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Autore: Hikari Kamiya    13/08/2008    4 recensioni
Sono passati 10 anni da quando la ciurma di Cappello di Paglia si è sciolta...un incontro casuale fa rivivere a Rufy e a Nami emozioni mai svanite del tutto..tra lacrime, sorrisi e vecchi rimpianti...
Genere: Triste, Song-fic, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Raccontami di te

 

 

Dieci anni sono trascorsi, ma il tempo sembra non essere passato e non aver lasciato alcuna impronta sul cemento bagnato del porto di Coconut Village.

Adesso come allora, due sagome alte e snelle camminano l’una verso l’altra; un ragazzone moro con un cappello di paglia sulla testa e una giovane donna dai lunghi capelli castani che tiene per mano un bimbo di pochi anni. Si trovano l’uno di fronte all’altra adesso, si salutano con un abbraccio caldo, affettuoso; lei lo invita a sedersi su una panchina lì vicino, fa accomodare il piccolo sulle sue ginocchia e parte una lunga conversazione.

 

 

Raccontami di te, se hai voglia ancora di parlare,

un po’ di verità stasera non può farmi male,

aiutami così almeno a non dimenticare

la vita che cos’è, raccontami, raccontami di te,

di come riesci a respirare

 

 

-Allora Nami, non ci vediamo da dieci anni…quante cose avrai da raccontarmi!

La donna sorride constatando che il suo vecchio amico Rufy non sia cambiato per niente…pochi minuti di imbarazzo e poi fa puntualmente come se fosse a casa sua.

-In effetti sono cambiate molte cose nella mia vita…- abbassa gli occhi, si morde il labbro come per impedire a se stessa di continuare, poi alza nuovamente lo sguardo su Rufy -..così tante che forse è meglio parlarne dopo, adesso rischierei di annoiarti! Tu piuttosto? Che cosa hai fatto in tutto questo tempo?-

Rufy sembra un po’ offeso da quella risposta…non glielo ha chiesto per perdere tempo, ma perché è sinceramente curioso di sapere come se l’è passata la sua ex-navigatrice durante quel periodo.

-Io? Mi conosci: solita vita. Io e Zoro siamo rimasti soli sulla nave, ma non è poi così male…mi ricorda i primissimi tempi, quando cominciai ad inseguire il mio sogno!

-Hai raggiunto il tuo obiettivo, eppure non hai ancora trovato niente di meglio da fare eh, a 27 anni suonati?

-Non c’è niente di meglio che io desideri fare!- sbuffa Rufy un po’ toccato da quell’affermazione –Dai Nami, hai visto che lo sai? La mia vita è sempre la stessa, cambiamenti in più, cambiamenti in meno. Voglio sapere di te!-

“In trappola” pensa Nami fra sé. Non le resta che soddisfare la richiesta dell’amico.

 

 

Questi giorni soffocati dalla solita allegria,

vuoti a perdere sui prati, che la gente butta via,

questo tempo senza tempo, che non ci accarezza mai,

dentro a un labirinto di cemento, questa fabbrica di eroi.

 

 

-Beh, che dirti Rufy? Da quando sono tornata ho scoperto che qui la vita ha sempre continuato a scorrere per come la ricordavo. Ho ritrovato amici che pensavo di aver perso, e ho rivisto persone delle quali avevo perfino dimenticato il volto. È stato piacevole ritrovarmi in una realtà che posso finalmente definire mia. Adesso lavoro e..

-Non sembri così entusiasta- esordisce Rufy. Evidentemente si è accorto che, mentre parla, la sua amica butta fuori le parole a raffica come una macchinetta e non trova il coraggio di guardarlo fisso negli occhi.

-Cosa…?- ecco che Nami alza finalmente lo sguardo su di lui, come se si stia svegliando da un lungo sonno.

-Ho detto che non mi sembri molto felice- ripete Rufy guardandola attentamente negli occhi.

Nami ricambia lo sguardo e accenna un sorriso.

-Come..come è..possibile che te ne sia accorto?

Prende fiato e ricomincia da capo.

-Tornare qui è stata comunque una sfida, Rufy. E tu lo sai. Ci sono..ci sono cose che ancora mi procurano delle fitte al cuore dolorosissime. Lo sai, a volte..- si interrompe, incerta se proseguire o no -..a volte penso che sarebbe bello se..sì, insomma..se navigassimo ancora tutti insieme come ai vecchi tempi..non..non trovi anche tu?- si sforza di sorridere, ma è un sorriso troppo tirato, e Rufy se ne accorge.

 

 

Raccontami di te, da quando mi hai lasciato solo,

soffrendo più di me, spiccando il volo verso un’altra te,

teneramente forte come sei, insegnami a non vergognarmi mai

d’innamorarmi dell’amore.

 

 

-Non è stato a causa mia se è andato tutto al diavolo- risponde stizzito calandosi il cappello sugli occhi come fa sempre quando qualcosa o qualcuno lo irrita.

Nami è innervosita da quella reazione.

-Non è stata nemmeno colpa mia, Rufy.

-Non ho mica detto questo io.

Bugiarda. Mente sapendo di mentire. In fondo è rimasta la Nami di sempre, e questo Rufy lo ha capito fin troppo bene. Nami avvicina il suo viso a quello dell’amico, alzandogli di nuovo sulla fronte il suo cappello.

