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Autore: _lemondrops    18/06/2014    0 recensioni
Piccola OS in cui Harry ha nei suoi progetti notturni solo un sonno ristoratore, ma un Louis indispettito decide di scombinarli.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                       We See Eye To Eye, Heart To Heart

I rumori del giorno appena trascorso risuonavano ancora nella mente affaticata del ragazzo e l’unica cosa che il suo corpo chiedeva a gran voce in quel momento era ritrovare un po’ di pace e rilassarsi. Il senso di spossatezza tipico di quelle sere che seguivano certe giornate talmente piene da sembrare mai vissute, era un qualcosa a cui Harry non si sarebbe mai abituato. Come consapevole all’improvviso del peso della gravità, ogni lembo di carne sembrava lottare con forza per resisterle e non venire trascinato verso il basso, per tenersi ancora su, mentre indossava il pigiama grigio,mentre si trascinava in bagno per lavarsi, mentre a passi lenti cadenzati tornava nella camera da letto.

La sensazione che provava quando finalmente poteva gettarsi sul morbido materasso, beh, quella non aveva prezzo. A pancia in sotto prima, poi girato sulla schiena, sentiva i muscoli sciogliersi pian piano, la tensione sul collo allentarsi, le spalle distendersi morbide e propagare quel senso di leggerezza e sollievo alle braccia, alle mani, e giù per l’intero corpo come una linfa vitale e ristoratrice. Con gli occhi chiusi, un mezzo sorriso stampato in volto Harry iniziò a sentire la palpebre sempre più pesanti e probabilmente sarebbe piombato in un sonno profondo se non avesse sentito dall’altro lato della porta una voce squillante:

“Quante volte devo dirti di richiudere il tubetto del dentifricio, eh?”

La voce ora appariva pià vicina.

“Allora, Haz??” E più incalzante.

Sentendo di non potersi sottrarre al suo destino il ragazzo aprì faticosamente gli occhi e girò la testa con lentezza: “Scusa Louis. Prometto che non lo faccio più” disse con voce roca e leggermente impastata.

“Certo, come lo hai promesso ieri sera, e la sera prima e.. aspetta, la sera prima ancora!”

Replicando con queste parole Louis si mise dentro le coperte con fare nervoso, un lieve brivido di freddo sulle spalle come riposta istintiva alla differenza di temperatura che intercorreva tra la grande camera e il piumone soffice e prese tra le mani la tazza di the caldo che aveva lasciato poco prima sul comodino a raffreddare. Guardò il ragazzo disteso affianco a sé: “cosa hai da dire a tua discolpa?”

Nel frattempo Harry aveva richiuso gli occhi, troppo stanco replicare, ancor più per discutere. Si limitò ad un mezzo sorriso e ad lieve cenno del capo, a voler intendere che aveva capito e si sarebbe impegnato a non farlo più, ma che era anche consapevole che lo avrebbe rifatto e lo sapevano entrambi.

Louis era incredibile. Disordinatissimo come pochi al mondo, aveva però delle fisse ed idiosincrasie assolutamente inspiegabili che avrebbero con molta probabilità fatto impazzire chiunque. Chiunque ma non Harry Styles ovviamente. Anzi, il ricciolino traeva piacere dal cercare di memorizzare ogni più piccolo particolare riguardo Louis. A volte si metteva a sedere su una sedia della ariosa cucina e iniziava ad osservarlo muoversi per la stanza, preparandosi molto spesso un the o più raramente un mega panino pieno delle peggiori schifezze (di più il ragazzo non era capace di fare, quando potevano trascorrere periodi a casa insieme chi si occupava di tenere vivi entrambi con piatti che potessero essere definiti tali era Harry).

In realtà l’osservazione meticolosa del suo fidanzato non era mai un qualcosa che Harry programmava: appena Louis entrava nel suo campo visivo, si trovava genuinamente incuriosito da ogni suo movimento, come se ogni volta si trattasse di qualcuno di diverso, come se osservasse una cosa nuova e rara e loro non si conoscessero già da tre anni, tre anni in cui avevano condiviso non solo l’essere nella stessa band, ma anche le stesse emozioni, le stesse paure, le stesse risate, gli stessi battiti. Harry non avrebbe fatto fatica ad immaginare Louis in qualsiasi tipo di situazione, sapeva esattamente come il ragazzo avrebbe reagito, che movimenti avrebbe fatto, cosa avrebbe detto. Eppure eccolo lì, sempre lo stesso, ma sempre con un sapore, un colore o un odore diverso, lo stupore. Lo stesso stupore che lo aveva colto quando si era ritrovato a trattenere il respiro durante il primo incontro dei loro occhi. Lo stesso che aveva provato quando si era accorto di provare più che semplice amicizia per quel ragazzo allegro e rumoroso, così diverso dalla persona silenziosa e riflessiva che era lui, e lo stesso di quando le sue orecchie avevano sentito uscire dalla bocca tanto a lungo desiderata un “ti amo”, leggero, quasi sussurrato, ma che come un boato era esploso nella mente di Harry ed era stato capace di riempirgli il cuore e la vita in un modo che ancora lo sconvolgeva.

