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Autore: I can be alone    17/06/2014    3 recensioni
"Quando pensi che tutto stia andando per il verso giusto, c'è sempre qualcosa che scombussola le carte di questa partita, che in molti chiamano vita."
Ogni riferimento a fatti, personaggi e luoghi, non è puramente casuale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Untitled
Storia di un ragazzo qualunque



 
Untitled pt. 1




Molte notti le passo così, proprio come sto facendo ora, sdraiato sull’erba bagnata, con lo sguardo rivolto verso il cielo, impegnato a cercare qualche stella cadente e quando ne trovo una esprimo sempre il solito desiderio, con la speranza che prima o poi possa avverarsi, anche se ultimamente quella speranza sta svanendo.
Stare solo a guardare il cielo non mi rende triste, anzi, lo trovo rilassante. Nei momenti come questi, nella mia mente riaffiorano ricordi passati, ricordi di un infanzia felice, ma di un’adolescenza poco serena, quella che sto vivendo.  Eppure, anche se quei ricordi sono tristi, non mi sale la malinconia, perché ormai appartengono al passato. Una volta lessi “non possiamo scegliere da dove veniamo, ma possiamo decidere dove andiamo da lì in poi”. Mi piace talmente tanto quella frase che non appena finii di leggere quel libro, presi un pennello e del colore e la scrissi sul soffitto, sopra il mio letto. Ora la mattina o la sera, quando sono nel letto, la leggo attentamente, cerco di trovare sempre un nuovo significato, cerco di riadattarla alla mia vita. Mi da forza, mi fa capire che tutto quello che è passato ormai non lo posso più cambiare, ma quello che sto vivendo adesso, posso cambiarlo a mio piacimento, senza rancori.
Ho appena visto una stella cadente, credo, o forse era solo la mia immaginazione. Stasera non sono sobrio come nelle sere passate, sto cercando di annegare i ricordi nell’alcool, l’unica soluzione che ho trovato. Lo so, è ipocrita da parte mia dire di non essere triste pensando ai momenti brutti passati, ma con tutta la determinazione che posso avere, a volte non riesco. Ho iniziato a bere per poter dimenticare ormai da parecchi mesi, mentirei se dicessi che è la prima volta che mi capita, e non sopporto mentire, falsificare la realtà per quale scopo? Non portano a niente le bugie, preferisco la verità, anche se fa male. Non è una frase fatta, l’ho imparato a mie spese. Ho detto una bugia, ho cercato di mutare la verità, ma ho scoperto che prima o poi la realtà si vendicherà, e così facendo, ho rovinato tutto. Ecco perché voglio dimenticare, perché ho avuto paura di essere me stesso, e mentendo, ho rovinato quello che di più unico e raro avevo.
Per l’ennesima volta ho rovinato tutto, un altro passo sbagliato, sembra che io non riesca a decidere saggiamente dove andare.
Mi sento strano, ho la nausea, ma non riesco a smettere di bere. La bottiglia di vodka è lì, sdraiata sul terreno, per fortuna è chiusa, o la mia unica fonte di salvezza da un orribile passato si sarebbe rovesciata, andando così ad esaurirsi. Ciò che mi è accaduto ha risvegliato tutti i ricordi passati, tutti i miei sbagli, i miei errori, che hanno segnato la mia vita.
Cerco di prendere quella bottiglia, ma più la fisso e più la vedo lontana, come questo campo in cui sono sdraiato, col passare del tempo, aumenta la sua estensione. Le stelle si sono fatte più lucenti e i rumori più forti. Non è colpa dell’alcool, ma di un’altra cosa, ma non so nemmeno che fine ha fatto, chissà dove l’ho persa.
Sento la necessità di bere, provo a prendere quella bottiglia ma devo allungarmi, prima per sbaglio le ho dato un colpo con la gamba e si è allontanata. Provo ad alzarmi, mi metto prima in ginocchio e poi cerco di darmi la spinta con le gambe, ma ogni sforzo è vano, non sono riuscito a rimanere in piedi per più di due secondi che mi sono ritrovato a terra, però, più vicino alla bottiglia. Ora riesco a bere, sento il calore salire nel mio corpo, la testa continua a girare, forse ancora più forte che di prima.
Mi sta venendo la nausea, più bevo, più questa sensazione aumenta. Cerco di mettermi a gattoni, con la faccia rivolta verso il basso, così evito di sporcarmi se dovrò vomitare. Strano a dirsi ma quando bevo riesco comunque a fare le cose con coscienza, evitando di fare danni.
Penso al mio cellulare che poche ore prima avevo lanciato in mezzo all’erba, non riesco a ricordare se è vicino a me o se prima mi sono spostato senza ricordarmi di prenderlo. Mentre penso che devo recuperarlo mi viene un conato di vomito, mi ritrovo così a sporcare il terreno. Ogni volta che vomito mi viene da piangere  per il dolore che mi provoca all’esofago, ma anche perché mi sento inutile, mi sento come se fossi il rigetto della società. Così mi lascio andare, divento il protagonista di quella scena pietosa, un ragazzo in lacrime, da solo, ubriaco, che sta vomitando perché il suo stomaco non riesce a reggere tutto l’alcool che ha bevuto. Quando finisco mi butto a terra, non ho le forze e la testa continua a girarmi. Sembra la stessa scena di due giorni fa, cambia solo l’ambientazione. Ero uscito, una mia amica era passata a prendermi perché non voleva che rimanessi da solo dopo tutto quello che mi sta accadendo. Non le ho raccontato quello che era successo ultimante, pensa ancora che io stia male per colpa di lui. Ho bevuto un po’ meno rispetto a stasera, credo, ritrovandomi a fine serata nel bagno di casa mia seduto su quel gelido pavimento, con lei che mi teneva la mano, mentre rigettavo  tutto quello che avevo in corpo, dentro il water. Un’altra scena pietosa, ma in quei momenti ho come la sensazione di liberarmi di tutti i miei sbagli, alleviando il dolore, ma purtroppo non è così, dopo pochi minuti ricomincio a stare male, ad odiarmi per aver rovinato tutto.
Sto cercando il mio cellulare, riesco a vedere un po’ più chiaro rispetto a prima, ma continuo comunque a tirare giù qualche sorso di vodka ogni tanto. Con quel poco di forze che mi restano gattono per questo campo con la speranza di trovare il mio cellulare, per poter almeno vedere che ore sono. Poco lontano da me lo vedo, con lo schermo illuminato, fra l’erba. Realizzo solo ora che l’erba è bagnata e il telefono potrebbe sciuparsi, ma non sembra così importante al momento, perché ho appena visto undici chiamate perse. Tre sono di una mia amica, sette dei miei genitori, e una..
Quel numero lo conosco a memoria, non ho bisogno averlo salvato in rubrica per sapere di chi sia. Perché mi ha chiamato? Sento i battiti del mio cuore aumentare velocemente, il respiro si fa sempre più pesante e comincio a sudare freddo. Erano settimane che non vedevo quel numero.
Sto continuando a fissare il telefono, sono seduto sull’erba, la bottiglia di vodka ormai la vedo lontana, rovesciata a terra, spero ancora che non si sia versato quel poco che rimane. Guardo quello schermo, quella scritta “chiamata persa”.
 
