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Autore: Verdeirlanda    17/06/2014    3 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice:
Ecco a voi la seconda parte del dodicesimo capitolo, è un po' lunga, spero mi perdonerete. ;) 
Grazie, come sempre, a chi spende minuti preziosi della propria esistenza per leggere la mia storia e per recensire. ^^ 
Tante care cose!
VerdeIrlanda 


Seconda parte.


Beatrice si sentì scuotere con delicatezza, aprì gli occhi.
"Principessa, buongiorno." le disse Zoroastro sorridendo.
La ragazza si guardò attorno, la luce del mattino illuminava la stanza di riflessi dorati, in un attimo ricordò ciò che era successo la sera prima. Deglutì, scosse la testa, mormorò un saluto.
Zo, in piedi vicino a lei, le chiese: "Ma che ci fai sulla poltrona?"
 "Oh, io...devo essermi addormentata qui." mentì, non aveva mai mentito a Zoroastro da quando si conoscevano, ma non poteva dirgli cosa fosse accaduto. 
"Leonardo e Nico sono in cortile, fingono di lavorare a qualcosa, così le spie di Riario non avranno sospetti, adesso li raggiungo...ma ti senti bene?" le chiese guardandola, Beatrice sembrava confusa, il suo viso era cupo e pallido, gli occhi verdi era gonfi e arrossati.
"Sì...sto bene, sono solo rintronata, non ho dormito granché..." rispose lei, il che non era una bugia vista la nottata quasi insonne.
Provò ad alzarsi ma una fitta di dolore al bacino la fece fermare, trattenne un'imprecazione e ci provò di nuovo, questa volta riuscì a mettersi in piedi e andò verso il catino per lavarsi.
Zoroastro la guardava, vedendo le sue mosse lente e il suo passo leggermente claudicante chiese: "Perché cammini così?"
Beatrice si sciacquò il viso, l'acqua fresca le diede un leggero sollievo, respirò profondamente, gli rispose borbottando "La poltrona non è molto comoda...sono indolenzita..."
Zoroastro la osservò insospettito dal suo modo di fare, aspettò in silenzio per un po', poi ripeté la domanda: "Sicura di star bene?" 
"Ti ho detto che ho dormito male." rispose bruscamente Beatrice senza nemmeno girarsi.
"Va bene, non ti scaldare." rispose Zo stupito, Bea non gli aveva mai parlato con quel tono "Ero solo preoccupato."
Beatrice sospirò un paio di volte, sentiva delle lacrime rabbiose pungerle gli occhi: "Scusa.* mormorò "Sono solo nervosa." 
Zoroastro sorrise: "È più che comprensibile visto ciò che dobbiamo fare oggi." 
"Mi vesto così vi raggiungo fuori, d'accordo?" disse Beatrice sparendo dietro alcuni scaffali colmi di libri per prendere dei vestiti da un baule.
Il dolore non era passato ma almeno sembrava diminuito, Bea si tolse la camiciola da notte, nel vestirsi guardò in basso, sulle cosce aveva i segni dell'aggressione di Riario, delle strisce violacee che ormai tendevano al blu, lì, dove le sue dita avevano l'avevano afferrata con violenza. Rapidamente la ragazza tirò su i pantaloni di pelle e li allacciò. Indossò una camicia grigia facendo finta di non vedere altre macchie bluastre su un seno e su un braccio.
Zoroastro si sedette sul letto, ma si rialzò subito, aveva appoggiato le natiche su una scomoda gobba del materasso. Zo osservò il letto, c'era qualcosa di azzurro, della stoffa appallottolata, ecco cosa creava quella gobbetta. Prese un lembo del tessuto ceruleo, lo tirò, rivelando una camicia da notte di Beatrice, la riconobbe, gliela aveva vista molte volte addosso. Zoroastro guardò l'indumento ed inorridì: "Porca puttana..." mormorò. La stoffa era strappata in diversi punti, una spallina era rotta, e c'erano delle piccole macchie scure simili a quelle lasciate da uno schizzo di sangue.
"Hai detto qualcosa?" chiese Beatrice mentre allacciava i nastri della camicia grigia, fece capolino dagli scaffali, e vide che Zoroastro stringeva tra le mani la camicia da notte azzurra, quella che Riario le aveva strappato di dosso. 
