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Autore: Cloud1926    16/06/2014    1 recensioni
Salve a tutti! Questa è la mia prima short story ed è un'introspezione di una ragazza che si trova in una situazione "particolare".
Sono molto ansioso di ricevere giudizi, quindi che dirvi: datele un'occhiata se vi va e fatemi sapere le vostre opinioni.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"M'ama, non m'ama. M'ama, non m'ama".

Erica fissava la margherita con sguardo assente, dondolando lentamente i piedi dalla panchina dove era seduta da più di un'ora.

"M'ama."

Rimase ferma a contemplare come un bambino di fronte a uno scarabocchio ciò che era rimasto del fiore.

"Bugiardo" digrignò tra i denti, lasciando la presa sullo stelo.

Una brezza leggera le sfiorò la fronte sudaticcia, colpita a lungo dai raggi solari che cadevano perpendicolari sul portico della sua casa a quell'ora.

Sarebbe rimasta ancora un altro po' fuori, a gustarsi l'arrivo del clima settembrino.

Sperava che le prime nuvole all'orizzonte e l'aria meno umida potessero alleggerirle il peso che portava dentro.

Più fissava la natura che la circondava più il desiderio di esserne parte integrante cresceva dentro di lei.

Sì, avrebbe voluto essere un girasole ed essere baciata dal sole tutto il giorno e ruotare con lui. Anzi no, ancora meglio: avrebbe voluto essere una rondine e migrare in posti diversi. Libera. Senza preoccupazioni.

Quando era piccola, chiudendo gli occhi, riusciva ad immaginare di sbattere le ali e di guardare dall'alto tutto il mondo.

Una volta, seduta sulla stessa panchina, glielo confidò con un sorriso infantile stampato in faccia.

Le comparve un'espressione malinconica sul volto. Erano già passati otto mesi da allora.

Decise di entrare in casa e di prepararsi una camomilla. Le girava leggermente la testa e provava quella sensazione di nausea che tanto odiava. Negli ultimi giorni era diventata frequentissima.

Si appoggiò al piano cottura, osservando stancamente il bollitore con l'acqua. Aspettare che l'acqua bollisse l'annoiava a morte. Spostò casualmente la sua attenzione sulla foto attaccata al frigo.

Erano altri tempi quelli. Nemmeno troppo distanti, ma le parevano passati secoli dall'ultima volta che aveva visto i suoi genitori.

Persa in quella foto, la mente di Erica iniziò a proiettarle davanti agli occhi dei lampi: il nonno che le diceva che papà e mamma sarebbero stati via per molto tempo, le lettere che scriveva loro tutti i giorni con indirizzo "Paradiso", la spalla di Enrico su cui aveva pianto più di una volta, i pomeriggi passati con lui nel giardino, il primo cioccolatino che le aveva regalato, i film horror visti accoccolata su di lui, la prima notte insieme, le sue lacrime in bagno.

Ebbe come un fremito quando rientrò in sè. Sì sentì di colpo mille anni addosso. Riempì una tazza con la camomilla e la sorseggiò maledicendo la sua ingenuità ed Enrico, ovunque si trovasse in quel momento.

Tornò fuori e, passeggiando scalza per il giardino, si chinò su un altro fiore dai petali gialli. Lo strappò dal terreno e quasi meccanicamente le sue gambe la portarono alla panchina.

Mentre si accarezzava la pancia, iniziò a sfogliarne i petali e a pronunciare con voce spenta:

"Mamma, non mamma. Mamma, non mamma."

  
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