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Autore: SnowBlizard    17/06/2014    5 recensioni
BanGaze ambientata durante e dopo il periodo passato all'Alius, con un Nagumo sempre più consumato dalla Pietra e un Suzuno preoccupato per la sanità mentale del suo compagno.
{basato su It's Time degli Imagine Dragons, leggermente OOC}
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice
Salve a tutti!
Qua è la Snow che parla, dopo eoni che non mi facevo vedere sul fandom!
Ebbene sì, io sono rimasta in dietro ragazzi, non mi sono presa con GO! e quindi continuerò a scrivere delle prime tre stagioni e dei miei fantastici pargoli dell’Alius, mi dispiace!
Era da moltissimo che avevo in mente questa fic, perché l’angst sull’Alius è la mia specialità, altro che storie allegre!
E questo ritorno di fiamma lo devo a gazzelle frost, quella santa donna che è andata a trovarsi non si sa come le mie prime fic su Inazuma, e le considera forse meglio di quanto le consideri io!
Quindi grazie davvero, spero ti piaccia la storia, e che sia come te l’aspettavi!
Agli altri avventori, spero proseguiate in una lettura piacevole, e sentitevi liberi di lasciare recensioni, anche per correzioni, consigli o richieste!
A presto,
Snow

 
It’s time
 
So this is what you meant
When you said that you were spent

Esaurito.
Anzi no, consumato.
Eri stato consumato dalla pietra, ti aveva corroso fin nel profondo.
Non eri più lo stesso ormai da molto tempo, troppo.
-Nagumo, dove stai andando?-
La partita contro la Raimon era finita, Gran aveva fermato il match, anche se erano in vantaggio, perché non erano stati scelti come squadra di punta dell’Alius.
Avevano fallito.
-Vado nella stanza della Pietra.- replicò il rosso, senza degnarmi di uno sguardo.
Lo presi per un braccio trattenendolo.
-No, tu non ci torni lì. Hai già assorbito troppe radiazioni, potrebbero farti del male…-
-Ma non è abbastanza! Devo diventare più forte, o non riusciremo mai a battere quei mocciosi della Raimon!-
Si divincolò dalla mia presa con uno scatto rabbioso, continuando a non guardarmi.
-Pensaci Nagumo, la pietra ti sta-
-Uccidendo?- si girò a guardarmi finalmente , con occhi pieni di follia e rancore.
-Hai ragione  Gazel, mi sta distruggendo da dentro, posso sentirla mentre consuma ogni fibra del mio corpo, ma sai una cosa? Non mi importa. Il mio unico scopo è rendere felice nostro padre, e non importa se morirò nel tentativo, sarebbe un sacrificio che farei mille volte, se questo mi aiutasse nella mia missione.
E dovrebbe essere così anche per te.-
Lo guardai intensamente, col terrore negli occhi. Non era lui che parlava, glielo si poteva leggere in faccia.
Era diventato l’incarnazione della volontà della Pietra, un guscio vuoto che conteneva idee e parole non sue.
Io ero riuscito ad uscirne appena in tempo, disfandomi della pietra prima che prendesse il sopravvento, facendo finta di possederla ancora per non destare sospetti.
Ma lui no; lui l’aveva conservata come il più prezioso dei tesori, facendone la sua unica ragione di vita.
Non era più il Nagumo che avevo conosciuto al Sun Garden.
Ora era Torch, capitano della Prominence, disposto a tutto per soddisfare i desideri del padre.
-Ormai non gli serviamo più a niente! Nostro padre ci sta usando come burattini, lo capisci?! Non c’è nessuna missione, niente se non l’oblio! Stai cambiando Nagumo, non voglio vederti sprecare il tuo talento e la tua forza per uno stupido ideale!-
Qualcosa, nella sua espressione, sembrò cambiare.
Per un momento, un singolo istante, si era potuto vedere Nagumo, quello vero, con uno sguardo di puro terrore negli occhi.
Ma durò poco.
-Sei debole Gazel, e non mi aspetto che i deboli capiscano gli ideali che mi animano.
Se mi cerchi sai dove trovarmi.-
E detto ciò, uscì dalla stanza, lasciandomi con l’amaro in bocca e un peso nel cuore.

