Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Pomponella_    17/06/2014    3 recensioni
*Presa da un capitolo*
"Mika poteva diventare una dipendenza. Come il fumo, la droga, l'alcool. Solo che, a differenza di questi, quel dannato riccio mi avrebbe fatto solamente del bene."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Non so bene come, ma grazie a qualcuno, lassù, riuscii a passare anche i Bootcamp, semaforo verde, il riccio continuava a guardarmi e sorridere ed io rischiavo di sentirmi male.
Tornai a casa. Dovevo solo sapere a chi sarebbe stata assegnata la mia categoria.
Ero di nuovo su quel divano, canticchiavo una canzone. Dovevano chiamarmi per dirmi con chi sarei dovuto stare in squadra.. almeno credevo. Fissavo il cellulare. Nessuna chiamata, nessun messaggio. L’ansia saliva.
Andai a prendermi un bicchiere di succo ed accesi la tv per cercare di svagarmi.
Sintonizzai su MTV music. Sentii qualcuno cantare, una voce magnifica. Mi girai per guardare. Mika.
La canzone era “Relax- take it easy”. Rimasi a fissare lo schermo, ascoltando quella voce; mi ritrovai a ballare sul divano, era più forte di me. Proprio allora squillò il cellulare. Balzai dal divano e misi il muto alla tv.
“Pronto?!”
“Cazzolina, ma che non lo senti il citofono? Sono tre ore che suono!” Giulia. Era pure piuttosto incazzata.
“Scusa, ascoltavo una canzone..”
“Di Mika??” mi interruppe lei “Guarda che hai il volume talmente alto che si sente pure giù!”
Corsi ad aprirle, rideva.
“Che me ridi?”
“Figura di merda..” disse continuando a ridere.
Le feci una smorfia, lei ricambiò.
“Allora, hai visto con chi sei?”
“No, devono ancora chiamarmi..”
“Ma chiamarti dove?” si sbatté una mano sulla fronte “Lo hanno scritto su internet!” concluse.
Corsi in camera, afferrai il pc e mi precipitai in salotto. Ci sedemmo sul divano e cercai il sito di XFactor.
“Guarda tuu!” urlai passando il PC a Giulia che esordì con un “Cagasotto.”
“Allora..” cominciò scorrendo giù con il mouse “La Ventura ha i gruppi.”
Tirai un sospiro, mentre lei faceva una piccola pausa.
“I prossimi dilli senza fermarti.”
Aprì bocca, ma glie la tappai.
“No! No! No! Aspetta!” urlai
“E calmati!”
“Dimmi solo a chi è stata assegnata la mia categoria.”
Lesse il nome del giudice e chiuse il pc di scatto. Mostrò una faccia insicura, che nascose subito dietro ad un sorriso, finto.. come se non me ne fossi accorto.
“MIKA!!” urlò, facendomi cadere dal divano. Spalancai gli occhi, non potevo realizzare. Non potevo essere davvero in squadra con lui.
Cominciai a saltare, non capivo più nulla, avevo nella testa solo quel riccio adesso. Quella strana fossetta, i suoi occhioni, la sua risata. Avrei davvero lavorato con lui. Sempre se mi avesse scelto..

