Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: KaterinaVipera    18/06/2014    5 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                              2 SETTIMANE DOPO


 

I giorni trascorsero dannatamente lenti, benché cercasse di distrarsi e di tenersi occupata il più possibile.

Decise di ritirarsi dall'università per prendersi un po' di tempo per riflettere sulla sua vita. Si sentiva in un limbo, né mortale né immortale, né appartenente alla Terra né a nessun altro Regno. Chi era lei adesso?

Doveva continuare a vivere come un'umana o doveva attingere al potere della pietra e sfruttare le sue abilità? Ma a cosa le sarebbe servito? Scartò l'ultima opzione; non era mai stata in grado di giocare con i sentimenti altrui, figurarsi manipolarli o manipolare le anime delle persone.

Ritenne più opportuno prendersi un periodo di pausa e fare chiarezza, cercando di non fare gli stessi errori dell'ultima volta, ovvero sprofondare in uno stato pietoso di catalessi ed apatia, cercando di riempire le sue giornate con il lavoro in casa, aiutando sua madre, e aiutando suo padre occasionalmente lavorando con lui nella sua agenzia immobiliare. Solo così riuscì a tranquillizzare i suoi genitori, che la vedevano, sempre un po' malinconica, ma molto più serena. Ma si sbagliavano.

Nonostante cercasse di vivere la sua vita, non poteva fare a meno di pensare a Loki.
Questa volta sarebbe tornato? Si sarebbe ricordato di lei e di quella promessa dolcemente minacciosa che le aveva rivolto?
Per il momento non poteva fare altro che aspettare, come sempre quando si trattava di lui, speranzosa. Ma quella speranza la stava logorando e non c'era scampo per il male che le albergava nell'anima e lei questo lo sapeva.

Everytime I close my eyes. It's like a dark paradise. No one compares to you. I'm scared that you won't be waiting on the other side. 1
[Ogni volta che chiudo i miei occhi. Vedo come un paradiso oscuro. Nessuno è comparabile a te. Ho paura che tu non aspetterai dall’altro lato.]

Si vestì di corsa perché in ritardo mostruoso, come al suo solito, per l'appuntamento che aveva preso con la sua amica Mary, per quello stesso pomeriggio alla spiaggia. Aveva lavorato con suo padre quel giorno e dei clienti avevano impiegato più tempo del previsto per firmare i documenti di vendita del loro immobile. Appena tornata a casa si era diretta come un fulmine in camera sua per cambiarsi ed uscire di nuovo. Si infilò gli short, che trovò sulla seggiola della sua scrivania, sempre in perenne disordine, saltellando per tutta la stanza per infilarseli, andando a sbattere contro la torretta dei porta CD. Per sua fortuna si limitò a barcollare senza cadere, altrimenti avrebbe dovuto riordinare una trentina di dischi.
Aprì l'anta dell'armadio afferrando la prima maglietta capitatale sotto mano, indossò un paio di converse nere con la scritta AC/DC stampata di lato, si truccò velocemente e guardò il suo riflesso allo specchio prima di uscire.
La stoffa della maglia era bianca e di conseguenza semi trasparente ma con quel caldo non poteva mettersi qualcosa di scuro. Guardò attentamente la scritta sulla maglietta che recitava la frase: ''parenti serpenti''. Aveva litigato con i suoi quando la comprò ma a lei piaceva e trovava sempre il modo di mettersela.

Pazienza, sono in un ritardo enorme e non ho tempo per cambiarmi. Tanto mica devo incontrare il Presidente!

Prese la borsa infilandoci il necessario e si precipitò fuori di casa. Stava per uscire quando i suoi genitori la fermarono.

“Dove vai?” chiese sua madre, stretta tra le braccia del marito.

Strano, la mamma non si lascia abbracciare in quel modo senza una ragione che preveda la fuoriuscita di lacrime.

“Ho un appuntamento con Mary.” rispose veloce lei; era in ritardo per l'appuntamento e se sua madre si metteva a fare domande, ci sarebbe andata il giorno dopo a quell'incontro.

“Capisco.” disse la donna dopo una pausa, carica di significato. “Salutami Mary, allora.”

“Va bene, lo farò. Adesso scappo, sono in ritardo.” e si diresse verso la porta d'ingresso.

“Ehi tesoro..” la fermò suo padre vedendo che la moglie non riusciva quasi più a parlare e alla figlia il comportamento dei genitori parve tanto strano ed inspiegabile.

