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Autore: AdSidera    18/06/2014    1 recensioni
La osservò sorpreso, come uno straccione osserverebbe una montagna di diamanti luccicanti, preziosi. Distesa sulla pancia, poteva idolatrarne la schiena bianca, quella schiena che aveva accarezzato tante volte, quella schiena che, in quel preciso istante, fu attraversata da un brivido. Amò le sue guance sfiorate delicatamente dalle lunghe ciglia nere, i morbidi capelli scompigliati sulla stoffa bianca del suo cuscino preferito, le labbra rosee leggermente socchiuse, porte del sapore più buono che avesse mai assaggiato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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LE VIE DEI COLORI



La camera da letto era immersa nell’oscurità più profonda che la notte trascina con sé. L’unica luce visibile era quella della Luna, alta nel cielo, che irrompeva con spavalderia nella stanza, oltrepassando senza difficoltà il vetro della finestra e la tenda che la ricopriva. E la luce la colpì. Colpì la donna al suo fianco, abbandonata nel suo profondo e libero sonno. Le candide lenzuola, leggermente trasparenti, lasciavano intravedere le sue membra nude.

Oh bella mia,
io vado via
e non ti porto con me.

La osservò sorpreso, come uno straccione osserverebbe una montagna di diamanti luccicanti, preziosi. Distesa sulla pancia, poteva idolatrarne la schiena bianca, quella schiena che aveva accarezzato tante volte, quella schiena che, in quel preciso istante, fu attraversata da un brivido. Amò le sue guance sfiorate delicatamente dalle lunghe ciglia nere, i morbidi capelli scompigliati sulla stoffa bianca del suo cuscino preferito, le labbra rosee leggermente socchiuse, porte del sapore più buono che avesse mai assaggiato.

C’è un viaggio che
ognuno fa solo con sé,
perché non è che si va vicino,
perché un destino non ha.


Posò le piante dei piedi nude sul pavimento freddo, aprì la finestra e contemplò il meraviglioso arazzo bianco e nero che la Luna e le stelle disegnavano in alto, nel cielo. Al di sotto di questa magnifica melodia, il prato e il bosco, poco visibili, sembravano osservarlo con menefreghismo, quasi a volerlo inghiottire. La sigaretta tra le labbra disegnò in aria piccole nuvolette di fumo grigie. Nella sua mente, i ricordi sfilarono senza che lui potesse impedirne il passaggio: le urla, le accuse, l’abbandono.

Un mattone vuole esser casa,
un mattino divenire chiesa,
ed il matto che c’è in me,
che si chiede che cos’è,
vuole diventare qualche cosa.


L’amore non è bello se non è litigarello. Ma quella volta era andata peggio di quanto fosse mai successo. Una macchina che sfrecciava tra strade deserte, al suo interno un uomo colto dall’ira e dalle lacrime più amare del dovuto. Sapeva che sarebbe tornato, quella era casa sua. Lei era casa sua.

E sarà una strada senza fine,
sotto ad una spada o su una fune,
a cercare il mio far west,
a trovare il santo Graal,
una corsa brada oltre il confine.


Sussultò ad un inaspettato movimento della donna alle suo spalle. La Luna Piena, con tutti i suoi dislivelli superficiali, lo osservava dall’alto, con l’aria seria di una regina dominante su tutti. La luce smorzata che emanava lo colpì sul viso. Quando guardi il Sole, questo con il suo calore ti riscalda dentro, fino alle ossa; la Luna non emana calore, ma lo faceva sentire pieno e il suo cuore sembrò sciogliersi in un modo a cui il Sole non era mai arrivato.

Una luce prenderò
per te là fuori,
quando io camminerò
le vie dei colori.


Lei era la Luna. Fredda, insensibile, piena di crateri, cicatrici profonde sulla pelle, diversa ogni notte. Ma la Luna ha un lato segreto, una faccia che non rivela a nessuno. Anche se oscurata, quella faccia c’è, è la più bella e luminosa, e lui l’aveva trovata nella donna alle sue spalle. La Luna, costretta a compiere tanti movimenti in uno solo, mai ferma su sé stessa. La Luna, tanto fredda, insensibile e ferita, che era in lei, si era lasciata esplorare dall’uomo alla finestra, che contemplava il cielo notturno.