"Bea...cosa è successo?" chiese Zoroastro, anche se nella sua mente era lampante ciò che fosse accaduto a Beatrice, comprese il perché del suo comportamento anomalo.
La ragazza non riuscì a dire nulla, il suo sguardo disperato passava dagli occhi di Zo all'indumento, in modo frenetico. Zo glielo chiese di nuovo.
"Niente, non è successo...niente..." rispose lei a voce bassa.
"Beatrice..." disse Zoroastro guardando la camicia da notte "Questo non è niente! La stoffa è strappata, c'è del sangue! Parlami, dimmi cosa è..."
"Non chiedermi nulla Zo!" esclamò lei "Non...adesso." 
Zoroastro la scrutò, sospirò cercando di placare la rabbia: "Chi è stato?"
Beatrice lo implorò: "Zo..." i suoi occhi verdi erano lucidi e gli chiedevano in silenzio di tacere.
"Dimmi chi è quel lurido figlio di puttana!" disse Zo stringendo i pugni attorno alla stoffa così forte che le nocche divennero bianche "Dimmi chi è stato così vado ad ammazzarlo di botte!"
Lei lo lo supplicò di nuovo: "Non ne voglio parlare, ti prego! Perché, perché mi devi tormentare!" gli gridò, e a quel punto le lacrime scivolarono copiose sul suo viso, si voltò singhiozzando.
Zoroastro continuava a guardarla sconvolto, si passò una mano tra i capelli, poi gettò l'indumento sul letto e si avvicinò a lei, la abbracciò teneramente da dietro: "Scusami...sono un coglione, scusa..." mormorò stringendola.
Beatrice respirò a fondo e si lasciò cullare dall'abbraccio caldo di Zoroastro.
Dopo un lungo silenzio disse: "Zo, promettimi che non ne parleremo fino a che non sarò pronta a farlo."
Zo sospirò: "Bea..."
"Promettimelo!" chiese lei intrecciando le dita con quelle di lui.
Lui non poté far altro che assecondarla, le baciò la testa: "Va bene, non ti chiederò più nulla." rispose, anche se nella sua mente aveva già un sospetto che era quasi una certezza. Nessuno nel quartiere si sarebbe azzardato a farle del male, era benvoluta da tutti. C'era solo una persona così perversa da aggredire Beatrice in modo così brutale.
La ragazza si staccò da lui, si girò a guardarlo, gli accarezzò il viso: "Grazie." mormorò, lui le sfiorò le labbra con un bacio, per Beatrice sentire il suo sapore fu come un sollievo.
Bea andò verso la porta, gli disse: "E per favore, non dire nulla a Leo e Nico." 
Zoroastro annuì e la seguì nel cortile.


Girolamo Riario salì in groppa all'andaluso nero che, come era solito ricordare lui stesso, gli era stato donato personalmente dalla regina di Spagna.
Aveva indossato la divisa più elegante per sfilare in trionfo lungo le strade di Firenze.
Dal balcone del palazzo Lorenzo De Medici salutò pubblicamente il corteo del conte, li ringraziò per i servigi resi a Firenze e per aver sgominato ogni nemico, e diede inizio alla parata. Due paggi aprivano il corteo portando con fierezza la bandiera di Roma e lo stemma papale, dietro di loro Riario con Mercuri alla sua destra e Grünwald alla sinistra, e infine i suoi soldati a cavallo, poi i fanti. Attorno a loro i cittadini li accompagnarono festaioli, i musici suonavano e dalle finestre si gettavano petali di fiori.
Antea era tra la folla, strizzò l'occhio a Mercuri quando le passò davanti. Anche lei avrebbe presto lasciato Firenze, sarebbe andata a Napoli qualche giorno dopo con i mercenari che avrebbero scortato Leonardo e Zoroastro, non vedeva l'ora di salpare sul Caronte verso la Volta Celeste. Si allontanò dalla confusione per tornare alla locanda in cui avrebbe alloggiato in quel breve periodo, per farlo passò davanti alla bottega del Verrocchio.
