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Autore: Ili91    16/06/2014    5 recensioni
[Crossover Teen Wolf/Supernatural, Sterek, POST 3x12]
Un vecchio amico di John Winchester fa sapere a Dean e Sam che a Beacon Hills ci sono problemi e richiede il loro intervento. Intanto, sei mesi dopo gli ultimi eventi successi a Beacon Hills, Lydia trova due cadaveri in pochi giorni e Stiles e il resto del branco sono certi si tratti dell’opera di un licantropo. Derek, intanto, si è trasferito, ma una telefonata lo spinge a tornare a casa.
Leggesi anche come: Beacon Hills ha un alto tasso di mortalità, Derek e Stiles hanno sentito la mancanza l’uno dell’altro, e Dean ha un serio terrore di un’anziana signora e del suo pappagallo.
Tratto dal primo capitolo:
Senza smettere di battere sulla tastiera del portatile o cliccare con il mouse, Sam disse: «Un vecchio amico di papà - Timothy, lo ricordi? - mi ha fatto sapere che a Beacon Hills succedono cose strane e richiede anche il nostro intervento.»
[…]
«Hai trovato riscontri o il vecchio Timothy esagera?»
Sam si voltò verso di lui, guardandolo ad occhi sbarrati. «Esagerare? Penso che Beacon Hills dovrebbe essere citata come una delle città con il più alto tasso di mortalità dell'ultimo secolo.»
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There is need of the Winchesters - CAPITOLO 14 Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti: 
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima, seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 14/16 (2735 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12


There is need of the Winchesters

14

Ancora con le palpebre socchiuse, Stiles lentamente si svegliò e prese coscienza di dove si trovava. La luce era bassa, ma accesa, mentre fuori era ancora buio e si trovava in una stanza famigliare, sebbene non la propria.
Aveva la testa appoggiata ad un cuscino non molto comodo, il braccio sinistro sullo stomaco e l'altra mano che stringeva la caviglia di qualcuno, al di sopra della propria testa.
La sua schiena e il suo collo protestavano, perché aveva dormito sul pavimento, ma almeno non era infreddolito, grazie alla coperta che era posizionata sul suo corpo dal petto in giù.
Spalancò gli occhi all'improvviso.
Un momento...
Si guardò in giro con maggiore attenzione e si rese finalmente conto della situazione.
Il cuscino era una coscia di Derek, così come la caviglia che stava stringendo con energia, come se non volesse più lasciarla andare.
Infatti, il lupo mannaro in questione era vicino a lui, seduto sul pavimento del proprio appartamento, la schiena appoggiata al divano e la testa inclinata da un lato.
La gamba sulla quale c'era la testa Stiles era distesa, mentre l'altra, che lui si decise a mollare, era ripiegata su se stessa, a formare una "v" rovesciata.
Il respiro di Derek era regolare, gli occhi chiusi e l'espressione rilassata, segni che stava ancora dormendo.
Stiles si mise a sedere piano, per non svegliare nessuno. Sbadigliò e si stiracchiò, poi notò anche Isaac, quello sistemato meglio, che dormiva sul divano, e Scott, che era addormentato un metro più in là, con gli arti tenuti il più lontano possibile gli uni dagli altri, come una stella a cinque punte.
Erano tutti vestiti, a scanso di equivoci.
Quella sera, rammentò, avevano cenato tutti e quattro insieme - avevano ordinato pizza, visto che il frigo di Derek era ancora desolatamente vuoto -, poi si erano messi a discutere riguardo all'Alpha.
L'argomento Sam e Dean, invece, non era stato toccato.
Stiles aveva preso appunti su dei post-it e li aveva attaccati ad un muro, creando una rappresentazione ridotta e semplificata dello schema che aveva a casa. Era una di quelle cose che un ragazzo imparava a fare se aveva come genitore uno sceriffo.
Aveva posto delle domande a Isaac, nella speranza che ricordasse anche solo un dettaglio, qualsiasi cosa sarebbe stata d'aiuto, ma era stato inutile. Tutta colpa dell'amnesia!
Eppure era convinto di essere vicino alla verità, c'era qualcosa che continuava a sfuggirgli.
Dopo cena, le ore erano trascorse velocemente e Stiles, Scott e Isaac, che non era il caso di far spostare, avevano finito per appisolarsi lì dov'erano.