 
And now it’s time to build from the bottom of the pit
Right to the top
 
Le sue parole mi avevano ferito più di quanto mi aspettassi. Sapevo che non era vero ciò che diceva, che non era lui a parlare, ma sentire uscire tutta quella rabbia proprio dalle sue labbra mi uccideva, lui non era così.
Era rissoso, irascibile, irruento e irritante, ma non crudele e spietato come era stato prima.
Ma c’era una speranza.
Quell’ultimo sguardo, quella crepa nel suo atteggiamento distaccato, la paura che per un attimo aveva preso il sopravvento nei suoi occhi aveva acceso in me una forza nuova.
Ora sapevo cosa fare, avevo la mia missione.
Avrei riportato Nagumo alla normalità, gli avrei fatto risalire l’abisso in cui era sceso, passo dopo passo, non importava quanta fatica avrei fatto, lui era più importante.
 
Don’t hold back
Packing my bags and living the academy a rain check
 
 
Era arrivata la resa dei conti.
Genesis contro Raimon.
Lo scontro finale.
Era passata qualche settimana dalla nostra litigata e Nagumo non mi aveva più rivolto la parola.
Non che lo vedessi spesso; era sempre ad allenarsi o nella stanza della Pietra, senza che nostro padre alzasse un dito per fermarlo, anzi lo spronava a dare ancora di più.
Che delusione.
Stavo preparando il mio vecchio borsone da allenamento, mettendoci dentro il necessario: vestiti civili, del cibo, i miei effetti personali e altre cose che sarebbero state utili per la fuga ormai prossima da quell’inferno.
Sapevo che sarebbe crollato tutto, avevo visto Endou e la sua squadra giocare, neanche la Genesis poteva competere contro la passione che animava quella squadra.
E conoscendo nostro padre, non si sarebbe arreso alla sconfitta, e piuttosto che far trapelare il segreto dell’Alius all’esterno ci avrebbe sotterrato tutti sotto l’accademia, insieme alla Pietra.
Ma io sarei scappato prima.
Noi saremmo scappati prima.
Avrei portato Nagumo con me ad ogni costo.
Anche se ora non mi parlava, se fossimo usciti magari sarebbe tornato in sé, non potevo lasciarlo a morire così.
Presi un’altra sacca da sotto il letto, e la riempì dei suoi vestiti, che avevo preso mentre non era in camera, facendo un carico simile al mio.

 
I don’t ever want to let you down
I don’t ever want to leave this town

 
Svuotai il mio comodino in cerca di altre cose da prendere, e trovai una foto di cui non mi ricordavo.
Era stata fatta ai tempi del Sun Garden, e raffigurava me e Nagumo quando eravamo appena arrivati all’orfanotrofio; io stavo sorridendo tranquillo, mentre lui aveva la sua solita espressione imbronciata, con le braccia incrociate e le guance gonfie, mentre guardava indispettito la maestra che ci stava fotografando.
Non potei fare a meno di sorridere.
Volevo rivedere quel broncio infantile, volevo litigare con lui, volevo fare pace e rivedere il suo sorriso imbarazzato perché, dopotutto, non voleva farmi arrabbiare.
Sospirai, poi misi la foto nella sacca preparata per lui, e chiusi il tutto.
Non lo lascerò cadere insieme all’Alius, non questa volta.
 
‘Cause after all
The city never sleep at night

 
E poi si sentì l’esplosione.
Per i corridoi cominciò a risuonare l’allarme, e tutti i ragazzi uscirono dalle loro stanze, confusi e spaventati.
Le pareti cominciarono a tremare, e pezzi di intonaco si staccarono dalle pareti.
Vidi Reize e Desarm uscire dai rispettivi dormitori con un’espressione seria in volto.
Sapevano anche loro cosa stava succedendo.
Cominciarono a gridare ai propri compagni di squadra di evacuare,  e correvano a controllare che non fosse rimasto nessuno dentro.
Corsi loro incontro, trascinandomi dietro le borse.
-Avete visto Nagumo da qualche parte?-
Midorikawa si girò verso di me.
-Non vuole uscire, è nella stanza della Pietra!-
Cominciai a correre disperato per il corridoio.
-Voi fate uscire tutti e andate, a lui ci penso io!- gli gridai, per poi entrare nella stanza maledetta,  per finirla una volta per tutte.
Lo trovai seduto sotto l’enorme meteorite, illuminato dalla luce violacea che esso emanava.
-Nagumo seguimi, l’Accademia sta crollando!-
Si girò a guardarmi, sorridendo, un sorriso malato.
-Perché dovrei andarmene, la Pietra mi proteggerà, non ho nulla da temere…-
-La Pietra non farà niente, si distruggerà anche lei, ti ucciderà!-
Rise.
-Lei mi è sempre vicina, non la lascerò mai…-
Gli tirai uno schiaffo dritto in viso, con tutta la rabbia e la frustrazione che potevo.
-Lei ti è sempre stata vicina?! Chi è che ti ha aiutato quando eri per strada?! Chi è che ti ha accompagnato al Sun Garden?! Chi è che è sempre stato con te, nonostante le continue lotte e i tuoi sbalzi d’umore?! Mi hai dato del debole, ma quello debole sei te ora Nagumo, perché non reagisci e ti ribelli a questa follia?!-
Gli presi il ciondolo con la Pietra che aveva al collo, e lo avvicinai a me.
-Tu ora esci con me, perché so che nel profondo vuoi andartene quanto me, e non voglio sentire obiezioni!-  gli strappai il ciondolo, buttandolo lontano, gli diedi la sua sacca e prendendolo per un braccio cominciai a correre verso l’uscita, verso la fine di quell’incubo.

