Test Page Then return to the page you came from by clicking the icon on the toolbar.
|
Raccontami di
te
Dieci
anni sono trascorsi, ma il tempo sembra non essere passato e non aver lasciato
alcuna impronta sul cemento bagnato del porto di Coconut
Village.
Adesso
come allora, due sagome alte e snelle camminano l’una verso l’altra; un
ragazzone moro con un cappello di paglia sulla testa e una giovane donna dai
lunghi capelli castani che tiene per mano un bimbo di pochi anni. Si trovano
l’uno di fronte all’altra adesso, si salutano con un abbraccio caldo,
affettuoso; lei lo invita a sedersi su una panchina lì vicino, fa accomodare il
piccolo sulle sue ginocchia e parte una lunga
conversazione.
Raccontami di te, se hai voglia ancora di
parlare,
un po’ di verità stasera non può farmi
male,
aiutami così almeno a non dimenticare
la vita che cos’è, raccontami, raccontami di
te,
di come riesci a respirare
-Allora
Nami, non ci vediamo da dieci anni…quante cose avrai da
raccontarmi!
La donna
sorride constatando che il suo vecchio amico Rufy non sia cambiato per
niente…pochi minuti di imbarazzo e poi fa puntualmente come se fosse a casa
sua.
-In
effetti sono cambiate molte cose nella mia vita…- abbassa gli occhi, si morde il
labbro come per impedire a se stessa di continuare, poi alza nuovamente lo
sguardo su Rufy -..così tante che forse è meglio parlarne dopo, adesso
rischierei di annoiarti! Tu piuttosto? Che cosa hai fatto in tutto questo
tempo?-
Rufy
sembra un po’ offeso da quella risposta…non glielo ha chiesto per perdere tempo,
ma perché è sinceramente curioso di sapere come se l’è passata la sua
ex-navigatrice durante quel periodo.
-Io? Mi
conosci: solita vita. Io e Zoro siamo rimasti soli sulla nave, ma non è poi così
male…mi ricorda i primissimi tempi, quando cominciai ad inseguire il mio
sogno!
-Hai
raggiunto il tuo obiettivo, eppure non hai ancora trovato niente di meglio da
fare eh, a 27 anni suonati?
-Non c’è
niente di meglio che io desideri fare!- sbuffa Rufy un po’ toccato da
quell’affermazione –Dai Nami, hai visto che lo sai? La mia vita è sempre la
stessa, cambiamenti in più, cambiamenti in meno. Voglio sapere di
te!-
“In
trappola” pensa Nami fra sé. Non le resta che soddisfare la richiesta
dell’amico.
Questi giorni soffocati dalla solita
allegria,
vuoti a perdere sui prati, che la gente butta
via,
questo tempo senza tempo, che non ci accarezza
mai,
dentro a un labirinto di cemento, questa fabbrica di
eroi.
-Beh,
che dirti Rufy? Da quando sono tornata ho scoperto che qui la vita ha sempre
continuato a scorrere per come la ricordavo. Ho ritrovato amici che pensavo di
aver perso, e ho rivisto persone delle quali avevo perfino dimenticato il volto.
È stato piacevole ritrovarmi in una realtà che posso finalmente definire mia.
Adesso lavoro e..
-Non
sembri così entusiasta- esordisce Rufy. Evidentemente si è accorto che, mentre
parla, la sua amica butta fuori le parole a raffica come una macchinetta e non
trova il coraggio di guardarlo fisso negli occhi.
-Cosa…?-
ecco che Nami alza finalmente lo sguardo su di lui, come se si stia svegliando
da un lungo sonno.
-Ho
detto che non mi sembri molto felice- ripete Rufy guardandola attentamente negli
occhi.
Nami
ricambia lo sguardo e accenna un sorriso.
-Come..come è..possibile che te ne sia
accorto?
Prende
fiato e ricomincia da capo.
-Tornare
qui è stata comunque una sfida, Rufy. E tu lo sai. Ci sono..ci sono cose che
ancora mi procurano delle fitte al cuore dolorosissime. Lo sai, a volte..- si
interrompe, incerta se proseguire o no -..a volte penso che sarebbe bello
se..sì, insomma..se navigassimo ancora tutti insieme come ai vecchi
tempi..non..non trovi anche tu?- si sforza di sorridere, ma è un sorriso troppo
tirato, e Rufy se ne accorge.
Raccontami di te, da quando mi hai lasciato
solo,
soffrendo più di me, spiccando il volo verso un’altra
te,
teneramente forte come sei, insegnami a non vergognarmi
mai
d’innamorarmi dell’amore.
-Non è
stato a causa mia se è andato tutto al diavolo- risponde stizzito calandosi il
cappello sugli occhi come fa sempre quando qualcosa o qualcuno lo
irrita.
Nami è
innervosita da quella reazione.
-Non è
stata nemmeno colpa mia, Rufy.
-Non ho
mica detto questo io.
