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Autore: Pyxis_Minor    16/06/2014    5 recensioni
Sono Lily Luna Potter, figlia del famoso Harry Potter... non so se ne avete mai sentito parlare. Tra noi maghi è una leggenda, e so di per certo che il suo nome è arrivato anche alle vostre orecchie babbane.
Sappiate che voi tutti vivete in libertà solo grazie a lui, al suo coraggio e alla sua forza.
Non potete neanche immaginare come sarebbe ora la vostra vita se non fosse stato per lui. E forse, neanche io posso immaginarlo.
So che molti di voi pensano che sia solo una favola, e potete anche interpretarla come tale, non importa.
Ma non sono qui per parlare di lui: so che ci ha già pensato qualcun altro.
Sono qui per raccontare la mia storia, le avventure che anch'io ho affrontato ad Hogwarts, la suola di Magia e Stregoneria. Il modo in cui ho imparato ad amare, ad odiare e a perdonare.
Spero che abbiate voglia di ascoltarmi, di conoscermi.
E se avete anche qualcosa da insegnarmi, recensite pure.
Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sentivo mia madre chiamare il mio nome dalla cucina, il rumore sordo di qualcosa che sbatteva contro la parete della mia stanza, urla indistinte provenire dalla camera di mio fratello, il leggero cinguettare degli uccelli e un debole vociare provenire dal giardino, ma soltanto quando Scorreggia mi morse un orecchio aprii gli occhi alzandomi a sedere di scatto, lanciando un debole grido di dolore. – ma quanto sei idiota? – dissi al gatto, scacciandolo dal letto con un calcio. Mi alzai sbadigliando.
La porta era chiusa, come diavolo aveva fatto quella bestiaccia ad entrare?
Presi il gatto per il collo e uscii dalla mia camera dirigendomi decisa verso quella di mio fratello.
Spalancai la porta con violenza urlando – Al, quante altre volte devo dirti di tenere la TUA bestia lontano dalla MIA camera? –
Albus Severus Potter, secondogenito del famigerato Harry Potter - nonché sua fotocopia umana - era seduto sul baule ai piedi del letto e giocava lanciando una pluffa contro il muro e riacchiappandola al volo – sicuramente consapevole del fatto che fino a pochi secondi prima c’ero io a dormire dall’altra parte della parete -Gli lanciai il gatto ai piedi, e lo guardai dritto negli occhi, cercando di assumere un’espressione quanto più minacciosa possibile. Purtroppo Albus non era il tipo che si faceva intimorire facilmente, ed io avevo sul viso ancora il segno del cuscino, quindi non riuscii ad ottenere l’effetto sperato.
Al scrollò le spalle – scusa, non c’e l’ho messo io – disse, lanciandomi la pluffa. La presi al volo e gliela rilanciai così velocemente che anche i suoi ottimi riflessi non riuscirono ad intercettarla in tempo, così lo colpì dritto in testa. – ahi! – esclamò – Dovresti dare un’occhiata alle regole del Quiddich, è il bolide che serve a colpire gli avversari, non la pluffa. – tentò di assumere un tono di rimprovero, ma le sue labbra si piegarono in un leggero sorriso. Risi – se non mi sbaglio, l’unico Potter ad essere una vera frana a Quiddich sei tu, non io. Credi davvero che abbia bisogno di ripassare le regole? –
In realtà Albus era un fenomeno sulla scopa, tanto che l’ex capitano della squadra di Grifondoro, dopo averlo visto volare, lo aveva praticamente supplicato di partecipare ai provini. Albus aveva rifiutato quell’anno, e tutti gli anni successivi. Semplicemente, il Quiddich non gli interessava. Se proprio devo essere sincera, non credo di aver mai visto mio fratello provare interesse per qualcosa – Se escludiamo Alice Paciock, ovviamente - .
- Credo che mamma ti stia chiamando – mi disse. Effettivamente mia madre stava urlando il mio nome dalla cucina da una buona mezz’ora, ma avevo deciso di ignorarla perché al momento, ricordare ad Al che odiavo il suo stupido gatto era più importante che fare colazione.
- Tu non scendi? – gli chiesi
- Per sentire ancora James parlare di come facilmente i Grifondoro vinceranno la coppa di Quiddich quest’anno, visto che finalmente è diventato capitano?
- In effetti… - scrollai le spalle – tieni Scorreggia lontano da me
- Non chiamarlo così, Lily!
- E perché? Scorreggiare è l’unica cosa che gli riesce veramente bene, credo che sia un nome più che appropriato.
Non riuscii a decifrare l’espressione che si disegnò sul viso di mio fratello. Divertimento? No, assomigliava più alla Rassegnazione.
Chiusi la porta della sua camera alle mie spalle, e scesi le scale per andare in cucina.
