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Autore: _black_rose_    18/06/2014    5 recensioni
Magnus e Alec. Alec e Magnus.
-dal testo-
[...]Infine ritornò a guardare Magnus.
Era in piedi nella penombra, tuttavia Alec non aveva problemi a vederlo.
E lo Stregone lo stava guardando a sua volta, meravigliato. I loro sguardi si incatenarono. I suoi occhi erano ancora più luminosi e belli di come li ricordava. Ne distingueva ogni pagliuzza oro e verde attorno alle pupille da gatto dilatate.
La pelle del viso poi era priva di imperfezioni o di segni del tempo, di quel colore ambrato che amava tanto.
Rimase fermo, il vento che gli scompigliava i capelli ma che non gli procurava nemmeno un brivido di freddo. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto così. Potevano essere passati secondi, minuti, decine di minuti.
Poi mosse qualche passo verso Magnus. Quando lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, e scoppiò a piangere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Magnus rispose al cellulare, tuonando: "Chi osa disturbare il sommo stregone di Brooklyn?"
"Salve anche a te Magnus. Sono Isabelle, dov'è mio fratello? Non risponde al cellulare, lo avrò chiamato decine di volte... " poi con voce maliziosa e curiosa continuò:  "Aspetta... Ho interrotto qualcosa, vero?"
"Allora, primo tuo fratello è qui, secondo non so perché non ti risponda, e terzo non sono affari tuoi. Comunque hai rovinato una colazione che era meravigliosa. Che cosa vuoi?" rispose stizzito. "Passami Alec, grazie."
Lo stregone sbuffò sonoramente. Diede il telefono ad Alec, che era ancora seduto al tavolo dove stavano facendo colazione.
"Izzy, che succede?"
"Torna qui all'istituto, Jace vuole andare a caccia di qualche demone al Pandemonium."
"Cosa spera di trovare al Pandemonium, un'altra rossa?" ribadì con una nota sprezzante ma allo stesso tempo divertita nel suo tono di voce.
"Tz, vedremo. Intanto sbrigati e torna all'istituto. Ci vediamo dopo."
Alec sbuffò e alzò gli occhi al cielo. "Si, a dopo."
Chiuse la chiamata e restituì il cellulare a Magnus, lasciandosi cadere sul pouf vicino a lui.
"Quindi? Che succede?"
"Mia sorella e Jace dicono che devo tornare all'istituto. Vogliono andare a caccia al Pandemonium."
"Figli di Nephilim... Sempre e solo a pensare a togliere di mezzo demoni. Non puoi rimanere qui comunque? Anche io necessito della tua deliziosa compagnia."
"Magnus, per favore, non rendere le cose più difficili. Credimi, anche io vorrei stare con te, ma devo proprio andare." rispose con tono lamentoso.
"Me la pagherai Fiorellino, me la pagherai. Però sta' attento, mi raccomando."
"Certo, lo sono sempre. Altrimenti come farei a deliziarti della mia presenza?"
"Touché." ribadì lo stregone. "Bè, se non ti dà fastidio, io ecco... Potrei... Tornare questa sera. Magari a un orario più accettabile." fece con voce flebile lo shadowhunter, arrossendo.
"Certamente Alexander, lo davo quasi per scontato!"
"Uh, ora dovrei proprio andare. Grazie di tutto Magnus."
"Figurati." Alec si avviò verso la porta, ma lo stregone si piazzò tra lui e l'uscita. "Dove pensi di andare? Non dimentichi forse qualcosa?" Il cacciatore lo guardò tra l'allibito e il sorpreso. Inarcò le sopracciglia, poi comprese. Si sporse in avanti e lasciò un bacio leggero sulle labbra di Magnus.
"E questo cos'era?" Afferrò Alec per la vita e lo premette contro il legno della porta, i loro petti vicini, ma le labbra di più. Passò una mano tra i capelli corvini del ragazzo, e poi giù, il palmo all'altezza del suo cuore. Intanto insinuava le dita sotto alla maglia nera, seguendo i segni delle rune sulla schiena.
Alec gemette sulle labbra del suo ragazzo.
"Magnus... Mi sono appena rivestito. E sono... in ritardo. Ti prometto... Che... Tornerò questa sera." disse tra i baci, arrossendo lievemente pensando a ciò che sarebbe potuto accadere poche ore più tardi. "Che scocciatura. Non vedo l'ora di averti tutto per me."
Si staccarono e Alec aprì la porta, poi sentì la voce calda di Magnus. "Ti amo."
"Ti amo anch'io, Magnus." gli sorrise e se ne andò.
Lo stregone aspettò appoggiato allo stipite della porta finché non vide Alec sparire dietro ad un angolo della strada, poi richiuse la porta.

