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Autore: ilpiercingdiluke    16/06/2014    6 recensioni
Zayn scoppiò a ridere di cuore, tenendola dalle cosce ed entrando in casa di lei, chiudendo con un calcio la porta. Buttò in terra la valigia, -senza lasciar scendere la mora- e affondò il viso nel suo collo, lasciandole una scia di baci umidi fino alle labbra rosee e sussurrandole un «mi sei mancata più dell'aria».
«Tu di più, Zeta» Leslie si lasciò stringere ancora di più, ricambiando quel bacio dolce che aspettava da ormai una settimana mentre, Malik, aveva iniziato a camminare verso la camera da letto. Quello che successe dopo fu solo un susseguirsi delle sue mani strette attorno ai suoi seni, le sue unghie che graffiavano la pelle e un continuo respirare sopra le labbra del altro.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Danilas)

 

A Free,
che mi ha aiutato a correggere questa storia e ha pianto con me.
Ti voglio bene, dudi.


Wait You

 

 

Leslie non era mai stata una ragazza che attirava l'attenzione. È semplice, i capelli castani con i colpi di sole sulle punte, gli occhi di un comune marrone cioccolato, il fisico asciutto con le poche curve al posto giusto e con il suo carattere timido non aveva mai fatto girare la testa agli uomini. E ancora oggi, si chiede come abbia fatto uno dei calciatori più famosi al mondo -Zayn Malik- ad accorgersi di lei nella folla di persone che erano lì per guardare quella partita di beneficenza, e a sposarla dopo solo un anno e sette mesi di relazione.

~

La prima volta che si videro, o almeno, che lui vide lei, dato che Leslie lo conosceva già benissimo essendo la sorella di uno dei più scalmanati tifosi del Paris Saint Germain, erano all'amichevole organizzata per mandare il ricavato dei biglietti ai bambini del Ghana. Lui era in campo, con il suo solito ruolo da capitano, stava urlando al suo compagno di squadra cosa avesse per la testa per aver lanciato una palla così male, facendola finire tra il pubblico.
Quando Zayn alzò la testa e vide una ragazzina minuta con il pallone in mano e l'altra sul naso sanguinante, capì che quel coglione di Martinez l'aveva colpita dritta in faccia. Alzò la mano in segno di scusa e le sorrise dolcemente, pensando che probabilmente lei stessa stava maledicendo il suo compagno, perché, senza ombra di dubbio, era stata trascinata lì a forza. Zayn scosse la testa, per distrarsi dai quei pensieri e riportò l'attenzione sul pallone e su sui avversari.

Quando la partita finì e Zayn uscì dagli spogliatoi con la sacca in spalla e le chiavi della macchina nella mano destra, vide nuovamente la ragazza degli spalti che si dirigeva verso una vecchia Panda bianca tutta scassinata. L'osservò muoversi goffamente, mentre lei appoggiava la borsetta marrone sul cofano alla ricerca delle chiavi dell'auto e, con la spalla sinistra, tentava di reggere il telefonino attaccato all'orecchio. Era bella. Bella in maniera semplice e perfetta per Zayn, che era stanco delle solite modelle tutte rifatte che ormai erano quasi obbligati a frequentare, perché si sa, calciatori e modelle vanno a braccetto. Non appena la sentì esclamare un imprecazione contro la borsa che gli era caduta a terra, Zayn, decise che gli piaceva la sua voce. Sorridendo apertamente si avvicinò alla mora, raccogliendole la borsa e, sapendo benissimo che quella fosse un orribile scusa 'attacca bottone', allungò una mano presentandosi.
«Ecco, tieni. – le disse riconsegnandole la pochette. - Sono Zayn, comunque».
«Oh lo so bene. Sei il Dio indiscusso di mio fratello. – rise la ragazza - Io sono Leslie.» arrossì violentemente quando il more le strinse la mano.
«Mi dispiace per la botta al naso. – le disse sorprendendola, non si aspettava che la riconoscesse. - Thiago Martinez è famoso per essere un idiota.» alzò le spalle sorridendo dolcemente non appena si accorse del colorito più roseo sulle sue guance.
«Non preoccuparti, non fa niente. Adesso però devo proprio andare e non vedo l'ora di dire a mio fratello che ho parlato per due minuti con il suo idolo. – rise apertamente. - Dio, glielo rinfaccerò per sempre!» continuò pensando ad alta voce, e arrossendo di nuovo non appena se ne accorse. Zayn rise insieme a lei, prima di vederla voltarsi ed aprire lo sportello della Panda. Pensò di non volerla lasciar andare via e che, cavolo! Non si era sentito un personaggio famoso, un capocannoniere da cui ci si aspetta il massimo sempre e comunque ma, per la prima volta, parlare con lei lo aveva fatto sentire bene, ma bene davvero. E allora «Leslie!» urlò, richiamando la sua attenzione e correndo leggermente verso di lei. «Non è che ti andrebbe un caffè, con me?»

