non mi aspettavo che lui accettasse di darmelo.
"Perché eri bagnato?" chiese schiettamente. Quella domanda, così diretta, mi ricordò il tono di un bambino.
Esitai, non sicuro di volergli raccontare la verità. Ma alla fine mi resi conto che sarebbe stato molto più semplice che inventarsi una scusa. E infondo, lui era Raph. In un giorno si sarebbe dimenticato di tutto. E in teoria a lui non sarebbe dovuto importare nulla di me.
"Problemi col mio fratellastro" spiegai, non approfondendo l'accaduto.
"Drake?" chiese. Lo fissai confuso. Non sapevo lo conoscesse.
"L’ho visto in giro ogni tanto..." lui rispose al mio sguardo.
"Oh" dissi "Beh, sì, lui è il mio unico fratellastro"
"E... ti ha bagnato?" chiese fingendosi ingenuo, cercando di tirare fuori la verità. Si leggeva chiaramente tra le righe il suo intento.
"Qualcosa del genere" mormorai "Beh, adesso dovrei andare"
"Oh, davvero?!” esclamò "Ti presenti qui tutto bagnato, mi chiedi dei vestiti e nemmeno mi dai una spiegazione?"
Sorrisi tristemente. Era davvero strano avere una conversazione con lui. Era l'ultima cosa mi sarei aspetto succedesse.
"Diciamo che non ho avuto un gran risveglio. Mi ha gettato un secchio d'acqua addosso" gli scappò un ghigno, che non sopportai "Poi mi ha preso a calci e spinto giù dalle scale" terminai.
Ho quasi goduto nel vedere il suo sorriso sparirgli dalle labbra.
"Oh"
"Già" dissi, girandomi per scendere le scale.
"Quindi eri tu che... beh, ecco.. urlavi?" mi chiese con un soffio di voce.
"Come...?" chiesi, girandomi lentamente.
"Beh, ho sentito qualcuno gridare prima..." accennò alla finestra. Era aperta e si affacciava sulla mia, aperta anche quella. Vero, dopo un po’ avevo smesso di resistere e mi ero lasciato andare agli istinti, lasciando che urla sfuggissero dalla mia bocca. Ma forse urla, comunque, è un termine esagerato.
"Devo andare" affermai, poi mi voltai, scesi le scale, e tornai a casa, evitando di rispondere alla sua domanda. Non sentii passi dietro di me e capii che aveva deciso di non seguirmi. Bene, meglio così. Come ho già detto, era Raph. Si sarebbe dimenticato di tutto.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: Armstrong_44