Si accostò a un uomo calvo e massiccio, una delle sentinelle di Riario: "Sono tutti dentro?"
L'uomo, che tutti conoscevano come Salvo, annuì: "Sì, da stamattina. Per un po' hanno lavorato in cortile, poi sono andati dentro, a mangiare credo."
Antea decise di entrare per fare visita a Beatrice. In quei mesi si era divertita molto a presentarsi in bottega solo per ricordarle il modo atroce in cui era morta sua madre. Forse oggi le avrebbe preventivato quanto sarebbe stato triste rimanere da sola senza suo fratello e il suo innamorato. Sorridendo attraversò il cortile, entrò nel laboratorio di Beatrice, era deserto, allora si diresse verso quello di Leonardo.
"C'è nessuno?" chiese entrando, ma anche questa stanza era vuota.
Con rapidità raggiunse la cucina, entrata nella stanza si guardò attorno, non c'era nessuno.
Antea si fece sospettosa, che fossero al piano di sopra? Ma lì ci sono solo le stanze in cui lavorano alcuni allievi del Verrocchio, non ha senso. Stava per lasciare la stanza per avvisare le sentinelle, ma si fermò: "Dove diavolo eravate?" chiese trovandosi di fronte Zoroastro.
"Di là." rispose semplicemente lui "E tu cosa vuoi?"
"Non c'era nessuno di là!" rispose Antea "Ho guardato nei laboratori, sono vuoti. Dove sono gli altri?"
"Te l'ho detto, di là. Vieni a vedere tu stessa se non mi credi."
Antea sbuffò infastidita e fece per uscire dalla cucina. Zoroastro attese che lei lo superasse, a quel punto le passò un braccio attorno al collo e strinse forte, trascinandola verso il centro dalla stanza. Antea cercò di chiedere aiuto, scalciò cercando i colpire i suoi stinchi, ma le mancava il fiato e non riusciva ad agire con precisione.
Zoroastro aumentò la pressione contro la gola della donna fino a che non la sentì tremare, poi lasciò che Antea cadesse a terra, e lei annaspò per riprendere fiato.
Zo la bloccò a terra con un ginocchio, le legò i polsi dietro la schiena.
"Bast...bastardo..." disse Antea con un rantolo.
"Risparmia il fiato." disse lui imbavagliandola con una pezza, la girò per guardarla negli occhi "Ringrazia qualunque demone a cui sei devota che io non sono come te, perché se lo fossi ti farei la stessa cosa che tu hai fatto a tua sorella." prese la donna per le spalle e la trascinò fino alla dispensa. Gli occhi di Antea scintillavano per la rabbia, gli rivolse uno sguardo colmo d'odio.
"Sogni d'oro." disse Zoroastro, e le premette contro il naso una pezza imbevuta con una miscela soporifera.  In meno di un minuto la donna svenne, e Zo la chiuse a chiave nella dispensa. Controllò che le sentinelle non si fossero allertate, e tornò al piano di sopra, da una delle soffitte salì sul tetto dove gli altri lo stavano aspettando.
"Allora?" chiese Leonardo.
"È addormentata e chiusa nella dispensa. Le tue spore sono stata una buona idea." disse rivolto a Beatrice.
"Meno male che tu l'hai vista entrare in bottega." rispose Bea "Non trovandoci avrebbe subito dato l'allarme."
"Abbiamo comunque meno tempo di prima, tra qualche ora i mercenari si chiederanno cosa stia facendo Antea e verranno a controllare. Sbrighiamoci." disse Zoroastro e guidò gli altri attraverso i tetti di Firenze.


Riario e Mercuri cavalcavano fianco a fianco senza parlare.
Avevano lasciato Firenze da un'ora ormai, ma Lupo sapeva quanto il conte trovasse tedioso chiacchierare durante un viaggio. Tuttavia a un certo punto gli chiese: "Siete stato via molto ieri notte. Posso chiedere dove siete andato?"
Riario dapprima rispose con un risolino, si umettò le labbra: "Sono stato da Beatrice Da Vinci."
Mercuri lo guardò stupito: "Siete stato a letto con lei?"
"Sì caro Lupo." rispose soddisfatto.