- Ben svegliata, principessa – mi salutò mia madre quando mi vide, sottolineando particolarmente l’appellativo per essere sicura che non mi sfuggisse l’ironia. Mi gettò due toast nel piatto.
- Siamo già in un ritardo bestiale, muoviti a mangiare. Perché sei ancora in pigiama? – continuò
- perché mi sono alzata due minuti fa – risposi semplicemente. Presi uno dei due toast e iniziai a mangiare con calma. Mamma si lasciò cadere sulla sedia di fronte la mia, si passò le mani sul viso, poi tra i capelli,e rimase infine a guardarmi, continuando a sorreggersi il capo con le mani, con l’aria di chi non dorme da una settimana.
– è tutto okay? – le chiesi.
Mi sorrise, cercando di dissimulare la stanchezza, ma le due occhiaie violacee che le si erano disegnate sotto gli occhi tradivano il suo stato d’animo. Nonostante ciò, mi sembrò comunque bellissima.
- James ha scagliato una fattura contro Rose, e il viso le si è riempito di foruncoli rossi. Rose si è infuriata e gli ha scagliato un calderone in pieno viso, e lui per vendetta le ha fatto crescere la barba. Si è chiusa in bagno e si rifiuta di uscire, ma non può ancora usare la magia, quindi non potrà fare un granché. Tuo padre sta tentando di farla ragionare. – Si passò di nuovo le mani tra i capelli rossi e con rassegnazione aggiunse – Quando si deciderà a crescere?
Scrollai le spalle, cercando di non mostrarmi troppo divertita. In quel momento James entrò in cucina.
James Sirius Potter, primogenito del famigerato Harry Potter, era probabilmente il ragazzo più popolare di tutta Hogwarts. E sinceramente, non ne ho mai capito il motivo, visto che i suoi unici talenti sono volare sulla scopa e pomiciare con qualsiasi studentessa abbia raggiunto l’età della pubertà, indiscriminatamente dal colore della pelle, dal quoziente intellettivo, dalla casa di appartenenza e dalla taglia del reggiseno. Non fraintendetemi, nonostante sia un gran rompiscatole adoro mio fratello. È sempre stato pronto a prendere le mie parti, ho perso il conto delle volte in cui si è fatto mettere in punizione per coprire qualche mia cavolata, ed è sempre stato lì, ogni volta che ne ho avuto bisogno. Mi ha protetta da molte teste di zucca che frequentano la mia scuola, mi ha consolata quando ne ho avuto bisogno, è stato un perfetto complice ogni volta che ho voluto infrangere le regole per rompere la monotonia della vita scolastica.
Ma penso comunque che sia un po’ scemo.
Dai Potter aveva ereditato soltanto i capelli neri, perennemente in disordine, il disprezzo per le regole e l’intramontabile faccia tosta. Aveva ormai superato mio padre in altezza, e la sua figura slanciata ricordava più quella di mio zio Ron. Aveva dei lineamenti delicati, labbra carnose e due grandi occhi nocciola. Anche se un po’ scemo, mio fratello era decisamente bello.
- Se riesci vai a dare un’occhiata al nuovo look di Rose, è decisamente migliorata. Voglio dire, almeno con la barba non le si vede la faccia. – mi disse, rubandomi il secondo toast dal piatto.
Mia madre lo guardò in cagnesco, e mi parve tanto minacciosa che mi chiesi come riuscisse James a rimanere lì seduto senza tremare come una foglia. – James, abbi almeno la decenza di andare a chiederle scusa. Ormai sei un uomo, e dovresti iniziare a comportarti come tale. Ho tollerato le tue stronzate per diciassette anni, non credi che sia arrivato il momento di smetterla? – il suo tono era calmo, ma il suo sguardo era fermo e non ammetteva repliche. Ginny era il tipo di donna che non amava essere contrariata.
Sul viso di James si disegnò un’espressione da cane bastonato che avrebbe intenerito anche il cuore di un troll di pietra. Un altro suo talento, forse, era quello di riuscire a farsi perdonare qualsiasi cosa.
- Okay, vado a chiederle scusa. Ma questa volta se lo meritava davvero.
Non ne avevo dubbi. Per me Rose Weasley, Miss perfezione, signorina so-tutto-io e diventerò-Primo-Ministro meritava i brufoli, la barba e anche qualcosina in più.
Mia madre parve convinta, così mi alzai con lui e uscimmo insieme dalla cucina. – ho modificato la sua spilla da Prefetto – mi disse, quando ormai eravamo al sicuro dai rimproveri di mia madre. Se la sfilò dalla tasca e me la porse. L’incisione ora recitava Perfetta Cretina. – ci penso io a mettergliela nel baule, tu vai a fingerti dispiaciuto – gli dissi.