Tale stupore lo coglieva dunque anche nei momenti più quotidiani così che il ragazzo iniziava a fissare il giovane di fronte a sé, carpendo ogni gesto, facendolo proprio e rinchiudendolo nel suo cassettino personale pieno solo di Louis, e non se ne accorgeva finchè il più grande non lo riportava sulla terra, inondandolo con la sua voce familiare. Non lo faceva apposta. Era l’effetto che aveva su di lui. Così lo guardava, a metà tra il colpevole e l’imbarazzato, farfugliando uno “Scusa”e rimetteva giù la testa.

Louis ovviamente capiva, capiva tutto di Harry. Come poteva essere altrimenti? Fin dal momento in cui quel ragazzino dagli occhi grandi e verdi aveva iniziato a farsi spazio prima nelle sue giornate, poi nella sua mente ed infine nel suo cuore, non c’era attimo che trascorressero insieme in cui Louis non fosse consapevole della presenza di Harry attorno a sé, non la percepisse, non la palpasse. Né rimaneva indifferente alle occhiate roventi che spesso, nella più totale inconsapevolezza, il riccio gli mandava e che seppur silenziose riuscivano a lasciare una traccia incandescente sul corpo di Louis. Quindi un po’ per vendetta un po’ per gioco si divertiva a mettere in imbarazzo il più piccolo, stuzzicandolo leggermente finché la tenerezza non prendeva il sopravvento e finalmente decideva di accostarglisi, cingergli delicatamente la vita con le mani e baciarlo. Ogni volta che si scambiavano questi baci, morbidi e delicati, quotidiani e caldi, Louis riusciva anche a capire quanto Harry li desiderasse, quanto il ragazzo non ne fosse mai stanco e ne avesse bisogno.

Harry doveva avere qualcuno che lo facesse sentire amato, apprezzato, desiderato. Aveva scoperto molto tempo prima l’insicurezza che si celava dietro le fattezze da rubacuori di quel ragazzo dal sorriso irresistibile e carismatico. Sotto quella facciata si trovava un ragazzino che credeva profondamente di non essere abbastanza, desideroso di piacere e convinto della sua ordinarietà. Harry non era ordinario. Non era ordinario affatto. E la consapevolezza che il più delle volte ne fosse del tutto ignaro e non si rendesse conto di quanto incredibile effettivamente fosse gli mordeva lo stomaco in maniera violenta e così il bacio diventava leggermente più profondo, più spinto perché solo in questo modo Louis sentiva di potergli trasmettere pienamente quanto il bisogno l’uno dell’altro fosse reciproco e comunicare un po’ dell’amore e dell’ammirazione che provava nei suoi confronti così che il più piccolo potesse farli propri a sua volta.

Cogliendo i pensieri di Harry anche questa volta, Louis seppe decifrare quel debole accenno di sorriso e per tutta risposta decise di fare ciò che faceva sempre: essere dispettoso. 

Poggiò la tazza bianca sul comodino di fianco al letto, fissò assorto per un attimo quel volto perfetto, angelico, coronato da una cascata di riccioli scuri e dopo aver chiuso la luce si sdraiò di lato vicino ad Harry. Molto vicino. Le labbra appena appoggiate sul collo del ragazzo, distese in un sorriso. “Da quando in qua non rispondiamo, signorino?” disse piano, facendo nel frattempo scorrere delicatamente, quasi impercettibile, una mano da un lato a un altro del petto robusto di Harry.

“Louis, sono stanco”. A dispetto di quelle parole, tanto la sua voce quanto il suo corpo iniziavano ad affermare il contrario. Il profumo di Louis così vicino a lui, la sua mano che leggera scivolava con un fruscio lungo la stoffa del pigiama, il calore emanato dalla sua bocca che gli batteva su un lato del viso, l’atavico senso di agitazione verso il totale buio erano stimoli troppo potenti perché potesse non reagire. Era stanco. Era effettivamente stanco, ma il sonno dovrebbe essere la pace dei sensi e in questo momento i suoi sensi erano tutto meno che in pace. Aprì gli occhi. Louis ora aveva preso a lasciare brevi baci lungo il suo collo e per quanto ciò gli costasse fatica Harry si allontanò leggermente e lo fissò. “Lou…” . Non poté continuare perché si ritrovò interrotto dalle labbra di Louis che premevano contro le sue, tentando di crearsi una via per arrivare all’altro ragazzo e vincere la sua ritrosia.

Non ci volle molto.

