Film > Le 5 Leggende
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Autore: AngelsOnMyHeart    16/06/2014    4 recensioni
[FANFICTION IN REVISIONE DAL 15/11/2015]
[Capitoli revisionati: 11/15]
Gli anni sono trascorsi dalla vittoria dei Guardiani e la conseguente sconfitta di Pitch, l'Uomo Nero.
Dieci anni, ad essere precisi.
Tutte le attività delle Leggende sono tornate alla normalità e di quei difficili giorni, non è rimasto altro che un lontano ricordo.
Ma non tutto è esattamente tornato come prima, poiché, da quella notte, una luce sul Globo ha smesso di brillare.
Scarlett è una studentessa di diciotto anni, una semplice ragazza la cui vita non ha nulla che possa ritenersi degno di nota ma che cela nel proprio petto un peso oscuro, il quale sta lentamente trascinando la sua mente nell'oblio.
Incubi.
Da che la ragazza riesca a ricordare, la sua mente è sempre stata tempestata da neri, asfissianti ed orribili incubi e non è mai stata in grado di capire il motivo per cui questi infestassero il suo sonno. Sapeva solamente che erano sempre presenti e che, qualunque cosa facesse, sarebbero tornati notte dopo notte.
Ma il tempo inizia a stringere e, con questo, molte verità verranno a galla, portandosi dietro altre domande le cui risposte non sempre saranno un sollievo per l'anima.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XI

Talmente bene...che può solo andare male.
 




Alcuni giorni erano passati dal suo risveglio in ospedale e si trovava ancora lì.

Le avevano detto che era meglio per lei, stare un po' a riposo, senza calcolare che sua madre, preferiva tenerla lì,mentre si destreggiava con i suoi turni, anziché lasciarla a casa da sola.
Comunque Scarlett di fretta non ne aveva, anzi, erano da anni che non si sentiva così bene e, anche se il cibo dell'ospedale la spingesse a preferire il digiuno, aveva guadagnato qualcosa di molto più prezioso.
Finalmente riusciva a parlare con sua madre ed era forse una delle cose che più aveva desiderato.
Parlavano per ore e anche se magari i loro discorsi non vertevano su profondi viaggi nel passato, alla ricerca di ricordi negli anni, a Scarlett andava bene così. Potevano anche semplicemente parlare del tempo e le bastava questo.
Al suo risveglio i dottori e sua madre vollero sapere cosa le fosse successo e ovviamente la ragazza si ritrovò costretta a fingere un'amnesia.
Certo, mentire proprio adesso non le andava ma era comunque conscia che non erano loro le persone con cui parlarne.
C'era solo una persona, vicina a lei, a cui avrebbe potuto raccontare tutto e quella persona era Jamie.
All'inizio c'era da ammettere che per loro fu alquanto imbarazzante. Non capita tutti i giorni di ascoltare due ragazzi di 18 anni che intavolano una discussione seria su Babbo Natale, la Fata del Dentino e tutta la compagnia bella. Questo ovviamente se non ci si ritrova nei pressi di un reparto psichiatrico, allora lì potreste anche incrociare discorsi ben più fantasiosi.
Ed alla fine la ragazza scoprì cosa lo legava tanto ai Guardiani.
Il suo amico di infanzia poteva vantarsi di essere stato uno dei primi bambini ad aver mai creduto in Jack Frost ed averlo visto.
Ma questo non era tutto.
C'era anche da contare che lui, e la vecchia combriccola di amici, con cui giocavano insieme da piccoli, erano proprio quei bambini che avevano aiutato i Guardiani dieci anni prima a fermare il feroce attacco di Pitch.
:-Ti pare che quella sera fossi io l'unica che la passò a dormire!-. Scherzò lei alla fine del racconto.
Jamie scoppiò a ridere e le scompigliò i capelli come era solito fare :-Te l'ho sempre detto che sei una dormigliona!-.
