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Autore: angelad    17/06/2014    6 recensioni
In casa Castle sembra una mattina come tutte le altre, ma in realtà non è così....
Cosa sta accadendo?
Come mai Kate è così di malumore?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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L'arcobaleno nel cuore..
 
 
 
 

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Teneva le mani salde sul volante e cercava di concentrarsi alla guida, in realtà senza troppo successo. Continuava ad avere davanti agli occhi il visino triste di sua figlia, mentre Kate, dopo averle sistemato grembiulino e giacchetta, le porgeva la mano per condurla fuori dal loro loft.
Gli splendidi occhi azzurri di Joy, sempre così vispi e così felici, erano velati di una tristezza tangibile, quasi inspiegabile. Certo, era  fin troppo abituata a rimanere con qualcuno della famiglia, era la super iper dolcezza della casa e a turno era viziata come pochi altri bambini al mondo, ma il sorriso felice della sua cucciola valeva lo scotto di essere additato con la nomea di “padre chioccia”.
Razionalmente capiva anche il ragionamento di sua moglie e sapeva benissimo che forse aveva ragione, ma il suo cuore non poteva non avere un battito strano. Sapere Joy in un ambiente a lei non congeniale lo faceva stare in pensiero.  Poteva anche apparire stupido, ma non sapeva che farci.
Cambiò la stazione della radio e freneticamente cercò qualche canzone che potesse distrarlo dal fluttuare dei suoi pensieri..
Guardò davanti a sé sperando che l’ingorgo si fosse sbloccato, ma quella mattina anche New York sembrava non voler collaborare. Stanco ed annoiato si abbatté sullo schienale del sedile e si rassegnò all’idea di dover sopportare la sfuriata di Paula nell’istante in cui sarebbe arrivato in ritardo alla conferenza.
Sbuffò: di certo avrebbe preferito essere sdraiato sulla spiaggia negli Hamptons a prendersi il sole con accanto sua moglie e la piccola Joy intenta a giocare felice ai suoi piedi.
Chissà cosa stava facendo la loro piccolina…
Basta, doveva darsi un contegno!
Avrebbe smesso di pensare a Joy e avrebbe concluso la sua conferenza stampa e avrebbe promosso il suo libro, certo che sarebbe divenuto un nuovo best seller!
Perso nei suoi pensieri non si accorse immediatamente del suono proveniente dal suo telefonino. Qualcuno lo stava chiamando.
Paula, ecco guai assicurati in arrivo.
Prontamente lo afferrò e rispose: “Lo so, sono in ritardo! Perdonami, ma sono rimasto imbottigliato nel traffico e non riesco proprio a schiodarmi.. Arrivo…”.
Ma la voce squillante della sua menager lo zittì: “Rick aspetta, frena. Sono io che ho da darti delle  novità… Sgradite a dire il vero… C’è stato un inconveniente. La ditta che doveva organizzare l’evento ha combinato un totale disastro. Non solo non ha preparato nulla per la pubblicità e per il marketing, niente cartellone, niente tue gigantografie, ma ha addirittura dimenticato l’evento stesso!”
“Cosa stai cercando di dirmi Paula? Non capisco…”.
Il silenzio proveniente dall’altra parte dell’apparecchio per un momento lo inquietò, poi sentì il sospiro della donna.
“Si sono dimenticati di te! Hanno organizzato un’altra presentazione al tuo posto! Sai vero che Patterson ha appena pubblicato il suo ultimo romanzo? Beh si sta tenendo la loro conferenza stampa proprio adesso, davanti ai miei occhi..”.
Castle non sapeva come fare, non poteva scoppiare a ridere e manifestare apertamente la sua gioia, non sarebbe stato per nulla serio! Però, che bellezza! Aveva la giornata libera…
Così, si limitò a respirare profondamente ed a rispondere: “Non te la prendere Paula. Non possiamo di certo permetterci di creare dei problemi a uno come James. Siamo amici e non ho nessuna intenzione di rovinargli la giornata, considerando che è stato sicuramente un disguido e lui non ne ha nessuna colpa. Prendi nuovamente contatti con questa ditta e dì loro che, se hanno intenzione di lavorare ancora con me, di prestare un po’ più di serietà la prossima volta! Quindi non c’è più alcun motivo che io venga lì, torno a casa. Saluta James da parte mia e fammi sapere appena puoi. Ti saluto!” e chiuse la conversazione.
Che fortuna!!!
Era proprio vero: a volte bastano pochi istanti e una giornata totalmente rovinata poteva trasformarsi in qualcosa di veramente speciale!
Appena riuscì, imboccò una via laterale e si apprestò a fare inversione di marcia per poter ritornare verso casa.
Era l’uomo più felice del mondo, adesso la sua missione della giornata si era trasformata in un’altra!
Super papà Castle era in azione!!!!!
Nessuno lo avrebbe fermato!
 
