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Autore: Pandi34    18/06/2014    2 recensioni
Nel momento il cui Caliel, angelo custode, decide di abbandonare il Paradiso per scendere sulla Terra, segna il suo destino. Ma forse la sua sorte è proprio quella: abbandonare tutto per amore.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bussò alla porta di legno un paio di volte e attese. Dopo una decina di secondi l’uscio si aprì, mostrando un ragazzo alto e biondo con una t-shirt grigia e pantaloni felpati.
-“Iezalel…”- biascicò l’angelo, conscio del suo aspetto.
-“Caliel, finalmente!”- esclamò quello di rimando, abbracciandolo. I due rimasero in silenzio per qualche attimo.
-“Mi faresti un favore?”
-“Certo, che genere di favore?”- ridacchiò quello, scrutando Caliel. Non potè trattenersi dal ridere: vedere l’amico nudo fuori casa sua, quando la temperatura non superava i dieci gradi, era piuttosto esilarante.
-“Non eccitarti troppo. E dai, non ridere! Avrei bisogno di vestiti e di qualche soldo, e poi vorrei chiederti di usare il bagno…”
-“Non sei ancora entrato e già mi chiedi tutte queste cose!”
Caliel rimase spiazzato: non era da Iezalel schernirlo così. Forse la permanenza sulla Terra lo aveva cambiato.
-“Levati quella faccia fratello, scherzavo! Dai, entra… e vai a farti una doccia. Poi mi racconti tutto.”
Caliel assentì, e aspettò che l’amico gli indicasse il bagno.
Era una stanza piuttosto grande, col pavimento di marmo scuro e le pareti di mattonelle che contrastavano con il resto della casa in legno. Vide subito una vasca e senza troppi problemi vi entrò e aprì l’acqua. Un getto freddo lo colpì in piena faccia, strappandogli quasi un grido. Si trattenne perché non voleva fare la figura dell’idiota con Iezalel, anche se già il primo incontro in veste di mortale non era stato un granché. Apri la porta e ti ritrovi un angioletto nudo e spaurito. Fortunatamente abitava in un’area isolata.
Cercò la manopola dell’acqua e la girò velocemente verso sinistra, e in pochi attimi l’acqua si riscaldò. Rimase a lungo in piedi nella vasca, beandosi di quel calore che lo percorreva dalla testa ai piedi. Per la prima volta guardò il suo aspetto umano. Aveva una carnagione olivastra che tanto contrastava con quella diafana di Iezalel. Il suo fisico era asciutto e piuttosto magro. Giudicò di essere anche abbastanza alto.
Ora restava da vedere il viso e per questo c’era uno specchio sopra il lavandino.
Uscì dalla vasca e rimase in piedi su un tappetino, stando attento a non sgocciolare a terra. Allungò un braccio verso destra, e prese un accappatoio bianco dalla pila di salviette ben riposte su un mobiletto. Lo indossò velocemente, avido di calore, e rimase fermò lì finché non fu abbastanza asciutto.
Poi si mosse in direzione del lavandino, e attese un po’ prima di guardarsi allo specchio.
“O la va o la spacca”- pensò. Era un modo carino per dire “o sono bello o sono cesso”, Iezalel era bellissimo, ora che ci pensava. Chissà se anche lui era così. Alzò la testa, che stava fissando il lavandino bianco da un minuto abbondante.
Rimase senza fiato. Non era abituato a vedersi così, non se lo sarebbe mai immaginato. Il destino era stato più che buono con lui. Si compiacque del suo aspetto e si tastò il volto sorridendo. Due occhi verdi brillavano nello specchio, osservando il resto di quel viso angelico. Aveva una bocca carnosa, il naso piccolo e all’insù. Il volto ovale era incorniciato da capelli color rame piuttosto lunghi, che una volta asciutti sarebbero diventati straordinariamente ricci. Sorrise: gli piacevano quei denti che brillavano sul suo volto olivastro. Gli ricordavano un po’ la lucentezza del Paradiso, alla quale era diventato quasi insofferente. Sulla terra era tutt’altra cosa; c’era spazio per altri colori oltre al monotono bianco, ed era questo l’aspetto che più preferiva. Lui stesso era un miscuglio di tonalità che si abbinavano piacevolmente tra di loro.
Rimase a contemplarsi a lungo, staccandosi dallo specchio solo quando sentì bussare alla porta.
-“Ehi, sei annegato nella vasca per caso?!”
-“Per tua sfortuna no. Ora esco.”
Iezalel rimase sollevato nel vedere l’amico in accappatoio.
-“Guarda che non mi sono presentato nudo di mia volontà”- asserì Caliel, intuendo dal volto dell’altro i suoi pensieri.
-“Adesso ti do qualcosa da mettere addosso, vieni con me.”
Caliel seguì l’amico attraverso alcune stanze ampie, e salì al piano superiore. Poi entrò in quella che doveva essere la camera da letto.
-“Guarda nel comò, c’è la biancheria. Primo cassetto. Non prendere la roba di Karen.”
-“Non m’interessano le donne, Iezalel”
Quello lo guardò stranito, poi si ricordò che Caliel gli aveva parlato spesso di un giovane di città e non si preoccupò più di tanto.
-“I vestiti sono nell’armadio scuro. Prendi quello che vuoi, poi scendi appena sei pronto… Ti va un caffè?”
-“Preferirei un tè.”
L’altro uscì, e Iezalel si tolse l’accappatoio. Prese dal comò un paio di boxer, una canottiera bianca e dei calzini, poi aprì l’armadio scuro. C’erano una moltitudine di vestiti, e l’angelo optò per un abbigliamento che avrebbe potuto utilizzare anche al bar, che secondo i suoi piani sarebbe stata la tappa di quella stessa sera. Scelse dei pantaloni color camoscio e una camicia bianca larga, che non abbottonò completamente. Si accorse, camminando avanti e indietro per la stanza, che i pantaloni di Iezalel gli calzavano larghi e prese una cintura dall’armadio.
Poi scese e andò in cucina.
 
