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Autore: mariafiore    16/06/2014    1 recensioni
Maylea ha quindici anni, ama leggere, suonare il pianoforte e disegnare. Non ha molti amici, e non ha segni particolari, tranne forse, una piccola macchiolina azzurra nell'occhio destro, precisamente nella sclera (parte bianca dell'occhio). Pensa che la sua vita sia una continua routine ma il giorno del suo sedicesimo compleanno questa avrà una svolta. Grazie ad un diario, Maylea, scoprirà segreti custoditi per anni e dovrà affrontare avventure misteriose e pericolose.
A tutto questo, però, si intreccerà un'aspettata storia d'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vedo le lenzuola cadute per terra, sento i capelli appiccicati al viso e la stramaledetta sveglia che suona: non possono essere già le 7. Ho passato tutta la notte a pensare, e non so a che ora sono riuscita ad addormentarmi, forse erano le 3 o forse le 4; ricordo solo di aver fatto ancora quell'incubo, quello che mi tortura tutte le notti. Mi siedo e poggio i piedi per terra, il pavimento è freddo in confronto ai miei piedi caldi, decido di alzarmi e mi dirigo verso il bagno. Faccio una doccia veloce, pettino i capelli e mi vesto; mi giro verso lo specchio: sempre gli stessi capelli castani, sempre lo stesso naso lungo, sempre le stesse labbra sottili, sempre gli stessi occhi verde scuro e sempre la solita macchiolina azzurra nella sclera. Ho solo un anno in più, tutto qui. Scendo le scale e vado verso la cucina: 

-Buon compleanno Maylea!- mia madre mi corre incontro per abbracciarmi, ricambio le smancerie e vado a sedermi.

 In realtà non sono sempre in buoni rapporti con lei, lavora spesso e non c'è quasi mai, quindi, frequentemente, rimaniamo io ed Edward da soli a casa. Sto iniziando a mangiare i cereali quando mio fratello entra in cucina, si siede vicino a me e mi bacia sulla guancia: -Buon compleanno, pulce.- finisce la frase con il suo solito sorrisetto impertinente. Io mi soffermo a guardarlo, siamo molto simili, tranne per i capelli (lui li ha biondicci, come mia madre) e per il fatto che è 10 centimetri più alto di me.

-Allora, cosa farai stasera? Esci con qualcuno o preferisci festeggiare a casa?-

-No, non esco con nessuno, e non mi va di invitare gente, mamma.-

Lei sospira e si rigira verso i fornelli. Guardo l'orologio: sono quasi le 8, se non mi sbrigo arriverò tardi a scuola. Mi alzo, prendo la felpa che avevo lasciato sul divano, e mi avvio verso la porta. 

-Maylea, stasera lavoro, quindi tornerò a casa tardi. Dopo la scuola cerca di passare dal nonno, voleva farti gli auguri, cerca di tornare per l'ora di pranzo.-

Annuisco e apro la porta, oggi sarà solo un giorno come tutti gli altri.

                                                                                         ***

Il professore sta terminando una delle sue solite noiosissime frasi quando suona anche l'ultima campana, e finalmente posso uscire dalla classe. Metto gli ultimi libri in borsa e vado verso la porta, sono ovviamente l'ultima ad uscire. Sto per afferrare la maniglia quando sento una mano sopra la mia spalla, Jeremy è prioprio dietro di me. Jeremy è alto, ha i capelli castano chiaro che cadono un po' sul viso, e gli occhi sono di un intenso verde smeraldo con qualche macchiolina gialla. E' il ragazzo più popolare della scuola, quello con i voti più alti della classe e quello più ammirato fra le ragazze (anche se non ricordo di averlo mai visto con una).

-Ciao- la sua voce è dolce e tranquilla.

-Ciao.- la mia è quasi meccanica in confronto.

-Ho saputo che oggi fai gli anni, tanti auguri!- 

-Ehm, si, grazie.- rispondo ancora troppo freddamente.

Sorride amichevolmente, mi sorpassa ed esce fuori dall'aula. Perchè mai un ragazzo come lui dovrebbe rivolgere la parola ad una come me? penso ancora a questa domanda quando arrivo ai cancelli del liceo. 