"Non credevo che Vi avrebbe permesso di entrare nelle sue sottane, mi è sempre sembrata piuttosto freddina con Voi."
"Non ha avuto molta scelta." rise Riario "E credetemi, è tutt'altro che fredda."
Mercuri comprese, sorrise.
"Mi spiace solo che non fosse più illibata. L'espressione che ha una donna mentre viene deflorata è deliziosa." Girolamo fece spallucce "Tuttavia è stato molto piacevole."
"Una volta tornati dalla Vostra missione potrete ripetere l'esperienza." commentò Mercuri, poi un sorriso si allargò sul suo viso "Oppure potreste portarla con Voi sulla nave. Un piacevole passatempo nelle lunghe notti in mare..." lo stuzzicò.
Riario riflettè: "In effetti non è una cattiva idea."
"Mi sembra strano che non ci abbiate pensato Voi stesso."
"Beatrice era solo una fantasia all'epoca, ma ora che so come è nella realtà..." Riario si passò la lingua sul labbro, fece un cenno a un giovane soldato "Torna a Firenze e riferisci a Antea Salonicco che sua nipote Beatrice verrà sulla nave con noi, dille di informare gli altri."

 
Zoroastro si muoveva sui tetti della città agile e veloce come un gatto, gli altri lo seguivano con minor eleganza. Beatrice era la più impacciata, ogni tanto avvertiva qualche fitta alle gambe e al bacino, Zoroastro la teneva d'occhio pronto ad aiutarla.
Era ammirato dalla fierezza con cui Beatrice stava affrontando la violenza subita, dal suo cercare di sembrare disinvolta nonostante il dolore che le invadeva le membra e la sofferenza che stritolava il suo animo. Beatrice era piena di forza, lo sapeva bene, e ora poteva vederlo nella sua ostinata voglia di non mostrare agli altri alcun cedimento.
"Dobbiamo scendere." disse Zoroastro indicando una terrazza "Un salto di un paio di metri, più o meno." lanciò la sua sacca e saltò atterrando con sicurezza, dopotutto lo aveva fatto centinaia di volte, Leonardo fece lo stesso. 
Nico e Beatrice li guardarono dall'alto, il biondo era piuttosto preoccupato.
"Hai bisogno di aiuto?" chiese Zoroastro a Beatrice.
Beatrice passò loro la sua sacca: "No, mi calo dalla grondaia." abbozzò un sorriso "Nico, fai come me."
Si inginocchiò sul bordo del tetto e allungò le gambe verso il basso, piantò saldamente i piedi sul muro e scese tenendosi al tubo metallico, arrivò sulla terrazza con un saltino, sentì un dolore intenso lungo le cosce e lanciò una piccola imprecazione.
Zo si precipitò da lei: "Tutto bene?" 
"Sì, sì, tranquillo." rispose Beatrice respirando a fondo per far cessare il dolore "Adesso passa..."
"Ti sei fatta male?" chiese Leonardo.
"No no, deve essere stato il contraccolpo..." minimizzò lei.
"Sei stata comunque agile!" commentò Leo.
Beatrice si sforzò di sorridere per il fratello: "Sono cresciuta con voi due, non potevo non imparare certe cose da maschiacci."
Leonardo rise, spronò Nico a sbrigarsi. Il biondo imitò le mosse di Beatrice, scese dalla grondaia sano e salvo, anche se nell'atterrare per poco non finì col sedere per terra.
Zoroastro li fece attraversare la terrazza, indicò un altro tetto, per fortuna era allo stesso livello della terrazza e distante solo mezzo metro, non fu difficile arrivarci.
Giunti al bordo di quell'ennesimo edificio Zo disse: "Ecco. Saliamo su quel tetto con i quattro comignoli, poi entriamo nella soffitta da quella finestrella."
"Sarà sicuro?" chiese Leonardo.
"È una casa abbandonata, ci vivono alcuni vagabondi. Non diventano violenti a meno che tu non voglia portargli via il loro spazio." disse Zoroastro arrampicandosi con destrezza.
"Ma come diavolo fa..." commentò Nico.
Leonardo con le mani fece da scalino per Beatrice e Nico mentre Zo li aiutava a salire prendendoli da sotto le braccia. 