-“Mi hai detto che hai bisogno di soldi”- esordì Iezalel, mentre l’altro sorseggiava il tè da una tazza verde.
-“Non molti, giusto per prendere da bere al bar.”
-“E che ci devi fare al bar?”- sogghignò il biondo.
Caliel non rispose. L’amico non era più come lo ricordava, e certi suoi atteggiamenti lo infastidivano un po’. Anche se forse non era l’altro ad essere cambiato, semplicemente iniziava a provare altri sentimenti oltre all’amore e alla gioia, ed era abbastanza intelligente da capire quando qualcosa lo irritava o meno.
-“E la casa? Non puoi mica vivere in strada!”
-“Se avrò bisogno, ti contatterò.”
-“Guarda che non puoi andare allo sbaraglio. Ti serviranno un cellulare, una carta d’identità…”
-“Tu come hai fatto per la carta d’identità?”
-“Ho preso il cognome di Karen”
-“Quindi lei sa che sei…”
-“Sì, lo sa. Gliel’ho detto quasi subito.”
Caliel riprese a sorseggiare il tè, che si era leggermente raffreddato.
-“Senti, io ho un cellulare che non uso… se lo vuoi è tuo… per metterci in contatto. Sai, mica puoi volare qui tutte le volte.”
-“Grazie.”
-“Se hai finito il tè, andiamo a farti fare la carta d’identità. Tanto Karen rincasa tardi… Puoi usare il suo cognome, come ho fatto io. Voteij. Oppure ti pigli un cognome come Rossi o Bianchi…”
-“Va bene Voteij. Credi che me la faranno, la carta?”
-“Ho un amico in comune che mi deve un favore.”
Caliel sorrise. Anche lui, ora, doveva un favore a Iezalel. Più di uno, a dir la verità. Prima di tutto, se non ci fosse stato lui sarebbe ancora in giro nudo. Poi non aveva preso in considerazione il problema della carta d’identità o del cellulare. In previsione di una lunga sosta sulla terra, come sperava, non poteva certo andare “allo sbaraglio”.
I due uscirono di casa verso le cinque, e c’era un gelo bestiale. Nonostante questo Caliel declinò l’invito a prendere un cappotto, perché dove sarebbe andato lui dopo non faceva freddo. In città, dal suo amato, non faceva freddo.
 