In men che non si dica giunse in prossimità dell'asilo dove era rinchiusa la sua bambina. Parcheggiò la macchina nel primo posto disponibile e si diresse con passo veloce e deciso verso la cancellata, trovandola, però, inesorabilmente chiusa.
Suonò al citofono e attese che qualcuno rispondesse alla sua chiamata.
Nessuno lo fece.
Suonò una seconda, una terza, una quarta volta.
Niente..
Silenzio totale.
Era sbalordito. Come non poteva esserci nessuno? Era davvero una situazione irreale, non concepibile neanche per la sua fantasiosa mente.
Cosa doveva fare un povero papà per recuperare la propria figlia?
Arrampicarsi?
Ecco, questa sì che era un'idea geniale!
Se quelle simpatiche e gentili maestre stavano cercando di ignorarlo, si sbagliavano di grosso.
Lui era Super Daddy e da super eroe si sarebbe comportato! Avrebbe saltato quell'ammasso di ferraglia e sarebbe arrivato dalla sua principessina.
Si tirò su le maniche della camicia sopra i gomiti, piegò un paio di volte le ginocchia per cercare di sgranchire le gambe e si preparò all' "impresa".
In pochi secondi si rese conto che non era facile come si prospettava sulla carta. Era un gran pezzo d'uomo, ma lo sport non era la sua attività preferita, si sapeva.
Quando finalmente riuscì a portare le gambe al di là degli ornamenti appuntiti sulla cima del cancello ed a saltare dall'altra parte, giurò a se stesso che quella era la prima ed ultima volta che si sarebbe cimentato in qualcosa di simile.
Super eroe o no..
Si pulì i pantaloni con le mani e, resosi presentabile, si diresse verso la porta d'entrata dell'edificio.
 