~

Dopo quel famoso caffè, ce ne furono tantissimi altri, e poi c'erano le cene fuori, le passeggiate nelle romantiche vie di Parigi, il primo bacio sotto al portone della casa di lei, i primi gossip su tutti i giornali e i primi 'mi manchi' scritti quando Zayn era da qualche parte della Francia per giocare, il loro matrimonio sulla spiaggia con sole poche persone, il suo andare ad allenarsi lasciandola da sola, nel suo vecchio appartamento, a studiare per quell'esame importante di letteratura che doveva dare alla fine del quel mese.
Studio che abbandonò non appena suonarono il campanello di casa, presentando uno Zayn con ancora la sacca da calcio in spalla e un sorriso così contagioso che, Leslie, non riuscì a non contraccambiare saltandogli in braccio. Zayn scoppiò a ridere di cuore, tenendola dalle cosce ed entrando in casa di lei, chiudendo con un calcio la porta. Buttò in terra la valigia, -senza lasciar scendere la mora- e affondò il viso nel suo collo, lasciandole una scia di baci umidi fino alle labbra rosee e sussurrandole un «mi sei mancata più dell'aria».
«Tu di più, Zeta». Leslie si lasciò stringere ancora di più, ricambiando quel bacio dolce che aspettava da ormai una settimana mentre, Malik, aveva iniziato a camminare verso la camera da letto.
Quello che successe dopo fu solo un susseguirsi delle sue mani strette attorno ai suoi seni, le sue unghie che graffiavano la pelle e un continuo respirare sopra le labbra del altro.

~

Leslie era seduta sul letto ancora sfatto. Aveva la schiena poggiata alla testata morbida, il mento incastrato sulle ginocchia e le braccia che circondano le gambe rannicchiate. Stava cercando di smettere di singhiozzare da almeno venti minuti, da quando ha visto quelle due lineette su quel bastoncino blu. Sospirò, allungando una mano verso il cellulare e digitando ormai quel numero che aveva imparato a memoria. Rispose al secondo squillo.
«Piccola!» esclamò Zayn, raggiante.
«Zayn.. Vieni a casa?»
«Che è successo Leslie?»
«Vieni qui. – ripeté. - Per favore.»
«Due minuti e sono lì». E dopo due minuti e trentasei secondi Zayn era sul letto, abbracciato alla mora che continuava a singhiozzare incessantemente.
«Les sono qui. – le sussurrò nel orecchio. - Dimmi che succede, piccola». Dopo qualche secondo di titubanza, Leslie gli allungò il braccio dove teneva quel test di gravidanza tra le mani. Zayn corrucciò le sopracciglia guardandolo.
«Vuol dire che sono incinta» spiegò la mora al ragazzo che adesso aveva spalancato gli occhi. «Mi dispiace così tanto Zayn, avrò dimenticato una pillola, scusami ti prego.» continuò singhiozzando lei.
Dopo aver sbattuto due o tre volte le palpebre, Zayn, sorrise leggermente, abbracciandola stretta. Le lasciò un milione di baci su tutto il viso, sorridendo sentendola ridacchiare leggermente per il solletico.
«Se è una bambina possiamo chiamarla Baylee?» le domandò, sussurrando quelle parole sulle labbra di lei.


