Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: supersara    16/06/2014    1 recensioni
[Fiction partecipante al contest "Requiem for Friendship" indetto da IMmatura]
Questa è la storia della fine di un'amicizia durata per ben vent'anni. E' una storia vera, ci sono delle citazioni prese da un diario dove i nomi sono censurati. Song fiction sulle note di "Ti voglio bene" di Tiziano Ferro.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Nel pomeriggio sono stata da **** a non studiare economia aziendale, e il tempo è decisamente trascorso troppo in fretta…”
(Dal mio diario 06/04/2010)
 
Guardai le due carte che avevo nella mano. Jack di cuori e jack di picche. Questo voleva dire che con un altro jack qualsiasi, o una matta, o un due avrei potuto eliminare le carte dalla mano e andare a pozzo, poi a quel punto sarebbe stato uno scherzetto batterla. Spostai lo sguardo su di lei e sorrisi soddisfatta quando mi resi conto che aveva ancora almeno una trentina di carte in mano, non riusciva neanche più a tenerle.

Pescai. Quattro di cuori. Dannazione! Ma era solo questione di tempo.

Lei pescò. Sorrise e cominciò a buttar giù tutte le carte. E fra tris, scale e il burraco che aveva tenuto rigorosamente in mano, chiuse la partita, lasciandomi sia i due jack che l’intero pozzo da pagare.

Gettai le carte sul tavolo, un po’ come i vecchietti al bar quando tirano fuori l’asso di briscola. Mi fregava sempre con le sue mille carte in mano.

“Dovremmo studiare” disse guardando l’orologio.

Sbuffai sonoramente. Non mi andava. Preferivo continuare a giocare o guardare film e cartoni animati in sua compagnia.

“Guarda che non ho intenzione di passare gli ultimi due pomeriggi prima del compito a darti ripetizioni!” mi rimproverò fingendo di arrabbiarsi.

Sorrisi internamente, diceva sempre così, ma alla fine ci passava le notti a darmi ripetizioni.

Chissà quando eravamo diventate amiche?

So soltanto che mia madre e sua madre avevano frequentato il corso preparto insieme, e che lei era nata ventuno giorni dopo di me. Vicine di casa, scuole elementari, medie e superiori insieme. Io sapevo tutto di lei e lei sapeva tutto di me. Passavamo insieme tutti i pomeriggi e quasi tutte le sere, vedevo più lei che mia sorella. Ci volevamo un bene dell’anima.

“Metto un po’ di musica, tu tira fuori il libro!” fece mentre andava verso il computer.

Stancamente tirai fuori quel dannato libro rosso. Poi partì la musica.
 
Una è troppo poco, due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto?
Ti voglio bene, te lo dicevo anche se non spesso
Ti voglio bene, me ne accorgevo ora più di adesso
 

“Ancora questa canzone?” si ostinava ad ascoltare fino allo sfinimento i suoi brani preferiti, io sopportavo silenziosamente sia la sua musica straniera che il rap, ma davvero, questa di Tiziano Ferro, a lungo andare, era diventata insopportabile.

Lei mi fece una linguaccia e si sedette davanti a me tirando fuori la calcolatrice.

“Cominciamo!”
 

“È dal primo anno delle superiori che va avanti questa storia […] può fregare tutti ma non me, abbiamo passato insieme praticamente tutta la vita! Come la conosco io può conoscerla solo sua madre!”
(Dal mio diario 30/05/2010)
 

Stava piangendo fra le braccia di Serena. Cosa le aveva detto? Cosa poteva esserle capitato di tanto orribile?

“Ma che ha fatto?” mi chiese Nadia.

Misi le mani nelle tasche del giubbotto e dissi: “problemi con un ragazzo, credo”.

“Ma sei la sua migliore amica, non te lo ha detto?” era la ragazza più curiosa sulla faccia della terra.

“A me non parla di queste cose. Torniamo in classe?”

Lei annuì seguendomi per le scale.

No, non mi parlava mai di queste cose, perché non erano vere. Complicata la mente umana, chissà perché doveva costruirsi questa vita falsa intorno. Chissà perché cercava di passare per quella che non era.

Una volta in classe la ritrovai dietro di me che mischiava un mazzo di carte napoletane.

“Io e Serena contro te e Nadia?”

“Va bene, velocemente o il professore ci farà nere!”
 
Tre sono poche, quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello?
E ancora ti voglio bene, e nonostante tutte le attenzioni
Ti voglio bene, dall'altro ieri invece da domani non lo so
 


Il tempo era trascorso fin troppo in fretta! Era già arrivato il momento degli esami!
 