“Si pà?” si rigirò per guardarli. Certo che si comportavano davvero in modo molto strano per i loro canoni.

“Ti vogliamo bene, cara.” le disse l'uomo stringendo la mano della moglie, come per trarne forza. Forza di cui aveva bisogno e Caterina non capì perché.

“Anche io ve ne voglio.” disse loro sorridendo. Uscì di corsa da casa, continuando a correre per tutto il tragitto.

Abitava vicino alla baia e in dieci minuti raggiunse il punto di ritrovo che avevano stabilito la sera prima per telefono.
Cat vide la sua amica seduta sul muro che si affacciava sulla spiaggia, intenta a guardare l'ora sul display del cellulare.

“Scusa il ritardo.” disse dopo averla raggiunta, attraversando la strada di corsa e cercando di riprendere fiato.

Mary rimise il telefono in tasca e guardandola di sfuggita disse “Dobbiamo parlare.”

Iniziarono a camminare una di fianco all'altra in silenzio, vicino al bagnasciuga, alzando i granellini di sabbia a ogni loro passo.

“Perché Jake con è con te?” avevano fatto pace dalla loro ultima discussione, decisi di mettersi tutto alle spalle e di rispettare le rispettive decisioni.

“Aveva da lavorare e poi è meglio così.” disse quasi atona.

“Mary, ma che succede? Così mi fai preoccupare.” disse fermandosi e costringendo anche Mary a fare lo stesso.

“No, niente. Non ti allarmare. Credimi, però, se ti dico che è meglio che lui non ci sia.”

Ripresero a camminare, lasciando che i loro piedi sprofondassero nella sabbia bollente, benché fosse pomeriggio inoltrato.

“Noi due ci conosciamo dal primo giorno delle elementari, ricordi? La maestra ci mise accanto di banco e da allora siamo state inseparabili.” fece una pausa durante la quale Caterina si aspettava che continuasse ma invece non lo fece. Era come se avesse intrapreso una sorta di monologo interiore e fosse assorta in altri pensieri.
Ma che le era preso?

“E con questo?” la esortò.

“Con questo voglio dire che ti conosco come le mie tasche. Riconosco quando hai qualcosa che non va e adesso hai decisamente qualcosa che non va. E io so anche il motivo.”

“Non è come pensi tu.” disse poco convinta di quanto aveva detto. Invece era proprio come pensava Mary che aveva intuito che tutti i suoi impegni che la vedevano spesso fuori casa per tutto il giorno, la dedizione con cui si immergeva nel lavoro col padre e tutte le ore passate fuori a correre e ad allenarsi in palestra erano solo per evitare di stare ferma e pensare. Di pensare a lui. E poi, si, di pensare anche al bambino che avrebbe potuto avere; perché anche se Cat non aveva più toccato quell'argomento, lo si leggeva nel suo sguardo che lei ci stava ancora pensando. E Mary aveva carpito la sua sofferenza, che adesso riusciva a celare a tutti, nel vedere a giro madri coi propri figli ancora piccoli. Era un dolore che l'avrebbe portata alla distruzione di se stessa.

“Si, è come penso io. E credo che questa volta sia anche peggio. Guarda che ho capito il perché tu continui a riempirti la giornata di impegni.”

“E' l'unico modo che ho per non pensare a lui e per fingere di poter ritornare a vivere una vita normale.”

Per non morire dentro. Ma preferirei esserlo, perché per il momento è solo il mio corpo che vive, non più la mia anima.

And there's no remedy for memory of faces. Like a melody, it won't lift my head. Your soul is hunting me and telling me. That everything is fine. But I wish I was dead. 1
[E non c’è rimedio, il ricordo del tuo viso resta. Come una melodia, non abbandonerà la mia testa. La tua anima mi sta ossessionando e mi dice, che tutto va bene. Ma preferirei essere morta.]

Ormai era inutile continuare a fingere a lei e a se stessa. La sua amica aveva fatto breccia nelle sue difese formate di una fitta rete di bugie, dette al solo scopo di proteggersi dalla verità. Si sentì molto simile a Loki in quel momento e le venne da sorridere. In fondo lei stava facendo la stessa cosa che lui ha fatto per secoli interi prima di incontrarla e forse anche dopo.

“Lo so.” il tono dell'altra si fece dolce e la prese a braccetto, costringendole a camminare più vicine. Cat non lo sapeva ancora, ma la ragazza bionda cercava di stringerla il più possibile vicino a lei per cercare un loro ultimo contatto.