Siamo in macchina, in questo parcheggio desolato, con la pioggia che batte sui finestrini, “Dope” in sottofondo. Il suo profumo mi manda in delirio, non ne conosco la marca, non me l’ha mai voluta dire. Ha parcheggiato la macchina, mi guarda e si avvicina con cautela, per poggiare poi le sue labbra sulle mie. Il suo modo di baciare mai lo dimenticherò. E’ gentile, mi da piccoli bacini, poi dopo un po’, chiede permesso con la sua lingua, e comincia a baciarmi più intensamente, la passione sta aumentando. Io ignoro che quei baci siano gli ultimi baci che posso avere da lui, ancora per me la nostra relazione non ha problemi. E’ bellissimo il modo gentile ma provocatorio con cui mi dice “Per favore, togliti quel giacchetto, mi fai caldo” e dopo poco le sue mani scivolano su di me, mi stanno toccando, le sue braccia mi stringono più vicino a lui. Gli dico a fior di  labbra “avevi detto che era difficile ottenere un secondo bacio da te, ma come vedi ci sono riuscito” e delicatamente poggia il suo dito sulle mie labbra, pronunciando un flebile “shh”. I suoi occhi fissi su di me, il suo bellissimo sguardo, i momenti eterni in cui mi guarda. “Fra poco ti parte il pullman, devo riportarti in città”. Questo bacio che gli ho dato in macchina, sulla sua guancia,  mentre sto scendendo di corsa per non far bloccare la circolazione, me lo ricorderò per sempre.
Il suo sguardo era diverso. Avrei dovuto capirlo che era un addio. Il giorno dopo fu la fine di tutto, cancellai quel numero che ormai conoscevo a memoria e non lo sentii più. Ora non riesco più a baciare qualcuno sulla guancia, mi viene la malinconia, mi riaffiora il ricordo di quei momenti passati insieme, gli ultimi momenti passati in sua compagnia e in felicità.
 
Lo schermo si è illuminato di nuovo, è ancora quel numero. Una lacrima scende e bagna il mio cellulare, sto pensando, non so cosa fare. 










*Angolo dello scrittore*
Questo angolo ho sempre pensato che rovini un po' la grafica e la pulizia del capitolo, ma è necessario per poter comunicare con voi lettori.
Sarò breve, lo prometto.
Questa è la mia prima storia originale dopo il vuoto che ho lasciato in questo anno di assenza, sono dispiaciuto nell'annunciare che la mia precedente storia relativa ad un fandom popolare, è stata dichiarata incompiuta. 
Tutto quello che cerco di chiedervi si tratta di lasciare una piccola recensione, a fine della lettura, per sapere se vi è piaciuto o no il capitolo, potreste farmi felici.
Vi saluto, Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

M <3
  
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