Sorrise, e mi diede una sonora pacca sulla spalla.
Mi feci scivolare la spilla nella tasca del pigiama e salii in camera mia. Il baule era pronto, Ace era nella gabbia e avevo fatto la manutenzione alla scopa la sera prima. Mi sfilai il pigiama, posando la spilla sul comodino ed entrai nella doccia. Uno dei tanti privilegi di essere l’unica figlia femmina, nonché la più piccola e cocca di papà, era quello di avere un bagno privato in camera dove nessuna prima donna poteva rinchiudersi in preda ad una crisi isterica.
Mi lasciai coccolare un po’ dal bagnoschiuma alla lavanda e iris, ma quando sentii bussare alla porta insistentemente, capii che era arrivato il momento di andare. Forse non era il caso di perdere l’Espresso, anche quell’anno.
– Arrivo! – urlai, ed uscii dal bagno. Mi asciugai il corpo velocemente, indossai i vestiti babbani che erano rimasti sulla sedia, mi infilai la spilla da Perfetta Cretina in tasca ed aprii la porta.
- sei pronta? Dobbiamo andare, è tardissimo. – gli occhi verdi di papà mi scrutavano attraverso gli occhiali rotondi.
Da un paio d’anni a questa parte aveva deciso di farsi crescere la barba, perché, testuali parole, mi dà l’aria cattiva, di uno che deve essere rispettato.
Dubito che qualcosa potesse conferire a mio padre un’aria cattiva, ma assecondare le convinzioni degli uomini è uno dei compiti più difficili di noi donne, diceva mia madre. Mi posò delicatamente la bacchetta sulla testa, e in pochi secondi i miei capelli si asciugarono. Poi la puntò verso il baule e la gabbia di Ace, che si sollevarono in aria. Mi spostai dall’uscio per non essere investita, e i due oggetti furono scaraventati fuori, poi giù per le scale e atterrarono producendo un rumore sordo che fu seguito da un urlo di dolore.
– Ops, credo fosse Rose
Non riuscii a trattenere una risata, e anche sul volto di mio padre si aprì un grande sorriso.
– se non è già sceso possiamo dare la colpa a James – gli dissi.
Mi accarezzò i capelli, ancora sorridendo e mi spinse delicatamente invitandomi a scendere.
– Accio! – disse, e la mia scopa si sollevò dal pavimento fiondandosi tra le sue dita. – è meglio se questa la porto giù a mano – Scendemmo insieme le scale, e trovammo nell’atrio la famiglia Potter al completo, con rispettivi animali e bauli e con l’eccezionale presenza di Rose Weasley, che aveva avuto la brillante idea di passare l’ultima settimana di vacanze da noi, mentre i suoi genitori e suo fratello erano in Francia da Bill e Fleur, “per aiutare Albus a finire i compiti”.
Il pensiero che Al non avesse assolutamente bisogno del suo aiuto non aveva insospettito nessuno, ma io sapevo che la verità era che voleva semplicemente passare del tempo con l’unico membro della famiglia in grado di sopportarla, Albus Il Martire, appunto.
Ace, nella sua gabbia, aveva l’aria contrariata quanto quella di Rose, che tentava di coprire dei segni rossi sul viso con un foulard lilla.
Miss Perfezione non era più così perfetta.
Al contrario di ciò che pensavano tutti, la mia ostilità nei confronti di mia cugina non era affatto dovuta all’invidia, perché vi assicuro che non avevo assolutamente nulla da invidiarle. Ma la sua gentilezza forzata, il suo falso buonismo e l’ostentata modestia con i quali tentava di nascondere il modo in cui fosse piena di sé, la sua arroganza, e la sua puzza sotto al naso, risvegliavano un gatto impazzito che viveva da sempre nel mio stomaco, che iniziava a graffiare e mordere facendo nascere in me rimproverabili istinti omicidi.
Madre caricò i bauli in macchina con la magia, mentre Padre sigillava la porta di casa con un incantesimo. Noi quattro ci stipammo nel sedile posteriore dell’auto babbana di papà, che era stata incantata con l’aiuto di nonno Arthur. In realtà sarebbe illegale, ma il più grande privilegio di aver salvato il mondo magico è che posso fare tutto quello che mi pare. Sì, questa è un’altra perla partorita dal mio saggio papà.
Feci attenzione a sedermi quanto più lontano possibile da Rose, quindi mi ritrovai praticamente schiacciata tra James e il finestrino, con la gabbia di Ace (che era ancora molto arrabbiato per il trattamento che mio padre gli aveva riservato) sulle ginocchia.
– Pa', non potresti allargare un po’ qua dietro? Stiamo strettissimi.