“Ed è per questo che ho mandato un messaggio all'universo2.” disse teatralmente sollevando la mano aperta in aria e spostandola da sinistra a destra. “E l'Universo mi ha risposto.”

“Che vuoi dire?” chiese non capendo perché Mary aveva citato una frase del loro film preferito in quel contesto.

La ragazza bionda si fermò di colpo, come se si fosse resa conto all'improvviso di essere arrivata in un punto preciso.

“Voglio dire che l'Universo mi ha risposto.” e indicò con l'indice un punto alla loro destra.

Caterina seguì la traiettoria invisibile tracciata dal suo dito e fu in mezzo alla gente che lo vide. In piedi, fermo con le mani dietro la schiena e solo il suo mezzo sorriso a tradire la gioia di essere lì, altrimenti nascosta dalla sua espressione apparentemente impassibile.
Fissò per qualche istante la sua figura sinuosa, bellissima, eterea e poi si rivolse alla sua amica incapace di proferir parola.

“Che aspetti? Corri da lui!” la esortò con un cenno del capo un sincero sorriso a disegnarle la bocca.

Caterina seguì il suo consiglio, gettò la borsa sulla sabbia e gli corse incontro trepidante di felicità. Quando fu a pochi passi da lui, gli saltò letteralmente in collo, avvinghiandolo con le gambe e le braccia, stringendolo forte a se, per la paura che quella fosse solo una delle sue tante illusioni o solo un sogno. Lo baciò con passione e trasporto, come se non esistesse altro all'infuori di loro due, incurante della gente che passandoli vicino li guardava. Continuò a baciarlo come se quella fosse la sua boccata d'ossigeno dopo essere stata immersa nell'acqua, in apnea, per tanto tempo. Sentì le mani del Dio, che la premevano contro la sua veste, mentre faceva passare una mano tra i capelli fini della mortale, mai sazio di lei.

“Sei tornato.” disse con la voce evidentemente emozionata sopra le labbra fini e gelide di Loki.

“Te l'ho detto che lo avrei fatto. Ne dubitavi forse?” disse prendendola giocosamente in giro.

“Un po'.” rispose stando al gioco ma dicendo la verità.

Loki la fece scendere senza perdere il contatto visivo fin quanto i piedi di lei non toccarono la sabbia. La accompagnò a riprendere la borsa e poi dalla sua amica.

“Alla fine hai risposto.” disse Mary, rivolta al Dio.

“Sei stata tu!” esclamò meravigliata Cat.

“E chi altro poteva essere stato? Te l'ho detto che ho mandato un messaggio all'Universo. E, Loki, scusa se ti ho affibbiato quegli appellativi poco carini, spero solo che tu non ti sia offeso. A dire il vero, mi aspettavo che tu mi tramutassi in una specie di schifoso essere strisciante o in un mucchietto di cenere.” si rivolse al Dio sperando con tutta se stessa che non scatenasse la sua vendetta proprio ora.

“E' stato divertente vederti sbraitare come una pazza dannata contro il cielo.” disse trattenendo un ghigno.

“Tu cosa?” Cat si stava immaginando la sua amica ad urlare ed alzare le mani al cielo, pronunciando le sue tipiche espressione decisamente poco carine. Era tipico comportamento suo, quello lì.

“Qualcuno doveva pur farlo.” fece spallucce come se fosse una cosa normale. Cat la abbracciò d'impeto, colma di affetto e riconoscenza. Le mormorò un grazie appena udibile, con le lacrime di felicità agli occhi.
Quando le due ragazze si staccarono continuando a sorridersi, Loki cinse la vita di Cat con il braccio destro, stringendola a se; lei lo guardò con aria stranita e interrogativa, guadagnandosi l'ennesimo ghigno compiaciuto sul volto del Dio.

“Che fai?” la voce era pura curiosità, la stessa che le si poteva leggere anche nelle sue iridi metalliche.

“Qualcosa che non mi vedrai fare tanto spesso.” sghignazzò divertito.

All'improvviso lei e Loki vennero circondati da una luce accecante e splendente, in cui risiedevano una vasta gamma di colori vividi e brillanti.

Sobbalzò quasi intimorita vedendo offuscarsi la figura della sua amica che aveva preso le dovute distanze. Le persone intorno a loro si allontanarono impaurite o rimasero ad ammirare quello spettacolo, decisamente divino, scattando foto e facendo filmati coi telefonini.

“Stringiti forte.” le venne consigliato e lei non se lo fece ripetere due volte.