-Forse in una cosa sono cambiata davvero, capitano. Adesso so riconoscere i miei errori e..fra questi c’è anche quello di averti lasciato solo. Lo ammetto, ho sbagliato. Sbagliato di brutto.- E’ costretta a zittirsi per asciugare le lacrime che le scendono sul viso, poi prosegue –Che tu ci creda o no Rufy..ho sofferto quanto te, se non di più..ma avevo un conto in sospeso con questo villaggio, un conto che dovevo assolutamente saldare. Quello che non sai, Rufy, è che io non ero venuta qui per restare…- lancia un rapido sguardo al bimbo che tiene sulle ginocchia –le circostanze mi hanno impedito di tornare..lo capisci questo?

Il ragazzo dal cappello di paglia posa nuovamente lo sguardo su di lei. Gli occhi scuri sono ancora lucidi di lacrime, ma l’espressione è fiera come la conosce lui. Al di là degli sbagli che abbia potuto fare, al di là della lontananza, Nami resta sempre Nami. La sua Nami.

 

 

Raccontami di te, adesso che ti sei sposata,

di quanta vita c’è in quel bambino che assomiglia a te,

perdutamente bella come sei da questo sogno non svegliarti mai,

lo sai quanto ti voglio bene!

 

 

-Questo giovanotto è tuo figlio, vero?- esordisce Rufy all’improvviso dando un buffetto sulla guancia del bambino –ti somiglia veramente tanto, lo sai?

Nami è un po’ stranita. Perché Rufy ha cambiato discorso così, da un momento all’altro? Per non arrabbiarsi con lei? Quindi lei lo faceva ancora arrabbiare…?

-Sì, è mio figlio. Rufy, ti presento Lucas!- sorride orgogliosa.

-Lucas…che bel nome! E suo padre…?- domanda poi il ragazzo.

Nami è un po’ imbarazzata.

-Oh beh..sì, ecco…oh, al diavolo, tanto prima o poi lo sapresti comunque! Rufy, lui è figlio di..Sanji. Sanji è mio marito, ora.

La rivelazione lascia Rufy a bocca spalancata…ecco perché Sanji aveva abbandonato la nave una notte, di nascosto come un ladro, e ne avevano perso completamente le tracce…era scappato per lei..da lei!

-Sei sorpreso?

-Beh..sì. Voglio dire..non sembravate così..affiatati, per come vi ho conosciuti io, eh?

Nami non può fare a meno di trattenere una risata.

-Sì, è vero! Ma vedi, le solite circostanze..a volte ti fanno vedere le cose da un lato diverso.- Diventa improvvisamente seria, Nami. Prende le mani di Rufy tra le sue e lo guardo dritto negli occhi. –Rufy, amico mio, capitano..io tornerei anche subito a navigare con te, se tu me lo chiedessi.

Il ragazzo dal cappello di paglia fissa la ragazza dai capelli castani a metà tra il serio e lo sbigottito. Poi, molto semplicemente, le sorride. Un sorriso caldo, aperto e sincero.

-Non se ne parla neanche- afferma, lasciandola incredula. –Qui hai tutto ciò che puoi desiderare adesso, e non azzardarti a dirmi che non è vero!-

Il viso di Nami ricomincia a bagnarsi di lacrime salate.

-M-ma io…- cerca di sussurrare.

-Ascoltami- la ferma Rufy. –So che questo posto non è mai stato tutto rose e fiori, per te..ma ti ha regalato anche innumerevoli gioie! Pensa a Sanji, a tuo figlio…loro sono qui per te adesso, e non ti farebbero mai del male perché ti vogliono bene. Sei al sicuro ora, devi credermi Nami.

Rufy si alza da quella panchina di legno, lasciando le mani della giovane donna. Toglie il suo cappello di paglia e lo mette sulla testa di lei. Di nuovo. Come una volta. E quale significato enorme abbia quel gesto, Nami lo sa.

-Stai cercando di salvarmi un’altra volta, eh capitano?- sorride.

Lui ricambia il sorriso.

-No, non ne hai bisogno. Ti sei già salvata da sola, e ancora non lo sai.

Sfiora con la punta delle dita l’orlo del capello di paglia.

-Tienilo, serve più a te.

Poi scompiglia affettuosamente i capelli di Lucas.

-Ciao piccolo, tieni d’occhio la tua mamma- dice, facendo l’occhiolino a una Nami più confusa che persuasa.

Gira le spalle e se ne và, senza lasciarle il tempo di replicare.

-Rufy..TI VOGLIO BENE!- grida lei alle sue spalle.

La sente. Ma non risponde. E tuttavia sa che il sentimento è sempre stato ricambiato.

È giusto così.

 

 

La tua felicità è un treno in corsa verso il mare,

tu vivila per me, amore mio, raccontami di te.

 

 

“Noi due eravamo fatti per stare insieme, io lo so da sempre. Avremmo potuto formare qualcosa di perfetto.”

Rufy si asciuga una lacrima con il bordo del gilet.

“Al diavolo tutto! Se non ho potuto avere te, non voglio mai più avere nessun’altra!”

La gatta ladra, la ragazzina orfana sempre in fuga da se stessa, con un passato terribile alle spalle e nessuna prospettiva per il futuro, aveva conosciuto una felicità che al ragazzo dal cappello di paglia, al grande re dei pirati, era stata negata per sempre.

 

 

THE END

 

 

Song utilizzata: Raccontami di te

Artista: Marco Masini

  
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