Ed ora finalmente era a conoscenza di tutti gli eventi passati che le interessavano. Ora quello che le restava di cui preoccuparsi non era altro che il futuro.
Da quando aveva ripreso coscienza nessuno dei Guardiani si era più fatto vivo e la cosa le metteva un po' in agitazione.
“Come se te lo meritassi!” Si punzecchiò da sola.
Quando ne parò con Jamie lui la rassicurò, dicendole che a tempo debito, sarebbero tornati e che non aveva nulla di cui temere.
Non l'avrebbero dimenticata.
In un nuvoloso pomeriggio di metà novembre non vi erano molte cose da fare, specie se ci si ritrova nel letto di un ospedale, e Scarlett impiegava il suo tempo a giocare a carte con Jamie.
:-Tu guarda che mi tocca fare!-. Finse di brontolare lui, mostrando la sua ennesima mossa vincente. Effettivamente non stavano giocando. La stava stracciando!
:-No. No, no, no, no! Non è possibile! Questa avrei dovuto vincerla io!-. Si lamentò lei mostrando le sue carte al ragazzo.
:-Ehm...Scarlett. Quelle sono buone per Spades ma noi stiamo giocando a Hearts!-. Le spiegò cercando di trattenere il sorriso che gli si stava stampando in faccia all'espressione incredula della ragazza che alla fine andò ad imbronciarsi.
:-Saputello!-. Sentenziò infine, impedendo a Jamie di trattenere la sua risata che costrinse anche lei a mutare la sua espressione in un sorriso.
:-Ok! Sono io ad essere negata lo ammetto. Ma solo un....oh!!-. Esclamò restando ammutolita, tenendo lo sguardo volto verso la finestra.
:-Cosa c'è?-. Le chiese Jamie.
:-Aspetta!-.
Si alzò, forse un po' troppo velocemente, visto che dovette reggersi alle sbarre del letto in un primo istante, e si avvicinò alla finestra, poggiando le mani contro il vetro mentre il suo respiro caldo lo appannava.
Dei fiocchi bianchi scendevano leggiadri dal cielo grigio e compatto, danzando nell'aria fredda con movimenti morbidi e sinuosi.
:-Sta nevicando!. Esultò lei emozionata, saltellando e Jamie le corse vicino.
:-Tu sai questo che significa?-.
:-Io non lo so dimmelo tu!-. Ma non era stata Scarlett a rispondere.
I due ragazzi si volsero, anche se non avevano bisogno di vederlo per avere conferma: era Jack!
Jamie non perse tempo e gli corse incontro abbracciandolo. Era parecchio più alto del guardiano ma vicino a lui sembrava tornare un bambino.
In quel momento si sentì un po' come un'intrusa in quella stanza.
Poi si fece coraggio e sussurrò un sottilissimo -Ehi!- come saluto, richiamando la loro attenzione. Un po' impacciata forse ma ci si poteva lavorare.
:-Bene bene!- disse Jack dondolandosi sul suo bastone -Ed eccola qui, di nuovo tra noi!-.
Una volta vicino la fissò seriamente con i suoi occhi di ghiaccio :-Ci hai messi tutti in un bel guaio lo sai?-.
Scarlett si rabbuiò, non aveva ripensato ai danni che aveva provocato, in quell'istante era stata solamente felice di rivederlo :-Lo so. Mi dispiace!-.
:-Perfetto! Risolto!-. Esclamò veloce il Guardiano, mettendosi a ridacchiare e facendole tirare un bel sospiro di sollievo.
Il piacevole rumore di spicci in un sacchettino annunciarono l'arrivo di Sandman, che apparve proprio al suo fianco.
Scarlett alla sua vista si lasciò cadere in ginocchio e lo abbracciò, tentando di non piangere per la gioia :-Grazie! Temevo di non rivedervi più!-.
Sandman, inizialmente stupito, ricambiò la stretta dandole qualche piccola pacca sulla spalla.
