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Autore: MerasaviaAnderson    16/06/2014    2 recensioni
A volte le cose vanno in modo diverso da quel che ci aspettiamo, tutti crediamo che la storia sia sempre la stessa, ma accadrà qualcosa di inaspettato: le sorti del destino cambieranno e i ruoli si invertiranno.
A volte il destino, gioca davvero strani scherzi.
_
«Gale?» lo chiamo con tono serio e leggermente preoccupato.
«Si?»
«Tu non hai paura?»
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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CAPITOLO 3:
Mani calde
 
 
 
Sento che i passi che venivano verso di me si fermano. Forse sono morta. Forse sono di Gale o di papà che sono venuti a prendermi.
Poi mi ricordo di Prim e della mamma. No! Non posso essere morta, loro hanno bisogno di me.
Tremante di rabbia e paura alzo gli occhi per guardare la persona davanti a me e vedo la figura di un uomo, con indosso dei vestiti bianchi, piuttosto sporchi. Ha i capelli grigi e gli occhi neri come la pece. Lo riconoscerei ovunque. È il vecchio Cray, capo dei Pacificatori.
Puzza di alcool e non si regge in piedi, evidentemente è ubriaco fradicio fino al midollo. Andrebbe d’accordo con Haymitch, il nostro unico vincitore perennemente ubriaco che fa da mentore ai ragazzi che devono partecipare agli Hunger Games.
«Ora che l’amichetto è morto chi darà da mangiare alla tua famiglia, eh?!» mormora con un ghigno divertito sul volto.
Mi alzo in piedi con le poche forze che mi rimangono e lo guardo dritto in quei suoi occhi viscidi.
Come osa dire queste cose? Come osa fare anche una minima allusione alla morte di Gale?! Come osa questo verme capitolino parlarmi in questo modo?
Non cedere Katniss. Tu sei forte. Non farti vedere debole.
«Ho sfamato la mia famiglia da sola per anni, verme bastardo». Gli rispondo acida, cercando di nascondere la paura che ho negli occhi.
Gale, perché non sei qui?
«Sicura di non aver bisogno di … un aiutino?» mi dice con fare divertito sul viso, prendendosi gioco di me. E in più ho i conati per la puzza di alcool.
Le sue intenzioni non sono affatto buone, intende divertirsi con me, usare il mio corpo e lasciarmi qualche moneta. Non lo farei neanche se mi pagasse con tutto l’oro del mondo.
Mi guardo attorno ed è tutto isolato. Saranno tutti a casa, a guardare gli Hunger Games. Siamo soli, e ho paura.
«Sto bene così, grazie. Non ho bisogno di nessun aiuto». Lo guardo in modo truce e cerco di allontanarmi il più possibile da lui. «Con permesso».
Faccio per andarmene in qualche altro luogo che non mi ricordi Gale, ma in un attimo lui mi prende per i polsi e mi blocca tra il muro contro il cui ero accovacciata e il suo corpo.
«Lasciami!» urlo. Ma nessuno può sentirmi, non c’è nessuno in giro. Nessuno che possa aiutarmi, qualcuno a cui importi di me. Solo a Gale importava di me, ma adesso lui non c’è più.
Cray mi tappa la bocca con una mano e … e inizia a giocare con me. Per quanto mi dimeno, lui non mi ascolta. Sento di nuovo le lacrime scendere sulle mie guance e cerco di sfuggire alla sua presa, ma lui è forte. Mi userà, mi … sfrutterà come un giocattolo e poi mi butterà via come uno straccio sporco.
No. Non voglio. Non voglio!
Cerco di urlare, lo impreco di lasciarmi andare, mi dimeno come una pazza, ma tutto questo non basta. Lui non mollerà la presa e io non diventerò altro che una pedina del suo Gioco.
Sento le labbra di Cray sul mio collo e la sua mano libera azzarda a giocare con i bottoni della mia camicetta.
Non ce la faccio. No, non può accadere questo.