Bugiarda. Mente sapendo di mentire. In fondo è rimasta
-Forse
in una cosa sono cambiata davvero, capitano. Adesso so riconoscere i miei errori
e..fra questi c’è anche quello di averti lasciato solo. Lo ammetto, ho
sbagliato. Sbagliato di brutto.- E’ costretta a zittirsi per asciugare le
lacrime che le scendono sul viso, poi prosegue –Che tu ci creda o no Rufy..ho
sofferto quanto te, se non di più..ma avevo un conto in sospeso con questo
villaggio, un conto che dovevo assolutamente saldare. Quello che non sai, Rufy,
è che io non ero venuta qui per restare…- lancia un rapido sguardo al bimbo che
tiene sulle ginocchia –le circostanze mi hanno impedito di tornare..lo capisci
questo?
Il
ragazzo dal cappello di paglia posa nuovamente lo sguardo su di lei. Gli occhi
scuri sono ancora lucidi di lacrime, ma l’espressione è fiera come la conosce
lui. Al di là degli sbagli che abbia potuto fare, al di là della lontananza,
Nami resta sempre Nami. La sua
Nami.
Raccontami di te, adesso che ti sei
sposata,
di quanta vita c’è in quel bambino che assomiglia a
te,
perdutamente bella come sei da questo sogno non svegliarti
mai,
lo sai quanto ti voglio bene!
-Questo
giovanotto è tuo figlio, vero?- esordisce Rufy all’improvviso dando un buffetto
sulla guancia del bambino –ti somiglia veramente tanto, lo
sai?
Nami è
un po’ stranita. Perché Rufy ha cambiato discorso così, da un momento all’altro?
Per non arrabbiarsi con lei? Quindi lei lo faceva ancora
arrabbiare…?
-Sì, è
mio figlio. Rufy, ti presento Lucas!- sorride
orgogliosa.
-Lucas…che bel nome! E suo padre…?- domanda poi il
ragazzo.
Nami è
un po’ imbarazzata.
-Oh
beh..sì, ecco…oh, al diavolo, tanto prima o poi lo sapresti comunque! Rufy, lui
è figlio di..Sanji. Sanji è mio marito, ora.
La
rivelazione lascia Rufy a bocca spalancata…ecco perché Sanji aveva abbandonato
la nave una notte, di nascosto come un ladro, e ne avevano perso completamente
le tracce…era scappato per lei..da lei!
-Sei
sorpreso?
-Beh..sì. Voglio dire..non sembravate così..affiatati, per come vi ho
conosciuti io, eh?
Nami non
può fare a meno di trattenere una risata.
-Sì, è
vero! Ma vedi, le solite circostanze..a volte ti fanno vedere le cose da un lato
diverso.- Diventa improvvisamente seria, Nami. Prende le mani di Rufy tra le sue
e lo guardo dritto negli occhi. –Rufy, amico mio, capitano..io tornerei anche
subito a navigare con te, se tu me lo chiedessi.
Il
ragazzo dal cappello di paglia fissa la ragazza dai capelli castani a metà tra
il serio e lo sbigottito. Poi, molto semplicemente, le sorride. Un sorriso
caldo, aperto e sincero.
-Non se
ne parla neanche- afferma, lasciandola incredula. –Qui hai tutto ciò che puoi
desiderare adesso, e non azzardarti a dirmi che non è
vero!-
Il viso
di Nami ricomincia a bagnarsi di lacrime salate.
-M-ma
io…- cerca di sussurrare.
-Ascoltami- la ferma Rufy. –So che questo posto non è mai stato tutto
rose e fiori, per te..ma ti ha regalato anche innumerevoli gioie! Pensa a Sanji,
a tuo figlio…loro sono qui per te adesso, e non ti farebbero mai del male perché
ti vogliono bene. Sei al sicuro ora, devi credermi
Nami.
Rufy si
alza da quella panchina di legno, lasciando le mani della giovane donna. Toglie
il suo cappello di paglia e lo mette sulla testa di lei. Di nuovo. Come una
volta. E quale significato enorme abbia quel gesto, Nami lo
sa.
-Stai
cercando di salvarmi un’altra volta, eh capitano?-
sorride.
Lui
ricambia il sorriso.
-No, non
ne hai bisogno. Ti sei già salvata da sola, e ancora non lo
sai.
Sfiora
con la punta delle dita l’orlo del capello di
paglia.
-Tienilo, serve più a te.
Poi
scompiglia affettuosamente i capelli di Lucas.
-Ciao
piccolo, tieni d’occhio la tua mamma- dice, facendo l’occhiolino a una Nami più
confusa che persuasa.
Gira le
spalle e se ne và, senza lasciarle il tempo di
replicare.
-Rufy..TI VOGLIO BENE!- grida lei alle sue
spalle.
La
sente. Ma non risponde. E tuttavia sa che il sentimento è sempre stato
ricambiato.
È giusto
così.
La tua felicità è un treno in corsa verso il
mare,
tu vivila per me, amore mio, raccontami di
te.
“Noi due
eravamo fatti per stare insieme, io lo so da sempre. Avremmo potuto formare
qualcosa di perfetto.”
Rufy si
asciuga una lacrima con il bordo del gilet.
“Al
diavolo tutto! Se non ho potuto avere te, non voglio mai più avere
nessun’altra!”
La gatta
ladra, la ragazzina orfana sempre in fuga da se stessa, con un passato terribile
alle spalle e nessuna prospettiva per il futuro, aveva conosciuto una felicità
che al ragazzo dal cappello di paglia, al grande re dei pirati, era stata negata
per sempre.
THE
END
Song
utilizzata: Raccontami di te
Artista:
Marco
Masini