 
This road never look so lonely
This house doesn’t burn down slowly
To ashes, to ashes

Guardammo la nostra accademia cadere a pezzi, mentre la Raimon usciva, portando con sé i ragazzi della Genesis, e nostro padre veniva arrestato.
Gli volevo bene, non c’è dubbio, ma era andato oltre, e si meritava una pena adeguata per quello che aveva fatto.
Avevamo perso l’infanzia per accontentarlo, e nessuno ce l’avrebbe ridata indietro.
Intanto mi ero seduto sul bordo di un’ambulanza, e nel frattempo dei medici controllavano il nostro stato di salute, e molti ragazzi, soprattutto della Genesis, venivano portati all’ospedale, per ricevere le dovute cure mediche.
Osservai Nagumo, rannicchiato in una coperta che gli avevano dato dopo il controllo, che tremava convulsamente, guardando il vuoto terrorizzato.
Un dottore venne verso di noi, mettendogli una mano sulla spalla, poi si rivolse a me con un debole sorriso.
-Tu sei a posto ragazzo, non sei particolarmente dipendente dalle radiazioni, fra qualche mese gli effetti passeranno da soli.-
-E lui?- chiesi, indicando il rosso.
Il dottore lo guardò con pietà.
-Si rimetterà sicuramente… ma dobbiamo portarlo in clinica per la riabilitazione, è tra i casi peggiori insieme ai ragazzi che sono usciti per ultimi.- disse, indicando i giocatori della Genesis.
Cominciavo a preoccuparmi, era messo peggio di quanto pensassi.
-Potrò vederlo?-
-No,- disse l’altro, scuotendo la testa –è meglio che non veda nessuno durante la cura, e la polizia ha richiesto espressamente che gli elementi malati non entrino in contatto con l’esterno fino alla loro completa guarigione.-
Malati.
 Adesso era diventata una malattia, qualcosa di cattivo.
E pensare che fino a un giorno prima era considerata una dote, un pregio di una razza superiore.
Che ipocrisia.
Ringraziai il medico per la disponibilità, poi diedi un ultimo sguardo a Nagumo.
Gli presi la mano esitante. Nessuna reazione. La strinsi, cercando di trasmettergli tutto l’affetto che potevo.
-Torna presto, per favore…-
Mi guardò assente, senza dire una parola.
Lasciai la sua mano, e aspettai fino a quando non fu portato via dall’ambulanza.
Rimasi lì qualche minuto, per assorbire tutto ciò che era successo quel giorno.
Tutto ciò che era successo all’Alius.
Era tutto finito.
Ora potevo essere una persona normale, vivere la mia vita, decidere liberamente senza fare rapporto a nessuno.
Strinsi i pugni.
Ma quelle cose avevano senso solo se Nagumo era con me.
E così mi incamminai verso la città, pensando al modo migliore per dargli il benvenuto quando sarebbe tornato a casa.

***

Ormai quanto tempo è passato?
Qualche mese, un anno forse, o giù di lì.
E di Nagumo non ho più avuto notizie.
Una chiamata, una lettera, un messaggio, niente di niente.
Intanto la polizia ha provveduto a ridare a noi dell’Alius il Sun Garden, che è sotto la nostra completa direzione, e ogni tanto passano a vedere come va.
Non ce la caviamo male, siamo sempre stati una famiglia, sappiamo organizzarci. Poi, l’esperienza all’Accademia ci ha reso in qualche modo più responsabili, così ci affidano anche dei bambini più piccoli, orfani come noi, da tenere fino a che non trovano un orfanotrofio vero e proprio che li ospiti, oppure possono scegliere di rimanere a stare da noi, tanto la struttura è grande e noi non la occupiamo tutta.
Viviamo una vita normale, andiamo a scuola, usciamo e incontriamo altre persone.
Ma non riesco a dimenticarlo.
Come potrei d'altronde?
Siamo sempre stati insieme, e non averlo vicino mi distrugge.
Vorrei aver fatto qualcosa di più quando potevo.
Magari ora sarebbe sano.
Chissà cosa gli avranno fatto quei medici…
Intanto vado nel parco giochi, mi aiuta sempre a calmarmi.
Mi siedo su un’altalena e mi dondolo debolmente, cercando di far andar via questi pensieri dalla mia mente.
Magari è guarito, ma non è voluto tornare qua, magari si è trasferito in un altro paese, magari è stato adottato da una famiglia che gli vuole bene, magari dopo quello che è successo all’Accademia mi odia e non vuole più vedermi, magari…