 
-Desideri qualcosa?”- domandò un ragazzo piuttosto effeminato dietro il bancone del bar. Non aveva tolto gli occhi di dosso da Caliel da quando era entrato e si era seduto.
-“No, grazie. Sto aspettando una persona.”- rispose l’angelo, senza levare lo sguardo dalla porta. Era lì da una quindicina di minuti e osservava tutti quelli che entravano nel bar, nella speranza di scorgere il suo amato. Più passava il tempo, più la speranza di vederlo si affievoliva. E allora sì che sarebbe stato nei guai, senza un posto dove passare la notte. Non voleva scomodare ancora Iezalel, e poi il suo piano non lo prevedeva.
Il rumore della porta che si apriva lo ridestò dai suoi pensieri.
Un ragazzo moro era appena entrato. Indossava dei pantaloni aderenti di pelle nera, una t-shirt senza maniche e degli anfibi anch’essi neri. Si sentì scrutato dai suoi occhi azzurri per un istante, e questo gli bastò a fargli distogliere lo sguardo all’istante. Si sentiva improvvisamente in imbarazzo, come una ragazzina che incrocia per sbaglio lo sguardo del suo innamorato.
Sorrise.
 
Quando entrò, rimase piacevolmente sorpreso. Non dal bar, che era la solita catapecchia buia piena di gente, ma da un ragazzo che sedeva al bancone. Non lo aveva mai visto prima d’ora, nonostante fosse un assiduo frequentatore di quel bar. Decise all’istante che non se lo sarebbe lasciato sfuggire.
Si avvicinò al bancone, ripetendo mentalmente la sua tecnica, “poche parole e molta azione”. Detestava i tipi troppo loquaci, che si perdevano in sproloqui inutili per non concludere nulla. Di solito quelli non venivano mai a casa tua il primo giorno, probabilmente vivevano ancora con la loro bella famigliola ignara di tutto. Ne aveva già abbastanza dei suoi problemi per doversi sorbire anche quelli di un altro.
-“Stefano”- disse, tendendo la mano a quel ragazzo dai capelli color rame. L’altro gliela strinse delicatamente, farfugliando un nome strano.
-“Caliel”
-“Sei straniero?”- chiese il moro, giusto per farsi vedere interessato almeno un po’. La provenienza di quel ragazzo era l’ultima delle sue preoccupazioni.
-“Sì.”- biascicò quello in tutta risposta.
Rimasero in silenzio per un po’. Nel frattempo Stefano osservava Caliel, che preferiva però il bancone; stava picchiettando due dita nervosamente sul legno lucido, non osando guardare in faccia il moro. D’istinto questo gli prese la mano, richiamando la sua attenzione.
-“Ti va di tornare a casa con me, Caliel?”
Per tutta risposta l’angelo annuì, alzandosi un po’ imbarazzato dallo sgabello. Quindi seguì Stefano verso l’uscita, richiudendosi la porta del bar alle spalle.





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*Angolo dell'autrice*

(Perdonatemi per eventuali problemi con l'html, qualsiasi cosa sia)
Allora, questo è il primo capitolo vero e proprio, ed è piuttosto lungo (almeno per i miei standard, la vocina "sintesi" nella mia mente sta bestemmiando). Non aspettatevi che i prossimi siano così lunghi x'D Mi sforzerò il più possibile per non scrivere tre righe, ma non credo neanche di fare un capitolo lungo come questo! In realtà questo era formato da ben 2 capitoli (o 3, chi si ricorda), potete notarlo dalle spaziature. Beh, non mi perdo in ulteriori chiacchiere :3 Grazie per aver letto fin qui!
Ps.: per la descrizione di Caliel mi sono basata su un'immagine trovata online, e vorrei tanto mostrarvela ma ho già fatto abbastanza casini con sto html, qualunque cosa sia, quindi immaginatevelo un po' come volete x'3
Ad ogni modo... wow! Ho ricevuto non una, ma ben due recensioni al primo capitolo °-° Ringrazio che mi ha recensito e chi lo farà :3
Bacioni,
Pandi34
  
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