Zoroastro tenne aperta la finestra per far entrare gli altri, poi si calò nella soffitta: "Seguitemi, statemi vicino." disse aprendo una porticina che dava su un corridoio, raggiunsero le scale, iniziarono a scendere.
L'odore di urina e polvere era nauseabondo, Beatrice si coprì il naso con la manica della camicia, Nico imprecò, aveva pestato qualcosa di viscido.
Un uomo sdraiato per terra li guardò, riconobbe Zoroastro, alzò la mano in segno di saluto.
Zo ricambiò il saluto, gli lanciò una moneta: "Tu non ci hai visti Fosco."
L'uomo afferrò al volo il fiorino: "Visto chi?" commentò rimettendosi a dormire.
Non incontrarono difficoltà nella discesa fino al piano terra, arrivati al portone Zoroastro sbirciò da una finestra rotta: "Non vedo né guardie né facce sospette. A parte quel  ladruncolo laggiù, ma lo conosco, tiene d'occhio solo le nobildonne, noi non attireremo il suo interesse."  Aprì la porta e uscì, gli altri lo seguirono.
"E adesso?" chiese Leonardo.
"In cinque minuti saremo alle mura, la porta della città è ancora aperta." rispose Zoroastro camminando velocemente.
Arrivarono alla Porta di San Frediano, c'erano alcune guardie ma erano distratte, guardavano divertite da un  gruppetto di musici intenti ad intrattenere degli ubriachi che saltellavano goffi a tempo di musica 
Zoroastro e gli altri oltrepassarono la Porta e si lasciarono alle spalle le mura di Firenze.


Antea sentì dei pizzichi sulla faccia, aprì gli occhi lentamente.
"Antea! SvegliateVi!" Salvo la scuoteva preoccupato, le aveva slegato i polsi e tolto il bavaglio "Ma che Vi hanno fatto?"
"Zoroastro..." sibilò con un fil di voce, si mise seduta, le veniva da rimettere "Quel bastardo! Mi ha legata e mi ha drogata..." gattonò fino all'angolo della cucina e vomitò grumi di saliva.
Paolo, un'altra sentinella con i capelli radi e biondi, disse: "Ho setacciato i dintorni con Mario, non ci sono. Devono essere scappati ore fa."
Salvo gli disse: "Possiamo comunque raggiungerli, non saranno molto lontani da Firenze, sono fuggiti sicuramente a piedi."
Antea si mise in piedi reggendosi al tavolo: "Potevate venire prima!"
Salvo sbuffò: "Non pensavamo certo Vi fosse capitata una cosa del genere! E se non fosse stato per lui non sarei nemmeno entrato a cercarVi." indicò un giovane soldato rimasto sulla soglia.
Lei lo riconobbe: "Eravate nel corteo di Riario, perché siete tornato indietro?" chiese Antea con voce debole, dovette sedersi sul tavolo, la testa le girava.
"Il conte mi ha chiesto di riferirVi un messaggio, quando partirete per Napoli dovrete portare la signorina Beatrice con voi." rispose il soldato.
"E perché mai mia nipote dovrebbe venire con noi?" chiese Antea soffocando un conato.
"Non lo so madonna..."
Paolo rise: "Lo so io!" disse muovendo volgarmente il bacino avanti e indietro.
"Ma non dire stronzate!" lo rimproverò Salvo.
"Guarda che è quello che è successo ieri. Il conte è venuto qui di notte, è stato almeno due ore con la ragazza, dovevi vedere il sorriso che aveva quando è uscito." precisò il biondo.
Antea comprese, alla fine Riario si era preso ciò che voleva e Beatrice aveva avuto ciò che meritava per abbassare la cresta, quel pensiero le fece tornare il buonumore.
"Non disperiamo, li possiamo trovare." disse la donna dopo aver bevuto un sorso d'acqua "E una volta ripresi li consegneremo tutti e quattro al conte Riario."


"Ce l'abbiamo fatta! Ah ah!" esultò Leonardo voltandosi, Firenze era un punto all'orizzonte, si erano ormai addentrati nella campagna.