Bastò il sussurro “Chi sbaglia paga Styles..” perchè la testa di Harry iniziasse a girare offuscando tutto, stanchezza e sonno compresi. La sua bocca color sangue si slanciò su quella già socchiusa di Louis il quale la aprì di più per far spazio alla lingua dell’altro emettendo un sospiro a metà tra l’impaziente e il vittorioso.

Ad Harry non sfuggì, in virtù di quella connessione che esisteva tra loro e viaggiava ad un livello che andava oltre la semplice comprensione reciproca: la loro intesa assoluta era un qualcosa che sarebbe stato difficile per entrambi spiegare a parole, perché non era razionale, non poteva essere descritta, solo sentita, percepita, provata. Era impossibile descriverla perché era anche impossibile comprenderla. Si muoveva in maniera del tutto istintuale, coinvolgeva tutti i sensi e richiedeva un’assoluta sottomissione, non ammetteva domande, bisognava affidarsi del tutto ad essa.

All’inizio li aveva spaventati. Aveva fatto il suo ingresso con troppa prepotenza e l’idea di essere così in sintonia da poter captare l’uno ogni respiro, ogni fremito, ogni parola non detta, ogni emozione ancora da provare dell’altro era stata troppo potente per i due ragazzi, li aveva travolti, fatti sentire smarriti. Solo quando si erano resi conto che non gli sarebbe stato concesso tornare indietro, che troppo in là ci si era spinti, arrendersi era sembrata la decisione migliore. L’essere un libro aperto ed alla mercé dell’altro era uno dei prezzi di questa resa.

Così Harry era alla mercé di Louis quella sera. Gliela avrebbe fatta pagare in un altro momento, avrebbe avuto modo di udire quel suo soffio trionfante trasformarsi in ansimi di piacere, ma stanotte sarebbe stato suo. Si sarebbe di nuovo affidato a quella sensazione quasi profetica che gli vaticinava nelle orecchie come Louis avrebbe saputo di cosa aveva bisogno e avrebbe saputo come prendersi cura di lui per l’ennesima volta. Abbandonandosi alle carezze e alle mani esperte che avevano preso a vagare lungo il suo corpo, Harry chiuse di nuovo gli occhi, solo stavolta non per perdere coscienza, ma al contrario per assaporare meglio ogni secondo dell’atto che stava per compiersi.

Non un gesto sfuggì alla sua percezione e al suo corpo ora reattivo. Riusciva a cogliere ogni moto d’animo, ogni cambiamento di intenzione di Louis solo dal modo in cui lo toccava: c’era affetto nei suoi baci lenti, lasciati numerosi e confusi leggermente sotto al collo; maggior trasporto in quelli che invece lasciava scender giù lungo l’ampio addome; percepiva eccitazione dal respiro affannato che caldo andava ad inumidirgli la pelle; possessività da come le dita dell’amante gli stringevano la vita e lasciavano solchi rossi sul candore immacolato dei suoi fianchi; e poi lussuria, quando finalmente l’ultima barriera di stoffa venne abbattuta e Louis, gli occhi azzurri ancora pieni della stessa meraviglia e dello stesso desiderio della prima volta, con un movimento fluido e sicuro si prese con abilità ciò che gli spettava.

Per quanto il desiderio iniziasse ad incalzarlo, il maggiore non lavorò con fretta. Voleva gustarsi il sapore di quel momento, le orecchie tese pronte ad impossessarsi di qualunque suono, movimento, reazione provenisse da Harry. Sapeva già come muoversi sul corpo del ragazzo che ora fremeva sotto di lui eppure ogni volta che si ritrovavano così uniti riusciva ad imparare un nuovo dettaglio di cui poi si sarebbe servito la notte successiva. L’equilibrio perfetto tra la totale, completa comunione di spirito che c’era tra i due e la sorpresa continua che riuscivano a regalarsi a vicenda rimaneva anche tra le lenzuola. Questa continua scoperta nell’altro di quel dettaglio che rimasto fino a prima ignoto decide di svelarsi e impreziosire ancor di più l’oggetto già amato era la chiave che permetteva al loro rapporto di non venire inghiottito dalla routine, ma di continuare a fluire dinamico e vivo.

Con attenzione, come assorto, Louis osservava il bellissimo uomo che aveva sotto gli occhi. Si era accorto della stanchezza di Harry ed era consapevole di aver leggermente forzato le cose all’inizio, deciso solo per questa volta a lasciar perdere e ritirarsi in buon ordine, magari mettendo su il broncio la mattina dopo, tanto per tenere Harry sulle spine, se avesse incontrato ulteriore resistenza. Con sua gioia ciò non era avvenuto e ecco quindi che ora sentiva di dover ringraziare per quella sottomissione che gli era stata concessa nell’unico modo che riteneva adeguato. Pur abbandonandosi anche al proprio piacere, la sua concentrazione fu soprattutto rivolta al soddisfacimento dei sensi del suo ragazzo, osservando i risultati dei suoi sforzi sul volto sotto di lui, leggermente rischiarato dal un pallido raggio lunare che metteva in risalto la bianca fronte imperlata di sudore.

