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Autore: tartufo    16/06/2014    1 recensioni
“Blaine non farlo…”.
L’onda d’urto è talmente forte e inaspettata che Blaine viene sbalzato a venti metri di distanza, finendo contro il fusto di un giovane e robusto albero, che si spezza per l’impatto.
Le mani e il lato sinistro del viso sono completamente ustionati, la carne è viva di una tonalità di rosso rivoltante.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La neve è fredda.
Il sangue caldo.
La pelle brucia.
 
 
E’ mostruoso.
E’ la normalità.
 
 
La neve è alta, Blaine e Sebastian lasciano solchi profondi al loro passaggio.
Seguono le urla.
Sono talmente forti, da essersi insinuate nelle mura dell’accademia.
Sono talmente forti, che continueranno a risuonare nella testa di chiunque le abbia sentite.
 
 
Il giovane è riverso a terra.
Occhi enormi, spalancati dalla sofferenza.
Grosse lacrime si solidificano sulle sue guance.
Si trasformano in un attimo, in enormi diamanti che brillano alla debole luce del sole.
Nel suo dolore è incredibilmente bello.
Blaine non ha mai visto nulla di simile.
Il respiro è corto.
Il panico lo immobilizza.
Il braccio teso, bloccato nell’ultimo istante di contatto con i suoi cari.
 
 
I loro corpi sono inermi.
Freddi.
Sfigurati senza pietà.
 
 
I quattro ridono.
Si accaniscono per divertimento.
Blaine non capisce perché.
Forse pregustano il dolce suono delle urla del giovane.
Perché ora è in silenzio.
Sconvolto dagli eventi.
Ma presto urlerà mentre verrà fatto a pezzi.
 
 
Basta uno sguardo per dare l’ordine.
Blaine balza elegantemente sulle spalle del primo.
E’ leggero, sinuoso e imprevedibile come un soffione.
Gli porta le mani alla testa, un unico gesto, quasi di pietà, un sonoro crack e l’essere è a terra.
Il collo spezzato.
Basterebbero pochi secondi e sarebbe nuovamente in piedi.
Ma non accade.
Nessun ripensamento.
E’ talmente veloce che nessuno può fare nulla.
Blaine stacca gli arti come se stesse affondando le dita nel burro e scaglia tutto in aria.
Braccia gambe e busto effettuano una parabola.
Il tempo rallenta.
Sebastian schiocca le dita.
Una piccola scintilla luminosa scaturisce dal movimento e si trasforma in una fiamma danzante, quando le due mani si congiungono, un enorme e calda lingua di fuoco raggiunge le membra incenerendole all’istante.
Il fuoco si assopisce, ritorna a danzare festoso nella mano di Sebastian.
In attesa.
Sebastian freme mentre si volta verso gli altri tre, la caccia lo esalta, è completo con il suo elemento.
E’ pronto all’inseguimento, perché è cattivo e gli piace infierire, non l’ha mai nascosto.
E con Blaine sono una squadra perfetta.
Si compensano.
 
 
Ma non si muove.
Blaine cammina piano verso il giovane a terra.
Non vuole sembrare una minaccia, ma più si avvicina e più il giovane geme terrorizzato.
Blaine vuole solo che smetta.
Che smetta di soffrire.
Vuole solo dirgli che in qualche modo andrà tutto bene.
Blaine è ipnotizzato.
Quei diamanti, vuole così disperatamente e inspiegabilmente farli scomparire.
 
 
“Blaine non farlo…”.
L’onda d’urto è talmente forte e inaspettata che Blaine viene sbalzato a venti metri di distanza, finendo contro il fusto di un giovane e robusto albero, che si spezza per l’impatto.
Le mani e il lato sinistro del viso sono completamente ustionati, la carne è viva di una tonalità di rosso rivoltante.
Ma la ferita lentamente si rimargina, la pelle ricresce in modo esponenziale lasciandogli il viso più luminoso e perfetto di prima.
Blaine scuote la testa per allontanare l’intontimento.
Poco lontano da lui, grosse e affilate lame di cristallo nero conficcate nel terreno, riflettono il suo sguardo sbalordito.
 
 
Sebastian non trattiene un fischio.
“Wow, non posso credere che esista davvero, un Pupillo munito di sigillo… E’ una cosa… unica… Quando lo scopriranno, ci saranno tutti addosso”.
Dice, e si lecca le labbra deliziato.
Blaine lo fissa per un istante, sa che ha ragione e sa che per Sebastian è una manna dal cielo.
Tutto quel odio imprigionato, la possibilità di lasciarlo esplodere.
“Forse lo sanno già…”.
 
 
Il moro si avvicina nuovamente al giovane, questa volta non invade il suo spazio personale.
Adesso riesce a scorgere il sigillo tatuato sulla pelle candida, sembrano i grani di un rosario.
Si siede sulla neve e lo osserva tremare.
 
 
“Seb?”.
Nuove fiamme prendono vita, creando un fuocherello scoppiettante, le guance esangui del giovane prendono lentamente colore.
“Non possiamo…” esordisce Blaine, “e soprattutto, non vogliamo…” sottolinea, “farti del male”.
“Hai ragione ad avere paura, dopo quello che è successo, per la nostra natura… ma…” Blaine si interrompe, non sapendo come continuare.
“Senti, noi siamo i buoni” dice Sebastian, mimando delle virgolette.
“dopotutto ti abbiamo aiutato… no?”.
“Ci sai davvero fare con le parole Seb… davvero convincente…” sbuffa blaine roteando gli occhi.
Il giovane però non li ascolta, Blaine segue il suo sguardo, fino a posarsi sui corpi straziati, abbandonati come spazzatura.
“Sono i tuoi genitori?” chiede gentilmente Blaine.
Un singulto e nuove lacrime cadono.
Il silenzio è spezzato dai rantoli di dolore.
Sebastian si volta imbarazzato, conosce solo un modo per gestire il dolore, e in quel momento non è il caso.
Si chiede se.
Se avessero sentito prima le urla.
Se avessero corso più in fretta.
Se si fossero trovati più vicini a quel atrocità.
Ma i se non fanno latro che tormentarlo.
 