Zoroastro camminava al fianco di Beatrice, le accarezzò una guancia: "Tutto a posto?" le chiese a voce bassa.
Lei annuì, sorridendo: "Sono stanca, ma va tutto bene."
"Senti ancora male?" 
Bea sospirò: "Ho come dei crampi, ma non sono molto dolorosi." 
Leonardo si fermò guardando gli amici: "Adesso dobbiamo solo arrivare a Pisa per salpare."
"A piedi ci metteremo un'eternità." commentò Nico.
"C'è un accampamento di gitani non molto lontano da qui, possiamo comprare un carretto e un cavallo da loro." disse Zoroastro avviandosi.
"E se non ce li vendono?" chiese Nico.
"Allora sì che dovremo andare a piedi." disse Leonardo.
Zoroastro sorrise: "Non rifiuteranno, vedrete, ho già fatto affari con loro."
E infatti gli zingari, dopo un veloce contrattare, furono ben contenti di vendere loro un vecchio carretto e un cavallino pezzato.
Il viaggio verso Pisa fu tranquillo, ogni giorno temevano di essere scoperti, ma la fortuna fu dalla loro, e raggiunsero la città prima del previsto.
Leonardo prese subito contatti con il capitano dell'Argonauta e gli mostrò le carte firmate da Lorenzo de Medici.
"Ci sono ovviamente anche questi, un segno di stima del Magnifico per lavoro che avete sempre svolto per Firenze." disse Leonardo porgendo all'uomo un sacchetto colmo di fiorini d'oro.
Il capitano rise prendendo i soldi: "È un segno molto apprezzato. Dunque volete partire per una rotta mai esplorata, interessante. Io ho avuto il mio compenso, quindi si può fare. Salperemo tra due giorni, presentatevi alla dodicesima ora, poco prima dei Vespri." ***
Leonardo e gli altri alloggiarono in una locanda vicino al porto.
Stavano cenando quando Nico pose la domanda che tutti avevano pensato ma nessuno voleva pronunciare: "Credete che ci troveranno?"
Leonardo inghiottì il pezzo di pollo che aveva in bocca: "Sicuramente sono sulle nostre tracce."
"Riario non è ingenuo." rispose Beatrice "Sa che anche noi vogliamo trovare il Libro, i porti saranno i primi posti dove ci cercheranno."
"E Pisa sarà in cima alla lista, è vicino a Firenze e molte navi usate dai Medici partono da qui." concluse Leonardo.
Zoroastro bevve un sorso di sidro e disse: "Sentite, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Domani sera salperemo, ci basterà non dare nell'occhio e rimanere nascosti fino ad allora."
Il giorno dopo la tensione per la partenza era palpabile. Avrebbero lasciato l'Italia per una meta sconosciuta, che forse nemmeno esisteva. Ma se fosse esistita come sostenevano i Figli di Mitra avrebbe potuto celare numerose insidie.
Mancava meno di un'ora ai Vespri, Leonardo e gli altri si infilarono per le vie del mercato, procedevano guardinghi, e per stemperare l'agitazione ogni tanto si fermavano a guardare le chincaglierie esotiche, o presunte tali, messe in vendita dai marinai
Mentre aspettavano Leonardo, perso davanti a una bancarella di strani ingranaggi per le carrucole delle navi, Zoroastro abbracciò Beatrice da dietro, appoggiando la sua testa su quella di lei: "Credi che ce la faremo a trovare il Libro?"
"Non so nemmeno se troveremo una città navigando in quella direzione." bisbigliò lei "Ma almeno ci allontaneremo da chi vuole farci del male." poi si girò di scatto tra le braccia di Zo, lo guardò negli occhi, preoccupata "Quel ragazzo biondo con la casacca azzurra, quello vicino alla bancarella delle reti. Credo di averlo già visto a Firenze."
Zoroastro guardò in quella direzione, e riconobbe subito una delle sentinelle di Riario: "Merda! Andiamo via da qui." esclamò, tenendola per mano la guidò in mezzo alla folla, raggiunse Leonardo e Nico "Gli uomini di Riario." bisbigliò all'amico. L'artista e il suo allievo impallidirono, e seguirono Zoroastro per allontanarsi. 
"Credi che ci abbia visti?" chiese Leonardo.