Cray toglie la mano dalla mia bocca per bloccarmi le braccia e automaticamente inizio ad urlare aiuto, ma la mia voce è debole, roca e il distretto continua ad essere deserto.
Mi impongo di non piangere, ma ogni mio tentativo pare essere inutile. Non riesco a controllare le mie emozioni e sento che potrei morire da un momento all’altro.
Gale, dove sei?
Voglio che qualcuno venga a salvarmi, perché per la prima volta capisco di non potercela fare da sola. È difficile riuscire a cavarsela da soli quando si ha avuto una persona affianco per molto tempo. E adesso la vita mi ha portato via anche questa persona.
Mi è rimasta solo Prim, l’unica ragione per lottare ancora, perché lei ha bisogno di me ed io ho bisogno di lei. E anche la mamma ha bisogno di me.
Mi sento improvvisamente libera. Il corpo di Cray è caduto a terra con un tonfo ed io resto qui, con le spalle contro al muro, terrorizzata e tremante di paura, con le lacrime agli occhi.
Mi lascio cadere a terra, nascondendomi il volto con le mani, scossa da lacrime e paura.
Perché sono così fragile?
Sento qualcuno che mormora il mio nome e delle mani accarezzarmi i capelli, cercando di farmi alzare il viso.
Alzo il viso e vedo chi ho di fronte: è un ragazzo poco più alto di me, con dei riccioli biondi che gli scendono sulla fronte e due meravigliosi occhi azzurri che mi guardano con fare preoccupato. Lo riconoscerei ovunque. È lui, il Ragazzo del Pane.
«Katniss! Katniss!» mi chiama dolcemente, mentre mi prende tra le braccia «Basta, Katniss. Va tutto bene, adesso».
Katniss.
Il suo nome detto da lui ha un suono nuovo. Più dolce.
Come sa come mi chiamo?
Mi stringe forte fra le sue braccia e mi scosta i capelli dal viso con le sue mani calde, calde come il pane che cuoce ogni giorno, prima di venire a scuola.
«Katniss, guardami!» mi dice alzandomi i viso per guardarmi negli occhi terrorizzati e colmi di lacrime. «Va tutto bene, ok?»
Annuisco debolmente lui inizia ad abbottonarmi la camicia, sfiorandomi appena con le mani. Io resto a guardarlo terrorizzata.
«Ti ricordi di me?» mi chiede abbozzando un sorriso triste, ma rassicurante «Sono Peeta Mellark, il figlio del fornaio».
Oh, Peeta Mellark, come potrei scordarmi di te?
Continuo ad annuire, ricordando quel momento di quattro anni fa, quando mi lanciò quelle pagnotte per sfamare la mia famiglia.
«Mi hai dato da mangiare, una volta».
Lui sorride, abbassando lo sguardo e noto che il suo viso latteo si arrossa un po’ sulle guance «Già».
C’è un momento di silenzio, in cui lui è occupato a sistemarmi la camicia ed io lo guardo tremando.
Ma devo chiedergli di non dire nulla a nessuno, anche se so che non lo farà.
«Peeta?» lo chiamo.
Lui alza lo sguardo verso di me e mi sistema una ciocca di capelli.
«Non dirò nulla a nessuno, tranquilla».
«Neanche alla mamma e a Prim, ti prego».
«Va bene».
Come fa a sapere tutto? Quale potere magico ha?
Colpisce ogni mia emozione al volo, come se mi conoscesse da anni, invece questa è la prima volta che parliamo in sedici anni.
Peeta Mellark, come fai a sapere tutto di me?
Nonostante il Ragazzo del Pane mi infonda sicurezza, non riesco ancora a smettere di tremare e improvvisamente mi ritrovo sospesa tra le sue braccia, in viaggio verso chissà dove.
Vorrei dire di mettermi giù, di lasciarmi andare, ma mi rendo conto che comunque non riuscirei a camminare.
Mi sento come se qualcuno mi avesse strappato l’anima dal corpo e Peeta Mellark, lui … sta facendo così tanto per me. E adesso ho ben altro che un conto da saldare. Gli devo la vita.
 