-Heeey, Mayleaa!- 

Brigit corre verso di me, mi stritola fra le sue braccia e mi stampa un bacio sulla fronte. Brigit è l'unica amica che ho, molti la trovano un po' strana per via del suo abbigliamento (occhiali stravaganti e vestiti colorati per niente coordinati) e dei suoi capelli dalle ciocche arcobaleno, ma io la trovo straordinaria.

-Buon compleanno!- il suo sorriso è così largo che sembrano quasi intravedrsi i molari.

-Grazie, Bri.- sforzo di sorriderle come se fossi all'estremo della felicità. 

-Vuoi un passaggio? Oggi ho preso il motorino per venire a scuola.-

-No grazie, devo passare prima da mio nonno.- 

Annuisce, mi stampa un altro bacio in testa e se ne va sorridendo. Le voglio davvero un gran bene, a volte non so come farei senza di lei.
Metto le cuffie nelle orecchie e inizio ad incamminarmi. A terra è pieno di foglie secche, e, nonostante la musica, sento il rumore che fanno quando le schiaccio, è un rumore che mi da quasi un senso di tranquillità. 
Arrivo a casa di mio nonno 5 minuti dopo, non abita molto lontano dalla mia scuola, se non fosse che a mala pena riesco a salutarlo potrei anche andare a pranzo da lui qualche volta.

Busso alla porta due volte, ma aspetto qualche secondo prima di intravedere la figura di mio nonno. 

-Ciao Maylea!-

-Ciao- rispondo secca. 

Entro in casa e mi metto comoda sul divano. Mio nonno si allontana e sale al piano di sopra, chissà cosa starà facendo. 
Nel frattempo, presa dalla noia, inizio a perlustrare con gli occhi l'abitazione, l'ultima volta che ci sono entrata è stato per il funerale di mia nonna. Mi sorprende vedere che è tutto come lo ha lasciato lei: le foto di famiglia sul caminetto, la collezione di piatti antichi nella credenza, la piccola sveglia non funzionante sul tavolino in soggiorno. La prendo in mano per osservarla meglio: ha l'aria un po' mal ridotta, è di uno strano color panna ma è molto arrugginita per capirlo bene; in realtà non ho mai capito il perchè ci tenessero così tanto, è vecchia e non funziona, che te ne fai di una sveglia che segna sempre le 18.30?
Sento i passi di mio nonno che scendono le scale, poso la sveglia e mi metto più dritta; man mano che si va avvicinando noto che ha qualcosa in mano, è qualcosa di quadrato avvolto in una carta che va sul beige, un regalo.
Sono ancora un po' perplessa quando si avvicina e si siede accanto a me. 

-Maylea, il regalo che ho in mano è un regalo molto importante; la nonna lo ha conservato per anni e anni, e mi ha fatto promettere di dartelo non appena avessi compiuto i tuoi 16 anni. Ti voleva tanto bene, e nonostante tutto te ne voglio tanto anche io, buon compleanno.-

Ho gli occhi un po' lucidi, ma trattengo le lacrime e prendo il regalo. 

-Grazie nonno, te ne voglio tanto anche io.- accenno un sorriso e poso gli occhi sul regalo.

Lo scarto e mi ritrovo davanti un magnifico, vecchissimo, libro. E' di vera pelle marrone scuro, e aprendolo vi è una foto di mia nonna di quando era giovane. 
Era alta e magra, gli occhi grandi e il naso come il mio, i capelli mossi erano lunghi e le coprivano le spalle, portava un semplicissimo abito bianco, aveva in volto un sorriso dolce e amabile, aveva si e no la mia età.
Instintivamente, però, i miei occhi si posano sulla sveglia sopra il tavolino: sono quasi le 14.00, è tardissimo, devo tonare subito a casa. Metto il libro dentro la borsa, saluto mio nonno e mi dirigo verso la porta; sto per scendere gli scalini che portano al marciapiede quando un pensiero mi balena in testa: "come ha fatto un orologio che non funziona da anni, e che non funzionava fino a pochi minuti fa, a segnare l'ora esatta?" Guardo il cellulare per accertarmi, sì, sono proprio le 14.00; cerco di non pensarci troppo e inizio a correre verso casa.