Non ricordava, però, di essersi addormentato addosso a Derek, anzi, non era nemmeno sdraiato, ma seduto. Doveva essersi mosso molto nel sonno e il suo corpo doveva avere uno strano concetto del lecito.
Era un po' imbarazzante e strano.
Nelle ultime ore, con tutti gli avvenimenti che li avevano travolti, non aveva potuto più pensarci, ma ora i ricordi del bacio tornarono a farsi prepotenti nella sua mente.
Stiles si girò fino ad incrociare il viso rilassato di Derek e il suo sguardo si soffermò sulle labbra dell'altro.
In realtà, non era la prima volta che le fissava - si trattava di Derek e lui non era certo cieco! -, ma non aveva mai davvero immaginato che si sarebbero baciati.
Lui e Derek avevano affrontato un lungo percorso: all'inizio c'era stato il disprezzo l'uno per l'altro, poi l'accettazione, il rispetto, l'amicizia e ora avevano oltrepassato anche quel confine.
Se una volta era impensabile prevedere uno sviluppo amoroso di qualche tipo, adesso non riusciva a smettere di fissare le labbra di Derek e desiderare di colmare la distanza che li separava.
Questa cosa avrebbe potuto avere mille e più conseguenze o concludersi com'era nata, ma, sinceramente, importava davvero a qualcuno? Si trattava solo di provare e vedere, andata come andata.
Eppure, esitò, senza muoversi, perché aveva la sensazione di starsi illudendo e una loro eventuale cosa non sarebbe stata un flirt da adolescenti - e Derek era davvero un po' troppo grande per quello -, ma qualcosa di nettamente più importante, come e più di quello che per anni aveva desiderato con Lydia, a cui aveva ormai rinunciato.
Credeva non si sarebbe trattato di “fare esperienza” o “fare qualcosa che piaceva ad entrambi”, ma qualcosa di più profondo. E avrebbe aggiunto anche “speciale”, se non fosse stato fin troppo romantico e si sarebbe disgustato da solo.
Appoggiò il palmo della mano sulla spalla di Derek e si piegò in avanti.
Fu costretto a fermarsi, però, saltando all'indietro e alzandosi in piedi come se fosse stato beccato con le mani nella marmellata, quando qualcuno aprì la porta.
Derek spalancò le palpebre nello stesso istante e Stiles si chiese quanto il suo sonno fosse leggero.
Si sentiva come se fosse stato beccato in fallo.
Il disturbatore era Peter. Doveva rammentare a Lydia di accertarsi in futuro che anche altre persone riuscissero a vedere i suoi ragazzi oltre a lei, visto che come conseguenza portava la resurrezione di persone della risma di Peter.
Stiles si girò verso Isaac e Scott, ma entrambi dormivano ancora. Il primo cambiò posizione e mormorò qualcosa, mentre l'altro non mosse nemmeno un muscolo.
«Disturbo, ragazzi?» chiese Peter. Aveva un sorriso ironico sul volto, ma si poteva vedere comunque quanto fosse finto. Stiles notò delle occhiaie profonde e un viso di un pallore innaturale.
«Come hai fatto a sapere che vivo qui?» replicò Derek, mentre Stiles si avvicinava a Scott e cominciava a infliggergli calcetti leggeri e continuativi al fianco allo scopo di svegliarlo.
«La jeep di Stiles qui fuori è stato un buon indizio e conosco bene l'odore di tutti voi.»
Non aveva mai sentito dire niente di più inquietante.
«Avanti, Scott!» esclamò Stiles, sferrando un calcio con maggiore energia.
Finalmente, Scott aprì gli occhi. «Che succede?» domandò, intontito dal sonno. Appena notò Peter, sollevò le sopracciglia per la sorpresa e poi si fece circospetto.
Intanto, anche Isaac stava tornando nel mondo dei vivi.
Ma che bel branco avevano, attivo e sveglio in ogni situazione.
«Avete fatto un pigiama party?» chiese Peter, allargando le braccia per indicare loro quattro, ancora mezzi addormentati e con i vestiti sconvolti, i cartoni di pizza e le lattine vuoti, i cuscini gettati alla rinfusa sul pavimento e i post-it appiccicati nei luoghi più assurdi.
«Ditemi, almeno avete fatto qualcosa di più divertente che inventare vostre mistiche prestazioni sessuali?» Nessuno rispose. «Almeno lo strip-poker. No?» insistette. «Siete una vera delusione.»
«Che cosa vuoi, Peter?» chiese Scott.
