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Autore: Mister Mistero    18/06/2014    1 recensioni
Nel mondo di Dark Souls, vi è mai capitato di scoprire cosa c'è dietro certi personaggi, cosa accade nella loro mente fino al momento prima di incontrarli? A me è successo...
Dal primo capitolo: "... era il Signore della Luce Solare, ma di un sole che non brillava. Un sole nero, un sole oscuro."
Dal quinto capitolo: "... Il segreto dell’immortalità era decisamente più semplice, più elegante. La morte."
[Raccolta di One-shots incentrata sul primo Dark Souls]
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il primo dei morti

~ Nito ~

Buio. Chi si avventurava nelle profondità delle Catacombe non poteva vedere nient’altro che questo. Un’uniforme e indefinita coltre di nero che impediva la vista e rendeva cieco qualunque essere vivente. Già, perché quel luogo sotterraneo ed oscuro non era il luogo adatto per degli esseri aggrappati ancora alla vita. Quello era il regno della morte e del freddo, che neanche il bagliore della lava di Lost Izalith o i deboli fasci di luce che filtravano dalle nubi del Lago di cenere riuscivano ad illuminare. E nel meandro più profondo di quel luogo tanto oscuro che risiedeva il suo signore.

Nito riposava come al solito nella grotta più profonda della Tomba dei Giganti, adagiato nella sua gigantesca bara di pietra, che a stento riusciva a contenere la grande massa di ossa umane che formava il suo corpo, reso più imponente e maestoso dal largo mantello di pelliccia purpurea che di solito lo ricopriva.

Se qualcuno fosse arrivato li e avesse visto il Re Tombale in quello stato, avrebbe creduto che fosse morto. In realtà era proprio così, lui era già morto, la sua vita era passata quando aveva trovato l’anima dei lord che gli aveva permesso di diventare quello che era adesso.

C’era un tempo in cui era stato un umano, un periodo buio, dove il mondo era solo una landa desolata, immersa nell'ombra e dominata da arcialberi colossali. A quei tempi non vi era distinzione tra gli esseri viventi, eccezzion fatta per i draghi che dominavano quelle terre, e seduti sul loro trono di immortalità regnavano come signori su tutta la superficie. Tutte le altre creature erano oppresse da loro, ed erano costrette a sottomettersi a loro o a fuggire per sottarsi alla loro furia.

Fra quelli che fuggirono per sottrarsi alla schiavitù vi era un essere umano. Lui, Nito. La sua gente fu costretta a trovare rifugio sottoterra, nelle grotte, dove i draghi con la loro mole non potevano arrivare. E fu li che la trovarono. Il fuoco brillava davanti a loro, con le sue fiamme che disegnavano molteplici volute nella loro danza, e con la sua luce che allungava le ombre dei presenti fino a renderle figure mostruose. Nito, come tutti gli altri, ne era affascinato, poichè era una cosa che contrastava dal buio e dal freddo che dominavano mondo. Ma, al contrario degli altri uomini, che ne erano intimoriti da quella manifestazione, lui ne era attratto, consapevole che la dentro si celasse un grande potere. Senza paura, Nito si gettò tra le fiamme, e il fuoco cominciò prima a bruciare la sua pelle, poi la carne sottostante, dissolvendola in cenere insieme agli organi fino ad arrivare alle ossa. Tutti gli altri osservavano sgomenti quell’orrore, fino a quando non si accorsero che le ossa di Nito non solo continuavano a muoversi, ma crescevano di dimensione, fondendosi con l’arma ben stretta nella sua mano destra, che divenne una lunga lama ricurva.

La fiamma divampò nella caverna, investendo e incenerendo qualunque umano si trovasse sulla sua strada, e quando la furia del fuoco si placò, a troneggiare in mezzo ad una montagna di ossa e teschi, rimaneva in piedi soltanto il suo scheletro gigantesco e imponente. Usò quelle stesse ossa per adornare il suo corpo, mentre le ceneri si raccolsero sulla sua schiena, formando un lungo mantello di pelliccia purpurea che gli scendeva fino alle ginocchia ossute. Il Nito che conoscevano non esisteva più: era nato un nuovo Nito, il primo tra i morti e signore della morte stessa.

Nito iniziò a vagare per le lande desolate, accorgendosi che la morte lo seguiva dovunque andava. Al suo passaggio le imponenti radici degli arcialberi si seccavano e marcivano, e ogni suo alito emanava un miasma che avvelenava qualunque cosa. Capì che la nascita del fuoco aveva portato anche alla nascita del giorno e della notte, del caldo e del freddo, della vita e della morte. E la morte aveva bisogno di un rappresentante, qualcuno che amministrasse la morte di tutti gli esseri viventi, e chi era meglio di lui, il primo ad essere morto?

Fu proprio grazie alla scia di cadaveri che si lasciava dietro al suo passaggio, che loro lo vennero da lui. Una donna vestita da un tunica blu scura, accompagnata da numerose altre fanciulle con lo stesso vestito, e ognuna brandiva un bastone da cui scaturivano fiamme. L’altro invece era un re dall’aspetto regale come mai ne aveva visto uno, accompagnato da cavalieri rivestiti di armature d’argento. Le fanciulle indietreggiarono intimorite, mentre i cavalieri, presi dalla paura, furono tentati di attaccarlo, ma si placarono quando Nito mostrò una fiamma che brillava nella sua mano scheletrica. Gli altri due fecero lo stesso, mostrando le loro fiamme e capendo che erano tutti dalla stessa parte. Il primo dei morti, la Strega di Izalith e le sue figlie del Chaos, e infine Gwyn, con i suoi cavalieri.

Nito ricordava ancora la loro battaglia per spodestare i draghi. Mentre la Strega e le sue figlie bruciavano con la loro magia gli arcialberi, dimora dei draghi, Gwyn superò le loro scaglie con le sue saette e Nito diede loro il colpo di grazia con il suo miasma mortale. Fu una dura lotta, che riuscirono a vincere anche grazie all’aiuto del traditore della sua stirpe, il Senzascaglie, Seath.

Quando Gwyn spartì i domini con gli altri lord, Nito scelse le stesse caverne dove aveva trovato la sua anima, in modo da preservare il luogo dove lui era morto e rinato. Perché la morte non aveva bisogno di grandi ostentazioni, di fasti o di grandi palazzi. La morte agiva in silenzio, nel buio, e colpiva tutti, dei e re, sacerdoti e pagani, nobili e mendicanti. Sarebbero tutti caduti in egual modo.

Ancora adagiato all’interno di quella bara, Nito avvertiva i secoli passare, e capiva che presto, il calore sarebbe cessato, e che la luce della Prima Fiamma sarebbe svanita nel buio. E senza di essa, tutto sarebbe cessato, così come la vita e la morte. Cosa che lui non poteva permettere.

Un suono, un rumore di passi. Se qualcuno era riuscito ad arrivare fin li, al limite estremo della Tomba dei Giganti, doveva possedere il Ricettacolo dei Lord. Forse era arrivato il momento che aspettava. Con un gran fragore, Nito si alzò lentamente dalla bara su cui era deposto, facendo oscillare la sua lama davanti a se. Avrebbe constatato di persona se colui che aveva fatto così tanta strada e affrontato così tanti pericoli si sarebbe rivelato degno di possedere la sua anima. E se ciò fosse accaduto, la morte avrebbe potuto continuare a regnare.


  
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