Poco tempo dopo, io e gli altri ragazzi della mia categoria, fummo trascinati a Dublino, per sapere se Mika ci aveva scelti. Un po’ più lontano, no eh??
Ci fecero accomodare su delle poltrone gigantesche, morbidissime.
Eravamo 6 ragazzi: Io, Daniele ed altri 4
Quando vidi Dani raggiungere Mika nell’enorme giardino, dopo un’enorme porta marroncina, il mio unico pensiero fu “Oh cazzo, dopo tocca a me.”
Cominciai a mordermi l’unghia del pollice. Odiavo l’ansia.
Lo sentii urlare e lo vidi correre verso di me, mi abbracciò. “Mi ha presoo!!”
Un tipo dello staff mi fece segno di andare avanti ed entrare. Mika era seduto su una sediolina bianca, anche lui si mordicchiava le unghie.
“Ciao..Mika..” sussurrai sedendomi di fronte a lui.
Per un momento rimanemmo a fissarci. Sorrideva. Di nuovo quella fossetta sulla guancia. Non riuscii a resistere e sorrisi anche io. Mi fermai a guardare le sue labbra, mi accorsi però che continuava a fissarmi, alzai lo sguardo ed incrociai il suo, diventando di un colore rosso porpora.
“Ciao Leo!” la sua voce con quell’accento particolare mi aiutò a calmarmi.
“Alora..” gesticolava “È stato molto dificile.. ma ho sceltuto..ehm..scelto..” cominciò a ridere.
Io invece ero in silenzio: panico totale. Respirai profondamente, lui si avvicinò, guardandomi e facendo una smorfia strana che mi fece sorridere. “Perché fai quella facia?”
“Sono agitato..”
“Ah..” ricominciò a ridere, per poi calmarsi e riprendere una faccia seria. “Tu hai un grande potenziale, poi ho visto che suoni il piano very good..”
Cazzo, parla!
“Quindi.. io ho deciso che ti volio nella mia squadra.”
Urlai, non lo feci nemmeno apposta. In preda alla felicità gli saltai al collo e lo abbracciai. Peccato che solo dopo mi resi conto dell’enorme cazzata fatta. Mi staccai, anche se lui stava ricambiando l’abbraccio.
“Ehm.. scusami.” Sorrisi, abbassai la testa.
“Relax!” non la smetteva più di ridere “Ci vediamo tra pochi giorni..”
“Certo che si.” Ci stringemmo la mano.
Quel contatto fisico mi provocò un sacco di emozioni, tutte in una volta.
Corsi fuori, cominciai ad urlare. Daniele venne verso di me e ci abbracciammo di nuovo.
“Siamo in squadra con Mika!!” urlammo ancora.
Nella mia testa frullava solo il suo nome. E quel profumo di fragole che mi era entraro nelle narici quando lo avevo abbracciato.
Mika. Mika. Mika..
Ma che stavo facendo? Non poteva piacermi lui. Impossibile. Avremmo lavorato insieme, basta. Con lui non sarebbe successo nulla. Mi voltai a guardare il giardino poco prima e strinsi i pugni.
“Sta succedendo davvero.” Pensai.
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Mi balenò in testa di nuovo l’immagine di quel maledetto, bellissimo sorriso di quello stupendo riccio.
“Sarà solo il mio coach, niente di più.. cavolo però, che due occhi che sembrano due nocciole, quei dentini da castoro..”
“Leo?!” mi sentii chiamare. Era Dani. “Svegliati, guarda che stiamo atterrando”
“Eh, si.. sono sveglio..” cominciai a stropicciarmi gli occhi
Scendemmo dall’aereo, trovammo Alessandro Cattelan ad aspettarci all’uscita dell’aeroporto.
“Ciao a tutti, ragazzi!” aveva una faccia seria, ma sorridente. “Ci vediamo qui a Fiumicino alle 22 in punto, poi andiamo a Milano.”
Solo due ore per prepararmi?!
“Mi dispiace davvero fare tutto di fretta, ma abbiamo dovuto accorciare i tempi quest’anno..”
Sbuffai, presi un taxi e mi feci accompagnare a casa. Giulia mi aprì subito, ansiosa, sembrò che mi stesse aspettando dietro la porta.
“Come è andata?!”
“Mi ha preso!!” urlai, sorridendo come un ebete.
Lei però non era felice, fece ancora finta di sorridere. Si andò a sedere sul divano, senza dire più nulla.
“Ma che hai?”
Non rispondeva. Mi sedetti vicino a lei, cominciai a giocare con i suoi capelli. Non disse nulla.
“Va beh.. allora io vado a preparare la mia roba..”
Andai in camera e cominciai a mettere calzini, mutande, vestiti, magliette nelle valigie.
“Leo..?!” mi sentii chiamare, la sua vocina. Mi voltai e le sorrisi. Lei continuava a tenere il broncio, poi andò via. Sbuffai, terminai di preparare la mia roba e la raggiunsi in salotto.
“Mi dici che ho fatto?” chiesi ancora, buttandomi accanto a lei sul divano. Per tutta risposta, lei si alzò e andò in cucina, per poi sedersi sul divano. Silenzio assoluto, andai da lei faceva dondolare le gambe, la testa bassa. Quel non parlare faceva male.
“Mi dici che c’hai?” provai ad afferrarle la mano, ma la allontanò, scendendo dal tavolo.
“Non capisco che cavolo è successo, Giulia..”
“Divertiti con Mika.” Sussurrò rompendo il clima di silenzio che c’era stato fino ad allora. Ora ero io a non sapere cosa dire. Quella sparata mi aveva dato fastidio.
“Che c’entra Mika?! Che sei diventata gelosa tutto ad un tratto??”
“No, anzi. Non mi interessa proprio. Devi andartene? Ciao!” rispose con aria fredda.
Ero senza parole. Corsi in camera mia, afferrai le valigie ed uscii di casa, sbattendo la porta. Lasciando lì il mio piano e.. la mia migliore amica. Ma cosa gli era preso? Misi le cuffie e le lacrime cominciarono a scendere. Pioveva. Il tempo calzava a pennello con il mio umore. Perché lei ce l’aveva così tanto con Mika? Si sbagliava, tra lui e me non ci sarebbe mai potuto essere nulla. Non capivo il motivo di quel suo comportamento. La cosa che mi fece più male fu il fatto che non avevo potuto salutarla, che ci saremmo rivisti chissà dopo quanto e non mi aveva dato la possibilità di abbracciarla. Sarei voluto correre su, suonare alla porta e stringerla forte, fra le mie braccia; ma qualcosa, una cosa brutta e meschina chiamata “orgoglio” me lo impedì. Stupido. Stupido. Stupido.

 

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Ecco un altro capitolo! Probabilmente farà cagare (sì, fa cagare.) ma dovevo.
A domani per un altro capitolo, grazie per le visite!
Tante coccole e tanti bacini!!

   
 
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