“Siamo ormai giunti al crepuscolo, questa è la fine della nostra vita di sempre. È giunto il momento crescere, di camminare con le nostre gambe, di conquistarci un posto nel mondo fuori dalla scuola. In verità questo è un addio, ci lasceremo alle spalle ciò che da sempre ha impegnato le nostre vite.
È triste.
È triste dover andare avanti, è triste dover abbandonare tutte le nostre abitudini, e le nostre certezze, per dare spazio ad un futuro di domande.
Ma prima o poi tutto finisce, e dalla fine nasce un nuovo inizio. Dovremo essere scaltri nelle nostre scelte, volenterosi e decisi, e soprattutto dovremo essere pronti ad affrontare le conseguenze delle nostre decisioni. Questo ci aiuterà ad affrontare la vita. Questa è responsabilità, questa è indipendenza, questa è maturità.”
(Dal mio diario 20/06/2010)
 


“Com’è andata?” mi chiese allegramente.

“Settantotto” risposi con meno entusiasmo.

“Ah ah! Io ottanta!” fece con tono allegro per prendermi in giro.

“Accidenti! Cos’hai tu che io non ho!?!” finsi di prenderla a male, ma sorrisi internamente. Era sempre stata un passo avanti a me, ed era proprio quel mio essere ‘l’elemento debole del gruppo’ e quel suo essere ‘quella che riusciva sempre in tutto’ che ci teneva unite.

“Che fai oggi pomeriggio?” chiesi.

Esitò per un momento, poi disse: “esco con Serena”.

Nessun invito ad andare con loro, nessuna spiegazione su dove sarebbero andate. Non so esattamente quando era successo, ma ci eravamo allontanate. Lei sapeva che io ero a conoscenza di tutto. Non poteva non saperlo. Forse per questo stava prendendo le distanze.

Quella sera cercai quella vecchia canzone di Tiziano Ferro e l’ascoltai tante volte. Non centrava molto con noi, ma era triste e parlava di un’amicizia finita, quindi era abbastanza giusta per deprimermi un po’. Alcune parole le sentivo nostre.

 
Vorrei ringraziarti, vorrei stringerti alla gola
Sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola
Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera
Sono quello che un po' odi e che ora un po' ti fa paura
Vorrei ricordarti che ti son stato vicino
Anche quella sera quando ti sentivi strano
E ho sopportato
 


“[…] Questa sera sono riuscita a restare un po’ da sola con lui […]”
(Dal mio diario 11/07/2014)
“Questa mattina (molto presto) ci siamo dati il primo bacio! […] Ci siamo messi insieme!”
(Dal mio diario 19/08/2010)
 


Sabato sera uscimmo tutte insieme con gli amici del gruppo. Lei stava sempre con Serena, sembrava avermi sostituita definitivamente. Strinsi la mano di Ivan pensando che crescendo le amicizie sbiadivano lasciando spazio ad altro. Eppure credevo che fra noi due non sarebbe cambiato mai niente. È strano provare gelosia per un’amicizia?

Ad un tratto si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio: “posso parlarti?”.

Annuii lasciando il mio ragazzo a conversare con gli altri.

Ci appartammo in un angolo, da sole.

“Mi dispiace che non siamo più unite come prima” disse con un velo di tristezza nella voce.

Non ne avevamo mai parlato, ma lo sapevamo entrambe. Non riuscii a trattenere un sospiro.

“Anche a me” risposi.

Concludemmo il discorso scambiandoci la promessa di impegnarci per tornare ad essere come prima.

 

“Ormai tutte sanno di questa storia, tutte tranne A***! Oggi pomeriggio ho cercato di farglielo capire. Lei in lacrime mi ha detto che mi ero comportata da amica a dirglielo, ma non mi ha dato ragione […] La sera un suo spasimante è venuto a cercare il suo ‘presunto ragazzo’ dopo aver ricevuto una minaccia su facebook da quest’ultimo. Se l’è anche presa con ****o, che per fortuna ha risolto la faccenda in modo diplomatico […] la verità è che il ragazzo di A*** è un’invenzione di ****, non è che un profilo falso!”
(Dal mio diario 21/08/2010)
 

 
“Potevamo finire male, Sara! Poteva prendersela con Ivan!” disse Nadia indignata.

“Io mi sono stancata di essere presa per il culo!” si alterò Giusy.

Il cellulare di Nadia squillò.

“Ginevra? …si…un attimo” attivò il vivavoce.

“Mi sentite?” fece Gin con voce euforica.

Rispondemmo tutte in coro un “si”.

“Non indovinerete mai cos’ho trovato!”

Ci inviò tramite posta elettronica il link di un profilo facebook. Era di un tizio che aveva la stessa foto del profilo del ‘presunto ragazzo’ di Serena, solo che aveva più di una foto, una fidanzata e viveva in un’altra città oltre ad avere un altro nome.

 
È dagli amici più fidati che s’impara che degli amici non bisogna fidarsi
(Giovanni Soriano)

 
Quella sera pubblicammo su facebook il link del profilo falso, rendendo pubbliche le sue bugie.

Quella sera stessa ci ritrovammo tutte sotto casa sua, a chiederle spiegazioni.

“Voi non li vedrete mai e non ci parlerete mai, potete decidere di credermi o di non credermi!” disse con la sua solita strafottenza. Cosa poteva fare? Non lo avrebbe mai ammesso. Non davanti a Serena che piangeva disperata e che era l’unica a crederle ancora e a restare dalla sua parte.