                                                                                ***

-Com'è andata dal nonno?- mia madre cerca di rompere un po' il silenzio che c'è a tavola.

-Bene, mi ha fatto gli auguri e mi ha regalato un libro!- sorrido entusiasta, io amo i libri. 

-Mh, bene!- accenna un sorriso un po' troppo forzato e cambia discorso. Non gliene frega niente.

Finito il pranzo mi sposto in camera mia, prendo il libro dalla borsa e mi butto sul letto. Com'è di mia abitudine guardo sempre la prima e l'ultima parola di ogni libro che leggo, quindi la prima cosa che faccio è andare a pagina 1: "caro" è la prima parola che noto, sposto il libro e lo riapro verso la fine: alcune pagine sono strappate e dietro la copertina vi è disegnata una piccola mappa, con sopra scritto "Anthea" e un sole con dei piccoli ghirigori.
Guardando meglio noto che è la mappa di una città, piccoli intrecci di linee con diversi nomi si sparpagliano su tutto il retro della copertina; eppure non ricordo di aver mai sentito una città con questo nome, e come mai le ultime pagine sono state strappate? Perché mia nonna avrebbe dovuto darmi un libro del genere?
Lo sguardo si posa di nuovo sul piccolo sole disegnato in alto, e improvvisamente un ricordo affiora nella mia mente. Ho già visto questo disegno, lo sogno ogni notte. Ma come può un incubo avere qualcosa in comune con tutto questo? Decido di riaprire il libro ed iniziare a leggere, ho il tempo di scorgere le parole "caro diario" quando un suono mi fa tornare alla realtà; mi stanno chiamando al cellulare. 

-Pronto?-

-Pronto, Maylea, sono Jeremy.-

-Ah, ciao Jeremy!- nella mia testa iniziano a nascere miliardi di pensieri sul perché di questa telefonata. 

-Senti, mi stavo chiedendo se volevi venire a prendere qualcosa con me questo pomeriggio- la sua voce, come sempre, è dolce e tranquilla.

-Ehm... Si, va bene, a che ora?- dico un po' sbalordita.

-Fra mezz'ora ci vediamo davanti il cancello del parco, ti va bene?-

-Si, certo, ci vediamo dopo!-

-Ok, a dopo Maylea!- 

Non pensavo che il giorno del mio compleanno potesse riservarmi così tante sorprese, sopratutto così insapettate. Riguardo ancora il cellulare e salvo il numero di Jeremy, sembra così assurdo. Non ricordo mi abbia mai rivolto la parola, e tutt'un tratto decide di parlarmi ed invitarmi ad uscire. Non penso di essere una di quelle ragazze che non appena un ragazzo le invita ad uscire emette un gridolino ed una piccola risata; ma non posso nascondere di essere meravigliata dal fatto di essere stata invitata prioprio da lui. Io, più che emettere gridolini, a quanto pare, mi faccio i complessi; non ero mai stata invitata prima da un ragazzo, e non so come ci si possa comportare. Ancora un po' troppo pensierosa decido di mandare un messaggio a Bri: "Mi ha appena chiamata Jeremy, stiamo andando a prenderci qualcosa assieme, ti chiamo più tardi." invio e mi alzo dal letto: sarà meglio iniziare a preararsi.
Metto un paio di jeans chiari, una felpa blu scura, un paio di converse e, giusto per essere un po' più carina, metto anche un po' di mascara. Prendo il cellulare e lo metto in tasca; mi giro verso il libro che ho ancora sul comodino, se avrò tempo lo leggerò stasera, ma sarà meglio toglierlo da qui. Lo prendo con cura e lo infilo dentro un cassetto dove tengo le sciarpe, nascosto dagli occhi di mia madre e mio fratello. Prendo le chiavi di casa e mi lancio dalle scale verso la porta, sono ovviamente in ritardo.
   
 
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