Infine si rimise in piedi, dandosi una spolverata con le mani alle ginocchia e si sedette sul letto :-Dentolina, North e Calmoniglio? Loro perché non sono venuti?-.
Un po' troppi secondi riempirono il tempo tra la sua domanda e la risposta.
“La bocca chiusa ogni tanto no, eh, Scarlett?”.
:-Sai in questo momento sono tutti parecchio indaffarati e North non è proprio al massimo delle suo forze. Anche Dentolina, non riesce granché a volare.
Un nodo le si strinse attorno alla gola :-E'...colpa mia?-.
Una domanda al quando retorica.
Jack le si mise vicino, avvolgendole le spalle con il braccio e per la prima volta Scarlett notò quanto fosse freddo :-Beh...tecnicamente sì!-.
Non fece in tempo a pronunciare quel -Sì- che una sfera dorata lo colpì in pieno viso, scaraventandolo dall'altro lato del letto.
Era stato Sandman, il quale prese poi la mani della ragazza nelle sue.
:-Ma che ho detto??-. Chiese Jack dal pavimento e il Guardiano dei Sogni per tutta risposta gli lanciò un'occhiataccia.
Poi guardò Scarlett sorridendole e lei si sentì sollevata da quel sorriso rassicurante. Ma non bastava. Non poteva bastare.
:-Portatemi con voi!-. Esclamò infine, con tono deciso, cogliendoli di sorpresa.
:-Io ho bisogno di riparare ai miei errori e da questo letto non posso fare nulla!-.
:-Non se ne parla!- Sentenziò Jack rimettendosi in piedi -Hai già combattuto la tua battaglia ed hai vinto! Ora tocca a noi batterci per la nostra!-.
:-Della quale non dovreste preoccuparvi se io avessi combattuto la mia come avrei dovuto!-. Borbottò Scarlett tra se e se. Restando pensosa per alcuni istanti.
Poi un lampo e le venne l'illuminazione.
:-Almeno permettetemi di dire agli altri che mi dispiace!-.
Jack portò una mano alle tempie :-Lo sanno già Scarlett!-.
:-Per favore!- insistette senza perdersi d'animo -Non avrò mai pace se non lo farò di persona!-.
Il Guardiano del Divertimento stava per darle la sua terza risposta negativa ma Sandman lo fermò, guardando poi Scarlett ed acconsentendo alla sua richiesta con un cenno del capo.
:-Perfetto non parlo più!-. Disse Frost indispettito ma non troppo.
La ragazza saltò in piedi battendo le mani :-Bene! Andiamo allora!-.
:-Andiamo, dove?-.
“Oh-oh!”
Scarlett si volse verso sua madre, ammutolendosi e rivolgendole un sorriso imbarazzato.
:-Dove vorreste andare voi due?-. Chiese lei di nuovo.
Loro due?
Scarlett guardò per un istante i Guardiani che, cogliendo la domanda nei suoi occhi, scossero il capo: lei non poteva vederli!
:-Scarlett?-.
:-Beh...io..-. Non riusciva a trovare una scusa!
:-Andare a prendere un caffè!-. Disse Jamie, salvando Scarlett per il rotto della cuffia, ed avvicinandosi alla porta.
:-Le stavo dicendo che non c'è bisogno che venga insieme a me. Glielo porto io qui in camera. Lei vuole qualcosa Helene?-.
La donna li guardò un momento, non aveva motivo di dubitare delle sue parole ed alla fine annuì :-Però vengo con te. Altrimenti non riuscirai a portare tutto da solo!-.
Stavano per uscire entrambi quando la donna si volse nuovamente verso la figlia, in piedi davanti alla finestra :-Tu. Rimettiti a letto!-.
:-Ok mamma!-. Esclamò lei abbracciando la donna, forse un po' troppo a lungo.
Helene non disse nulla, le accarezzò la testa ed uscì, ricordandole con lo sguardo di mettersi a letto.
