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Autore: Alfred il sanguinario    15/06/2014    0 recensioni
'Mandy restò senza parole. Ormai la sua ragione si era persa fra il batticuore e la certezza di stare per morire. Non aveva più la capacità di parlare, di ragionare, perché ormai la razionalità se ne era andata da quella stanza.'
Cosa fareste se qualcosa, o qualcuno, nella vostra nuova casa, invocasse disperato aiuto? Scappereste via spaventati? Vi fareste ricoverare? Questo è ciò che capita a Mandy... ma niente è come sembra.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Mandy spalancò gli occhi. Fece per impugnare le forbici, ma scoprì di essersi addormentata sul divano. Tirò un sospiro di sollievo, e si alzò.
No, non si era addormentata sul divano. Ma per terra, in cucina.

«Forse sono svenuta» pensò.
Alzò lo sguardo sulla cucina. Niente si era rovesciato, e le forbici erano al loro posto insieme alle posate, non c’era acqua o farina.
La porta che conduceva alla sala era chiusa, così l’aprì, ormai sicura che tutto fosse a posto.
Un macello.
Sangue e acqua sparsi dappertutto; impronte di farina mista a sangue, impronte di mani insanguinate sul divano, e uno specchio era stato rotto.
Guardò l’ora. Dovette poggiare una mano sulla mensola per non cadere rovinosamente. Erano le sette e tre quarti. E i suoi genitori sarebbero dovuti arrivare alle cinque del pomeriggio.
Allora non era stata un’allucinazione… era tutto vero.
D’istinto Mandy s’infilò la prima giacca che trovò ed uscì fuori. Rimase a bocca spalancata. La neve… non c’era più.
L’intero giardino era avvolto dalla nebbia, ma della neve neanche l’ombra.
Come diavolo aveva fatto a sparire?
Mandy si decise a chiedere aiuto… ma sia accorse di aver fatto un’enorme stupidaggine. Si era appena chiusa fuori di casa, senza chiavi, senza cellulare, senza niente. E ora come diavolo
. Ma certo! Il lago!
Era vicinissimo, segnava il confine del suo giardino, e ci passavano un sacco di barche e navi. Corse a perdifiato, e arrivò sul molo.
Il ponticello di legno scricchiolante donava a quel posto un aspetto stregato.
Mandy si sedette su una bitta di ferro nero, una di quelle su cui si legano le corde per tenere le barche ferme nel lago. Sfinita per la corsa, e intontita per l’accaduto, si portò le mani alla fronte. Cosa stava succedendo?
Cercò di ricomporsi: tentò di trovare una spiegazione razionale a tutto quanto. Forse mamma e papà erano in ritardo, e lei era svenuta e aveva fatto quel macello, forse l’orologio era sbagliato… ma la neve? E le impronte insanguinate? E la bambina c’era davvero. Poteva scommettere la testa che l’aveva vista, aveva sentito l’odore metallico del sangue, udito i suoi singhiozzi.
Una lacrima le rigò la guancia sinistra, e dovette trattenersi per non sfociare in un pianto isterico e non cominciare a battere le mani sullo scricchiolante molo di legno.
Mandy udì un fruscio dietro di lei. D’istinto si voltò di scatto.
Qualcuno o qualcosa di nero era appena sfrecciato davanti a lei. Mandy deglutì, contrasse i muscoli delle braccia. Il suo istinto le diceva di alzarsi e fuggire, scappare, correre finché le reggevano le gambe. Sì, ma dove? Si era appena chiusa fuori di casa, ed il lago era deserto.
Rimase lì, immobile. Le gambe si facevano sempre più pesanti, i riflessi rallentati e la vista offuscata.
Un altro fruscio, dietro di lei, in direzione del lago. Questa volta poté sentire chiaramente un ghigno alle sue spalle. Si voltò di scatto nuovamente verso il lago. Chiuse gli occhi, sperando che tutto fosse finito, e che qualcuno stesse attraccando al lago e che la vedesse. Ma quando li riaprì, il lago era ancora deserto e tutto ancora avvolto dalla nebbia.
Sentì un tonfo dietro di sé. Le gelarono le vene, ed il sangue cominciò a circolare velocissimamente nelle braccia, poco dopo sentì un altro tonfo.
Stava succedendo di nuovo. Cinque tonfi, come prima.
Poi il silenzio calò. Mandy sapeva che qualcosa di orribile stava per accadere. Sentì dei passi che facevano scricchiolare il piccolo molo. Mandy non aveva il coraggio di voltarsi. I passi si facevano più vicini, finché la ragazzina cominciò a sentire un fiato freddo sulla testa.
Stava per voltarsi, affrontare il suo aggressore chiunque fosse, colpirlo o semplicemente darsi alla fuga o alle suppliche, ma lui o lei la precedette.
Un colpo. Ben assestato sulla testa di Mandy, la fece barcollare in avanti e cadere sul molo, sfinita.
La vista e l’udito si facevano più lontani, vacui. Ormai udiva solo un pianto, un pianto che ormai conosceva bene.
Poi basta. Fu avvolta dal buio, una misteriosa entità oscura che la strinse a sé, come una madre iperprotettiva, che stringe a sé i suoi figli proteggendoli dal mondo esterno, ma allo stesso tempo privandoli di esso. 

Angolo autore = (ma perché lo faccio sempre rosso?) comunque... benvenuti a questo nuovo capitolo dell'incubo di Nicole! Spero che sia di vostro gradimento, la storia non è finita (anche se lo speravate, eh!) e quindi alla prossima... se leggete lasciate una piccola piccola recensione!! Ciao!

 
  
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