"Non stava guardando nella nostra direzione quando lo ho visto." rispose Beatrice.
"Ci saranno altre sentinelle?" domandò Nico stringendo nervosamente la tracolla della borsa. 
"Di sicuro!" esclamò lei "Dobbiamo andare subito alla nave." 
Il molo non era molto lontano, cercarono di confondersi tra la folla camminando veloci.
Nico si voltò un istante e le vide, le sentinelle che spesso si aggiravano attorno alla bottega del Verrocchio erano dietro di loro, si facevano largo tra la gente a spintoni.
"Veloci veloci! Ci sono alle calcagna!" esclamò, e in un attimo cominciarono a correre per fuggire. Beatrice teneva stretta la mano di Zoroastro, si guardava attorno cercando una via per seminarli.
A un certo punto Leonardo si fermò, per poco lei non andò a sbattere contro la sua schiena: "Che cosa fai?" chiese.
"Affrontiamoli." rispose Leonardo sguainando la spada "Sono solo in due..." si voltò, i due uomini erano spariti.
"Li abbiamo seminati." commentò Nico.
"O ci hanno superati passando per quel vicolo per poi sbarrarci la strada." disse Zoroastro indicando una stradina laterale.
Leonardo rinfoderò la spada e disse: "Sono sempre e comunque due..." 
Beatrice scosse la testa: "Saranno andati a chiamare dei rinforzi, dobbiamo raggiungere la nave, subito!" esclamò agitata. 
Ripresero a correre e raggiunsero i moli, il mare accanto a loro si stava tingendo dei colori del tramonto. Non mancava molto all'attracco dell'Argonauta quando la supposizione di Zoroastro si rivelò esatta, si trovarono davanti Salvo il pelato e Paolo il biondo, con loro c'erano altri tre uomini.
I due gruppi erano uno di fronte all'altro, si scrutavano, portando le mani alle armi. 
Il molo si svuotò rapidamente, nessuno voleva rimanere coinvolto in un combattimento.
Leonardo lanciò uno sguardo eloquente a Zoroastro, il quale annuì, poi infilò rapidamente la mappa nella sacca della sorella: "Corri alla nave con Nico, noi Vi raggiungiamo..."
"Col cavolo che vi lascio da soli, sono troppi!" esclamò lei.
Salvo non perse un istante e urlò ai suoi uomini di prenderli tutti vivi.
"Bea, ti prego, vai!" le gridò Leonardo mentre con Zoroastro si lanciavano in direzione dei loro aggressori. Il primo a cadere fu Paolo, aveva messo troppa foga nell'attacco, forse aveva sottovalutato il nemico, e Leonardo gli trafisse il petto.
Zoroastro si liberò di un secondo aggressore, gli trapassò lo stomaco e con un calcio lo scaraventò in mare, le altre sentinelle per un attimo lo guardarono affogare.
Beatrice sfruttò quel momento di distrazione e stringendo tra le dita un pugnale disse a Nico di seguirla e cominciò a correre, il biondino le andò dietro.
Superarono il gruppo degli aggressori e si diressero verso l'Argonauta. All'improvviso Beatrice si sentì trascinare all'indietro con una forza inaudita, perse l'equilibrio e cadde a terra, si voltò, un uomo corpulento con la faccia striata di cicatrici l'aveva afferrata per la cinghia della sacca.
"Maledetto!" gridò mentre l'uomo la sollevava di peso per portarla via, con tutta la forza che aveva conficcò il pugnale nella spalla dell'uomo, che la gettò a terra con un urlo di dolore.
Beatrice cadde battendo la testa ed ebbe come l'impressione che il mondo attorno lei stesse girando vorticosamente. L'uomo si tolse il pugnale dalla carne e lo lanciò lontano, si precipitò ad afferrare di nuovo Beatrice, ma Nico fu più veloce, con un grido conficcò la sua spada nel petto di quell'energumeno. L'uomo cadde a terra senza un fiato.
Bea guardò Nico, colpita, era stato un gesto incredibile, efferato, lui la aiutò ad alzarsi.
"Grazie..." mormorò.