Harry, seduto al posto del guidatore, spinse un pulsante posto sul volante (che dovrebbe essere il clacson o qualcosa del genere) e i posti da tre si allargarono a sei. Tutto questo, ovviamente, in modo che non fosse assolutamente visibile all’esterno.
Tutti e quattro tirammo dei respiri di sollievo.
Faceva particolarmente caldo per essere il primo settembre, il cielo era limpidissimo, senza neanche una nuvola a regalarci un po’ d’ombra. Il vento entrava violentemente dai finestrini aperti, scompigliando i capelli di tutti, con grande disappunto di Rose che tentava in ogni modo salvarli dagli schiaffi del vento.
Prima ancora di iniziare la scuola, Miss Perfezione aveva inventato una pozione capace di trasformare il nido d’aquila che aveva in testa in morbidi e setosi riccioli castani.
– Questa bambina è un genio, davvero Hermione penso che neanche tu saresti stata in grado di fare una cosa del genere – aveva detto zio Ron. 
- Non dire sciocchezze, devo ricordarti che Hermione ha preparato una Pozione Polisucco quando aveva solo dodici anni? – aveva ribattuto papà.
Hermione comunque non se l’era presa, perché era troppo intenta a coccolare il suo piccolo genio, che aveva ereditato il suo grande cervello.
– ti dispiace se la uso anche io, cara? – aveva chiesto.
- Potrei iniziare a venderla in negozio!
- Ma papà è un negozio di scherzi -
- Questo tuo cervellino ci farà fare un sacco di soldi! Perché non provi ad inventare qualcosa che… che ne so, faccia andare a fuoco i capelli?
- Non essere sciocco, Ronald. Rose utilizzerà le sue doti per fare cose più utili di creare pozioni per il tuo negozio.

A me non interessava affatto come Rose avrebbe utilizzato le sue doti in futuro, ma ero molto dispiaciuta per quei piccoli aquilotti che si erano ritrovati improvvisamente senza casa.
Probabilmente ispirato dal sole cocente, dal cielo limpido e dal vento, James iniziò ad intonare “Auguri di buon Natale, Auguri di Buon Natale” sostituendo a strofe alterne l’ultima parola con “Anale”.
E mentre Rose gli urlava di smetterla, Albus lo colpì in testa con un libro di pozioni che aveva preso chissà dove. Mamma, senza neanche girarsi, puntò la bacchetta contro James mormorando qualcosa. James tentò di protestare, ma la lingua gli si era incollata al palato facendolo cadere in un forzato mutismo. Nessuno riuscì a trattenere le risate, e alla fine persino James sorrise senza emettere un suono. Quando si rese conto che sua madre non aveva intenzione di liberarlo dall’incantesimo iniziò a tirarle insistentemente una ciocca di capelli, ma Ginny lo ignorò, decisa a godersi il silenzio per tutto il resto del viaggio.
Parcheggiammo vicino la stazione di King’s Cross e, dopo aver scaricato i bauli e averli infilati nei carrelli, ci avviammo al binario.
Come ogni primo settembre brulicava di gente, babbana e non.
- Ho visto mia madre – disse Rose, agitando un braccio per farsi vedere. Hermione rispose al saluto e ci dirigemmo tutti in quella direzione. - Com’è andata in Francia? – chiese Rose, abbracciando sua madre, prima di fare una smorfia a suo fratello.
- Oh ci siamo divertiti, i figli di Bill sono adorabili è un peccato che li vediate così poco.
Dopo che Victorie, la loro primogenita, aveva conseguito i M.A.G.O. ad Hogwarts, avevano deciso di trasferirsi in Francia e far terminare lì gli studi agli altri due pargoli.
In realtà era stata Fleur a decidere, e il resto della famiglia non aveva potuto fare altro che rassegnarsi. Con Fleur le cose andavano così. Erano stati tutti molto dispiaciuti di doversi separare, nonna aveva organizzato una festa di addio, convocando l’intera famiglia, ed era scoppiata in lacrime a metà serata, trascinando con sé anche Hermione e Fleur.
Mia madre, invece, mi era sembrata abbastanza contenta di liberarsi di Flebo, anche se ovviamente aveva tentato di non darlo troppo a vedere.
Anche per me non era una tragedia: i parenti non scarseggiano affatto nella mia famiglia, quando pensi di conoscerli tutti, scopri di avere un cugino figlio del fratello della madre della sorella di una zia di secondo grado che era stata la migliore amica di un parente di tuo nonno, e quindi ti ritrovi a dover fare i conti con un altro ramo del tuo albero genealogico. Nel mio caso ci vorrebbe quanto meno l’intera Foresta Proibita per appendere un parente su ogni ramo.
Molti di loro ce li appenderei letteralmente, con una corda intendo.
E poi la Francia non è così lontana, almeno credo.