“Addio Cat, mi mancherai.” le aveva urlato dall'altra parte della barriera luminosa la sua amica.

“Cosa?!”

Mary si limito a mimarle con le labbra un ''ti voglio bene'' prima che lei e il Dio sparissero risucchiati dalla colonna di luce.
Una manciata di secondi. Ecco quanto durò in tutto il viaggio ma a Caterina parve durare molto di più.
Attraversarono lo spazio profondo in poco tempo ma ebbe modo di osservarlo con occhi traboccanti di meraviglia, capace solo di spalancare la bocca e gli occhi.
Se lo era sempre immaginata come un posto buio e invece scoprì essere ricco di stelle luminose, vive, magnifiche.
Vennero trasportati ad una velocità incalcolabile e benché si sentisse al sicuro tra la presa salda e rassicurante di Loki, non potette fare a meno di stringersi un po' di più a lui.

Solo quando i suoi piedi toccarono una superficie mai calpestata prima, si sentì lo stomaco come se glielo avessero sheckerato e rimesso al posto, le gambe tremolanti e il cuore martellava nel petto; era come se avesse fatto un giro sulle montagne russe, ma quel ''giro'' era stato infinitamente meglio.

“Accidenti, è stata una figata assurda!” aveva dichiarato a corto di fiato. Anche a distanza di anni, nonostante Cat fosse cresciuta, cambiata, maturata non aveva perso la sua abitudine ad esprimersi con le sue tipiche espressioni midgardiane che strappavano sempre un sorriso al Dio.
Stava per chiedere se era possibile rifarlo un'altra volta ma la sua attenzione fu catturata dalla figura possente di un uomo bardato dalla testa ai piedi con un'armatura dorata che lo rendeva ancora più grosso e minaccioso, brandendo una spada enorme ed evidentemente pesante.
Lo guardò cercando di decifrare la sua espressione e di capire se averne paura o meno.
L'uomo, già alto di suo, se ne stava in piedi sopra ad una pedana luccicante che lo rialzava maggiormente, le sorrise cordiale dandole il benvenuto.

“Benvenuta ad Asgard, lady Caterina.” la salutò con la sua voce profonda, una voce che sapeva di ere, di tempo illimitato pur avendo un padrone apparentemente giovane.

La ragazza ricambiò il sorriso e lo ringraziò.

“Principe Loki.” disse con reverenza appena forzata.

Era una cosa rara vederlo usare il Bifrost per i suoi spostamenti personali, ma Loki non voleva farle perdere quello spettacolo. E ne era valsa la pena perché Cat adesso, stava ridendo come una bambina senza smettere di guardarsi intorno.
Era incantata ed incantevole, quasi gli dispiacque doverla richiamare ma dovevano andare; avrebbe avuto modo, in futuro, di ammirarlo meglio.

“Forza, andiamo.” le disse posandole una mano in mezzo alle scapole.

Passarono sotto l'arco di quella gigantesca struttura e quando vide il famoso ponte, rimase senza parole.

“O-mio-Dio.” fu tutto quello che riuscì ad elaborare ed a pronunciare.

“E di chi altre dovrei essere?” domandò retorico con un sorriso sornione a increspargli le labbra.

Cat lo guardò un attimo perplessa e dopo averci riflettuto, capì il doppio senso della sua frase e gli dette una spinta giocosa.

Ad attenderli c'erano due splendidi esemplari di cavalli, lasciati lì docili ad attendere i loro padroni. Erano possenti, fieri e Cat ne fu affascinata. Si avvicinò al cavallo nero che prese ad accarezzare tranquillamente, passando una mano sul collo arcuato e poi al muso. L'animale parve apprezzare le attenzioni della ragazza e si lasciò accarezzare docile.

“Spero che tu sappia cavalcare.”

“Se so cavalcare?” domandò retorica. Con un balzo secco ed elegante monto in sella. “Sono nata per montare a cavallo.” e gli fece l'occhiolino.

Spero solo di non aver parlato troppo presto. È da una vita che non monto e qui il rischio di figura di merda è elevato.

Ma quando spronarono i rispettivi cavalli si rese conto di non aver mai perso il suo talento.

Loki la guardava compiaciuto e stupito, cavalcava sciolta come se ci fosse veramente nata su di una sella; teneva le redini con una mano sola e aveva lasciato la sinistra abbandonata sopra la coscia scoperta. Nel suo corpo, che si alzava e abbassava a ritmo con la schiena dell'animale, tutto era aggraziato ed elegante. Sembrava una amazzone, selvaggia e bellissima. Libera.