 
Blaine solleva un braccio, la terra trema e si smuove, risucchiata verso l’alto, lasciando due buche vuote ai piedi di un grosso salice piangente.
Poi, entrambi, con molta delicatezza sollevano i corpi e li adagiano lentamente nella fossa, con un gesto, la terra ritorna al suo posto.
 
 
“Così puoi venire a trovarli…” gli dice blaine in un sussurro.
 
 
Il giovane ora lo fissa, rimane sorpreso nello scorgere dolore negli occhi dell’ altro.
 
 
“Hai un posto dove andare? Qualcuno che si prenda cura di te? La tua… comunità?”
Impercettibile, ma Blaine e Sebastian lo scorgono, uno sconsolato gesto di diniego con la testa.
E poi quella frase.
“Non sono benvoluto…”.
“So cosa stai pensando, e ti assicuro, per me sarebbe perfetto, anzi hai la mia benedizione, tutto il male che ne deriverà… ma non so se è una buona idea… dice Sebastian dubbioso.
“E cosa dovremo fare? Lasciarlo qui?.
“Ha il sigillo…”.
“il sigillo non gli procurerà da mangiare, o lo terra al caldo, o si prenderà cura di lui…”.
“Lo so… ma all’accademia… ti fidi?”.
“Sarà una prova, per capire da che parte realmente stanno…”
“Come ti chiami?”.
Il giovane non risponde, i due sospirano.
“Io sono Blaine, e lo psicopatico che vedi li è Sebastian…”.
E lui ci crede, non è solo la sua natura, c’è qualcosa nella voce e nelle parole di Blaine che riescono a smuoverlo.
“Kurt…”.
“Kurt, puoi venire con noi, se vuoi… in questo luogo però, voglio essere sincero, ci sono altri demoni…”.
Kurt si ritrae.
“No, non avere paura, alla Dalton saresti al sicuro…”.
Un campanello risuona nella testa di Kurt.
“Dal ton…” ripete, “noi… noi cercavamo di arrivarci…”.
Si alza in piedi, in attesa, perché sinceramente, quale altra opzione ha?
 
 
Kurt è stanco, più di una volta incespica e per poco non cade, la camminata sembra durare ore, e Blaine vorrebbe solo sostenerlo, ma ogni volta che prova ad avvicinarsi, la barriera si attiva emanando scosse elettriche.
 
 
Quando arrivano, Kurt osserva l’accademia.
Un enorme castello in pietra, Kurt può affermare con sicurezza che si tratti di Basalto, si domanda come abbiano fatto a procurarselo in quelle quantità.
Mette soggezione con le sue alte torri e con tutte quelle finestre, Kurt si sente osservato.
E circondato da bellissime siepi di rampicanti e il verde fa da contrasto con il nero delle pietre, rendendo il luogo, quasi accogliente.
Blaine spalanca il grande portone di legno intarsiato con un semplice movimento della mano.
Kurt si blocca.
Indeciso.
Per essere sicuro deve chiedere.
Il due lo osservano in silenzio per rispettare i suoi tempi.
 
 
“Perché… perché li avete sepolti… e poi… insomma… in quel modo… potevate usare… invece siete stati gentili… come se… come se…”.
Kurt non riesce, non sa come esprimere quel pensiero.
“Non li avete gettati come spazzatura…”.
“I tuoi genitori meritavano un luogo dove riposare in pace Kurt, qui le cose sono diverse, te ne accorgerai…”.
Kurt fa un passo avanti, e poi un altro, i primi di una lunga serie.
 
 
 
Mentre camminano, il freddo diventava più intenso ad ogni passo.
Uno stano campanello risuona vagamente nelle loro teste, lo ignorarono, troppo abituati ad essere cacciatori e non prede.
La caverna è un tripudio di ghiaccio scintillante, enormi stalattiti pendono dal soffitto, stupende stalagmiti affiorano dal terreno.
Sembra un luogo incantato, non lo è.
“Dov’è?”.
La voce si sparge e si  divide in un eco continuo, basso e minaccioso.
“Mio signore… il giovane… aveva un sigillo…”.
“Ho chiesto… dov’ è” disse in un ringhio.
“Lui…”.
I tre si guardano indecisi su chi deve parlare.
Senza preavviso Dave si solleva dal suo trono, e risolve la diatriba.
Due dei tre sopravvissuti vengono scagliati in aria, trafitti dalle stalattiti rimangono immobili, come macabre decorazioni.
Intrappolati nel ghiaccio.
“Ripeto la domanda?” la collera ora è visibile nel suo ghigno di ghiaccio.
“E’ stato Blaine mio signore… lui…”.
Dave si siede nel suo trono di ghiaccio, sembra calmo ora.
“Sai in che percentuale siamo fatti d’acqua?”
“No davvero mio…”.
Non finisce la frase, costretto per l’eternità nella morsa del freddo.
“Ho sempre…” dice avvicinandosi alla statua, “odiato…” continua mentre gli gira attorno, “l’ignoranza”.
Un piccolo tocco, la statua oscilla, cade a terra in miliardi di frammenti.
 
 
Dave si avvicina ad una piccola fontana cristallina, vi si specchia e il suo sguardo viene ricambiato.
“Vieni da me”.
 
  
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