- Papà ? – chiese ancora Rose
- Doveva necessariamente andare in negozio, credo siano un po’ a corto di personale. Ma ti manda un bacio fortissimo e ha detto che verrà a trovarti nel primo settimana ad Hogsmade
- Non ce n’è nessun bisogno – rispose Rose seccata.
Intanto Hugo mi aveva stretto in un forte abbraccio, schiacciandomi la guancia contro il mio petto. Mi sembrò cresciuto ancora in quell’ultima settimana, sarei stata pronta a giurare che quando ci eravamo salutati la mia testa arrivasse almeno all’altezza delle sue spalle. Hugo era decisamente il mio cugino preferito, ed il mio migliore amico. Era più maturo di James e Albus messi insieme, era gentile e disponibile con tutti, persino con quell’oca di sua sorella che lo trattava come venivano trattati gli elfi domestici prima della Seconda Guerra Magica. Aveva un però un piccolo problema di nervi, che gli impediva di rendere al massimo a scuola, così come nella vita.
Mi ero ormai abituata ai suoi scatti d’ira improvvisi e apparentemente immotivati, e quando iniziava a urlarmi contro mi limitavo a guardarlo con l’espressione “da calmati e poi ne riparliamo”. Così lui si calmava.
- Come mai così silenzioso? – chiese Hermione, guardando James con una strana espressione dipinta sul volto.
James guardò mia madre storcendo leggermente la bocca.
– Oh, scusa Jamie! Me ne sono dimenticata. – e sciolse l’incantesimo che costringeva il ragazzo al mutismo.
– Grazie al cielo, credevo che sarei impazzito.
- Almeno non hai fatto impazzire noi – ribatté mio padre,che però guardava mia madre. Aveva la parola ammirazione scritta negli occhi.
– Allora, direi che è arrivato il momento di andare se non vogliamo di nuovo supplicare la McGranitt di farvi arrivare a scuola via camino. L’ultima volta ero convinto che vi avrebbe sul serio espulsi tutti. - continuò.
Così, uno alla volta, con i rispettivi carrelli, bauli, gufi e gatti corremmo contro il muro che divideva il binario 9 dal 10, per raggiungere il binario 9 e 34 dal quale sarebbe partito l’Espresso per Hogwarts.
Il binario 9 e 34 era, se possibile, ancora più affollato dell’intera stazione. Il caos regnava.
Bambini troppo piccoli per iniziare la scuola supplicavano i genitori di farli partire, padri e madri facevano le ultime raccomandazione agli studenti, prima stringerli in lunghi abbracci.
Sentii una vocina stridula chiamare il mio nome, e mi voltai.
Una ragazzina dal viso rotondo e paffuto, capelli neri tagliati cortissimi e due occhi azzurri incredibilmente grandi correva nella mia direzione agitando una mano in aria. Mi si gettò letteralmente al collo, stringendomi in un abbraccio proprio come prima aveva fatto Hugo, ma questa volta la mia guancia si spiaccicò esattamente sulla sua.
Alice Paciock era la ragazza più maldestra che avessi mai conosciuto. Era capace di far esplodere calderoni solo toccandoli, di cadere lunga distesa da seduta, disarmare l’avversario sbagliato al club dei duellanti, e far impazzire l’intero corpo docenti, compreso suo padre, il nostro professore di erbologia.
- come sono andate le vacanze? – mi chiese, ma non ascoltò il mio tentativo di risposta, perché corse ad abbracciare prima James e poi Al,il cui viso s’infiammò mentre cercava di balbettare un saluto. Alice sembrò non farci caso, e stampò un bacio sulla guancia anche ai miei genitori, ad Hermione e ad Hugo, ignorando completamente Rose.
- dov’è Hanna? – le chiese mia madre
- oh, sta rimproverando Frank da qualche parte, ha rubato la bacchetta di papà e l’ha sostituita con una dei tiri vispi Weasley, quindi ora è ad Hogwarts con una bacchetta che si trasformerà in un pollo non appena tenterà di usarla.
James rise sonoramente, baciò mia madre su una guancia e diede una pacca sulla spalla a mio padre. – raggiungo Fred, è già sul treno -
-  James, mi raccomando – disse mia madre, con tono severo
- Tenta di ottenere almeno un M.A.G.O. – continuò papà. – ci accontenteremo -
- andiamo anche noi – dissi ai miei, impaziente di partire.
Mamma mi stritolò per qualche minuto, e papà mi accarezzò i capelli – ogni tanto ricordati di avere a casa un papà che ti aspetta, e scrivigli qualche lettera, okay? Ti ho regalato Ace per questo.
- Certo pa’ – risposi, baciandogli la guancia e pungendomi sulla barba - Dovresti raderti, sembri un mendicante –
- Modera i toni, signorina – avrebbe dovuto suonare come un rimprovero, ma mio padre sorrideva, guardandomi come se fossi la cosa più bella che avesse mai visto. Mi guardava come guardava mia madre. Il pensiero mi fece sorridere.