"Il vociare felice dei bambini è uno dei suoni più belli da ascoltare nella vita".
Questo era il motto della giovane maestra Dabby e di sicuro durante il suo turno il silenzio non doveva esistere.
I suoi piccoli "cuccioli" avevano il diritto sacrosanto di giocare come meglio credevano, a patto che si comportassero bene, senza litigare e alzare le mani.
Tutto filava liscio quella mattina, i bambini erano decisamente molto fantasiosi e non dovevano ricorrere troppo alla sua presenza nei giochi, così lei poteva vigilare tranquillamente.
Era davvero serena, solo un piccolo dettaglio minava questo perfetto equilibrio: quella piccola donnina seduta sui cuscini accanto alla finestra con lo sguardo rivolto all'esterno, in attesa che i suoi genitori venissero a prenderla.
Non piangeva nè si comportava male, si limitava a rimanere lì ferma in silenzio stringendo in mano un orsetto di pezza.
Le si avvicinò, si sedette accanto a lei e con fare gentile le chiese: "Joy che succede? Perchè non vai a giocare con gli altri bambini? Non ti hanno invitato a giocare con le bamboline che prendono il the?".
La piccolina girò la sua testa per guardare la giovane donna negli occhi, poi onestamente rispose: "No, no signola maestla. Me lo hanno chiesto, ma io ho lifiutato. Non ho molta vollia di fale quel gioco. Si deve essele felice pel giocale e io oggi sono un po' tliste.. Sto qui buona buonina e aspetto la mia mammina mi venga a plendele..".
Alla giovane maestra si strinse il cuore e le diede una carezzina sulla testa: "Piccola non sarebbe meglio se giocassi un po'? Sai il gioco è magico, fa trascorrere il tempo più in fretta.. In men che non si dica, il tuo papà o la tua mamma saranno qui..".
La piccola la guardò con i suoi occhietti color cielo pieni di speranza e sul suo bel viso uscì, finalmente, il suo speciale sorriso: "Lo so signola maestla. Quando io e il mio supel papino andiamo nel legno della fantasia l'ola di mangiale alliva subito e mammina ci lipolta all'oldine! Lo sai, lei è un detective, vuole semple allestale il mio papà!" e scoppiò a ridere felice.
La maestra le sorrise a sua volta e le disse: "Vuoi molto bene al tuo papà, vero?".
"Tantissimissimo! Lui è Super Daddy".
"Sai cosa potresti fare? Un bel disegno per lui, così lo può appendere nel suo studio e renderlo ancora più speciale!".
Joy si mise a saltellare felice: "E' ploplio una splendida idea!! Sarà felicissimissimo!!" e corse a prendere un foglio bianco e i pennarelli rimasti nei contenitori colorati accanto alla cattedra.
Tornò a lavorare sul tavolino accanto alla finestra. Il posto della vedetta non era il caso di abbandonarlo, meglio continuare a controllare..
Rimase, però, un attimo indecisa sul da farsi, non era facile scegliere il soggetto del suo capolavoro. Doveva essere qualcosa di veramente speciale per lui, qualcosa che lo rendesse veramente felice..
Qualcosa a cui tenesse molto...
Si posò un ditino sulla bocca perplessa, poi, in meno di un secondo, l'ispirazione la colse. Ebbe un'idea stratosferica, in fondo era la figlia di Richard Castle, non poteva essere altrimenti.
Si mise al lavoro con tutto l'impegno possibile usando molti colori e cercando di rendere al meglio i protagonisti del suo piccolo dono. In men che non si dica aveva quasi finito e decretò di essere stata davvero brava.
Come diceva il suo papà, era una piccola artista.
Tutti in famiglia lo erano, perchè lei sarebbe dovuta essere diversa?
Battè le manine felici e, dopo averlo ammirato ancora una volta, piegò il foglio a metà e lo mise in tasca nel suo grembiulino rosa.
Quel disegno era un piccolo tesoro da custodire, avrebbe sicuramente attivato la magia del sorriso.
Gliela aveva insegnata un giorno la sua mammina.
Quando si riesce a far spuntare un sorriso sul viso di qualcuno, si era stato davvero o un mago o una fata molto potente poiché si era riusciti ad attivare le corde del cuore e delle emozioni.
Lei aveva deciso di diventare una campionessa in quell'incantesimo e si stava impegnando davvero molto.
Amava da morire la magia e la fantasia; da grande sarebbe diventata una fata. Se poi non ci fosse riuscita, si sarebbe accontentata di fare la giornalista, ma, al momento non aveva nessuna intenzione di arrendersi e avrebbe realizzato il suo sogno. Sapeva di avere dentro di sé dei poteri speciali e, se solo avesse saputo controllarli, avrebbe fatto comparire lì, in quel preciso istante, il suo papà. Era davvero stufa di essere rinchiusa in quelle mura, voleva andarsene a casa.
Tornò a guardare fuori sconsolata e non poté credere ai propri occhi!
Cavolo, era davvero potente!
Quello era proprio il suo adorato Super Daddy!!!
Era riuscita a farlo apparire..
Come mai stesse arrivando dall'uscita d'emergenza le risultava un mistero, ma poco le importava.
Era lì e l'avrebbe salvata!
Era proprio un cavaliere senza macchia e senza paura.
Piazzò il nasino sul vetro dalla finestra e agitò la manina in modo da attirare la sua attenzione, ma Castle, ancora intento a pulirsi i pantaloni, non la vide.
"Uffa, salà anche un cavaliele senza macchia e senza paula, ma devo dile a mammina di comprargli un paio d'occhiali!" pensò andando di corsa verso la maestra.
Gli sarebbe andato incontro dalla porta principale.
"Posso andale in bagno? Mi scappa ploplio tanto la pipì" e, ottenuto il permesso, uscì per andare verso il suo adorato papino.
 