Alec camminava controvoglia verso l'istituto, le mani in tasca e i piedi che di tanto in tanto calciavano qualche sassolino sul marciapiede. Poi però un pensiero gli passò nella mente: prima fosse arrivato all'istituto, prima avrebbero concluso la caccia, e lui avrebbe potuto tornare da Magnus.
Accelerò il passo.

Spalancò il portone dell'istituto, all'ingresso c'era Church che lo guardava con un cipiglio annoiato.
Prese l'ascensore e una volta uscito, incontrò sua sorella in corridoio.
"Finalmente! Ce ne hai messo di tempo, eh? Va' a prepararti."
"Se non sbaglio sono io il fratello più grande che dovrebbe dire cosa fare o non fare."
"Come ti pare, Alec. Noi siamo pronti."
"Dov'è Jace?"
"In armeria, sta finendo di prepararsi." rispose la sorella, con la sua frusta arrotolata intorno al polso e le rune nere nascoste dagli abiti.
Passò da camera sua e, toltosi i vestiti con cui era andato a casa di Magnus, si infilò la tenuta nera da caccia.
Alec seguì le indicazioni della sorella e raggiunse il suo parabatai.
Una volta in armeria, salutato Jace, cominciò ad armarsi. Infilò due spade angeliche nella cintura, un pugnale nello stivale, mise la faretra e l'arco a tracolla, si tracciò la runa dell'invisibilità.

Isabelle, già pronta, aspettava davanti al portone, le braccia conserte. Alec e Jace la raggiunsero, poi si diressero di gran lena al Pandemonium.

La musica giungeva fino al di fuori del locale, e i corpi delle persone si ammassavano già lì all'esterno.
Jace entrò per primo, seguito da Alec e da Isabelle.
Girarono per il locale, finché non notarono un demone Eidolon ritirato nell'ombra di un angolo. Aveva sembianze umane, ma gli occhi del tutto neri e i denti appuntiti e frastagliati dimostravano cosa realmente fosse.
Senza tanti preamboli e cercando di non farsi notare troppo dalla creatura, Isabelle  sciolse la sua frusta e, con un movimento fluido del braccio, riuscì ad attorcigliare il polso del demone, che emise un verso di sorpresa e dolore.
"Non sei poi così furbo." commentò Jace.
A discapito delle sue parole, l'Eidolon strattonò con forza la frusta e, sebbene  cercasse di fare più resistenza possibile, Isabelle venne trascinata vicino a lui. Troppo vicino per i gusti di Alec e di Jace, che intervennero.
Il demone, liberatosi della frusta, scagliò la ragazza a terra, qualche metro più in là.
"Isabelle!" urlò Alec, quando vide la sorella sbattere con violenza la testa. Aveva bisogno di un iratze, o dell'aiuto di Magnus. Magnus.
Perso nei suoi pensieri, cosa che non avrebbe dovuto accadere, non si accorse della vicinanza del demone.
"Alec! Attento!" il suo parabatai non fece in tempo ad avvisarlo del pericolo, che l'Eidolon lo aveva già alzato e gettato con incredibile forza contro un muro del locale. Alec andò a sbattere con le costole contro uno spigolo. Si sentirono due urli provenienti da lui e da qualcun altro, poi si accasciò sul pavimento.
Cercò di rialzarsi per andare in aiuto di Jace, ma vide che non ce ne fu più bisogno. Mentre lui sbatteva contro la parete, Jace aveva infilzato il demone alle spalle. Ecco di chi era il secondo grido.
Dopo alcuni dolorosi sforzi riuscì a mettersi in piedi, pensando di aver preso solo una brutta botta.
Jace intanto stava applicando un iratze sul collo di Isabelle.
"Direi... Che possiamo tornare all'istituto, eh!?" mugugnò la ragazza, che veniva sollevata da Jace. "Già" rispose solo lui.