Salii sul treno trascinando il baule, seguita da Alice e da Al, che provò maldestramente ad aiutare l’amica a portare su il baule, senza che lei si accorgesse di nulla. Alla fine gli cadde sui piedi.
- Oh, scusa Al. Cerchiamo uno scompartimento insieme?
- Io e Rose dobbiamo andare nello scompartimento dei Prefetti
- Ah, già lo avevo dimenticato… oh, ciao Rose – aggiunse alla fine, come se si fosse accorta ora della presenza della ragazza.
Mia cugina le regalò uno sguardo sprezzante. Al ci salutò con un segno della mano, e si diressero insieme verso il loro scompartimento.
- ma sono tutti già occupati - Hugo era comparso improvvisamente alle mie spalle, e si guardava intorno spaesato. L’idea di dover affrontare il viaggio con degli estranei lo terrorizzava: era incredibilmente timido.
- Ci penso io – dissi, aprendo la porta di uno scompartimento occupato da due ragazzine del primo anno e cacciando la bacchetta
– ehi, questo è il mio scompartimento. Sloggiate se non volete che vi trasfiguri in due galline – loro mi guardarono terrorizzate, indecise se fuggire via o mandarmi al diavolo - Ora – aggiunsi, con il tono che non ammetteva repliche che avevo imparato ad usare grazie a mia madre. Le due ragazzine si alzarono di scatto, presero i loro bauli e si fiondarono nel corridoio.
- Prego – dissi, invitando i due ad entrare
- I tuoi metodi non mi piacciono – mi rimproverò Hugo, mentre mi aiutava a posare il baule. Alice invece sembrava parecchio divertita.
- Preferivi fare il viaggio con Fred e James?
Hugo non rispose. Posai la gabbia di Ace sul sedile e presi posto di fronte ai due. Udimmo il familiare fischio del treno, e guardai fuori. Feci un ultimo cenno a mio padre, che era l’unico a guardare ancora nella mia direzione. Mi chiesi se aveva visto il modo in cui avevo scacciato quelle due ragazzine dallo scompartimento, e un po’ me ne vergognai. Lui mi rispose con un sorriso, e mi mandò un bacio con la mano.
Il treno partì, e presto tutti scomparvero dalla mia visuale, lasciando il posto a prati sconfinati.
Stavo per iniziare il mio quarto anno ad Hogwarts.




                                                                                            ….



Il viaggio procedette tranquillo, tra scacchi magici e qualche partita a spara schiocco.
Alice ci aveva deliziato con i racconti dei tre mesi che aveva passato con i suoi in giro per l’Italia.
Frank, suo fratello maggiore, si era preso una cotta per una babbana italiana e aveva tentato di convincere suo padre a non tornare in Inghilterra, ovviamente con esito negativo. Alla fine si era fatto regalare un collare, che viene usato dai babbani per comunicare, per poter rimanere in contatto con lei, ma non era riuscito capire come funzionava e quindi ora aveva il cuore spezzato.
Aveva tentato di vendicarsi con suo padre in ogni modo, e come ultima cosa aveva sostituito le bacchette.
Ma poi come diavolo fate voi babbani a comunicare con dei collari?
Era da poco passata l’ora di pranzo quando la porta del nostro scompartimento fu aperta da un ragazzo alto e magro, con dei biondissimi capelli lisci che gli ricadevano sulle spalle, e due grandi occhi del colore del ghiaccio.
- cosa ti è successo al naso, Malfoy? – chiesi.
Il ragazzo aveva una specie di semicerchio d’argento che gli usciva da una narice
- È un piercing
- Un che?
- Un piercing, ho fatto un buco sul mio naso e ci ho messo un piercing – rispose, muovendo quel cerchietto con l’indice
- Perché ti sei bucato il naso?
- Lo fanno i babbani, non è fico?
Non capivo in che modo farsi un buco sul naso potesse essere considerato fico, ma mi limitai a scrollare le spalle perché so per esperienza diretta (grazie a James) che i ragazzi un po’ idioti vanno sempre assecondati.
- ho fatto anche un tatuaggio, vuoi vederlo? – disse, ma senza aspettare la risposta si calò i pantaloni e si girò, mostrandomi le chiappe: su quella sinistra c’era disegnato un boccino d’oro.
Alice urlò coprendosi gli occhi con le mani, e Hugo si voltò dall’altra parte con un’espressione di vero disgusto sul viso.
Io scoppiai a ridere – è molto bello Malfoy, ma ti prego alzati i pantaloni, non vorrei vomitare il pranzo
- la maggior parte delle ragazze di Hogwarts pagherebbe per guardarmi le chiappe, e tu lo hai appena fatto gratis. Dovresti considerarti molto fortunata, Potter
- sono lusingata, ma perché lo hai fatto?