Scalerò le rocce in mezzo al vento,
sulle tracce di chi ha perso o vinto.
Vagherò la mia Odissea,
nell’idea di te, mia dea,
tagliati le trecce e vai in convento.


Le nuvole scure e avide di attenzione coprirono quella luce, tanto da farla quasi scomparire, tanto da farla diventare un’ombra sfuocata in mezzo all’oscurità della notte. La Luna, la donna che amava. Oscurate. L’incubo più terrificante tra i suoi sogni senza pace. Desiderò scostare le nubi, farle a pezzi con le proprie mani, urlare loro di non coprire una simile bellezza.  

Una voce prenderò
per te là fuori,
quando io camminerò
le vie dei colori.


La brezza, con la sua tenera lentezza, spazzò l’avanzare delle nubi, e l’immagine bicolore ricomparve ai suoi occhi. Bianco e nero. In fondo anche lui era bianco e nero, come la notte. Non aveva tonalità, non aveva sfumature, non aveva colori. Era monotono. Era gli estremi di una scala cromatica andata a pezzi.

C’era un cavaliere bianco e nero
prigioniero,
senza un sogno né un mistero,
senza fede né eresia,
senza le ali di un destriero,
senza le onde di un veliero…


Tonalità nette, il bianco e il nero. Diverse da qualsiasi altro colore. Un rosa poteva essere fucsia, pesca, confetto, magenta. Il bianco e il nero no: erano realtà crude, dritte come linee rette, forti come un leone, decise come un uomo avido di potere. Erano malvagi, il bianco e il nero, erano la cattiveria, l’insulto, le malelingue, le accuse, la spregevolezza, la superbia, la lussuria e tutti i vizi capitali dell’uomo. Il male assoluto.

…se la sorte rivolesse ciò che ho speso
forte non sarei per il tuo peso,
a volare in un rodeo,
a valere nel torneo della morte
ed essere il tuo sposo.


Il più spregevole degli uomini, che meritava la tortura, la vendetta più fredda che esistesse e che si potesse anche solo immaginare. Cercò di tornare a galla dai suoi pensieri opprimenti, ma una mano invisibile lo spinse più in profondità, con una forza sorprendentemente innaturale, e affogò tra le sue paure più grandi. Ma continuò a lottare contro quella spinta inesorabile.

Una pace prenderò
per te là fuori,
quando io camminerò
le vie dei colori.


Affogava come un sasso in mezzo al mare, l’apnea non più sopportabile, il corpo fragile come un bambino piangente appena uscito dal grembo della madre. Spinte più forti verso il cielo, per lasciarsi alle spalle bianco e nero della sua esistenza. Sulle spalle il mondo intero, l’universo intero, il tutto intero. L’oppressione più potente che avesse mai provato, più di una febbre a quaranta, più di un trauma alla testa, più dell’abbandono dell’amico ritenuto sincero. E si abbandonò al nero della notte, al bianco delle stelle.

C’era un cavaliere bianco e nero
prigioniero,
senza un posto né un sentiero,
senza diavolo né dio,
senza un cielo da sparviero,
senza il grido di un guerriero,
io ti lascio senza perdermi.


Fece il gesto spontaneo che la mente gli indicò. La donna tra le braccia di Morfeo, il suo respiro profondo e costante, il leggero battito del suo cuore, e
il profumo della sua candida pelle. Nell’oceano profondo, un’altra mano, più delicata, si tese verso di lui, offrendogli un aiuto che non sapeva se meritasse. Era la sua.

E ti perdo un po’,
anche se poi
lasciarti è un po’ perdermi.


Il salvataggio atteso tanto ardentemente, la forza necessaria per vincere l’oscurità della sua esistenza. Un angelo venuto dal cielo, un pompiere che doma le fiamme, un dottore che salva una vita, un amico che disinfetta le ferite. Quella mano era lei. Una forza della natura che aiutava il più debole, un uomo sbagliato, un uomo bianco e nero.

O bella mia,
o bella ciao,
io sono via
con un pensiero di te immenso,
e un nuovo senso di me.