Malconci, uscirono dal locale. Il sole era ancora alto nel cielo.
"Possibile che anche a quest'ora ci sia così tanta gente in questo posto?" commentò il biondo, l'unico in vena di parlare. In risposta ricevette solo un paio di "mmh".
"Izzy, stai bene?" fece Alec, preoccupato.
"A dir la verità non molto. Ho sonno."
"Resta sveglia. Tra un paio di minuti saremo all'istituto." ribatté Jace.
"Io a dir la verità... Ecco, dovrei andare da Magnus." disse Alec, arrossendo ma cercando di non darlo a vedere.
"Sicuro di star bene?" gli chiese il suo parabatai.
"Si." No. "Ce la fai con Izzy?"
"Certamente. Ci si vede."
"Ciao."

Minuti dopo, Alec, seppur dolorante, si trovò a suonare il campanello della casa del Sommo Stregone di Brooklyn.
Nascose il dolore che provava alle costole, per non preoccupare il suo ragazzo e, quando gli aprì la porta, sfoderò un sorriso.
"Avete fatto presto." disse calorosamente Magnus.
"Se vuoi torno all'istituto."
"Non osare!"
Detto ciò, lo trascinò in casa e chiuse la porta alle loro spalle con un clacio. "Tutto a posto?"
"Si, grazie" mentì, mentre appoggiava arco e faretra sul pavimento del loft.
Lo stregone lo scrutò per qualche secondo, poi lo afferrò e lo strinse a sé.
Nonostante tutta la sua volontà di non far preoccupare il Nascosto, Alec non riuscì a trattenere un gemito di dolore. Magnus lo lasciò subito andare e lo guardò nuovamente in faccia. "Alexander, tu non me la racconti giusta. Cosa ti è successo?"
Il cacciatore deglutì e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare.
"Alexander." lo richiamò con voce dolce il suo ragazzo, prendendolo delicatamente per mano e sollevandogli il viso.
"Niente. Ho solo sbattuto contro uno spigolo."
"Dove?"
"Al Pandemonium, poco fa."
"No, non intendevo questo e tu lo sai. Dov'è che ti fa male?"
"Magnus, ti prego, non è niente, davv..." le parole di Alec furono interrotte da quelle di Magnus. "Lasciami almeno vedere cosa ti sei fatto. Perché non puoi provare dolore per un niente"
Alec, detestando vederlo così in apprensione, sollevò quanto bastava la maglia della tenuta da cacciatore e gli mostrò le costole. "Ecco qui, contento?"
"No. Non sono affatto contento." deglutì preoccupato. Poi allungò una mano verso il torace del ragazzo. "Posso?"
"Fai piano, ti prego."
Lo stregone, mentre si chinava, lo guardò negli occhi, come a dire: visto che non è vero che non è niente?
Con le dita sfiorò il grosso livido che si era creato sulla pelle gonfia della costola e Alec sussultò.
"Fa male?"
"Mmh, no"
"Nephilim. Sempre pronti a difendere il loro orgoglio anche dicendo fesserie. Non dire che non fa male."
"E va bene, mi fa male, lo ammetto, ok?"
"Aspetta... Per Lilith! Hai una costola rotta, Alexander, capisci? Una costola rotta! Avrebbe potuto perforarti un polmone! Perché non ti sei fatto uno di quei cosi che vi tatuate per ogni evenienza, una runa?" Lo stregone stava quasi urlando per la preoccupazione.
"Un iratze? Ecco... Non mi è venuto in mente. Ero preoccupato per Izzy, che stava peggio di me."
Magnus avrebbe dovuto aspettarsi una risposta del genere da parte del suo ragazzo. Lui era diverso da tutti gli altri Lightwood, era diverso da tutti gli altri Shadowhunter.
Per quanto potesse essere preoccupato, lo stregone era anche orgoglioso dell'altruismo del suo ragazzo. Lo guardò e gli fece un debole sorriso. "Vieni. Ce la fai?" disse prendendolo per mano.
"Si, credo. E... Magnus, mi dispiace."
"Per cosa, Fiorellino?"
"Per averti fatto preoccupare."
"Stai tranquillo."
Lo condusse vicino al divano e lo aiutò togliere la giacca di pelle, la maglia che aveva sotto e la cintura con le spade angeliche, poi gli diede una mano a sdraiarsi. Alec gemette di dolore, poi, accorgendosi della situazione in cui si trovava, arrossì.
"Dovresti essere abituato ormai al fatto che ti veda mezzo nudo." scherzò lo stregone.
In risposta, Alec gli rivolse un sorriso imbarazzato e fiacco. Magnus si inginocchiò di fianco al divano, sollevò le mani sul torace del ragazzo e dalle sue dita si sprigionarono scintille blu.
Un lieve pizzicore colpì la costola rotta di Alec.
Dopo alcuni minuti di silenzio in cui muoveva le mani sospese sopra al cacciatore, lo stregone annunciò soddisfatto: " Ecco, ho finito. Come ti senti?"
Alec si mosse piano, timoroso di provare ancora dolore al minimo movimento, ma ciò non accadde.
"Molto meglio, davvero. È come se non mi fossi fatto nulla! Grazie Magnus." Poi si sollevò appoggiandosi ai gomiti e baciò il suo ragazzo, che gli prese il volto tra le mani.