- Per far arrabbiare mio padre, principalmente. Più faccio cose che mi avvicinano ai babbani più lui diventa livido. Sono prossimo allo sfratto! - Lo avevo immaginato, ma perché il boccino? Tu sei un cacciatore!
- Sono un cacciatore solo perché James ha avuto la fortuna di nascere prima di me, e quindi di entrare prima in squadra. Ma è il suo ultimo anno ad Hogwarst, e mi gioco la mia Fiertbolt 300 che sarò il prossimo capitano dei Grifondoro. L’anno prossimo sarò un cercatore. – rispose, gonfiando il petto.
Scorpius Malfoy, sedicente seducente sedicenne, era l’unico figlio di Draco Malfoy, ex Mangiamorte – a quanto pare - pentito, ma tutt’ora fissato con tutte quelle cavolate del sangue puro e della superiorità dei maghi sui babbani.
Scorpius era il suo incubo: aveva esplicitamente chiesto al cappello di non essere smistato in Serpeverde, e così era finito in Grifondoro. Aveva alle spalle una lunga lista di ex fidanzate babbane o mezzosangue, e una passione per il mondo babbano che lo faceva andare in bestia. Per di più, era il migliore amico di Albus Potter, il figlio del suo peggior nemico ai tempi della scuola.
- sei venuto qui solo per mostrarmi le chiappe?
- Veramente cercavo Al
- È nello scompartimento dei Prefetti
- Mi aveva detto che mi avrebbe raggiunto dopo pranzo – disse, con un leggero tono di delusione nella voce.
- Posso sedermi qua? Divido lo scompartimento con due ragazzine del primo anno che mi hanno supplicato di poter entrare, visto che non c’erano altri posti. Erano quasi in lacrime, e mi stanno bombardando di domande da stamattina. Gli ho raccontato che per essere smistati bisogna combattere contro dei draghi, spero di non averle traumatizzate troppo.
Hugo e Alice non ne furono molto felici. Scorpius in genere tendeva ad attirare tutta l’attenzione su di sé, e questo li innervosiva parecchio. Ma non me la sentii di dirgli di no, soprattutto visto che, anche se lui non lo sapeva, ero quasi sicura di avergliele spedite io quelle due ragazzine nello scompartimento.
Scorpius si gettò su sedile di fronte al mio, spaparanzandosi comodamente con le braccia e le gambe larghe, e la testa appoggiata allo schienale. Parlammo del più e del meno per una buona mezz’ora, e alla fine anche Hugo e Alice decisero di partecipare alla discussione, incoraggiati dall’inconsueta mansuetudine di Scorpius.
Fummo interrotti da delle urla provenire dal corridoio.
Cacciai la testa fuori dalla porta dello scompartimento, e pochi secondo dopo fui seguita da Scorpius che fece spuntare la sua al di sopra della mia.
Rose stava imprecando contro James, mentre Albus tentava di calmarla e Fred era piegato in due dalle risate.
Una lucetta si illuminò nel mio cervello. Maledizione, la spilla.
Avevo dimenticato di fargliela scivolare nel baule.
Rose cacciò la bacchetta e la puntò contro mio fratello – se non mi ridai immediatamente la mia spilla, giuro che ti stacco quella maledetta testa dal collo e la infilo dritta nel letamaio della guferia.
- Rose! – gridai , uscendo anch’io nel corridoio. – James non c’entra niente. -
Mia cugina mi scoccò uno sguardo infuriato, e puntò la bacchetta nella mia direzione. - Allora credo che sarà la tua testa a finire nel letamaio, Lily cara
Le lanciai la spilla che la colpì dritta sulla fronte. Si abbassò per raccoglierla, apparentemente soddisfatta di averla riavuta indietro, nonostante la violenza con cui l’avevo restituita, ma non appena lesse ciò che recitava mi puntò di nuovo la bacchetta contro - stronza! – urlò.
Non feci in tempo a prendere la mia bacchetta, dei lampi rosa fuoriuscirono dalla sua e mi colpirono in pieno viso. Credetti che la faccia mi andasse a fuoco, e probabilmente sarei caduta distesa a terra se Scorpius non mi avesse afferrato.
Successe in un attimo, scintille violacee e gialle spuntarono dalle bacchette di Hugo e Alice, la fattura di mio cugino colpì Rose in petto, ma quella di Alice le rimbalzò contro grazie ad Al che tentava di proteggere Rose, e che fu poco dopo schiantato da James.
Molte teste curiose spuntarono da diversi scompartimenti. Qualcuno urlò.
