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Autore: Ume    16/06/2014    3 recensioni
Anche per il nostro piccolo Rufy è arrivato il primo giorno di liceo, come se la caverà?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche per il nostro piccolo Rufy era arrivato il primo giorno di liceo.
Era talmente nervoso ed emozionato che la notte precedente non era riuscito a chiudere occhio e aveva martellato Ace, che stava per iniziare il suo quarto anno di liceo, con le più svariate domande.
-Svegliati, Ace- disse Rufy irritato. –Faremo tardi il primo giorno- continuò.
-Okay, okay, mi sto alzando- disse Ace ancora mezzo addormentato.

I due si prepararono alla velocità della luce e, dopo un’abbondante colazione, uscirono di casa, pronti per iniziare un nuovo anno.




Dopo pochi minuti, Ace e Rufy, si trovarono davanti ad un grande edificio bianco, con due piani, un cortile e una grandissima mensa.
Era la loro scuola.
Entrati nell’enorme edificio, i due, a malincuore, si divisero per cercare le proprie aule.

-Mi raccomando, stai attento- disse Ace
-Tranquillo fratellone-

Rufy trovò la sua senza troppi problemi e, quando entrò, rimase stupito dalla bellezza di quella stanza: le pareti erano decorate con fiori di ogni tipo e i banchi erano immacolati e disposti a colonne.
Si andò a sedere in fondo all’aula e dopo pochi minuti si avvicinò a lui un ragazzo alto, con i capelli corti e biondi e gli occhi verdi.
Non era una matricola perciò Rufy rimase stupito, come d’altronde tutti coloro che erano in quell’aula.
-Tu non sei una matricola, giusto?- gli chiese Rufy.
-Infatti, io sono del quinto anno, mi chiamo Alex, piacere- disse il ragazzo porgendo la mano a Rufy. –Sei il fratello minore di Ace, vero?- continuò Alex.
-Sì- rispose confuso Rufy, non capendo cosa c'entrasse suo fratello.
La campanella suonò.
-Ci si vede in giro Rufy, ja ne- disse Alex mentre si allontanava per raggiungere la sua classe.

Al termine delle lezioni, Rufy ed Ace tornarono a casa insieme.
-Come è andata oggi a scuola?- Chiese Ace facendo finta che non gli importasse più di tanto.
-Tutto bene, ho conosciuto…- Rufy stava per dirgli di Alex ma alla fine cambiò idea. –Ho conosciuto tanti ragazzi della mia classe e sono tutti simpatici- disse alla fine.
-Bene- disse Ace.
Dopo di che i due non parlarono fino a quando non arrivarono a casa. Rufy continuava a pensare ad Alex, lo riteneva un ragazzo strano, ma non pericoloso, o almeno così credeva lui.

Il giorno seguente, a scuola..
-Ohayo- disse Rufy entrando nella sua aula.
-Ohayo Rufy, ti va di venire con me dopo la scuola? Voglio farti vedere un posto mozzafiato- disse un ragazzo che Rufy riconobbe essere Alex.

-Oh Alex...- Rufy rimase turbato da quella proposta ma alla fine accettò entusiasta. -Ci sarò, ci vediamo dopo le lezioni.-
Durante la pausa pranzo, Rufy aveva detto ad Ace di tornare a casa da solo perché lui avrebbe avuto da fare.
Ace era preoccupato, ma sapeva che il suo fratellino era in gamba e così dopo le lezioni tornò a casa.


-Eccoti qui- disse Alex, una volta che vide Rufy avvicinarsi.
-Scusa il ritardo- rispose Rufy. -Andiamo?- continuò.
-Certo!- disse il biondo.

Alex e Rufy camminarono per parecchio tempo all'interno di una stradina poco abitata e, dall'aspetto, parecchio antica poi ad un certo punto Rufy parlò:
-Dove stiamo andando? Cos’è quest...- Non ebbe il tempo di finire che Alex lo spinse a muro, tenendolo bloccato con le mani sopra la testa.

-Ma che stai facendo?- disse Rufy impaurito.
-Sai che tuo fratello l’anno scorso mi ha umiliato davanti a tutta la scuola? Nonostante fosse più piccolo di me, mi ha battuto- disse Alex
-E io che centro?- disse Rufy con un tono di voce a metà fra l'impaurito e l'arrabbiato.

-Caro Rufy, non ci arrivi? Se io, anzi noi...- sbucarono dal nulla altre cinque persone-...ti facciamo male, Ace ne rimarrà ferito. Ahahahahah!-
-Non c’è niente da ridere, lasciatemi stare!- gridò Rufy.



Intanto Ace, a casa, continuava a guardare l’orologio, sperando che Rufy tornasse presto. Ad un certo punto però, decise di andare a cercarlo. Fu come un istinto, che gli diceva che Rufy era in pericolo.
Si mise a correre per le strade chiedendo informazioni a dei passanti. Poi...
-Ne è sicura, signora?- domandò Ace.
-Si, ne sono sicura, ho visto due ragazzi passare di qua, uno alto e biondo e uno basso e scuro con un bizzarro cappello di paglia in testa.-
-Grazie mille signora- disse Ace e corse via.

-RUFY, RUFY!- gridava Ace a squarciagola.


-Ma questo è Ace- disse Rufy sentendo la voce del fratello.
-Oh no- dissero in coro Alex e i suoi compagni.
….
 
Nel frattempo Ace li aveva trovati. Vide Rufy, bloccato al muro da Alex.
-Teme, cosa volete fare a mio fratello? Lasciatelo subito o vi farò pentire di essere nati!-
-Ci tieni al tuo fratellino vero?- disse Alex con un sorrisetto malizioso sulle labbra. –Allora vediamo che farai adesso...-
Alex tenendo ancora bloccato Rufy con una mano, infilò l’altra mano nei pantaloni.
Rufy emise un gemito mentre Alex continuava a ghignare.
-Bastardo pervertito, giù le mani da mio fratello!- detto ciò Ace, si lanciò all’attacco.
-Prendetelo!- Ordinò Alex ai suoi compagni.

"Bastardi, sono in troppi, devo sbrigarmi a salvare Rufy!" pensò Ace.
Alex aveva ancora la mano nei pantaloni di Rufy che cercava disperatamente di liberarsi. Aveva paura e iniziò a sfuggirgli qualche lacrima.
-Hai visto Ace? Ahahaha, ho fatto piangere tuo fratello!-
A quel punto Ace atterrò tutti e cinque i compagni di Alex e si diresse verso di lui.
-Non toccare il mio fratellino!- gridò Ace mollando un pugno in pieno viso ad Alex che fece un volo di due metri.
Ace, senza pensarci due volte, si voltò verso Rufy, che stava piangendo, e lo abbracciò.
-Mi dispiace Rufy, ti prometto che non ti lascerò più solo- disse Ace.
-Ho avuto tanta paura- disse Rufy continuando a piangere e stringendo più forte il fratello.
-Lo so, ma d’ora in poi, andrà tutto bene, te lo prometto!- disse Ace con un tono di voce che Rufy non aveva mai udito. Era dolce e risuonava delicatamente nelle sue orecchie.
Detto ciò, Ace sollevò Rufy, se lo mise sulle spalle e tornarono a casa  insieme.

Era il suo fratellino, e nessuno lo avrebbe mai più toccato.
Se l’era ripromesso.
   
 
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