Una volta che furono abbastanza lontani la ragazza chiuse la porta e si avvicinò agli altri due ospiti :-Bene. Ora possiamo andare. Veramente!-.

* * * *
Quando giunsero al Polo Nord non vi fu Yeti o elfo che li degnasse di uno sguardo. Seppure fosse abitudine degli Yeti quella di salutare, erano troppo indaffarati nei loro lavori nel tentativo di salvare il Natale, ormai alle porte.
Scarlett non poté fare a meno di sentirsi incredibilmente in colpa per tutti loro, conscia del fatto che, se stavano lavorando così duramente, non era altro che a causa sua.
:-Lavorano così tutti gli anni!- le disse Frost leggendole negli occhi -Già a tre mesi prima di Natale sono in completo delirio sai?-.
Non credette molto alle sue parole ma apprezzò il suo gesto.
“Smettila di piangere sul latte versato!”. Si rimproverò.
Ma era più facile a dirsi che a farsi, questo era certo.
Non appena giunsero allo studio, trovarono i restanti tre Guardiani intenti a discutere sul da farsi di quella situazione disperata ma, quando videro la ragazza fare ingresso dalla porta si ammutolirono ed il loro volti si dipinsero di una gioia inaspettata.
E fu ancora più inaspettato quando Scarlett, correndo loro incontro, andò ad abbracciare Calmoniglio. Anzi, non lo abbracciò, gli saltò letteralmente in braccio. Lasciando il Guardiano, come tutti gli altri, visibilmente sorpreso.
:-Mi dispiace!-. Gli sussurrò mentre affondava il viso nel suo pelo morbido.
Il Pooka restò ancora qualche istante immobile ma, alla fine, si sciolse stringendo anche lui la ragazza :-Tutto ok!-.
:-Che stupida paura, quella dei conigli!-. Disse lei mentre lo lasciava andare, tornando con i piedi per terra e sorridendogli.
:-Non dirlo a me!-. E le sorrise a sua volta.
Intanto gli altri si erano riuniti in cerchio attorno a loro e Scarlett salutò anche Dentolina e North, abbracciando pure loro, i quali erano i più visibilmente stremati dalla situazione e ricordò per quale motivo si trovava lì.
:-Io....io sono voluta venire qui, per dire a voi. A tutti voi, elfi e Yeti compresi, che mi dispiace! Mi dispiace tantissimo, sono stata una stupida!-.
Sembrava una di quelle scene dei film. In cui il protagonista, dopo averne combinate di tutti i colori, chiede platealmente perdono a tutti i presenti, quasi pretendendo il perdono.
Aveva sempre detestato quel tipo di scene ed ora se ne ritrovava protagonista. Buffo no?
I Guardiani si rivolsero delle occhiate serie, facendo dubitare Scarlett per un istante.
:-Ma certo che accettiamo tue scuse!- Esclamò North scoppiando a ridere -Come potremmo non accettare scuse di ragazza con pigiama!-.
La sua risata fece tremare le pareti ed anche gli altri Guardiani risero appresso a lui.
Scarlett guardò il proprio corpo avvolto in una camicia da notte grigia con alcuni gatti e gufi stampati sopra. I piedi avvolti nelle morbide pantofole.
:-Oh no!- sbuffò lei, con tono preoccupato – Ho dimenticato la vestaglia!-.
E rise insieme a loro.
In quel momento, nulla sarebbe potuto andare meglio.
Anche se...

 
* * * *
Era dai tempi dei famosi Secoli Bui che la sua potenza non raggiungeva una tale intensità.
I suoi incubi macchiavano i dorati sogni di centinaia di bambini per volta ed i Guardiani, quegli inetti, si stavano pian piano, sempre più, ritrovando con le spalle contro il muro. Silenziosi spettatori della sua forza incontrastabile.
Sì, la situazione non sarebbe potuta andare meglio!