Nel montare un cavallo, noi prendiamo in prestito la libertà. 3

Poco più avanti a loro si aprì il grande portone in oro massiccio che li avrebbe ammessi all'interno della città di Asgard.
Cat frenò l'andatura dell'animale per poter ammirare meglio l'entrata; quando varcarono la soglia, lo scintillio brillante e dorato della città illuminata da un morente e lontano sole la lasciò così stupita che tirò le redini verso di se, costringendo il cavallo a fermarsi.

“Va tutto bene?” domandò preoccupato Loki dalla reazione della ragazza. Che se ne volesse tornare indietro? Che si rendesse conto di stare per fare un grosso sbaglio andando ad Asgard con lui? Le si affiancò, attendendo la sua risposta carico di apprensione.

“Si. Solo che è... è bellissima.” rispose con tanta emozione nella voce. Loki sospirò impercettibilmente, rincuorato del fatto che Cat non volesse tornare via ma che fosse rimasta incantata.

Ripartirono al galoppo percorrendo il grande viale, ormai quasi deserto, passando sotto l'arcata sorretta da possenti statue di guardie in oro – strano vero? – con gli elmi da cui gli spuntavano le corna.

Le persone che camminavano tranquille sotto il cielo che presto si sarebbe rabbuiato, si accostarono ai margini della strada per far passare il giovane principe e la sua ospite di cui tanto avevano sentito parlare ma che non avevano visto.

Dannati impiccioni.

A Loki non piacque tutta quella curiosità che si era diffusa a macchia d'olio nel Regno appena si venne a sapere di quello che era successo al principe minore sulla Terra. La voce si era sparsa ed era stata subito travisata la realtà. Adesso circolavano decine e decine di versioni sul come e sul perché Loki fosse tornato e portasse con se anche l'umana.

Si fermarono e smontarono nelle prossimità delle scuderie; i loro animali vennero affidati ad uno stalliere che li stava aspettando. Il ragazzo che avrà avuto si e no l'età di Cat, chissà però da quanti secoli, guardò la nuova arrivata con tanta, troppa curiosità sia per il suo insolito abbigliamento sia per i suoi particolari tratti fisici. I capelli castani e la carnagione un poco più scura non erano caratteristiche facile da trovare ad Asgard, dal momento in cui tutti, o quasi, avevano una colorazione di capelli che racchiudeva tutte le sfumature del biondo e la pelle diafana. Il Dio delle malefatte se ne accorse e rivolse al piccolo insolente uno sguardo torvo costringendolo a chinare il capo, afferrare le redini dei cavalli e sparire quasi a gambe levate all'interno delle stalle, intimorito da quello che li sarebbe potuto accadere.
Caterina continuava a tenere gli occhi alzati, impegnata a mirare il mondo intorno a lei. Da lì, proseguirono verso i giardini da cui poi sarebbero entrati a palazzo.
La ragazza era rapita dai colori sgargianti e dai profumi inebrianti che vi regnavano in quel luogo. Alcuni dei fiori presenti erano presenti anche sulla Terra e quindi li riconosceva ma c'erano alcuni che capì essere di lì. Si avvicinò a quelli sconosciuti, studiandone i colori, il profumo e l'aspetto. Raggruppati sotto un albero c'erano dei fiori dalle foglie rosso carminio, poco più distante ne vide alcuni con i petali color indaco le cui estremità si arricciavano su se stesse verso l'esterno. Ci fu un particolare fiore che la colpì più di tutti e di cui ne fu subito affascinata. Aveva il gambo lungo verde che terminava in un bozzolo, un guscio, di una tinta più chiara contornato da spine appuntite, fitte e sottili come aghi.
Cat fece per allungare la mano per poterlo toccare ma venne fermata dalla voce di Loki.

“Le sue spine sono velenose.”

Immediatamente ritirò la mano; il moro vi passò sopra la sua facendo fiorire e mostrandole il suo vero aspetto: era un fiore fragile, dai petali così chiari e così trasparenti da risultare opalescente.

“I suoi petali hanno poteri curativi.” spiegò per poi ripassarvi sopra la mano facendolo chiudere.