- Cosa diavolo sta succedendo? –
Alex Thomas, il Caposcuola Corvonero, era uscito dal suo scompartimento e aveva trovato Albus, Rose e Alice distesi sul pavimento, Scorpius che mi sosteneva ancora tra le braccia e James aveva ancora la bacchetta alzata.
- Potter! Perché diavolo ci siete sempre voi in mezzo quando succedono dei guai?
James scrollò le spalle. Fred tentava di trattenere le risate, e aveva il viso deformato da una smorfia.
Non sapevo cosa stesse succedendo alla mia faccia, ma era come se stesse andando a fuoco.
Alex mi puntò la bacchetta al viso e fu come immergere la faccia in una vasca d’acqua ghiacciata.
Mi sentii subito meglio. Al si era rialzato in piedi, e aveva aiutato Rose a fare lo stesso, facendo sparire i piccoli tentacoli che le erano spuntati sul collo.
Anche Alice si era rialzata, aiutata da Hugo che guardava sua sorella in cagnesco.
- Non toglierò punti alle vostre case perché, tecnicamente, il semestre non è ancora iniziato. Ma fate solo un’altra cavolata e giuro che vado dritto dalla MacGranitt e vi faccio espellere tutti. – disse, e puntando la bacchetta contro Fred – anche a te Weasley, è inutile che ridi -
- grazie per avermi spento la faccia, Alex – gli dissi, tornando nel mio scompartimento. Lui mi sorrise, e mi voltò le spalle.
Era proprio un bel tipo.
Alice e Hugo tornarono dentro con me, mentre Scorpius raggiunse Rose e Al.
- dammi Rose, te la metto a posto io – lo sentii dire alla ragazza, prima di chiudermi la porta alle spalle.
- la detesto – sbottai, lasciandomi cadere sul sedile.
- L’hai provocata – rispose Hugo
- Se lo merita
- Non ti aveva fatto nulla! Cosa aveva quella spilla?
- La spilla da Perfetta Cretina?
- Oh
- Tu e James non fate altro che torturarla. – intervenne Alice – è naturale che si sia stufata -
Decisi di non ribattere. Sapevo che Rose non piaceva neanche ad Alice, e persino suo fratello la tollerava poco, ma quello che aveva detto era vero. Non le ho mai reso la vita facile.
Per distogliere il discorso dall’argomento Rose, chiesi ad Hugo di uscire per togliermi i vestiti babbani ed indossare la divisa della scuola. Alice si cambiò con me, e poi ci demmo il cambio. Mentre aspettavo nel corridoio che mio cugino finisse di spogliarsi, l’occhio mi cadde nello scompartimento di Al.
Rose era appoggiata alla spalla di Scorpius e piangeva, mentre mio fratello le accarezzava un ginocchio.
Quella stupida oca piagnucolosa, pensai. 
Ma lo stomaco mi si strinse in una morsa.
Pochi minuti dopo il treno si fermò. Eravamo ad Hogwarts.
- QUELLI DEL PRIMO ANNO DA QUESTA PARTE – urlò una voce familiare. Feci un segno di saluto ad Hagrid, l’anziano guardacaccia, che mi rispose con un largo sorriso.
- dovresti chiederle scusa – Al mi era spuntato alle spalle all’improvviso.
Diedi un’occhiata dietro di me, e vidi Rose ancora appoggiata alla spalla di Scorpius, gli occhi rossi e gonfi.
- Lo farò dopo.
Al mi rimproverò con lo sguardo. Fu come se qualcosa mi avesse pugnalato allo stomaco. Incassai il colpo e feci finta di niente.
Salimmo su una delle carrozze e, quando fummo tutti seduti, questa partì nonostante non ci fosse nulla a trainarla.
Pochi minuti dopo, il castello si mostrò ai nostri occhi, imponente, maestoso, eppure così accogliente.
Entrammo nella Sala Grande, dove i quattro lunghi tavoli, uno per ogni Casa, erano stati riccamente apparecchiati.
Centinaia di candele volteggiavano a mezz’aria, e il soffitto mostrava un sereno cielo notturno, ricoperto di stelle luminose.
Al mi salutò con un cenno, e si avviò con Hugo e Alice al tavolo dei Grifondoro.
Li guardai allontanarsi, e vidi James e Fred raggiungerli poco dopo, seguiti da Scorpius che aveva salutato Rose con un bacio sulla fonte. Mia cugina andò a sedersi al tavolo dei Corvonero.
Sospirai. Ero rimasta sola, di nuovo.
Sì, perché io sono Lily Luna Potter, ultima figlia del famigerato Harry Potter, grandissima cocca di papà, migliore pozionista di tutta Hogwarts (o almeno, così dice il professor Lumacorno) , un’ottima giocatrice di Quidditch.
E sono una Serpeverde.
   
 
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