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Autore: GoodGoneGirl    17/06/2014    0 recensioni
Dalla storia.
Sapete cosa si prova quando si è innamorati, ma non lo si vuole ammettere? Beh, non è una bella sensazione. Dovevo convivere con questo sentimento 24 ore su 24, questo per colpa della mia famiglia, e della lunga stirpe di purosangue che mi precedeva. Il giovane discendente della famiglia Malfoy non poteva certo stare con una qualunque, no, doveva essere anche lei una giovane di una famiglia ricca e con un albero genealogico puro. Inoltre, non era facile per me convivere con la certezza di essere innamorato di una mezzosangue. E non una mezzosangue qualunque, oh no...
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Take me away.



                                                


Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.



Sapete cosa si prova quando si è innamorati, ma non lo si vuole ammettere? Beh, non è una bella sensazione. Dovevo convivere con questo sentimento 24 ore su 24, questo per colpa della mia famiglia, e della lunga stirpe di purosangue che mi precedeva. Il giovane discendente della famiglia Malfoy non poteva certo stare con una qualunque, no, doveva essere anche lei una giovane di una famiglia ricca e con un albero genealogico puro. Inoltre, non era facile per me convivere con la certezza di essere innamorato di una mezzosangue. E non una mezzosangue qualunque, oh no. Io ero follemente attratto dalla Granger, si, quella fastidiosa so-tutto-io che seguiva Potter ovunque. Ogni volta che cercavo di parlarle mi lanciava occhiate di ghiaccio e se ne andava. Oppure arrivavano Potter e Weasley per farmi andare via. Non li sopportavo proprio!

Un giorno ero nella sala grande, durante il quarto anno, seduto al tavolo dei Serpeverde a fare colazione. Stavo ripassando gli ultimi appunti che ci aveva lasciato il professor Piton, quando vidi la Granger entrare, a passo molto lento e con la testa china sui libri che stava stringendo tra le braccia. Solo quando arrivò al tavolo dei Grifondoro mi resi conto che era da sola. Né Potter né Weasley erano con lei, e gli altri Grifondoro non le parlavano molto. Così aspettai che facesse colazione per seguirla in giardino. Si sedette su una delle tante panchine in pietra che c'erano, e iniziò a leggere. Così mi avvicinai.

“Ciao”, dissi, cercando di sembrare sicuro di me.

Lei sollevò il capo, mi guardò con un'espressione tra lo stupito e lo scocciato, e rispose: “Buongiorno Draco”.

Ero così felice! Mi aveva salutato finalmente! Rimasi in silenzio a fissarla finché non mi guardò di nuovo e disse: “Posso sapere cosa vuoi?”.

Non avevo idea di cosa risponderle. Ero così eccitato dal fatto che mi aveva salutato che non avevo idea di cosa dirle.

“Se sei venuto qui per insultarmi ancora, non ce n'è bisogno, me ne vado”, disse chiudendo il libro e alzandosi.

“Io non volevo...”. Troppo tardi, se n'era andata. Perché ero così stupido?

In quel momento vidi Tiger e Goyle avvicinarsi con quel loro passo da elefante. “Ehi Draco! Gliene hai dette quattro a quella secchiona?”, chiese Goyle ridendo.

“Si! Cosa ha fatto lei? Si è arrabbiata? Si è messa a piangere?”, domandò Tiger curioso. Era strano il modo in cui si facevano comandare a bacchetta da me quei due stoccafissi, ma piacevole. Mi piaceva troppo avere qualcuno al mio servizio, fargli fare tutto quello che volevo. Era questo che mi faceva apparire così crudele agli occhi di tutti gli altri, visto che passavo la maggior parte del mio tempo con Tiger e Goyle. Ma che ci potevo fare? Ero sempre stato abituato, fin da piccolo, ad avere qualcuno che mi servisse senza emettere un fiato, ed era difficile liberarsi di questo vizio.

Quell'anno inoltre c'era un gran trambusto a scuola a causa del torneo Tre Maghi, che per colpa di Potter era diventato Quattro Maghi. Lo vedevo raramente insieme ai suoi compagni, o comunque, non quanto prima, perché si doveva allenare per le varie prove a cui doveva essere sottoposto. Quindi sceglieva attentamente, tra i suoi compagni, quelli che per una determinata prova avrebbero potuto aiutarlo in qualche modo, e se ne spariva con loro. Ovviamente Weasley lo seguiva ovunque andasse, anche con quella petulante ragazza che lo pedinava. Quindi Hermione rimaneva spesso da sola. Sapevo che sarebbe stato difficile farle cambiare idea sul mio conto, dato l'atteggiamento che avevo avuto con lei e i suoi amici gli anni prima, ma ero determinato a farcela. Volevo convincerla che oltre al ragazzo viziato che conosceva c'era altro, molto altro. Inoltre, dovevo convincere me stesso (anche se lo sapevo già), che lei non era soltanto una puntigliosa secchiona. Ogni tanto la guardavo quando era in sala grande, e la vedevo sorridere. Era così bella, aveva un viso perfetto. Quanto avrei voluto accarezzare quel candido volto...

Si stava avvicinando il giorno del ballo, e io non avevo ancora una compagna. Non che non abbia ricevuto proposte, anzi. Probabilmente tutte le ragazze Serpeverde mi hanno invitato ad andarci con loro. So di essere un bel ragazzo, ma non pensavo di essere così popolare. Comunque, io sapevo già con chi volevo andarci, e non era certo una Serpeverde.

Qualche giorno dopo, dopo la fine delle lezioni, trovai Hermione seduta in un angolo isolato del giardino. Aveva le gambe sulla panchina, abbracciate al petto, e teneva il viso appoggiato sulle ginocchia. Guardava lontano, verso il tramonto. Non aveva libri con se, che cosa strana. Appoggiato in un angolo ombroso nel corridoio esterno, la osservavo. Il vento leggero le faceva svolazzare i capelli. Ad un tratto, mi accorsi che una lacrima stava scendendo lentamente lungo la sua guancia, e la vidi nascondere il viso. Rimasi scioccato. Non l'avevo mai vista piangere, e non credevo possibile che un viso così bello potesse assumere un'espressione così dolorosa. Andai da lei.

“Hey”, dissi, sedendomi dietro di lei.

Lei continuò a singhiozzare, senza voltarsi. Le posai una mano sulla spalla, ma lei si scostò bruscamente. “Dai, smetti di piangere”, provai ancora. “Sono sicuro che si risolverà tutto”.

“Ah, davvero?!”, sbottò lei voltandosi. “E tu che ne sai?! E da quando sei gentile con me?”.

Era furiosa, ma anche tanto triste. Si prese il viso tra le mani, poi cercò di darsi un contegno asciugandoselo con le maniche della felpa.

“Voglio solo aiutarti...”, dissi, avvicinandomi.

Lei mi guardò per un secondo che mi sembrò infinito, poi disse: “Anche volendo non potresti fare niente per me...”.

“Fammi provare”.

Mi guardò di nuovo, poi posò la testa sulla mia spalla e riprese a piangere. Le passai un braccio attorno alle spalle e la strinsi; non sapevo cos'altro fare. Ormai il sole era una piccola mezzaluna incandescente, e in cielo si iniziavano a vedere le stelle. Aspettai paziente che smettesse di piangere. Nessuno ci aveva visti o sentiti. A quell'ora erano tutti in sala grande per la cena. Quando il sole fu tramontato completamente, Hermione sollevò il viso dalla mia spalla. Con gli occhi ancora lucidi, mi si avvicinò, ed io la baciai. Poi mi disse: “Portami via, Draco”.

 

 

   
 
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