Questo fiore assomiglia molto a lui. Per tutti è inavvicinabile e letale ma dandogli il giusto tempo possiamo vedere la parte migliore, quella buona, bella, in grado di guarire. Tra me e Loki è stato così: la prima volta che l'ho visto era inavvicinabile, pericoloso ma ho saputo essere paziente con lui, ho saputo aspettare e adesso è riuscito a far fiorire la parte migliore di lui, la parte che riesce a salvare. Beh, con me l'ha fatto.

Stava ancora ragionando mentalmente sulla somiglianza tra quel fiore e Loki che non si accorse di aver ripreso il cammino ed essere entrata tra le mura del palazzo.

“E così questa è casa tua?” domandò retorica, ritornando presente coi pensieri.

E comunque, alla faccia della casa!

“No. Questo è il palazzo di...”

“Vabbè, era per dire. Non fare il pignolo, Loki!” e gli dette una spallata giocosa.

“Fratello! Lady Caterina!” li richiamò Thor mentre si avvicinava in compagnia di una donna. Indossava abiti eleganti, asgardiani, ma la statura e l'aspetto fisico facevano ben intuire che fosse umana anche lei.

“Ehi, Thor!” lo salutò Cat, andandogli incontro e abbracciandolo quando furono uno di fronte all'altra. “E comunque, chiamami Cat. Nessuno mi chiama col nome lungo.” lo rimproverò bonariamente.

“Cat ti voglio presentare la mia fidanzata, Jane.”

Le due donne si strinsero la mano, sorridendosi cordiali; entrambe avevano sentito parlare molto dell'altra e adesso che si trovavano faccia a faccia capivano cosa ci trovavano i due fratelli nelle rispettive fidanzate. Anche se Jane era ancora un po' incredula che quella ragazza fosse riuscita a guarire l'animo malvagio e dannato del Dio degli inganni.

“Io sono..” stava per presentarsi quando venne interrotta da Loki.

“Lei è la mia fidanzata.” facendo un chiaro riferimento a quella volta di due e più anni fa, quando sul pianerottolo di casa di Cat, le situazioni erano rovesciate.
Fu divertente vedere come la ragazza arrossì vistosamente presa alla sprovvista da tale affermazione, decisamente inaspettata.

“Pronta?” domandò Thor, sciogliendo l'imbarazzo venutosi a creare.

“Pronta per cosa?” chiese a sua volta, guardando prima il Dio biondo e poi suo fratello curiosa.

All'improvviso venne assalita da una brutta sensazione, come qualcosa che avrebbe dovuto sapere ma che nessuno si era preoccupato di dirle. E non perché se ne fossero dimenticati, no, più per il non volerglielo dire di proposito.

“Per l'incontro con Odino.” rispose con naturalezza Thor.


 


 


 



- Angolo dell'autrice-
Dedico questo capitolo alla mia amica Martina. Lei non vuole che la chiami per il nome intero, dice che è troppo formale e non le piace, ma a me ogni tanto scappa.
Lo dedico a lei che è una mia carissima amica dalle elementari, che dopo tutti questi anni continua a starmi vicina e a volermi bene, tanto quanto io ne voglio a lei.
Lo dedico a tutte le occhiate che ci scambiamo, complici, e che parlano nonostante noi non diciamo niente. A tutte le risate grasse che ci hanno costretto a nascoderci dietro al bancone del bar per non farci vedere dai clienti, a quelle volte che alla sua domanda: "Cate, che canzone mettiamo?" solo il mio sguardo le fa subito capire capire di mettere una canzone che noi abbiamo ribattezzato ''Ahia ahia mal di pancia'', diventata la nostra colonna sonora di quest'estate. 
A tutte le volte che ci volevamo impiccare agli olivi per la disperazione e finivamo sempre col ridere sotto lo sguardo torvo delle nostre responsabili che non capivano i nostri sorrisi, dovuto a tantissimi anni di complicità.
Al nostro essere fatte con lo stampino (parole di Fabrizio XD) nonostante siamo l'una l'alfa e l'altra l'omega; a tutte le volte che diciamo di fare una vacanza insieme e poi finiamo per non fare nulla; alle nostre estati in campeggio, ai giri in motorino nel campo di Alessio
Insomma, lo dedico alla mia Marti, alla quale vuoglio un bene dell'anima e senza la quale non potrei vivere.

NOTE
1 Dark paradise, Lana del Ray;
2 dal film Burlesque, con Christina Aguilera e Cher;
3  H. Thomson


RINGRAZIAMENTI
un grazie a tutti coloro che continuano a leggere la storia, che la commentanto e la aggiungono.

 


 


 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: KaterinaVipera