Quella donna l’aveva salvato. Era entrata dove nessuno era mai entrato, aveva rotto il ghiaccio con cui il suo cuore non era riuscito a combattere, aveva tolto quel pensiero bicolore che aleggiava nella sua mente da troppo tempo, quegli estremi di una scala cromatica andata a pezzi. E lui non era la cattiveria, l’insulto, le malelingue, le accuse, la spregevolezza, la superbia, la lussuria e nessun’altro dei vizi capitali dell’uomo. Non era il male assoluto. Li scorse, per la prima volta. Bellissimi come la sua salvatrice, del calore più immenso che ci sia, più grande perfino di quello del Sole, simile a quello che solo un padre può trasmettere. Si sentì pieno, appagato, soddisfatto. Li aveva visti. Aveva visto i colori.

C’era un cavaliere giallo
che rubò un cavallo
alle scogliere ed un cristallo
alle miniere di un metrò,
sulle ciminiere disegnò
un castello di corallo
e al ballo tutto il quartiere andò.


C’era un cavaliere rosso
che salì sul dosso
di bufere sopra il fosso
delle sere di città,
dietro un cielo mosso di ringhiere
dentro il mare grosso
di un braciere d’immensità.


C’era un cavaliere blu
che catturò la gioventù
di primavere e che portò
chimere in schiavitù,
liberò le gru dalle lamiere
di un cantiere verso un campo
di preghiere laggiù.




Uno scossone lo riportò alla realtà. Il sogno era svanito. Si sentì di nuovo inondare dal bianco e dal nero. Un tremito di paura percorse il suo corpo, e si sentì fragile come un vaso di porcellana, debole come un soldato sconfitto in guerra. Il respiro si fece affannoso, il cuore martellava desideroso di uscire dal petto.
“Hey, cos’hai?” Con stupore, la donna era lì accanto a lui, che gli stingeva la mano e lo guardava, con gli occhi che trapelavano un misto di timore e comprensione. E lì, i polmoni si rilassarono, il suo corpo a sua volta si rilassò con loro, e il cuore non smise di battere velocemente quando la abbracciò e si rese conto che lei era sua.
“Niente, ho fatto un sogno bellissimo”. E mentre le accarezzava i capelli, rivide i colori, insieme alla donna che lo aveva salvato.

Dove arriverai anche tu?
camminando le vie dei
colori.

 
 
 







Ciao ragazze! :)
Prima one shot Dramione, spero di non aver fatto stupidi errori grammaticali e di avervi fatto leggere qualcosa di abbastanza interessante, qualcosa di diverso dal solito.
Questa breve storia nasce per caso, grazie ad una delle mie canzoni preferite, Le vie dei colori di Claudio Baglioni, e anche grazie ad un’altra mia grande passione, oltre ad Harry Potter, cioè Dylan Dog. Questo video, che è la scannerizzazione del mio albo preferito del fumetto, mi ha ispirata, dandomi lo spunto giusto per scrivere. Vi lascio il link, perché credo valga davvero la pena dargli un’occhiata:
http://www.youtube.com/watch?v=l8eezoNeK9k
E’ una one shot un po’ particolare, quella che avete appena finito di leggere. Cercavo di cominciare una storia, incentrata sempre sulla coppia Dramione, quando mi è capitata questa canzone nella riproduzione casuale del telefono. E’ stato un lampo di genio, o qualcosa del genere.
Come avrete probabilmente notato, non compaiono mai i nomi dei due protagonisti. Arrivata ai primi quattro “paragrafi” del testo, mi sono accorta di non aver nominato né Draco, né Hermione. E mi sono detta: “Perché non evitarli, di modo che ognuno possa immaginare chiunque egli preferisca?”. Personalmente, immagino i loro volti sulle due figure, probabilmente perché li adoro e sono i miei due personaggi preferiti della saga. Ma ognuno ha la sua libertà di scelta, credo sia stata la cosa più giusta da fare.
Spero con tutto il cuore che ciò che ho scritto sia stato interessante e degno di lettura. Accetto critiche di ogni tipo, ritengo che siano l’unico modo per perfezionare e rendere più piacevole la mia scrittura.
Un bacio, la vostra Rose.
  
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