Era solo il corpo di Harry che in quel momento occupava i suoi occhi e i suoi pensieri. Lo guardava rapito torcersi, accaldato ed ansimante, il petto sollevarsi affannato, i respiri sempre più veloci e brevi, le mani che indecise si trovavano ora in cerca di un appiglio nella sfuggente inconsistenza delle lenzuola, ora aggrappate con forza attorno alle spalle di Louis, avvicinandolo e comunicando che non era abbastanza, volevano di più. Harry voleva di più. A questi silenziosi ordini impartiti in maniera del tutto fisica, vicina al primitivo, Louis non poteva far altro che obbedire.

All’accelerare dei suoi movimenti seguì immediata la pressione più forte delle dita che stringevano già in maniera quasi dolorosa la sua vita e lo scatto del bacino di Harry, a cui bastarono solo pochi attimi ancora prima che la familiare sensazione di totale appagamento si diffondesse bollente per tutto il suo corpo, inarcandogli la schiena e strappandogli gemiti di assoluta estasi che si fusero presto con quelli di Louis, troppo coinvolto nel piacere di Harry per non farlo coincidere col proprio, ancora una volta in un’unione inscindibile di suoni, corpi, odori e sensazioni.

Come sempre, rimasero abbracciati per alcuni momenti prima di separarsi, attendendo che i respiri si regolarizzassero e i cuori riprendessero con il loro battito regolare, finchè Louis decise di staccarsi completamente e riprendere il suo posto di fianco ad Harry. Girato su un fianco, prese la mano che il ragazzo più piccolo gli aveva teso debolmente e stringendola in modo saldo ma con delicatezza, lo guardò negli occhi. Il buio della notte ne aveva rubato il verde, ma non poteva insinuarsi nella mente di Louis il quale quelle due fessure era capace comunque di immaginarsele fin nei minimi particolari, le loro sfumature, la loro brillantezza così come la loro stanchezza. Perchè Harry era stremato, era evidente: le palpebre pesanti non riuscivano a rimanere aperte e uno sbadiglio dischiuse le perfette labbra che fino a un attimo prima si toccavano. “Scusa” si sentì in dovere di dire, come se un gesto del genere in qualche modo rappresentasse un oltraggio all’atmosfera raccolta che ovattava la stanza.

“Va tutto bene” fu la risposta, bisbigliata appena, che accompagnò il braccio di Louis mentre cingeva la vita di Harry e lo avvicinava a sé per poi avvolgerlo in un accogliente abbraccio. Harry si strinse ancora di più al ragazzo, la sensazione di protezione e sicurezza che quel paio di braccia avevano il potere di dargli la migliore ninna nanna che potesse cullarlo. Il suo corpo più grande così in contrasto con l’aria da bambino che doveva avere ora, raccolto su se stesso, il viso infossato nella cavità del collo di Louis, le gambe intrecciate alle sue e il sorriso che non gli aveva ancora abbandonato il volto.

Non gli dispiaceva aver sacrificato un po’ del suo sonno. Non gli dispiaceva neanche un po’. E’ vero, dormire è dolce, ma ancora più dolce era cogliere il dono che quelle coltri offrivano, la loro allettante promessa di attimi intimi, personali, quasi sacri che i due giovani poi, come in uno scambio rituale, acconsentivano a lasciare intrappolati per sempre tra le pieghe delle lenzuola e che loro accoglievano complici e mute conservavano.  




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Note:

Ok, ho capito che sono totalmente incapace con i generi: ci ho messo tre ore per vedere quali mettere e probabilmente la scelta di "erotico" così come del rating arancione è eccessiva, ma ho pensato che visto che lo fanno per tutto il tempo della OS potesse rendere almeno in parte il contenuto ahah Mi dispiace per chi è venuto aspettandosi descrizioni più dettagliate, scusatemi. 
Che dire, ho scritto questa OS un po' di tempo fa (prima di "Obsessed") e prevalentemente di notte, per cui in alcuni momenti ero poco conscia a causa del sonno e battevo sulla tastiera senza rifletterci su molto. Non so ancora bene cosa pensare del risutato, ma nel complesso devo ammettere che mi sono abbastanza divertita mentre scrivevo, anche perchè era la prima volta che mi buttavo su qualcosa a tratti leggermente più "osè". 
Non c'è molto altro da aggiungere, è anche in questo caso una cosina abbastanza breve che vi ringrazio infinitamente se troverete il tempo di leggere <3
Ila

  
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