A nessuno di loro piaceva Peter, men che meno avere a che fare con lui. Oltre che uno psicopatico assassino, era un manipolatore ed un bugiardo, il cui unico pensiero era verso se stesso. Aveva detto che era un assassino? Perché lo era.
«Avvertirvi. Ho incontrato l'Alpha cattivo e, devo dire, ho avuto la peggio.» Fece una smorfia toccandosi la spalla.
«Dove lo hai visto?» chiese Derek, improvvisamente interessato a quello che suo zio aveva da dire.
«In città, ma non in una zona trafficata. Non saprei dire in quanti lo abbiano visto.»
«Farò una telefonata a mio padre per sapere se ci sono state segnalazioni» disse Stiles e gli altri annuirono. Oltre che uccidere, questo Alpha non si preoccupava nemmeno di far scoprire la verità sulla loro specie? Era strano, cosa aveva in mente?
«Mi è sembrato un po' debole, come se avesse lottato contro qualcun altro di potente, ma era lo stesso molto forte» continuò Peter.
Scott fece un sorrisetto. «Si è scontrato con me.»
«Bene, non c'è molto di cui preoccuparsi, allora.» Il tono era ironico.
«Dopo che avete lottato, che è successo?» chiese Derek, con impazienza.
Peter si fece pensieroso. «Non saprei in realtà, non ero in me in quel momento.»
«In altre parole sei svenuto» affermò Derek.
L'altro fece una smorfia incattivita.
Con la coda dell'occhio, Stiles notò Isaac che muoveva il naso, come se stesse annusando qualcosa, poi si portò una mano alla testa, impallidendo leggermente. «Stai bene?» gli chiese. Inarcò le sopracciglia e si voltò completamente nella sua direzione.
L'attenzione di tutti i presenti, da quel momento, fu rivolta verso Isaac, il quale non rispose alla sua domanda, ma, anzi, parve peggiorare ulteriormente: si prese la testa tra le mani e si accasciò a terra, con il respiro affannoso e il volto contratto dal dolore.
«Isaac!» esclamò Scott, precipitandosi al suo fianco, ma al tempo stesso con cautela. Si inginocchiò al suo fianco e gli posò una mano sulla schiena, mentre con l'altra gli stringeva un polso. «Che ti succede?»
«Mi fa tanto male, Scott. Fallo smettere!»
«Sì, certo, sì» disse Scott meccanicamente, ma sembrava davvero determinato. Sollevò la testa e li osservò uno ad uno. «Cosa possiamo fare?»
«Portiamolo da Deaton» suggerì Stiles, che non sapeva cos'altro proporre.
Derek parve riscuotersi e aiutò Scott a rimettere in piedi Isaac, il quale scelse quel momento per svenire e lasciò gravare il proprio peso sulle spalle di questi due.
Arrivarono da Deanton in poco meno di mezz'ora, Peter non venne con loro. Come previsto, fu quest'ultimo a trovare una risposta ai loro quesiti. «Starà bene, non è grave» sentenziò dopo averlo visitato. Si erano riuniti tutti nella sala di visita del veterinario, di fronte a Deaton, che era in piedi immobile, con le braccia tenute conserte.
«Soffriva molto» replicò Scott.
«Sì, ma è una conseguenza della ferita dietro al collo. Stava ricordando qualcosa.»
«Chi l'ha rapito?» chiese Stiles, eccitato all'idea di arrivare a capo di qualcosa.
Deaton, però, ridimensionò le sue speranze. Per meglio dire: le distrusse. «Forse, ma potrebbe trattarsi anche solo di un particolare. Vedete, l'emicrania è dovuta a qualcosa che ha visto o sentito, che ha scatenato la sua memoria, però ora ha già rimosso ogni cosa.»
«Deve rimanere qui o può tornare a casa?» chiese Scott.
«Fisicamente sta bene, quindi non c'è ragione per la quale dovrebbe restare.» Deaton si rivolse direttamente a Isaac: «Riposa per un paio di giorni e ti rimetterai completamente.»
Stiles si allontanò e raggiunse Derek, che concluse una telefonata con un'espressione cupa. «Chi era?» domandò.
Mentre attendevano che il veterinario visitasse Isaac, Stiles aveva colto l'occasione per telefonare a suo padre e chiedergli se ci fosse stata qualche segnalazione strana, ma a quanto pareva quello era stato un giorno tranquillo. Dove diavolo si era nascosto il cattivo?
