Anime & Manga > Saint Seiya
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Autore: Francine    15/06/2014    6 recensioni
E poi ci sono loro. Le infiltrate. Quelle che necessitano di più spazio di quello garantito da cento parole secche. Quelle che non hanno un posto dove andare, come i coralli aggrappati allo scoglio. Quelle che non hanno legami, non hanno radici, non hanno una genesi. Quelle che ho scritto quando avrei dovuto concentrarmi su qualcos’altro. Quelle che sono un tappeto di nuvole. Un’accozzaglia di cause perse, insomma. Le ho raccolte tutte qui, nella speranza che possa farvi piacere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Caleidoscopio'
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#16 Febbre a 90°
Prompt:  minuti – mesi – anni –
Fandom: Saint Seiya – Serie Classica
Personaggi: Saori Kido


In fin dei conti il calcio è fantasia, un cartone animato per adulti.
(Osvaldo Soriano)




 

Athena sorseggia un bicchiere di acqua di rose, mentre il Santuario ai suoi piedi è avvolto nella quiete che precede la tempesta. Non durerà. Lo sa bene. È da giorni che va avanti così.
Il petali dei tulipani – arancioni – sminuzzati come coriandoli all’entrata della Decima Casa.
I lamenti ed i pianti e le maledizioni dell’Ottava, della Quinta e della Terza Casa.
L’emozione alla Seconda Casa –  talmente grande che Aldebaran ha rischiato un infarto.
L’orgoglio dell’Undicesima , quella fierezza che solo un vero Gallo possiede – nonostante le testate generose lo accomunino ad un caprone isterico.
Il canto di battaglia che si leva dalla Quarta Casa.
«Po-popo-popopo-poo. Po-popo-popopo-poo. Po-popo-popopo-poo…»
E alla Dodicesima, il silenzio indispettito di chi è rimasto a casa a guardare. E si chiede, con una punta di meschinità, che cosa ci sia, poi, di così divertente in ventidue uomini in mutande che rincorrono un pallone...

«Si faccia coraggio», le sussurra Mu, il sorriso lieve di chi non è toccato da certe faccende. «Passerà.»
Saori pensa che esistesse il Tibet, e se il Tibet avesse una sua nazionale, anche lui, anche il placido Mu, adesso, se ne starebbe davanti al televisore. Come i suoi compagni d'arme - d'Oro, d'Argento e di Bronzo. In religioso silenzio, una birra fredda accanto a trattenere il fiato fino a quando la palla non insaccherà la rete. Dell'avversario, ovvio.
«Sì. Passerà», ne conviene. Sorseggiando la sua bibita. Pazienza. Per sopravvivere, basta poco. Basta solo non lasciarsi contagiare dalla febbre a 90°. Un po' di shopping è la medicina ideale. Sì, shopping, istituto di bellezza e una bella cenetta fuori. Con le altre ragazze. Per non rischiare che Julian, sotto al tavolo, sbirci il risultato delle partite.
Saori sospira. E poi sorride. Mentre il mondo intero trattiene il fiato, in attesa del calcio d’inizio. Perché il calcio è il gioco più bello del mondo. Che fa tornare ad essere bambini. Anche solo per novanta minuti. Anche solo per un mese. Anche solo una volta ogni quattro anni.


Note:
Il titolo è una citazione dell'omonimo romanzo di Nick Hornby, Fever Pitch (da noi Febbre a 90°, appunto), pubblicato nel 1992 e portato sugli schermi nel 1997. Se non l'avete letto, o non avete visto il film, fatelo! Piace anche a chi, il calcio, proprio non lo sopporta.
   
 
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