Mi risveglio da sola nel mio grezzo letto del Giacimento. Devo essermi addormentata lungo il tragitto e Peeta Mellark deve avermi portata a casa.
Sento delle voci provenire da dietro la porta della mia stanza, aperta per metà. È Prim.
«Grazie, Peeta». Dice la mia paperella dolcemente, mentre si fionda tra le sue forti braccia per ringraziarlo. Noto che ha un po’ di paura e non vuole lasciarlo andare.
«Dai, Prim. Va tutto bene». Il tono di Peeta è dolce, sincero, affettuoso, come quello di un fratello maggiore o addirittura di un padre.
Peeta Mellark, com’è che sei così perfetto?
Sposto lo sguardo sulla finestra e vedo gli ultimi raggi di sole nascondersi tra gli alberi. È già il tramonto: quanto ho dormito?
Dei passi rumorosi si fanno strada verso la mia camera e vedo un Peeta Mellark sorridente davanti a me.
«Come ti senti, Katniss?»
Mi tiro a sedere sul letto e mi gira un po’ la testa, sono ancora un po’ sotto sopra per lo shock, ma tutto sommato sto meglio di prima.
«Un po’ meglio». Gli rispondo con voce impastata dal sonno e passandomi una mano tra i capelli scompigliati.
Lo vedo avvicinarsi un po’ al mio letto e la paura mi percorre per tutto il corpo. Cosa vuol fare?
«Vuoi vedere una cosa bella?» mi chiede porgendomi una delle sue mani calde.
Io esito per un attimo. Ho paura.
E se avesse le stesse intenzioni di Cray?
Ma poi guardo quei suoi occhi azzurri, colmi di speranza e un sentimento che non saprei come definire. Forse amore?
Afferro la mano di Peeta, senza capire il vero perché, so solo che posso fidarmi di colui che sfamò la mia famiglia quattro anni fa e che mi ha salvato la vita poche ore prima.
Usciamo di casa, ma non riesco a capire dove mi stia portando. Forse al Prato? O in qualche altra zona del Distretto che non ho mai visitato.
Ma non ci bado molto, non mi importa dove sia, l’importante è che sia con lui, che non se ne vada.
Peeta Mellark, come fai a stregare le persone così?
Appena ci fermiamo vedo il volto di Peeta distendersi in un sorriso, uno di quei sorrisi stupendi, riservati solo alle poche cose belle che accompagnano le nostre giornate, qui al 12.
«E’ bellissimo». Afferma.
In un primo momento non riesco a capire a cosa si stia riferendo, ma poi guardo davanti a me e lo vedo: vedo il sole che inizia a nascondersi tra i grandi e maestosi alberi del nostro Distretto; vedo quell’arancione così caldo, di cui è il cielo si è colorato magicamente.
Resto incantata da quel paesaggio mozzafiato e stringo ancora più forte la mano del Ragazzo del Pane.
«Hai ragione» gli dico stupita, mentre continuo a guardare quello spettacolo «E’ bellissimo».


Angolo Autrice:
Bene, bene, bene.
Stasera ci riesentiamo ancora una volta con un nuovo capitolo di Cenere e Pane!;)
Sinceramente sono molto preoccupata per questo capitolo
perché ho dovuto trattare un argomento molto delicato e non so 
che effetto possa fare su voi lettori.
Non ho mai trattato argomenti così delicati e non so se sono 
stata in grado di far capire le emozioni che prova Katniss, ad ogni modo, ho fatto del mio meglio
per non rendere la cosa banale.:)
E ora entra in scena il nostro Peetonzolo, che ha nuovamente salvato Katniss.
Lei si fida subito di lui (Anche se è molto OOC, ma nelle Note l'OOC è segnalato) 
anche se quando la vuole portare a vedere il tramonto le ritorna un po' di 
paura, ma credo che nel contesto sia del tutto plausibile.
E ... niente, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che recensirete in tanti u.u
Ah! Volevo dirvi un'altra cosa.
Ahimé (o buon per voi, come preferite) il prossimo capitolo segnerà la fine della storia.
Inizialmente è stata ideata come un mini-long di 3 capitoli, ma poi si è estesa a cinque perché
ho ritenuto necessario aggiungere alcune scene.
Be', spero di aggiornare in fretta, perché in questo periodo sono un po' incasinata
con gli esami, che mi portano via molto tempo.:(
Vi mando un abbraccio Pandoso a tutti voi!♥
_merasavia.

 
   
 
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