«Peter» rispose Derek. «Dice che l'Alpha ha lasciato un messaggio sulla porta della mia casa.»
Lo guardò confuso. «Uh, l'appartamento? Anche lui sa dove vivi?» Ma com'era che l'avevano scoperto tutti prima di lui? Non era giusto ed era stato pure Stiles stesso a convincere Derek a trasferirsi. Non aveva bisogno che venisse ammesso a voce alta per sapere di aver avuto una grande importanza in quella storia.
«L'altra casa» disse Derek, interrompendo le sue elucubrazioni.
Stiles si sentì molto stupido. «Ah.» Si passò una mano tra i capelli e aggiunse: «Qual era il messaggio?»
«Un incontro. Ci vuole tutti nel giardino davanti la mia casa, domani sera al tramonto. Con tutti si intende sia il branco, sia i cacciatori.»
«È una trappola» sentenziò Stiles.
«Lo penso anch'io.»
«Cosa è una trappola?» chiese Scott, comparendo insieme ad un Isaac assonnato.
Deaton doveva avergli somministrato un forte sedativo, perché sembrava si reggesse a malapena in piedi.
Derek spiegò la situazione, mentre Isaac sbadigliò un'altra volta e appoggiò la testa sulla spalla di Scott e chiuse gli occhi. Quest'ultimo sorrise e propose di continuare la conversazione in macchina, così da poter accompagnare Isaac a riposare in un letto vero.
«Cosa ne pensi, Scott?» chiese Stiles, dopo aver messo in moto la Jeep. Derek si era seduto al suo fianco, mentre gli altri due erano dietro.
«È strano, in effetti» commentò l'interpellato, pensieroso.
«Sì. Scott, ti sei già dimostrato più forte di lui, però vuole incontrarci lo stesso tutti insieme. È senz'altro una trappola» disse Derek.
Finora l'Alpha era rimasto nell'ombra, colpendoli di soppiatto, con vigliaccheria, perché ora avrebbe dovuto volere uno scontro aperto?
«Se non partecipassimo?» suggerì Stiles, un po' serio e un po' no.
Derek scosse il capo. «L'Alpha ha minacciato di uccidere una persona per ogni ora di ritardo all'appuntamento.»
Okay... «Allora... partecipiamo.»
«Hai detto che devono venire anche Sam e Dean, giusto?» La testa di Scott spuntò da dietro, tra i due sedili anteriori.
La domanda era rivolta a Derek, ma fu Stiles a rispondere: «Esatto. Il tempismo dell'Alpha è pessimo! Poterci un incontro settimana scorsa, ma no, questa! Quando è più probabile che Dean si presenti alla porta con un fucile puntato e spari prima che chiunque possa dire di più della parola: “messaggio”!»
Gli altri due non replicarono, mentre da Isaac arrivò solo un lieve russare.
«Telefonerò a Sam e lo avvertirò di questa cosa» disse Scott.
Una telefonata avrebbe reso di sicuro tutto più facile.
«Pensi che accetteranno?» chiese Derek.
«Non lo so, ma il loro lavoro è salvare vite umane e in questo caso ce ne sono molte in gioco.»
Stiles fermò la macchina di fronte al vialetto della casa di Scott e si voltò a guardare gli altri due. «È deciso. Domani al tramonto e speriamo bene.»

***
 
Sentire Sam che parlava al telefono svegliò Dean.
Allungò un braccio per raccattare l'orologio appoggiato sul comodino e guardò l'ora: le sette di mattina.
«Chi rompe a quest'ora?» borbottò intontito e riaffondò la testa nel cuscino tendendo però l'orecchio per prestare attenzione a quello che Sam diceva.
Dean si chiese se riguardasse la signora Remkall o se fosse chiunque altro che aveva da proporre un caso urgente e pericoloso che li avrebbe costretti a lasciare Beacon Hills.
Magari... Anche se non gli piaceva l'idea di lasciare le cose a metà.
«Un incontro a casa Hale? Per stasera» stava dicendo Sam.
Okay, decisamente non era quello che aveva sperato.
«Sì, capisco. No, non prenderemo delle precauzioni, ma ci saremo. Grazie di averci avvertito.»
Oh, sì, grazie di cuore, pensò Dean con ironia.
La telefonata si concluse.
«Cosa succede?» chiese Dean immediatamente, rivelando al fratello di essere sveglio.