~

Ora Zayn e Leslie vanno alla grande insieme. Hanno preso una villetta a Plailly, nell'Oise, ad una trentina di chilometri a nord dal centro Parigi. Fanno la spesa insieme, arredano la cameretta di colori neutri, così che il puntino che sta crescendo, e che ormai ha compiuto cinque mesi nella pancia di sua mamma, si trovi a suo agio che sia maschio o femmina. Zayn è stato convocato dalla nazionale Francese per i mondiali di calcio che si terranno in Brasile, partirà tra due mesi e tornerà un mese prima della nascita di suo figlio.
È emozionato, durante le interviste non parla d'altro e non vede l'ora di poterlo, o poterla, prendere in braccio.
Leslie non ha mai smesso un secondo di sorridere da quando seppe che suo marito era completamente impazzito -in senso positivo- per quella gravidanza.

~

Ma tutto finisce.
Finisce un pomeriggio di metà Ottobre, Leslie e Zayn sono alla clinica privata per fare la penultima ecografia prima del parto, quando il dottore se ne esce con una faccia impassibile e un «Al bambino non batte più il cuore, ragazzi. Mi dispiace».
E allora tutto si distrugge, lei non sorride più, Zayn ha rifiutato di giocare in nazionale, non fanno più l'amore e Leslie non riesce a rialzarsi. Zayn ha tentato come poteva per far riprendere sua moglie, la sua compagna di vita, la sua migliore amica, la donna che ama, ma non ce l'ha fatta.
Leslie non parla, non lo vede neanche più, non vede più nessuno. Ha lo sguardo perso da due mesi -da quell'ultima giornata in ospedale- e oggi, il giorno in cui il suo bambino doveva nascere, lascia libero sfogo alle lacrime e anche alle prime parole. Parole che Zayn preferisce non sentire ma quel pomeriggio non hanno perso solo il loro bambino, hanno perso anche loro stessi.
Allora «Voglio il divorzio, Zayn». E non servono tutti quei «amore no, ce la possiamo fare» sussurrati dolcemente, e neppure le tutte le urla «l'ho perso anch'io mio figlio!».
E tutto finisce il sette dicembre duemilaquattordici, quando Zayn e Leslie sono con due avvocati, e stanno firmando quella separazione. Zayn non ha tolto gli occhi di dosso alla sua ex moglie neppure per un secondo, vuole poterla guardare, vuole poterla accarezzare con lo sguardo finché può, finché ne ha il diritto, finché quelle carte non saranno firmate e concluse completamente. 
Vorrebbe dirle che l'amerà per sempre, che potevano provarci ancora a stare insieme, che comunque non le dà colpe di niente.
E quando lei si alza e esce da quell'ufficio, a Zayn non rimane che sperare che lei, prima o poi, ritorni.
E non gli resta che pensare che, comunque andrà, l'aspetterà sempre.



 


Non so da dove mi è uscita questa piccola one-shot abbastanza drammatica.
Solitamente sono per l'happy ending, ma boh.. volevo provare.
Spero tanto che vi sia piaciuta, che vi abbia trasmesso almeno qualche emozione e vi abbia fatto, appunto, emozionare. In caso contrario mi dispiace da morire, io c'ho messo tutto il mio impegno. 
Se avete voglia e/o tempo di sprecare almeno tre secondi per dirmi cosa ne pensate, se non tramite una recensione va bene anche per messaggio qui oppure sulla mio "biografia" ci sono il mio accaunt di facebook e twitter.
Vi lascio piccine,
Un bacione a tutte e spero non vi siate pentite di aver perso qualche minuto per leggere queste parole.
Always your, Sheeva. <3

  
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