Magnus fece apparire sul tavolino vicino al divano il pranzo, che mangiarono in poco tempo.
Il Figlio di Lilith, in seguito, prese in braccio Alec, come fosse una sposa, si diresse in camera sua e lo adagiò sul letto. "Riposati Alec, te lo meriti e sei stanchissimo, si vede."
Il cacciatore gli sorrise. "Solo se resterai qui con me."
"Come potrei non deliziarti della mia compagnia?"
"Ooh, basta parlare e baciami!"
"Non me lo faccio ripetere due volte!" rispose e poi si sdraiò anche lui sul letto e si avventò sulle labbra dello Shadowhunter.

Magnus sapeva di sandalo e di caramello. Un profumo che per Alec era diventato una droga.
Appoggiò la testa sul petto dell'altro e così si addormentò, nonostante fosse pieno pomeriggio, col suo ragazzo che gli accarezzava i capelli.


Angolo della Nondeltuttopazza
  Buonsalve, rieccomi! Non odiatemi, vi prego, lo so che non è un granché come Malec e non intendevo inserire in modo così presente Isabelle e Jace, ma pazienza, la parte centrale è di passaggio per la parte fulffosa finale. Adoro Magnus quando è preoccupato per Alec!
Spero di star riuscendo a mantenere le caratteristiche originali dei personaggi, altrimenti vi prego, fatemelo sapere!
Giuro sull'Angelo che il prossimo capitolo sarà fluffoso fluffoso e spero di riuscire ad aggiornare a breve!
Ringrazio di cuore Chesy, Cla (MalecSizzyClastian) e Thendara92 per le bellissime recensioni <3
  
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