Castle era ormai giunto in prossimità del portone. La scalata del cancello non gli aveva lasciato alcun danno, a parte quell'odiosa macchia che non riusciva a mandar via e che gli sarebbe costata una lavata di capo quando sarebbe arrivato a casa.
Incominciò a salire gli scalini per raggiungere l'entrata, quando la sua attenzione fu catturata da un rumore sordo proprio accanto alla vetrata di quello che ai suoi occhi sembrava un atrio.
Volse lo sguardo in quella direzione e rise nel vedere la faccia buffa della sua cucciolotta, che, letteralmente spiaccicata contro i vetri stessi, cercava di attirare la sua attenzione. Alzò la mano in segno di saluto per far capire alla piccola d'averla vista, ma Joy  sparì ben presto da lì per apparire in men che non si dica davanti all'ingresso aprendo in un lampo la porta togliendo anche i giri di chiave.
Castle si accucciò per ricevere l'abbraccio di sua figlia che si lanciò direttamente nelle sue braccia tempestandola di baci.
"Papino, sei allivato! Ti aspettavo da tantissimissimo tempo... Mi stavo davvelo annoiando..".
Rick le accarezzò la testolina e la strinse a sè: "Scusami tesoro, ho trovato traffico. Adesso papà ti porta a casa. Così staremo insieme e potremo giocare a qualunque cosa tu desideri!".
La piccola batté le manine estasiata: "Sì, sì che bello! Sei venuto qui a poltalmi via da questa pligione dolata di noia.. Quindi tu fai il plincipe/cavaliele..".
Rick, allora, fece un profondo inchino: "Sir Castle, a sua disposizione Milady".
Joy rise felice.
"Il cavallo pelò dove lo ha lasciato messele?".
Castle si pompò beato: "Mia signora la nostra cavalcatura è rimasta al di là del fossato. Ho dovuto compiere una storica impresa per raggiungerla, ma il mio cuore senza macchia e senza paura mi ha permesso di aggirare l'ostacolo con facilità. Non si preoccupi, torneremo al nostro reame in men che non si dica. Prima però dobbiamo riprendere la sua giacca invernale o durante la cavalcata rischierà di prendersi un malanno mia principessa".
La piccola allargò le braccine compiaciuta: "Signol plincipe, mi clede una splovveduta? Come mi ha insegnato la legina madle Maltha, una signolilella di glan classe non può uscile svestita. Ecco qui la mia giacchetta velde velde che mi piace tanto. Come vedi, sono plontissimissima".
Castle allora non poté far altro che prenderla in braccio e le diede ancora un dolce bacio sulla testa.
Santo cielo come era bella sua figlia..
"Allora non abbiamo proprio più niente da fare in questi luoghi, torniamocene a casa".
Joy annuì, ma, mentre suo padre scendeva la scalinata che conduceva al cortile, divenne improvvisamente seria e gli disse: "Papà, scusa, posso chiederrti una cosina?"
"Dimmi tesoro mio".
"Pelchè vuoi passale a tutti i costi dall'uscita di emelgenza, quando l'entlata è ploplio là vicino a quegli alberi?".
Rick rimase un momento di stucco, poi capì di essersi comportato da stupido poco prima.. Meno male che nessuno lo aveva visto.. almeno lo sperava..
"Scusa tesoro, hai ragione. Per un attimo mi sono confuso.."
"Papà?".
Si fermò per la seconda volta. Cosa poteva volere ancora la sua cucciolotta?
"Anche se in pula teolia tu salesti un cavalliele, potlesti fal finta di essele un cavallino e, mentle attlavelsiamo il gialdino, falmi saltellale un po'?".
Il nostro scrittore non aspettava altro: "Incomincia a tenerti forte al mio collo piccola Joy e poi vedremo che si può fare! Credi che io non sia capace di saltellare come si deve? Giammai! Io sono il cavallo migliore che il mondo reale e anche quello fantastico conoscano!"
"Plovamelo".
"Ah te lo dovrei anche provare? Non ti fidi della mia parola??"
La piccola scosse la testa divertita.
L'uomo allora si calò ben bene nella parte e, dopo aver preso un respiro profondo, nitrì di gusto suscitando la risata felice della bambina. Un attimo dopo si mise in movimento e, tra un saltello e il suono armonioso del riso di una dolce cucciolotta, sparì ben presto dal giardino della scuola.
Quando arrivarono in prossimità della macchina, però, l'uomo si fermò e seduta la piccola nel suo seggiolino le disse: "Senti Joy, che ne dici se non andassimo subito a casa? Se per farmi perdonare di averti lasciato in quella prigione dorata di noia, ti portassi in un posto davvero speciale? Un posto che a papà piace davvero tanto? Là potremo giocare tranquilli senza che nessuno ci disturbi. Non è molto vicino, ma sono sicuro che ti piacerà".
Joy sfoderò se possibile il suo miglior sorriso: "Certo papino, io vengo ovunque tu vollia poltalmi.. So già che adolelò quel potto".
 

 
Angolo mio
 
Ecco a voi il secondo capitoletto!
Rick non ha resistito, è andato a prendere la sua principessina. Dove staranno andando adesso?
A casa? hummm, mi sa proprio di no!
Da Kate?
Mah staremo a vedere!
Grazie, al prossimo capitolo..
  
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