Ma allora perché non riusciva a godersi la sua, vicina e tanto agognata, vittoria?
Perché non riusciva a cancellare dalla testa il ricordo di quella ragazzina?
Seduto sul suo trono di ombre, Pitch non riusciva a chiedersi altro.
Perché non era stato in grado di affondare quella lama nella sua gola quando ne aveva avuto l'opportunità e liberarsi di lei una volta per tutte?
Si era lasciato dare per vinto. E per cosa poi?
Senso di colpa? “Nah!”...lui non era tipo da simili cliché.
E perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa?
Beh, sì! Effettivamente erano parecchie cose ma non era quello il punto.
Tutto ciò che aveva fatto nel corso di quegli anni, a partire dalla notte in cui le infettò il cuore, lo aveva fatto senza provare un briciolo di rimorso.
Aveva distrutto i suoi sogni, lasciandola annegare nella follia della sua mente e non aveva mai avuto il benché minimo ripensamento!
“Sì ma non avevi mai pensato di arrivare ad ucciderla!”
No, questo era vero.
Ma aveva fatto di peggio.
Togliendole l'anima e lasciandola l', inerme, senza nemmeno infliggerle il colpo che le avrebbe dato l'eterno riposo.
Questo non era ben peggio?
“E se un giorno si risvegliasse?”
E questa? Da dove arrivava?
Quali stupidaggini stava cercando di raccontarsi?
Lo sapeva benissimo che non era possibile, non esistevano rimedi ne era più che sicuro.
:-Maledizione!-. Imprecò alzandosi e richiamando uno dei suoi incubi purosangue con uno schiocco delle dita.
Era stupido quello che stava per fare, conosceva già l'esito di tutto questo ma avrebbe dovuto accontentare la sua curiosità o il tormento per non averlo fatto lo avrebbe assillato e lui aveva un'intera eternità davanti a se.
Il cavallo arrivò, cedendo il muso nero alla carezza del suo padrone e lasciandolo montare sul suo dorso.
Destinazione: Burgess; ospedale; terzo piano.



La luna splendeva, piena e pallida, illuminando la sua nera silhouette che altrimenti si sarebbe confusa con le tenebre della notte.
L'aria che tirava era parecchio fredda. A confermarlo un leggero strato di neve che ricopriva i tetti e le strade.
L'uomo raggiunse l'ospedale e, in groppa al suo destriero, spicco un salto che lo fece arrivare alla finestra interessata.
Sbirciò al suo interno ma non la trovò come si aspettava: il letto, dove la ragazza giaceva, era vuoto e di lei non vi era traccia.
Stava per convincersi di aver sbagliato stanza quando si accorse che non era vuota, un altro ospite la occupava.
Seduta, nell'ombra, a fianco del letto, vi era Helene: le mani congiunte erano abbandonate sul suo ventre, le guance rigate da alcune lacrime che brillarono alla luce della luna.
:-Perché?-. Chiese lei e Pitch quasi credette stesse rivolgendosi a lui.
:-Perché Scarlett? Proprio ora che ci siamo ritrovate!-. E scoppiò a piangere, dando a Pitch un'idea di ciò che poteva essere successo.
“No...”
:-Perché?- continuò lei tra i singhiozzi e buttandosi con il viso sul letto della figlia, facendo affondare le mani nelle coperte e stringendole -Perché te ne sei andata?-.
Pitch guardò la donna, le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla.
Una mano invisibile ed inconsistente.
La mano di colui che aveva permesso che la figlia di quella donna se ne andasse.
Tornò alla finestra, volgendo un ultimo sguardo al letto vuoto.
:-Alla fine ho esaudito la tua ultima richiesta, piccola Scarlett!-. Disse atono mentre diversi sentimenti, roventi come il fuoco, prendevano forma nel suo petto arido.
Andava tutto per il meglio, talmente tanto che stava andando a rotoli.
   
 
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