Nico sorrise: "Andiamo, raggiungiamo la nave..." un colpo alla schiena lo fece cadere a terra, il dolore lo fece svenire.
"Nico!" Beatrice urlò ma ricevette anche lei una bastonata, sullo stomaco.
Si accasciò a terra senza fiato, sollevò lo sguardo e vide Antea, sfoggiava un sorriso raggiante. La donna fece per darle una seconda bastonata in faccia ma Beatrice, intuendolo, parò il colpo con il braccio, il dolore fu atroce, così atroce da darle la forza di lanciarsi contro sua zia e di buttarla a terra.
Rotolarono fino a delle botti vicino al bordo del molo, graffiandosi come infuriati gatti randagi, fino a che Antea non ebbe la meglio e si mise a cavalcioni su Beatrice, stringendo le mani attorno al suo collo.
Bea graffiò a sangue le mani di Antea, scalciò contro le sue cosce, ma era come se la donna non sentisse dolore.
"Non ti ucciderò cara..." sibilò Antea "No, ti voglio sulla mia nave, voglio vedere..." le sbattè con forza la testa per terra per farla desistere dal ribellarsi "...voglio vedere con i miei occhi tutte le perversioni che Riario vorrà provare sul tuo corpo...di nuovo..." strinse con più forza.
Beatrice spalancò gli occhi, dunque Antea sapeva. Con fatica allungò un braccio, cercò alla cieca qualcosa con cui difendersi, le sue dita toccarono delle funi, e poi lo sentì, freddo e acuminato, un amo da pesce spada. No, Riario non l'avrebbe toccata di nuovo, non avrebbe fatto del male a lei e ai suoi cari. 
Nel frattempo Salvo era morto sgozzato, e l'ultimo sicario, rimasto solo, era fuggito a gambe levate. Zoroastro e Leonardo guardarono verso i loro amici, Nico era steso a terra privo di sensi, Antea stava soffocando Beatrice, corsero nella loro direzione per aiutarli.
Beatrice cercò disperatamente di non collassare, e con un ultimo sforzo afferrò l'uncino saldamente tra le dita, lo sollevò e con un colpo deciso lo conficcò nella faccia di Antea per poi tirarlo verso di sé, lacerandole una guancia fino al labbro.
L'urlo della donna fu disumano, Zoroastro e Leonardo si fermarono nel guardare quella scena raccapricciante. La donna si era alzata coprendosi il voltò con le mani, il sangue sgorgava copioso da quella ferita aperta, gli schizzi avevano bagnato il molo e Beatrice, la quale era strisciata lontana dalla sua assalitrice riprendendo fiato. Antea in preda al dolore corse lontano, si perse tra la folla che la guardava inorridita. Beatrice era sicura che prima di allontanarsi la donna le avesse lanciato uno sguardo furente e che avesse mormorato qualcosa, forse un insulto o una minaccia.
"Bea! Bea!" Zo corse da lei, la ragazza ansimava tenendosi il collo "Stai bene? Bea!"
Lei lo guardò, le iridi erano una sottile linea verde attorno alla pupilla nera totalmente dilatata, emise un flebile sibilo, e poi svenne.
Quando riaprì gli occhi era sdraiata su un letto e la prima cosa che vide furono delle travi di legno.
"Ehi." bisbigliò Zoroastro accarezzandole il viso "Come ti senti?"
"Confusa." biascicò lei "Oddio! Nico!" ripensò allo scontro con Antea, si mise seduta "Antea lo ha colpito!" 
"Sta bene. È solo indolenzito." sorrise "Tu invece, è meglio che riposi, Antea ti ha quasi strozzata."
"Ma a lei è andata peggio. Credi che sia morta?" chiese Beatrice.
"La ferita era molto brutta, potrebbe essere morta dissanguata."
"Lo spero..." mormorò Beatrice, poi guardò si guardò attorno, fissò Zoroastro e sorrise "Aspetta. Siamo sulla nave!" 
Zo rise: "Sì, principessa. Siamo salpati ore fa." le baciò le labbra sorridenti "Il tuo piano ha funzionato." 



Nota: 
*** Per chi non lo sapesse, sono le odierne ore 18. 






















  
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