Sam gli spiegò la situazione, di come l'Alpha avesse lasciato un messaggio dove richiedeva un incontro con partecipazione obbligatoria. «Ucciderà qualcuno se non presentiamo?» domandò, ripetendo quello che il fratello gli aveva appena detto.
Sam annuì. «Vuoi correre il rischio?»
Dean grugnì. Non aveva fatto in tempo a scollarsi di dosso il branco di lupi mannari adolescenti che già era costretto a rivederli. «No, certo che no.» Scese dal letto, si vestì e scese con Sam al piano inferiore.
Era mattino presto e il motel era silenzioso, Peeta non doveva essere ancora tornato a casa, ma essere rimasto con sua nonna. Dean si diresse in cucina e prese qualcosa da mangiare, poi preparò il caffè. Anche se non c'era nessuno a servirli, non significava che avrebbe lasciato se stesso o Sam morire di fame.
«Corriamo dritti dritti nella tana del lupo, è folle» disse Dean. Infilzò la salsiccia con la forchetta e ne strappò un morso con i denti. Osservò la carne mezza mangiucchiata e immaginò il pezzo mancante come le loro teste. Sarebbe potuta finire così.
«Già, Dean, ed è esattamente quello che facciamo tutti i giorni» replicò Sam con malcelato sarcasmo.  
Non poteva proprio dargli torto. «Se quei ragazzini hanno preparato una trappola, farò in modo di portarne il più possibile con me. All'inferno!»
Sam sollevò gli occhi al cielo. «Sei ancora convinto che loro siano colpevoli?»
Dean scrollò le spalle. «Sai come si dice: fidarsi è bene e...» Si interruppe vedendo Peeta entrare nella sala da pranzo. «Tutto bene? Tua nonna?» domandò.
«Meglio, sì. Dovrebbe tornare a casa tra una settimana.» Osservò la loro colazione consumata per metà. «Mi dispiace di non essere arrivato in tempo, vi avrei cucinato qualcosa.»
Dean rimpianse di non essersi svegliato mezz'ora dopo, avrebbe voluto continuare ad apprezzare la cucina di Peeta fino a che fosse rimasto a Beacon Hills.
Il ragazzo scomparì tra le porte della cucina.
«Sembra tranquillo» commentò Sam, un po' sorpreso.
«Uhm... in effetti sì. Con quello che ha visto, dev'essere un ragazzo forte.»
«Dovremo comunque spiegargli un po' di cose.»
Dean annuì e chiamò Peeta per dirgli di raggiungerli. Quando li raggiunse, notò che il ragazzo sorrideva, si era sollevato le maniche fino ai gomiti e sorreggeva un coltello, come quelli grandi e affilati che aveva visto la signora Remkall maneggiare.
Sam assunse il sorriso più rassicurante che aveva nel suo repertorio. «Sappiamo che quello che hai visto deve averti confuso e spaventato, ma...» Si interruppe notando che c'era qualcosa che non andava.
La mano di Peeta giocherellò con la punta della lama, fino a pungersi un dito; comparve una macchia scarlatta. «Mi avevano detto che i Winchester portavano problemi, ma siete delle vere spine nel fianco.» Gli occhi di Peeta, per un momento, divennero completamente neri.
Dean e Sam si alzarono in piedi contemporaneamente e la tavola si rovesciò su un lato. Seguì un rumore di vetri infranti. «Un demone!» esclamò Dean.
Peeta – o comunque quello si chiamasse – sorrise ancora di più. «Ora giochiamo.»

[to be continued...]

Spazio Autrice: Oddio, Peeta non è più Peeta, ma è un demone! O_O
XD Già, sì, la cosa si è complicata un po', ma nel prossimo capitolo arriveranno le vere spiegazioni.
Ma prima di parlare della fine, partiamo dall'inizio. Spero che la scena Sterek vi sia piaciuta e spero vorrete ancora bene a Peter anche se si è permesso di arrivare nel momento sbagliato. Mi è piaciuto anche scrivere di Scott che si preoccupa per Isaac.
Intanto, l'Alpha si dà una mossa e propone un incontro, incontro al quale Scott chiede anche a Sam e Dean di partecipare. Certo, prima devono liberarsi del demone se vogliono andare da qualunque parte. XD
Nel prossimo capitolo: Siamo agli sgoccioli, quindi nel prossimo capitolo abbiamo la risoluzione della trama del motel, gli Sterek parlano di fiducia e Stiles fa una scoperta importante.
Alla prossima settimana!
Ilaria
   
 
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