 
It’s time to begin, isnt’it?
 
Passi.
Passi sul ghiaino del parco.
Passi strascicati, che non hanno fretta di arrivare a destinazione.
Si ferma davanti a me, con quel fare da sbruffone che lo contraddistingue, i miei occhi si spalancano, non vogliono credere.
Lui mi porge una foto, la nostra foto.
-Grazie del prestito,- esordisce, mentre prendo la foto tremante –ma io la mia ce l’ho già…-
Detto così, prende dalle tasche dei suoi jeans stracciati il suo portafoglio, e tira fuori una foto ormai sgualcita, usurata dal tempo e dalle volte in cui è stata toccata. Raffigura noi due, insieme, poco prima di partire per l’Alius.
In quella foto Nagumo sorride, ma quel sorriso non è niente in confronto a quello che sta facendo ora.
Un sorriso sincero, pieno d’affetto e felicità, e negli occhi dorati c’è una pace che non vedevo da anni.
Tutto il tempo che ho aspettato, tutte le preoccupazioni, tutta la rabbia e tutte le paure erano svanite, dissolte grazie ad un solo sguardo, atteso da troppo tempo.

 
I get a little bit bigger, but then I’ll admit
I’m just the same as I was

 
Mi tende una mano per farmi alzare dall’altalena, e colgo l’occasione per osservarlo meglio.
È cresciuto in altezza, forse mi supera adesso, anche se lo capirei meglio senza quel tulipano di capelli rossi che si ritrova, rimasto invariato nel tempo.
Indossa una camicia bianca, semplice, jeans strappati tenuti su da una cintura giallo fluo e le sue fidate scarpe da ginnastica, da cui non si separa mai.
La voce è un po’ più profonda, ed insieme all’altezza e al portamento meno stanco lo rendono più maturo e adulto.
-Vedo che giochi ancora nel parco giochi come un mocciosetto eh?- ridacchia, alzando un sopracciglio.
Mi riprendo dai miei pensieri, e sorrido.
-E io vedo che continui ad atteggiarti da fighetto scappando di casa..!- rispondo, incrociando le braccia.
-Te lo prometto, questa è l’ultima volta che scappo, hai la mia parola!- e scherzosamente alza la mano come per una promessa da scout.

 
Now don’t you understand
 
Poi d’improvviso mi guarda serio.
-Adesso non ricordo bene l’Alius,  e non voglio di certo farlo, i medici hanno fatto un bel lavoro su di me, ma una cosa la so, che ti ho trattato male, mentre tu cercavi sempre di aiutarmi, e per questo non riuscirò mai a scusarmi abbastanza.
Ma posso giurarti su qualsiasi cosa che nessuno potrà cambiarmi mai più, mai fino al punto di ferirti di nuovo.
Quindi, che ne dici di ricominciare, riprendere da prima che andassimo all’Accademia..?-
Detto così, mi tende la mano.
-Piacere, Nagumo Haruya.-
Lo guardo in faccia, poi la mano, poi di nuovo il viso.
Gli stringo la mano in una stretta ferma, salda.
-Suzuno Fuusuke, il piacere è tutto mio.-
Poi non ce la faccio più, e lo abbraccio.
Lo tengo stretto come fosse la mia ancora di salvezza, e molto probabilmente lo è.
-Bentornato a casa Nagumo…-
Mi stringe in risposta, e posso sentire il suo sorriso attraverso le sue parole.
-Grazie Suzuno, grazie…
Adesso, che ne dici di farmi vedere come avete messo a posto il Sun?-
-Certamente, chissà adesso i ragazzi quando ti vedranno..!-
E così lo porto dentro, verso una vita nuova, che però ricorda tanto quella vecchia.
E mai cosa ci ha reso più felici.

 
I’m never changing who I am…
 
  
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