Io restavo in silenzio, guardandola fissa negli occhi, gli occhi di una persona che distoglie sempre lo sguardo. Mentre Nadia faceva valere tutte le nostre ragioni io pensavo ai tempi passati.

A quella foto che ci aveva fatto mia madre con le facce tutte sporche di nutella, a quella foto con il gatto che avevamo eroicamente portato a casa sua riuscendo ad ottenere da sua madre il permesso di tenerlo, a quella volta che mi ero sentita male ed ero stata in ospedale, era venuta tutti i giorni.

Lei mi guardava a tratti, forse non le importava neanche più di tanto di me, ero come tutte le altre. Pensare che le avevo dato tanto, almeno quanto lei aveva dato a me.

Alla fine ce ne andammo. Quella fu l’ultima volta che andai via da casa sua.
 
 
Però adesso non rivoglio indietro niente
Perché ormai secondo te ho tutto quello che mi serve
Un applauso forte sotto le mie note
Una copertina ed anche un video forte
Fidanzate tante quante se piovesse
Anche se poi le paure son le stesse
Ora che ho sempre tantissimo da fare
Dici che non ho più tempo per parlare
Ma se solo bisbigliando te lo chiedo
Tu sarcastico ti tiri sempre indietro
E quindi...
 

“Stanotte ho sognato ****. Facevamo a botte. È così difficile cancellare chi ti sta intorno…non si può fare”
(Dal mio diario 24/08/2010)
 

Da allora non ci siamo più sentite. Non ho saputo più niente di lei, se non che continuava la sua vita con Serena. Erano rimaste solo loro due.

Inutile dire che la fine della nostra amicizia ha lasciato un grande vuoto dentro di me. Sicuramente se non ci fosse stato Ivan a colmare questa mancanza, l’avrei richiamata. O forse no. Anche io sono molto orgogliosa nel profondo.
 
Tre sono poche, quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello e ancora
Ti voglio bene e nonostante tutte le attenzioni
Ti voglio bene, dall'altro ieri invece da domani non lo so

 
Il primo sabato sera senza di lei era arrivato in fretta. Ricordo che presi la macchina e partii per andare a prendere Nadia. Era una sensazione strana. Girando per le stazioni della radio trovai di nuovo quella canzone, era iniziata da un po’.
 
Un altro viaggio e poco tempo per decidere
Chi ha caldo a volte non si fermerebbe mai
È troppo presto per ricominciare a ridere
Sicuramente il momento arriverà
Sono passati lentamente venti giorni
Sono trascorsi rimpiangendo i miei sogni
E in quanto a te so solo che se ti vedessi
Sarei più stronzo di ciò che ti aspettassi
È terminata l'amicizia da due ore
Ho seppellito l'incoscienza del mio cuore
In 4/4 ti racconto
Disilluso e non contento
L'allegria e la magia che hai rovinato
Ti ho visto camminare mezzo metro sopra al suolo
Dire in giro ‘sono amico di Tiziano
E rassicurarmi di starmi vicino
Poi chiacchierare al telefono da solo
Dietro l'ombra di sorrisi e gesti accorti
Sono passati faticando i nostri giorni
E per quanto non sopporti più il tuo odore
Mi fa male dedicarti il mio rancore
E quindi...
 

Asciugai le lacrime che mi scendevano testarde lungo il viso. Fu in quel momento che mi resi conto che la bellezza della vita dipendeva dalle persone ti stavano intorno, ed anche se era andata a finire così, noi eravamo cresciute insieme, ci eravamo volute bene, tutto di noi era stato bellissimo.
 
Una è troppo poco, due sono tante
Quante principesse nel castello mi hai nascosto?
Ti voglio bene, te lo dicevo anche se non spesso
Ti voglio bene, me ne accorgevo prima più di adesso
Tre sono poche, quattro sono troppe
Quante quelle cose che hai rinchiuso nel castello?
Ti voglio bene e nonostante tutte le attenzioni
Ti voglio bene, dall'altro ieri Invece da domani non lo so
 
E' che ti sono debitore di emozioni
E' che al mondo non ci sono solo buoni
Magari questo lo sapevo ma è diverso
Viverlo sulla tua pelle come ho fatto io con te
E fu Latina a farci unire e poi pagare
Una canzone può anche non parlar d'amore
E ancora con tutto il cuore te lo dico
Anche se da due settimane non sei più
Mio amico…
 


La canzone finì quando ero a pochi metri dal cancello di casa di Nadia.

Finii di asciugare le mie lacrime e mi sforzai di sorridere.

-----------------------------

Sono passati già quattro anni da allora. Oggi sul mio diario ho scritto questa storia. Passerà ancora tantissimo tempo, ma ho la certezza che non la dimenticherò mai.

Non importa se non siamo più amiche, non importa se non passiamo più le ore al telefono, non importa se ha mentito, non importa se mi odia, non importa se non mi batterà più a carte…

Io le vorrò sempre bene!
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: supersara